INTERVISTE
Intervista realizzata da Claudio Sabelli Fioretti Marcello Dell’Utri - Corsera Magazine
(Pubblicata il 23/02/2006 - letta 2421 volte**)
È amico di Berlusconi da 35 anni. Fu il suo primo assistente personale. Per lui ha creato una macchina da soldi, Publitalia. Lo ha appoggiato contro tutti nella decisione di fondare Forza Italia. Ha conosciuto la galera e la condanna. La più pesante, ancora in primo grado: nove anni per «concorso esterno in associazione mafiosa».
Oggi Marcello Dell’Utri è di nuovo in pista: sta selezionando i candidati berlusconiani per le prossime politiche.
Sto parlando con l’amico di Napoleone e di Gesù Cristo?
«Cominciamo bene…».
Però il suo amico sulle gaffe non conosce sosta.
«Chi non lo conosce immagina che sia presuntuoso. Invece Berlusconi ha un senso dell’ironia e dell’autoironia straordinario. Quando dice quelle cose ci ride anche lui».
Anche quando dice che Mussolini mandava in vacanza i suoi avversari politici? E quando dà del kapò a Schulz? Ironia e autoironia? Ridere?
«Qualche difetto l’avrà pure lui, no? Qualche gaffe ogni tanto gliela vogliamo concedere? Berlusconi è più grande anche delle sue gaffe».
La mafia fa schifo. Lo dice anche lei come Totò Cuffaro?
«La mafia fa schifo e bisogna fare tutto quello che si può per combattere la mafia. La mafia fa schifo ma l’antimafia, invece di combattere la mafia, combatte me. L’antimafia a volte si comporta come la mafia».
Lei va ai matrimoni dei mafiosi, frequenta mafiosi, pranza con mafiosi, assume mafiosi. Come minimo lei è molto sfortunato.
«Io non mi sento sfortunato. Può succedere di frequentare persone senza sapere che sono della mafia. Come è successo quando ho portato a Berlusconi il famoso fattore».
Mangano, la vostra palla al piede.
«Non aveva mai avuto condanne per mafia».
I giudici sostengono che lei sapeva che era sospetto di mafia.
Ma è falso
Vi siete frequentati anche dopo le sue condanne…
«No, non ci siamo mai frequentati».
Appena uscito di galera è venuto da lei…
«È venuto a trovarmi ed io l’ho ricevuto. Lei non riceverebbe uno che conosce e che esce di galera?».
Vede? Lei è sfortunato.
«Era giusto riceverlo».
Fra tutti gli stallieri d’Italia è andato a beccare il mafioso…
«Se si fosse saputo che era mafioso pensa che Berlusconi lo avrebbe assunto?».
I giudici sostengono che «doveva» assumerlo perché la mafia voleva così.
«E qui sta la falsità. Ci voleva una persona esperta e tra le tante viste, perché abbiamo fatto una selezione, abbiamo preso quella che sembrava migliore».
Sono stati intercettate le telefonate di mafiosi che dicono: «Bisogna votare Dell’Utri altrimenti lo fottono». Pesante no?
«Pesante, certo. Ma come posso impedire che qualcuno pensi una cosa del genere? I mafiosi leggono i giornali. E leggono che qualcuno dice che Dell’Utri è mafioso. E allora dicono: aiutiamolo».
Sta dicendo che i giudici sono riusciti a convincere anche i mafiosi che Dell’Utri è mafioso?
«Mi accusano solo di concorso esterno».
Ci sono 35 pentiti.
«35 pentiti che hanno letto i giornali e capito come ci si comporta per ottenere prebende e vantaggi».
Ma Mangano…
«Sa come l’ho conosciuto Mangano? Frequentando i campi di calcio».
Lei aveva una società di calcio, la Bacigalupo.
«Ci giocava anche Pietro Grasso, l’attuale capo dell’antimafia. Era bravo, giocava tecnicamente bene. Non gli piaceva sporcarsi di fango. Era sempre pulito e pettinato.
C’erano anche i quattro figli del ministro Restivo, il barone Planeta, i principi Lanza di Trabìa, tra i quali Giuseppe, l’attuale fidanzato di Alba Parietti. Li allenava Zeman. Fui io a fargli scoprire il calcio. Lui era un ottimo giocatore di pallavolo. Suo zio, Vicpalek, giocatore del Palermo, mi aveva chiesto di fargli guadagnare qualche lira e così lo avevo assunto come preparatore atletico dei ragazzi. Avevamo un bel vivaio e 12 squadre giovanili. Ci finanziava Vittorio Caronia, un grosso imprenditore di articoli sanitari».
Lei come andava a scuola?
«Primo della classe alle medie. Poi aurea mediocrità».
Università?
«Legge. Pensavo di fare il magistrato, pensi un po’. Non l’ho fatto ma come vede sono rimasto nell’ambiente dei tribunali. Il mio vero sogno era fare l’allenatore. Ho preso il tesserino a Coverciano. Sono stato forse il più giovane allenatore dilettante d’Italia. Ho allenato anche l’Edilnord di Berlusconi. Ci giocava il fratello Paolo, centravanti».
Chi decideva la formazione, lei o Silvio?
«Silvio si interessava molto e discuteva la formazione. Lui era offensivista. Io catenacciaro. Volevo il risultato. Lui anche il bel gioco».
Nella intercettazione di una telefonata fra lei e Berlusconi, dopo che era scoppiata una bomba sul cancello degli uffici di via Rovani, voi, credendo che fosse stato Mangano a metterla, la definiste «affettuosa». Mi può spiegare che cosa intende per bomba affettuosa?
«Mangano era stato in villa e si era comportato benissimo! I suoi figli erano amici dei figli di Berlusconi, lui accompagnava Piersilvio e Marina a scuola. Se ci limitiamo alla persona che abbiamo conosciuto in quel periodo il termine giusto per definirlo è disponibile, affettuoso».
Berlusconi le ha mai rimproverato di avergli portato in casa un mafioso?
«Sarebbe stato crudele. Sapeva che non l’avevo fatto apposta».
Queste elezioni sembra proprio che le perderete.
«No, le vinceremo».
E se perderete?
«Come ha detto Confalonieri, la voglia di piazzale Loreto trasuda da ogni poro del centro-sinistra».
Dove lo vede?
«Nella cattiveria che c’è in giro. Nella crudeltà che la sinistra mostra contro di me».
Fu Cesare Previti che disse: «Non faremo prigionieri».
«Una gaffe, ovviamente. Nella nostra mentalità non c’è l’idea di non fare prigionieri. Berlusconi è buono. Non sarebbe mai capace di fare quello che farebbe la sinistra se andasse al potere».
Che cosa farà la sinistra?
«Tenterà di far fuori Berlusconi. Sono i comunisti che non fanno prigionieri».
I comunisti non ci sono più.
«Berlusconi dice che ci sono e io la penso come lui».
Chi sono i comunisti?
«Tutti quelli che lo erano prima. Si chiamano in maniera diversa ma sono rimasti con la mentalità comunista. I comunisti sono come i tifosi. Non cambiano squadra».
Ci sono più comunisti da voi che a sinistra: Bondi, Ferrara, Adornato.
«Sono dei convertiti. Erano comunisti e hanno visto che cosa succedeva di là. Per questo oggi sono contrari».
Quindi ci sono comunisti convertiti, i vostri, e finti convertiti, i loro.
«Hanno cambiato il nome della ditta, ma la ditta è sempre quella».
Le piace qualcuno a sinistra?
«D’Alema. È attrezzato dal punto di vista del pensiero politico. Però è un po’ supponente».
Oliviero Diliberto?
«Con Diliberto sono pure amico».
Lui dice di no.
«Lo capisco. Comunista era e comunista rimane. Ma a me non dispiace. Ama come me i libri antichi».
Mi ha detto: «Io sono uno studioso di libri antichi, Dell’Utri è un collezionista».
«Non rispondo a queste provocazioni. Che ne sa lui? Io odio il collezionismo. Io compro i libri che mi interessano e che leggo. Diliberto ha detto a Cossiga, che me l’ha riferito: “Quando ho visto i libri di Dell’Utri a Milano ho provato l’odio sociale”».
Cossiga è uno spione.
«Cossiga è una persona che adoro. Parlare con lui arricchisce».
Lei ha mai litigato con Berlusconi?
«Discusso spesso, litigato mai».
Almeno un litigio c’è stato.
«Quando?».
Dopo la puntata «riparatoria» di Santoro.
«Ha ragione. È stato l’unico litigio. Ero stato molto pacato in trasmissione. Berlusconi mi avrebbe voluto più aggressivo e potente. Mi disse: “Sei andato malissimo!”. Litigammo di brutto. C’era anche Letta e litigai anche con lui. Io abitavo nella casa di Berlusconi in via del Plebiscito. Ero talmente incazzato che feci la valigia e me ne andai la sera stessa».
Lei è uno dei responsabili della nascita di Forza Italia. Confalonieri era contro, Letta e Costanzo pure.
«Tutti erano contrari. Confalonieri pensava che fosse pericoloso scendere in campo e che per risolvere il problema bastasse dare una rete ai comunisti. Solo Doris e Galliani erano tiepidi, in attesa di vedere come andavano le cose. Io invece mi schierai subito per la discesa in campo di Silvio. Quando mi disse che bisognava fare un partito chiesi: “Come si fa?”. E lui: “Mah, non so, vedi tu, in Publitalia ci sono mille persone…”. Io andai in Publitalia e ne scelsi 27».
Galan, Ghigo, Micciché… Chi ha mollato di quei 27 iniziali?
«Roberto Cipriani, Marco Seniga, Roberto Spingardi, Giovanni Schiaffino, Nicola Odone…».
Chi ha inventato il nome Forza Italia?
«Berlusconi. Quando ce lo comunicò noi restammo perplessi. C’erano altri nomi. Tanti. Forza Italia ci sembrava troppo calcistico. Ma lui è sempre davanti a tutti. Insieme a Guido Dall’Oglio ha scritto anche l’inno di Forza Italia. Il colore azzurro l’ha inventato lui. Anche lo slogan: “L’Italia è il Paese che amo”. Anche il kit del candidato».
Voi non avete fatto niente?
«Siamo stati dietro a Berlusconi, è la verità, non lo dico per falsa modestia».
È vero che in Mediaset sono tutti comunisti?
«Non tutti».
Ci sono più comunisti in Mediaset o in Rai?
«In Rai ce ne sono meno se si esclude Rete Tre».
Lei pensa seriamente che in Mediaset ci siano comunisti?
«Non sono comunisti, la pensano in maniera diversa, sono di sinistra…».
Berlusconi è sempre stato molto munifico con lei. Le regalava e le prestava molti soldi. Il suo tenore di vita è così dispendioso?
«A parte il tenore di vita, in quei tempi avevo comprato una casa sul lago di Como che dovevo anche ristrutturare».
Lei quanto guadagna?
«Il mio 740 depositato in Parlamento è di un milione di euro. L’anno scorso».
È uno spendaccione.
«Lei sa quanto costa ristrutturare una casa? Non lo faccia perché si rovina».
Berlusconi era iscritto alla P2. Lei no.
«Io mica ero Berlusconi. Lui imprenditore, io impiegato».
Però è dell’Opus Dei…
«Sono amico dell’Opus Dei. Grande ammiratore…».
È vero che doveva essere il ministro dell’Interno del primo governo Berlusconi?
«È una balla. Nel ’94 non mi sono neppure candidato. Avrei dovuto farlo. Se avessi saputo che mi stava per piovere addosso il mondo intero, per proteggermi mi sarei candidato».
Partecipava alle trattative di governo.
«Altra balla. Anche perché dopo la vittoria del ’94 sono stato immediatamente perseguitato…».
Perseguitato mi sembra una parola grossa.
«È stata una persecuzione. Ho dovuto anche abbandonare l’attività di organizzazione di Forza Italia per dedicarmi ai processi, che sono stati tanti, pesanti e costosi».
Continua a chiedere prestiti?
«Senza l’aiuto di Berlusconi non avrei potuto difendermi. Non potevo permettermi avvocati di livello. Se non avessi avuto l’aiuto di Berlusconi avrei chiesto l’avvocato d’ufficio. Solo di fotocopie degli atti ho speso centinaia di milioni».
Lei ha fatto 21 giorni di galera.
«Lei non ci crederà, ma nel carcere di Ivrea ho provato un incredibile senso di libertà. Finalmente ero solo, senza telefonate, segretarie, riunioni. In quel carcere c’è la biblioteca dell’Olivetti, straordinaria, ho letto libri e ho risposto a tutte le tremila lettere che mi sono arrivate».
Perché invece i ricchi e i potenti patiscono così tanto la galera?
«Sono persone abituate a comandare e lì si sentono dei poveri disgraziati. Mancanza di cultura e molte volte anche di umanità».
Anche lei era abituato a comandare…
«Ma io ho un’educazione diversa. Sono stato in collegio da ragazzo».
Forza Italia viene da una serie di sconfitte elettorali. Come le spiega?
«Errori nella scelta degli uomini. Nelle amministrative prevalgono interessi locali. In Forza Italia, a livello locale, non ci sono persone di rilievo».
Colpa di Bondi e di Cicchitto?
«Non penso proprio. Non possono far perdere voti. Magari non ne hanno fatti conquistare».
Briatore mi ha detto che quelli di Forza Italia come comunicazione sono pessimi e che li licenzierebbe tutti.
«Ha ragione. Conoscono la comunicazione commerciale ma ignorano quella politica».
Adesso è lei che seleziona i candidati. Considera la moralità pubblica dei candidati. Che non siano condannati, che non siano indagati…
«Io sono uno di questi…».
Lei dovrebbe essere uno non candidabile. Eppure addirittura li sceglie.
«Ma io sono candidabilissimo finché non c’è una sentenza definitiva…».
C’è, falso in bilancio.
«Io la contesto e sto preparando il processo di revisione. L’importante è che non mi condanni Berlusconi Qualsiasi cosa abbia fatto, l’ho fatta per lui».
Prescrizioni, amnistie, patteggiamenti… è imbarazzante oppure va bene lo stesso?
«È imbarazzante per i colpevoli. Va bene lo stesso per gli innocenti».
In questi giorni Berlusconi fa più comparsate in tv che Vespa col suo libro. Non è una esagerazione?
«Sicuramente, ma è molto efficace. Grazie a questa sua azione stiamo recuperando molte persone che erano indecise se andare via».
E la sparata di Berlusconi contro Floris?
«Floris è un fanatico come Santoro».
Chi è il più grande voltagabbana in Italia?
«Sono tanti…».
Cirino Pomicino?
«Non è un voltagabbana. È uno che cerca, senza trovarla, neppure la gabbana».
Chi altri?
«Fisichella è un caso clamoroso. Da An alla Margherita senza nemmeno passare per Mastella».
Gioco della torre. Caselli o Ingroia?
«Butto Ingroia. I pm che si sono occupati di me sono tutti dei fanatici. Ma Ingroia è il peggiore».
Travaglio o Biagi?
«Travaglio, non c’è lotta. Mi cita anche quando non c’entro. Qualunque cosa scriva ci aggiunge sempre il mio nome».
Costanzo o Mentana?
«Dal punto di vista di Forza Italia è da buttare Costanzo. È dichiaratamente dall’altra parte…».
E Mentana?
«Mentana è più attento...».
Dotti o Ariosto?
«Il vero colpevole è Dotti. Aveva una grande invidia per Previti. L’Ariosto è stata solo il suo strumento».
Casini o Pera?
«Come faccio a buttare Casini?».
Quando i giudici erano in camera di consiglio fece quella dichiarazione a suo favore…
«Casini mi conosce bene è si è ricordato di me. Un vero amico».
Era il presidente della Camera.
«Ha fatto una cosa che poteva solo danneggiarlo. Si è comportato da uomo e io l’ho gradito molto».
Non le è parso inopportuno?
«A maggior ragione apprezzo il suo coraggio».
Annunziata o Bignardi?
«Tutte e due mi piacciono».
Lei è un adulatore?
«Direi proprio di no».
Quando la Bignardi le ha chiesto chi è il miglior giornalista d’Italia lei ha risposto Luca Sofri, suo marito.
«Non sapevo che fosse suo marito».
Poi si lamenta che i giudici non le credono.
«Lo ignoravo, veramente».
È proprio sfortunato. Tra tutti i giornalisti italiani va a scegliere proprio il marito della Bignardi. Non è credibile…
«Eppure è così».
Se Berlusconi perde…
«Ipotesi dell’irrealtà…».
C’è un erede di Berlusconi?
«Dentro Forza Italia? Ne vedo almeno tre: Pisanu, Formigoni e Tremonti».
E la leadership della Casa delle Libertà?
«Per adesso sgomitano Casini e Fini. Non vedo altri».
Un difetto di Berlusconi?
«Concede troppo alla sinistra».
Sta scherzando?
«Certe nomine…».
Un esempio…
«Capo della polizia è Giovanni De Gennaro, il compilatore del rapporto contro Dell’Utri e Berlusconi. Berlusconi non l’ha mai rimosso».
Ricorda la famosa fotografia delle Bermuda?
«Certamente».
Tutti in fila agli ordini di Berlusconi.
«Era una cosa normale per correre in quelle stradette».
Tutti vestiti uguali.
«A Berlusconi piaceva la maglietta bianca e ci siamo vestiti tutti da tennis».
Sembravate una scolaresca.
«Un po’ lo eravamo. C’era l’ora di lettura collettiva del libro. Abbiamo letto Machiavelli, Erasmo da Rotterdam, Platone».
E le altre ore?
«Fisioterapia».
I massaggi.
«Elioterapia».
Prendevate il sole.
«Talassoterapia».
Facevate il bagno.
«E poi la dieta. Pesce, insalate e frutta esotica».
da
www.melba.it