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24ore - POLITICA

Roma, 19:57

CRISI: BERSANI (PD), DA GOVERNO CHIACCHIERE E NON FATTI


Pier Luigi Bersani, ministro dell'Economia del governo ombra, in una nota afferma: "Dopo gli 80 miliardi promessi a luglio dal governo, eccone altri 40, e altri 40 ancora.

Le chiacchiere sono sempre piu' consistenti e i fatti sempre meno reali.

Per stare a un 'piccolo' fatto, le immatricolazioni di gennaio delle auto sono dicembre ed essersi messi a chiacchierare dal 1' gennaio senza concludere nulla ha affossato un mercato gia' debole.

Questi sono i risultati".


(02 febbraio 2009)
da repubblica.it
 

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Il direttore editoriale dà le dimissioni dopo che Mediaset manda in onda il Grande Fratello e non lascia spazi all'informazione sulla morte di Eluana

Canale5 non cambia programmazione Mentana lascia: "Qui solo business"

di ANTONIO DIPOLLINA

 
ROMA - "Mi dimetto dal mio incarico di direttore editoriale, Canale 5 non fa informazione". Con poche parole rabbiose Enrico Mentana reagisce in serata alla scelta di Mediaset di fronte alla morte di Eluana. C'è Vespa in onda su Raiuno in prima serata, da Mediaset gli si contrappone il solo Emilio Fede.

Mentana e il Tg5 restano al palo, devono lasciare spazio alla seratona del Grande Fratello, tutto è rimandato alla puntata di Matrix prevista a mezzanotte e poi cancellata in favore di uno speciale del Tg5. Mentana ci ha provato fino all'ultimo ad andare in onda in prima serata, senza risultato, dall'azienda è arrivato il niet: il Grande Fratello non si tocca. Il reality prende infatti regolarmente il via con una ventina di secondi di frasi di circostanza della conduttrice Alessia Marcuzzi, l'abbraccio virtuale alla famiglia di Eluana e via con i giochi.

Il punto è che la prima ora consiste in questo: il pianto continuo e straziante di una delle concorrenti che si vorrebbe cacciare dalla Casa per una storia di bicchieri lanciati o qualche simile stupidaggine di quelle che intrigano gli snobboni all'incontrario, eccitati dal trash tv. Quelle scene fanno definitivamente saltare la pazienza a Mentana che intorno alle 22 annuncia le sue dimissioni.

Dall'azienda arriva in tarda serata una risposta altrettanto decisa: Matrix non va in onda e le dimissioni di Mentana sono accettate. È rottura totale. Mentana è una furia.


Perché l'azienda non le ha lasciato spazio?
"Business as usual. O, se preferisce, the show must go on".

E in italiano?
"Non è così che si fa informazione su una grande rete nazionale, non esiste solo l'audience. Eravamo pronti ad andare in onda, il Tg5 era pronto ad aprire finestre informative".

Forse le finestre informative a interrompere la bionda che piange sconsolata sarebbero state peggio.
"Ma sarebbe stata una presenza doverosa. Oppure è stato meglio ascoltare tutta la sera al Grande Fratello gli slogan su chi viene eliminato?".

A Striscia la Notizia hanno fatto un breve saluto finale.
"Era un programma registrato, e comunque era in onda a pochissimi minuti dalla notizia della morte di Eluana. Non si sarebbe fatto in tempo a cambiare.
Per noi il tempo c'era, la Rai ha cambiato programmazione, era doveroso andare in onda. Simili scelte tolgono credibilità a chi le compie".

Quindi dimissioni.
"Ho un ruolo da direttore editoriale, non è stato possibile farlo valere. E quindi per un minimo di coerenza devo agire in questo modo: non posso avallare questa scelta, dev'essere chiaro che non ho deciso io e soprattutto che non ero d'accordo. E che anzi ritengo incredibile quanto successo".

Incredibile ma forse prevedibile.
"Di prevedibile c'era la puntata del Grande Fratello, dove si sa quello che va a succedere. La realtà è un'altra cosa, quella che irrompe improvvisa e riguarda un dramma che nelle ultime settimane ha scosso il Paese intero e di fronte al quale la mia azienda decide di non cambiare di una virgola la programmazione".

Chi l'ha bloccata, PierSilvio o Confalonieri?
"Non mi sembra così decisivo".

(10 febbraio 2009)
da repubblica.it

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    INTERVISTE


 Intervista realizzata da Claudio Sabelli Fioretti  
 
 

Marcello Dell’Utri - Corsera Magazine

(Pubblicata il 23/02/2006 - letta 2421 volte**)


È amico di Berlusconi da 35 anni. Fu il suo primo assistente personale. Per lui ha creato una macchina da soldi, Publitalia. Lo ha appoggiato contro tutti nella decisione di fondare Forza Italia. Ha conosciuto la galera e la condanna. La più pesante, ancora in primo grado: nove anni per «concorso esterno in associazione mafiosa».

Oggi Marcello Dell’Utri è di nuovo in pista: sta selezionando i candidati berlusconiani per le prossime politiche.


Sto parlando con l’amico di Napoleone e di Gesù Cristo?
«Cominciamo bene…».
Però il suo amico sulle gaffe non conosce sosta.
«Chi non lo conosce immagina che sia presuntuoso. Invece Berlusconi ha un senso dell’ironia e dell’autoironia straordinario. Quando dice quelle cose ci ride anche lui».
Anche quando dice che Mussolini mandava in vacanza i suoi avversari politici? E quando dà del kapò a Schulz? Ironia e autoironia? Ridere?
«Qualche difetto l’avrà pure lui, no? Qualche gaffe ogni tanto gliela vogliamo concedere? Berlusconi è più grande anche delle sue gaffe».
La mafia fa schifo. Lo dice anche lei come Totò Cuffaro?
«La mafia fa schifo e bisogna fare tutto quello che si può per combattere la mafia. La mafia fa schifo ma l’antimafia, invece di combattere la mafia, combatte me. L’antimafia a volte si comporta come la mafia».
Lei va ai matrimoni dei mafiosi, frequenta mafiosi, pranza con mafiosi, assume mafiosi. Come minimo lei è molto sfortunato.
«Io non mi sento sfortunato. Può succedere di frequentare persone senza sapere che sono della mafia. Come è successo quando ho portato a Berlusconi il famoso fattore».
Mangano, la vostra palla al piede.
«Non aveva mai avuto condanne per mafia».
I giudici sostengono che lei sapeva che era sospetto di mafia.
Ma è falso
Vi siete frequentati anche dopo le sue condanne…
«No, non ci siamo mai frequentati».
Appena uscito di galera è venuto da lei…
«È venuto a trovarmi ed io l’ho ricevuto. Lei non riceverebbe uno che conosce e che esce di galera?».
Vede? Lei è sfortunato.
«Era giusto riceverlo».
Fra tutti gli stallieri d’Italia è andato a beccare il mafioso…
«Se si fosse saputo che era mafioso pensa che Berlusconi lo avrebbe assunto?».
I giudici sostengono che «doveva» assumerlo perché la mafia voleva così.
«E qui sta la falsità. Ci voleva una persona esperta e tra le tante viste, perché abbiamo fatto una selezione, abbiamo preso quella che sembrava migliore».
Sono stati intercettate le telefonate di mafiosi che dicono: «Bisogna votare Dell’Utri altrimenti lo fottono». Pesante no?
«Pesante, certo. Ma come posso impedire che qualcuno pensi una cosa del genere? I mafiosi leggono i giornali. E leggono che qualcuno dice che Dell’Utri è mafioso. E allora dicono: aiutiamolo».
Sta dicendo che i giudici sono riusciti a convincere anche i mafiosi che Dell’Utri è mafioso?
«Mi accusano solo di concorso esterno».
Ci sono 35 pentiti.
«35 pentiti che hanno letto i giornali e capito come ci si comporta per ottenere prebende e vantaggi».
Ma Mangano…
«Sa come l’ho conosciuto Mangano? Frequentando i campi di calcio».
Lei aveva una società di calcio, la Bacigalupo.
«Ci giocava anche Pietro Grasso, l’attuale capo dell’antimafia. Era bravo, giocava tecnicamente bene. Non gli piaceva sporcarsi di fango. Era sempre pulito e pettinato.
C’erano anche i quattro figli del ministro Restivo, il barone Planeta, i principi Lanza di Trabìa, tra i quali Giuseppe, l’attuale fidanzato di Alba Parietti. Li allenava Zeman. Fui io a fargli scoprire il calcio. Lui era un ottimo giocatore di pallavolo. Suo zio, Vicpalek, giocatore del Palermo, mi aveva chiesto di fargli guadagnare qualche lira e così lo avevo assunto come preparatore atletico dei ragazzi. Avevamo un bel vivaio e 12 squadre giovanili. Ci finanziava Vittorio Caronia, un grosso imprenditore di articoli sanitari».
Lei come andava a scuola?
«Primo della classe alle medie. Poi aurea mediocrità».
Università?
«Legge. Pensavo di fare il magistrato, pensi un po’. Non l’ho fatto ma come vede sono rimasto nell’ambiente dei tribunali. Il mio vero sogno era fare l’allenatore. Ho preso il tesserino a Coverciano. Sono stato forse il più giovane allenatore dilettante d’Italia. Ho allenato anche l’Edilnord di Berlusconi. Ci giocava il fratello Paolo, centravanti».
Chi decideva la formazione, lei o Silvio?
«Silvio si interessava molto e discuteva la formazione. Lui era offensivista. Io catenacciaro. Volevo il risultato. Lui anche il bel gioco».
Nella intercettazione di una telefonata fra lei e Berlusconi, dopo che era scoppiata una bomba sul cancello degli uffici di via Rovani, voi, credendo che fosse stato Mangano a metterla, la definiste «affettuosa». Mi può spiegare che cosa intende per bomba affettuosa?
«Mangano era stato in villa e si era comportato benissimo! I suoi figli erano amici dei figli di Berlusconi, lui accompagnava Piersilvio e Marina a scuola. Se ci limitiamo alla persona che abbiamo conosciuto in quel periodo il termine giusto per definirlo è disponibile, affettuoso».
Berlusconi le ha mai rimproverato di avergli portato in casa un mafioso?
«Sarebbe stato crudele. Sapeva che non l’avevo fatto apposta».
Queste elezioni sembra proprio che le perderete.
«No, le vinceremo».
E se perderete?
«Come ha detto Confalonieri, la voglia di piazzale Loreto trasuda da ogni poro del centro-sinistra».
Dove lo vede?
«Nella cattiveria che c’è in giro. Nella crudeltà che la sinistra mostra contro di me».
Fu Cesare Previti che disse: «Non faremo prigionieri».
«Una gaffe, ovviamente. Nella nostra mentalità non c’è l’idea di non fare prigionieri. Berlusconi è buono. Non sarebbe mai capace di fare quello che farebbe la sinistra se andasse al potere».
Che cosa farà la sinistra?
«Tenterà di far fuori Berlusconi. Sono i comunisti che non fanno prigionieri».
I comunisti non ci sono più.
«Berlusconi dice che ci sono e io la penso come lui».
Chi sono i comunisti?
«Tutti quelli che lo erano prima. Si chiamano in maniera diversa ma sono rimasti con la mentalità comunista. I comunisti sono come i tifosi. Non cambiano squadra».
Ci sono più comunisti da voi che a sinistra: Bondi, Ferrara, Adornato.
«Sono dei convertiti. Erano comunisti e hanno visto che cosa succedeva di là. Per questo oggi sono contrari».
Quindi ci sono comunisti convertiti, i vostri, e finti convertiti, i loro.
«Hanno cambiato il nome della ditta, ma la ditta è sempre quella».
Le piace qualcuno a sinistra?
«D’Alema. È attrezzato dal punto di vista del pensiero politico. Però è un po’ supponente».
Oliviero Diliberto?
«Con Diliberto sono pure amico».
Lui dice di no.
«Lo capisco. Comunista era e comunista rimane. Ma a me non dispiace. Ama come me i libri antichi».
Mi ha detto: «Io sono uno studioso di libri antichi, Dell’Utri è un collezionista».
«Non rispondo a queste provocazioni. Che ne sa lui? Io odio il collezionismo. Io compro i libri che mi interessano e che leggo. Diliberto ha detto a Cossiga, che me l’ha riferito: “Quando ho visto i libri di Dell’Utri a Milano ho provato l’odio sociale”».
Cossiga è uno spione.
«Cossiga è una persona che adoro. Parlare con lui arricchisce».
Lei ha mai litigato con Berlusconi?
«Discusso spesso, litigato mai».
Almeno un litigio c’è stato.
«Quando?».
Dopo la puntata «riparatoria» di Santoro.
«Ha ragione. È stato l’unico litigio. Ero stato molto pacato in trasmissione. Berlusconi mi avrebbe voluto più aggressivo e potente. Mi disse: “Sei andato malissimo!”. Litigammo di brutto. C’era anche Letta e litigai anche con lui. Io abitavo nella casa di Berlusconi in via del Plebiscito. Ero talmente incazzato che feci la valigia e me ne andai la sera stessa».
Lei è uno dei responsabili della nascita di Forza Italia. Confalonieri era contro, Letta e Costanzo pure.
«Tutti erano contrari. Confalonieri pensava che fosse pericoloso scendere in campo e che per risolvere il problema bastasse dare una rete ai comunisti. Solo Doris e Galliani erano tiepidi, in attesa di vedere come andavano le cose. Io invece mi schierai subito per la discesa in campo di Silvio. Quando mi disse che bisognava fare un partito chiesi: “Come si fa?”. E lui: “Mah, non so, vedi tu, in Publitalia ci sono mille persone…”. Io andai in Publitalia e ne scelsi 27».
Galan, Ghigo, Micciché… Chi ha mollato di quei 27 iniziali?
«Roberto Cipriani, Marco Seniga, Roberto Spingardi, Giovanni Schiaffino, Nicola Odone…».
Chi ha inventato il nome Forza Italia?
«Berlusconi. Quando ce lo comunicò noi restammo perplessi. C’erano altri nomi. Tanti. Forza Italia ci sembrava troppo calcistico. Ma lui è sempre davanti a tutti. Insieme a Guido Dall’Oglio ha scritto anche l’inno di Forza Italia. Il colore azzurro l’ha inventato lui. Anche lo slogan: “L’Italia è il Paese che amo”. Anche il kit del candidato».
Voi non avete fatto niente?
«Siamo stati dietro a Berlusconi, è la verità, non lo dico per falsa modestia».
È vero che in Mediaset sono tutti comunisti?
«Non tutti».
Ci sono più comunisti in Mediaset o in Rai?
«In Rai ce ne sono meno se si esclude Rete Tre».
Lei pensa seriamente che in Mediaset ci siano comunisti?
«Non sono comunisti, la pensano in maniera diversa, sono di sinistra…».
Berlusconi è sempre stato molto munifico con lei. Le regalava e le prestava molti soldi. Il suo tenore di vita è così dispendioso?
«A parte il tenore di vita, in quei tempi avevo comprato una casa sul lago di Como che dovevo anche ristrutturare».
Lei quanto guadagna?
«Il mio 740 depositato in Parlamento è di un milione di euro. L’anno scorso».
È uno spendaccione.
«Lei sa quanto costa ristrutturare una casa? Non lo faccia perché si rovina».
Berlusconi era iscritto alla P2. Lei no.
«Io mica ero Berlusconi. Lui imprenditore, io impiegato».
Però è dell’Opus Dei…
«Sono amico dell’Opus Dei. Grande ammiratore…».
È vero che doveva essere il ministro dell’Interno del primo governo Berlusconi?
«È una balla. Nel ’94 non mi sono neppure candidato. Avrei dovuto farlo. Se avessi saputo che mi stava per piovere addosso il mondo intero, per proteggermi mi sarei candidato».
Partecipava alle trattative di governo.
«Altra balla. Anche perché dopo la vittoria del ’94 sono stato immediatamente perseguitato…».
Perseguitato mi sembra una parola grossa.
«È stata una persecuzione. Ho dovuto anche abbandonare l’attività di organizzazione di Forza Italia per dedicarmi ai processi, che sono stati tanti, pesanti e costosi».
Continua a chiedere prestiti?
«Senza l’aiuto di Berlusconi non avrei potuto difendermi. Non potevo permettermi avvocati di livello. Se non avessi avuto l’aiuto di Berlusconi avrei chiesto l’avvocato d’ufficio. Solo di fotocopie degli atti ho speso centinaia di milioni».
Lei ha fatto 21 giorni di galera.
«Lei non ci crederà, ma nel carcere di Ivrea ho provato un incredibile senso di libertà. Finalmente ero solo, senza telefonate, segretarie, riunioni. In quel carcere c’è la biblioteca dell’Olivetti, straordinaria, ho letto libri e ho risposto a tutte le tremila lettere che mi sono arrivate».
Perché invece i ricchi e i potenti patiscono così tanto la galera?
«Sono persone abituate a comandare e lì si sentono dei poveri disgraziati. Mancanza di cultura e molte volte anche di umanità».
Anche lei era abituato a comandare…
«Ma io ho un’educazione diversa. Sono stato in collegio da ragazzo».
Forza Italia viene da una serie di sconfitte elettorali. Come le spiega?
«Errori nella scelta degli uomini. Nelle amministrative prevalgono interessi locali. In Forza Italia, a livello locale, non ci sono persone di rilievo».
Colpa di Bondi e di Cicchitto?
«Non penso proprio. Non possono far perdere voti. Magari non ne hanno fatti conquistare».
Briatore mi ha detto che quelli di Forza Italia come comunicazione sono pessimi e che li licenzierebbe tutti.
«Ha ragione. Conoscono la comunicazione commerciale ma ignorano quella politica».
Adesso è lei che seleziona i candidati. Considera la moralità pubblica dei candidati. Che non siano condannati, che non siano indagati…
«Io sono uno di questi…».
Lei dovrebbe essere uno non candidabile. Eppure addirittura li sceglie.
«Ma io sono candidabilissimo finché non c’è una sentenza definitiva…».
C’è, falso in bilancio.
«Io la contesto e sto preparando il processo di revisione. L’importante è che non mi condanni Berlusconi Qualsiasi cosa abbia fatto, l’ho fatta per lui».
Prescrizioni, amnistie, patteggiamenti… è imbarazzante oppure va bene lo stesso?
«È imbarazzante per i colpevoli. Va bene lo stesso per gli innocenti».
In questi giorni Berlusconi fa più comparsate in tv che Vespa col suo libro. Non è una esagerazione?
«Sicuramente, ma è molto efficace. Grazie a questa sua azione stiamo recuperando molte persone che erano indecise se andare via».
E la sparata di Berlusconi contro Floris?
«Floris è un fanatico come Santoro».
Chi è il più grande voltagabbana in Italia?
«Sono tanti…».
Cirino Pomicino?
«Non è un voltagabbana. È uno che cerca, senza trovarla, neppure la gabbana».
Chi altri?
«Fisichella è un caso clamoroso. Da An alla Margherita senza nemmeno passare per Mastella».
Gioco della torre. Caselli o Ingroia?
«Butto Ingroia. I pm che si sono occupati di me sono tutti dei fanatici. Ma Ingroia è il peggiore».
Travaglio o Biagi?
«Travaglio, non c’è lotta. Mi cita anche quando non c’entro. Qualunque cosa scriva ci aggiunge sempre il mio nome».
Costanzo o Mentana?
«Dal punto di vista di Forza Italia è da buttare Costanzo. È dichiaratamente dall’altra parte…».
E Mentana?
«Mentana è più attento...».
Dotti o Ariosto?
«Il vero colpevole è Dotti. Aveva una grande invidia per Previti. L’Ariosto è stata solo il suo strumento».
Casini o Pera?
«Come faccio a buttare Casini?».
Quando i giudici erano in camera di consiglio fece quella dichiarazione a suo favore…
«Casini mi conosce bene è si è ricordato di me. Un vero amico».
Era il presidente della Camera.
«Ha fatto una cosa che poteva solo danneggiarlo. Si è comportato da uomo e io l’ho gradito molto».
Non le è parso inopportuno?
«A maggior ragione apprezzo il suo coraggio».
Annunziata o Bignardi?
«Tutte e due mi piacciono».
Lei è un adulatore?
«Direi proprio di no».
Quando la Bignardi le ha chiesto chi è il miglior giornalista d’Italia lei ha risposto Luca Sofri, suo marito.
«Non sapevo che fosse suo marito».
Poi si lamenta che i giudici non le credono.
«Lo ignoravo, veramente».
È proprio sfortunato. Tra tutti i giornalisti italiani va a scegliere proprio il marito della Bignardi. Non è credibile…
«Eppure è così».
Se Berlusconi perde…
«Ipotesi dell’irrealtà…».
C’è un erede di Berlusconi?
«Dentro Forza Italia? Ne vedo almeno tre: Pisanu, Formigoni e Tremonti».
E la leadership della Casa delle Libertà?
«Per adesso sgomitano Casini e Fini. Non vedo altri».
Un difetto di Berlusconi?
«Concede troppo alla sinistra».
Sta scherzando?
«Certe nomine…».
Un esempio…
«Capo della polizia è Giovanni De Gennaro, il compilatore del rapporto contro Dell’Utri e Berlusconi. Berlusconi non l’ha mai rimosso».
Ricorda la famosa fotografia delle Bermuda?
«Certamente».
Tutti in fila agli ordini di Berlusconi.
«Era una cosa normale per correre in quelle stradette».
Tutti vestiti uguali.
«A Berlusconi piaceva la maglietta bianca e ci siamo vestiti tutti da tennis».
Sembravate una scolaresca.
«Un po’ lo eravamo. C’era l’ora di lettura collettiva del libro. Abbiamo letto Machiavelli, Erasmo da Rotterdam, Platone».
E le altre ore?
«Fisioterapia».
I massaggi.
«Elioterapia».
Prendevate il sole.
«Talassoterapia».
Facevate il bagno.
«E poi la dieta. Pesce, insalate e frutta esotica».

 da www.melba.it

Admin:
Il presidente del Consiglio: "Sono otto settimane che non faccio un giorno di riposo"

"Lo faccio soltanto per senso di responsabilità. Ma sono disperato..."

Napoli, lo sfogo di Berlusconi "Fare il premier mi fa schifo"

 
NAPOLI - Si dice "disperato". E torna a ripetere quanto il lavoro del politico gli "faccia schifo". Serata di svago per Silvio Berlusconi al teatro Quirino di Napoli. Ieri sera tra il primo e il secondo atto il premier si concede un bagno di folla. "Sono otto settimane che non faccio un giorno di riposo" scherza nel foier con il pubblico. "Ma lei si diverte", lo punzecchia una signora. "No, a me non piace quello che faccio - replica il Cavaliere - lo faccio solo per senso di responsabilità. Mi fa schifo quello che faccio. Sono disperato...".

"Sono abituato a lavorare - riprende Berlusconi sorridendo - pensi che per 21 giorni non ho mai dormito due notti consecutive nello stesso letto". "E' stata una tourneè", ribatte un signore. "No - risponde il Cavaliere - perché in tourneè si recita sempre la stessa parte. Io ogni giorno devo invece cambiarla".

Non è la prima volta che Berlusconi tocca il tasto del "sacrificio" che gli costerebbe fare il lavoro del politico. Quello stesso che più volte ha sbeffeggiato pubblicamente, attaccando "i politici di professione", quelli "solo chiacchiere" e "niente fatti". Opponendoli a quelli come lui, gli uomini "del fare". Ricordando, con orgoglio, la sua ascesa imprenditoriale.

Sospirando quando, elenca le sue innumerevoli case al mare, dalla Sardegna ai Caraibi, che non si può "godere". Elencando minuziosamente i tempi sempre più stretti della sua giornata. "Dormo poche ore al giorno e il resto lavoro" ha ripetuto più volte. "Sono uno di voi" non perde occasione per dire ogni volta che si presenta davanti ad una platea di industriali. Uno di loro che però da 15 anni resta tenacemente attaccato a quel lavoro che, di tanto in tanto, dice di detestare. Ma di cui, evidentemente, non può fare a meno. "Ma solo per il bene degli altri". Ovviamente.

(18 marzo 2009)
da repubblica.it

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Verano: tombe aperte e teschi profanati

Tra lapidi rotte e spazzatura, anche cumuli di ossa umane gettate negli sgabuzzini

 
 di Elena Panarella


ROMA (19 marzo) - Tombe pericolanti, transenne abbattute, ripostigli usati come deposito di resti umani, teschi e ossa abbandonati tra rifiuti e calcinacci; dietro altre porte, proprio accanto ai loculi, cumuli di escrementi umani, impossibile passare per l’odore nauseabondo.  Eccolo, di nuovo e sempre, il vergognoso degrado del Verano, che era emerso in tutto il suo orrore già lo scorso anno. Tombe storiche trasformate in spogliatoi, cappelle gentilizie abbandonate a se stesse, trasformate in alloggi di fortuna da sbandati e senzatetto con tanto di sdraio e materassi, riempite di immondizia e usate come alcove. Con tanto di inchieste che hanno portato alla spsensione di alcuni dipendenti dell’Ama. Poi tutto è tornato nel silenzio.
«Un cimitero monumentale che cade a pezzi ormai da troppo tempo - si sfoga Giorgia Bellini, che da anni viene a pregare sulla tomba di un suo caro - e non si tratta solo della parte monumentale. Erano settimane che sentivo un cattivo odore, all’inizio pensavo che arrivasse da uno dei loculi del piano, e invece l’altro giorno ho visto la porta di quella specie di sgabuzzino socchiusa, l’ho aperta e mi sono trovata in una specie di latrina. Uno schifo, mi chiedo come sia possibile arrivare a questo. Per non parlare delle condizioni in cui si trovano i vialetti, Non i viali vicino alle entrate, ma tutti gli altri coperti di foglie su cui si scivola, di un tappeto di aghi di pino e di ferri arrugginiti che spuntano da ogni dove».

Sul vialetto che porta alla tomba di sua sorella, la signora Antonia getta lo sguardo verso una porticina. Non crede a quello che vede: «tra i calcinacci, porte e altro ho visto sbucare quel teschio; pensavo di averlo immaginato, pensavo si trattasse di un pallone sgonfio annerito dal tempo, e invece no. Di chi sono quelle ossa buttate lì?». E poi aggiunge: «Non c’è pace per i nostri cari. Mi viene una grande tristezza a parlare con mia sorella, a pregare per lei circondata da questo degrado. Certe volte prego Dio di non farmi morire in questa città, per non diventare anch’io vittima della strafottenza e dell’incuria che regnano qua dentro».

Accanto ad alcune cappelle “non storiche” come quelle del Pincetto che cadono a pezzi, ce n’è una sequestrata l’anno scorso dai carabinieri: l’unica protezione è offerta da una selva di ferri arrugginiti. Dentro, una vera e propria piscina: tre metri d’acqua cresciuti durante tutto l’inverno. «Praticamente bisognerebbe tenere i bambini stretti per mano per non farli precipitare in trappole pericolose come questa - si sfoga Angelo Carvone - E ce ne sono a decine. Lo scorso anno hanno messo le catene ad alcune cappelle, quelle antiche, ma ce ne sono talmente tante che il lavoro non può finire solo con una ventina di tombe chiuse alla meglio». Basta spostarsi in un’altra zona del cimitero per scoprire che la situazione non cambia. Ecco un cancello spalancato, il pavimento sfondato mostra le bare antiche di una antica cappella. C’è anche la scaletta per scendere. Chi scende in quella tomba? E perché?

Lungo i vialetti, cumuli di mattoni lapidi spezzate buttate dove capita. «Ormai siamo abituati a tutto - commenta a gran voce Rosa Sorrento - Ormai è diventato pericoloso persino venire a far visita ai propri cari, soprattutto per gli anziani. C’è il rischio concreto di rompersi una gamba, si inciampa ovunque, si cade. Dove ti giri trovi solo strade e stradine sconquassate, buche, spuntoni che escono dal terreno, radici che spaccano i marmi delle tombe. E non vengano a dirci che non è così, basta guardarsi intorno. Qui qualcuno deve assumersi le proprie responsabilità». Qualcuno tenta di dare consigli su come gestire lo storico cimitero: «Basterebbe dividerlo per quadranti, assegnare le aree a piccole squadre e a qualcuno che controlli almeno una volta alla settimana con una macchinina elettrica, come quelle che si usano nei campi da golf, il lavoro svolto. Insomma di idee ce ne sarebbero. Per ora l’unica cosa certa, è che se ti allontani dai viali, dall’apparenza, si vede solo tanta desolazione. Vorrei che le istituzioni si fermassero a riflettere, perché se non c’è rispetto per i morti e per i parenti che li amano, che esseri umani siamo?».

Le croci distrutte e gettate tra i rifiuti, così come le bare ultracentenarie sventrate dentro le cappelle, sono sempre lì. Tra i resti, biancheggiano ancora le ossa dei defunti oltraggiati, probabilmente anche depredati nella tomba. E intanto la direzione del cimitero, interpellata, oggi come l’anno scorso rifiuta di rispondere di uno scandalo sotto gli occhi di tutti.
 
da ilmessaggero.it

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