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Autore Discussione: Rischio botulino e allerta La storia inizia i primi giorni di agosto quando ...  (Letto 48 volte)
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« inserito:: Settembre 14, 2025, 12:28:15 pm »

https://ilfattoalimentare.it/sistema-allerta-ministero-salute-acqua-le-parti.html

Ci sono volute due settimane per annunciare il ritiro precauzionale di quattro lotti di conserve vegetali sott’olio prodotti dalla stessa azienda sospettata di avere commercializzato i friarielli contaminati da botulino che all’inizio di agosto 2025 a Diamante, in provincia di Cosenza, hanno provocato due morti. Il provvedimento di ritiro è datato 20 agosto, ma è stato pubblicato solo il 5 settembre, 16 giorni dopo. È sconcertante scoprire che un richiamo (pur sempre precauzionale) di conserve vegetali per sospetta contaminazione microbiologica, collegato a un episodio che ha provocato due morti, resti nel cassetto per due settimane! Si tratta di una distrazione inaccettabile per un sistema di allerta rapido (così si chiama il servizio) che dovrebbe informare in tempo reale sui prodotti ritirati dal mercato. Nel caso di botulino poi l’urgenza diventa assolutamente prioritaria.

Rischio botulino e allerta
La storia inizia i primi giorni di agosto quando in redazione arriva la notizia di due persone morte per il botulino, probabilmente a causa dell’ingestione di panini con verdure sott’olio mangiati presso un chiosco di Cosenza. Il sistema di allerta del Ministero della Salute il 9 agosto annuncia il ritiro precauzionale di quattro lotti di friarielli prodotti dall’azienda Terra Mia e venduti con i marchi Vittoria e Bel Sapore, per sospetta presenza di botulino che si potrebbe collegare ai decessi. Quattro giorni dopo, il 13 agosto, viene annunciato un secondo ritiro di friarielli marchiati Terra Mia per lo stesso motivo. Il 4 settembre, con un ritardo di 16 giorni rispetto al documento ufficiale, si annuncia il ritiro di quattro tipologie di conserve per una sospetta contaminazione microbiologica non specificata, che però è datato 20 agosto.

Allerta alimentare
Il Ministero della Salute ha dimenticato nel cassetto il richiamo di un prodotto a rischio botulino per 15 giorni
I motivi di questo ritardo non sono giustificati vista la potenziale pericolosità dei prodotti. Purtroppo non si tratta di un errore casuale: il sistema di allerta del Ministero della Salute funziona male. In otto anni di attività del portale dedicato ai richiami degli operatori alimentari, il Ministero non ha mai risposto alle nostre richieste di chiarimenti in caso di problemi con il sito o gli avvisi pubblicati. Eppure in questo periodo gli errori e le sviste sono stati decine. Più volte abbiamo corretto inesattezze, foto errate, indirizzi incompleti senza alcun riscontro. Basta ricordare che l’osservatorio del Fatto Alimentare segnala regolarmente prodotti richiamati che sfuggono ai funzionari distratti del Ministero.

Regolamento UE sul sistema di allerta disatteso
Il Fatto Alimentare da 16 anni pubblica regolarmente la lista dei prodotti richiamati e ritirati dal mercato per problemi di contaminazione microbiologiche o chimiche, per presenza di corpi estranei o allergeni non dichiarati, e altre criticità che possono nuocere al consumatore. Per anni siamo stati gli unici a dare queste notizie e le aziende più volte hanno minacciato querele per divulgazione di notizie ‘riservate’. Questo accadeva perché  la maggior degli imprenditori cercava in tutti i modi di nascondere il ritiro, nonostante l’esistenza di un obbligo di legge a divulgare la notizia. Tutto ciò accadeva anche se il Regolamento europeo 178 del 2002 che istituisce il Sistema di allerta europeo (Rasff) obbliga il Ministero della Salute a predisporre il servizio e le aziende a diffondere le notizie dei prodotti ritirati.

Allerta alimentare
Il regolamento UE sui sistema di allerta è del 2002, quello del ministero arriva 15 anni dopo
Il pesto alla genovese
Le cose cambiano alle 6,41 di venerdì 20 luglio 2013 in seguito a un’allerta per un lotto di pesto alla genovese sospettato di essere contaminato da botulino. La notizia viene diffusa dal produttore attraverso un comunicato e scoppia il caos. I responsabili di Esselunga, Coop e Conad che avevano venduto oltre 10 mila vasetti di pesto della stessa azienda, ma in confezioni con il proprio marchio, probabilmente hanno trascorso giornate molto difficili.

L’intero weekend viene dedicato ad avvisare i clienti che avevano comprato il pesto, incrociando i dati degli scontrini con gli indirizzi delle carte fedeltà o i riferimenti delle carte di credito. Va detto che allora i siti dei supermercati non avevano una sezione dei richiami (oggi invece quasi tutti hanno una pagina dedicata). Il Ministero rilancia la notizia sul sito ma l’allerta indica solo il nome dell’azienda produttrice e la scadenza, senza allegare fotografie e, soprattutto, senza indicare che la maggior parte dei vasetti aveva sull’etichetta il marchio delle catene di supermercati Coop, Conad ed Esselunga.

Un weekend di terrore
Il lavoro nel weekend è frenetico. Esselunga allerta 2.500 persone, Conad mette un avviso in rete, altri si danno da fare ma non lo dicono. Il timore è che alcune persone o peggio famiglie intere possano essere ricoverate e finanche morire per botulino a causa del pesto marchiato Esselunga, Coop o Conad. Tutto si risolve il lunedì quando le analisi confermano l’assenza della tossina. Dopo questo episodio Il Fatto Alimentare promuove una raccolta firme invitando le catene di supermercati e le aziende a creare un servizio di allerta per avvisare i clienti dei prodotti richiamati come previsto dal Regolamento europeo di 11 anni prima.

Raccogliamo oltre 10 mila firme e in pochi mesi diverse catene di supermercati – una decina – accolgono l’invito e aggiungono la pagina dei prodotti ritirati sui loro siti. Anche il Ministero con qualche difficoltà, con 15 anni di ritardo rispetto alle prescrizioni europee, annuncia che il 1° gennaio 2017 sarà online la nuova pagina dedicata ai richiami dei prodotti alimentari, che in realtà arriverà solo a febbraio di quell’anno e impiegherà almeno due anni per arrivare a regime fra incertezze ed errori grossolani che purtroppo si ripetono ancora. Prima, nel 2011, solo la Valle D’Aosta aveva un sistema di allerta regionale.

Würstel crudi su un tagliere con aglio ed erbe aromatiche, ciotola di salsa e bottiglia di olio
Il caso dei würstel Aia contaminati da listeria
Il caso dei würstel Wudi Aia
Gli incidenti di percorso del sistema di allerta del Ministero sono costanti, ma nel settembre 2022 registriamo una grave falla che questa volta riguarda i würstel. Il 12 settembre 2022, il Ministero della Salute notifica in gran segreto alla Commissione europea l’esistenza di un focolaio con 3 vittime e 71 persone ospedalizzate per consumo di würstel a marchio Wudy Aia, Töbias di Eurospin e Salumeo di Lidl contaminati dallo stesso ceppo di Listeria monocytogenes.

L’annuncio  agli italiani arriva però con undici giorni di ritardo, il 23 settembre 2022. Nel comunicato si informa del focolaio di listeriosi iniziato due anni prima causato da würstel a base di carni di pollo prodotti da Agricola Tre Valli. Nell’annuncio manca la lista dei marchi interessati e, per scoprire se le confezioni nel frigorifero di casa sono a rischio, bisogna identificare sulle etichette il marchio di identificazione dello stabilimento fissato dalla UE! Siamo noi che attraverso documenti riservati giunti in redazione diffondiamo i marchi e le foto dei prodotti coinvolti. La questione non è secondaria visto che stiamo parlando di 4 milioni di würstel ritirati.

E per finire i numeri. Il Fatto Alimentare nel 2016, quando non esisteva ancora il servizio di allerta del Ministero aveva segnalato 60 richiami, nel 2024 abbiamo pubblicato 241 richiami, per un totale di 635 prodotti ritirati dagli scaffali (in un singolo richiamo possono essere coinvolte più referenze, a volte anche decine). Nei primi 9 mesi e mezzo del 2025 sono già 181, pari a 437 prodotti!

© Riproduzione riservata – Foto: Depositphotos

da FB del 13 settembre 2025
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