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Autore Discussione: Note disgiunte da FB  (Letto 211 volte)
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« inserito:: Maggio 17, 2025, 04:48:08 pm »


Ipocrisia
Zaia e il Vietnam
Gianni Gavioli
Coloro che vogliono dividere l'Italia, non ancora completata come Libera Nazione, non ancora capace di darsi uno Stato democratico, non meritano l'indispensabile credibilità dell'altra parte degli Italiani. Non hanno nulla da insegnare.
ggg

IO su FB del 30 aprile 2025

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Post della sezione Notizie

Sergio Tomat
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Non ho intenzione di creare una rubrica intitolata "Le sciocchezze diffuse dal professor Barbero", ma non posso ignorare la sospetta insistenza con cui Il Fatto Quotidiano– giornale notoriamente populista e filo-putiniano – propone quotidianamente i video del docente torinese. Se già quello di due giorni fa raggiungeva vette inedite di superficialità, quello di ieri, pur non introducendo concetti nuovi, rappresenta forse un ulteriore passo indietro.  
Garibaldi, Cavour e il nazionalismo strumentale  
Nel video in questione, dedicato a Garibaldi e Cavour (argomento che Barbero affronta spesso), il professore parte da un presupposto discutibile: che entrambi fossero "italiani" e che studiarli ci aiuterebbe a capire "come siamo noi italiani". Peccato che questa visione presupponga un'identità nazionale preesistente all’unificazione, cosa storicamente infondata.  
Non credo sia un caso che un giornale filo-putiniano come Il Fatto insista tanto sui piccoli nazionalismi anti-europeisti. L’assunto implicito di Barbero (e del suo editore, Marco Travaglio) è che gli italiani siano sempre stati italiani, i francesi francesi, e i tedeschi eterni guerrafondai (con l’immancabile accostamento al nazismo). Una narrazione che, oltre a essere semplicistica, serve a smontare qualsiasi spinta verso un’Europa unita e solidale.  
Dante e il mito dell’italianità medievale
Barbero arriva spesso a sostenere che la coscienza nazionale italiana risalirebbe addirittura a Dante, un’affermazione che fa sorridere chiunque conosca il pensiero politico del poeta. Dante auspicava sì un’Europa unita, ma sotto l’egida di un imperatore universale, non certo di un’Italia omogenea. L’idea che un palermitano e un veneziano del Trecento si sentissero parte dello stesso popolo è anacronistica: erano sudditi di realtà politiche, linguistiche e culturali profondamente diverse.  
"Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani"  
La celebre frase di Massimo d’Azeglio resta la migliore smentita alla tesi di un’identità italiana preesistente. Prima del 1861, la penisola era un mosaico di Stati con lingue, tradizioni e leggi differenti. I siciliani odiavano i napoletani perché li vedevano come occupanti; i veneti diffidavano dei romani; gli ebrei espulsi dalla Sicilia nel ‘500 venivano discriminati persino nelle altre regioni italiane. L’unità fu un processo politico, non il compimento di un destino secolare.  
Perché Il Fatto insiste su questa narrazione?  
La risposta è semplice: il nazionalismo è uno strumento utile a chi vuole indebolire l’Unione Europea. Se gli italiani si convincono che la loro identità è antica e immutabile, saranno meno inclini a vedere sé stessi come europei. E un’Europa divisa è il sogno di Putin, che da anni finanzia e sostiene movimenti sovranisti in tutto il continente.  
Travaglio e Barbero, forse inconsapevolmente, stanno riproponendo miti risorgimentali in funzione anti-europea. Peccato che la storia, quella vera, dica tutt’altro.

da Fb del 30 aprile 2025.
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« Risposta #1 inserito:: Maggio 17, 2025, 04:50:38 pm »

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il modo di censurare del potere.
ciaooo
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Post di Gianni Gavioli

da - N.O.M.E. Nuova Organizzazione Militare Europea. La PACE VERA quella ATTIVA.
Gianni Gavioli  ·
Amministratore
Persona sempre più attiva
  · ptoredonsS1m0tuim8f51122g71ml3ama0h14t1 8ufuh5gtm50ali7tu7g8  ·
È mia opinione convinta che sia l'Essenziale il fine ultimo e giusto in ogni disputa tra il Potere, da chiunque detenuto ed espresso e le Persone Sociali Attive in una comunità territoriale.
È mia convinzione che il Concetto di Pace Attiva, in cui si debba e possa utilizzare anche la Guerra, sia Essenziale alla ricerca della soluzione del problema di pacificazione tra i vertici di realtà sociali, siano essi Stati o Nazioni.
La guerra la provocano i Vertici al Potere e la subiscono le Popolazioni, compresi gli Amorfi e le Persone Sociali Attive.
ggiannig

mio commento a:

Nino Cortorillo
ptoredonsS1m0tuim8f51122g71ml1ama0h1421 8ufuh5gtm50ali7tu7g8  ·
La pace ingiusta di Zagrebelski
In più occasioni il presidente emerito della Corte Costituzionale ha affermato che
" una pace ingiusta è meglio di una guerra giusta".
Ponendo così una divisione più tra chi vorrebbe la pace e chi vorrebbe la guerra che tra il concetto di ingiusto e di giusto.
Chi vuole la pace, bene assoluto e non scalfibile, dovrebbe essere disposto anche a subire una sua natura ingiusta.
Che richiamerebbe però la modalità ed il contenuto con cui si raggiunge ma di cui nulla di dice.
La pace ingiusta si può raggiungere con una resa, un armistizio, un accordo il cui contenuto è, lo riconosce Zagrebelski stesso, ingiusto.
Mentre proseguire una guerra ancorché per ragioni legittime e giuste sarebbe un principio da giudicare negativamente.
Il discrimine diventa tra chi vuole la guerra e chi non la vuole anche quando è già iniziata e senza valutare le responsabilità.
Nella sua asserzione non si fa cenno a nessun principio di legittima difesa, né a ragioni diverse quali la difesa del proprio paese o da una possibile dittatura o dalla perdita della libertà o della democrazia.
In una sua intervista in cui riaffermava il principio sosteneva che la frase gli era stata detta da una donna ucraina.
È curioso come queste donne ucraine diano spunto una volta a Orsini con le mamme di Mariupol che gli scrivevano o adesso a Zagrebelski.
Non quindi i suoi studi giuridici o filosofici ma una donna ucraina sarebbe la scintilla che muove il suo pensiero.
O forse sono solo alibi?
Quindi lui pensa al principio assoluto ma la donna che gli parla ha una nazionalità e quindi quel principio riguarda oggi l'Ucraina.
Non si sa se altre donne da altri luoghi di guerra gli abbiano parlato dello stesso argomento.
Quindi pace ingiusta per l'Ucraina.
Esistono precedenti cui rifarsi?
Un passo indietro alla seconda guerra mondiale e al nazismo inizialmente vittorioso.
Vi furono alcuni paesi che si allearono con la Germania per mantenere una parvenza di indipendenza.
Ad esempio l'Ungheria o la Romania.
Vi fu però un solo paese che sottoscrisse una "pace ingiusta".
Con l'invasione prima tedesca e poi, indegnamente a sconfitta certa quella italiana, il parlamento francese elesse, a larghissima maggioranza, a capo del governo il Maresciallo Petain comandante dell'esercito nella prima guerra mondiale.
Il suo incarico e mandato si tradusse nella firma di un armistizio con la Germania.
La Francia fu divisa in due parti. Una a nord comprensiva di tutta la costa atlantica sotto il controllo tedesco, una a sud, tolta Mentone data agli italiani, dove si insediò a Vichy il governo di Petain.
Negli stessi giorni De Gaulle era rifugiato a Londra e una parte dell'antifascismo francese ed esiliato in Francia fu costretta a fuggire o entrare in clandestinità.
Il governo di Vichy fu il male minore sull'altare di una pace pur ingiusta?
Fu minore quel male con un governo che divenne alleato della Germania?
Fu minore quel male di una pace ingiusta quando iniziò la caccia agli ebrei e agli antifascisti che erano fuggiti dalle aree occupate dai tedeschi e che furono mandati nei campi di sterminio?
Chi volesse capire meglio quei giorni consiglio il libro imperdibile di Arthur Koestler "Schiuma della terra".
In quel periodo tra il settembre del 1939 e il 1940 la Germania sembrava ormai padrona dell'Europa e il suo patto con l'Unione Sovietica le crea un fronte a est senza pericoli. Conquistano la Norvegia e la Danimarca mentre l'Unione Sovietica invade la Finlandia.
Un periodo in cui gli antifascisti, comunisti compresi, nell'Europa occupata dai nazisti cercano di salvarsi e opporsi, mentre devono difendere il patto Molotov-Ribbentrop e negli Stati Uniti il Partito Comunista inizia una campagna pacifista di propaganda contro il blocco economico verso la Germania e invece contro gli aiuti economici e militari agli alleati.
Una schizofrenia politica che resse solo perché coperta da una ideologia vissuta come un dogma assoluto.
In Francia la resistenza morale ed intellettuale crollò coinvolgendo anche settori politicamente lontani dal fascismo.
La destra nazionalista che vedeva una rivoluzione socialista inesistente preferisce soccombere ai nazisti.
Petain dichiara " mentre la vittoria (delle sinistre) avrebbe significato rivoluzione, la disfatta (l'armistizio con la Germania) avrebbe salvato la Francia....al prezzo della perdita di alcuni territori e di un po' di prestigio....".
Si dovette attendere il giugno del 1941 e l'invasione dell'Unione Sovietica per uscire da quella ipocrisia ed ambiguità.
La pace ingiusta francese consegnò il paese al nazismo e quel che non fecero i tedeschi lo fecero i collaborazionisti francesi loro alleati.
Se il confronto con l'Ucraina di oggi sembra improprio bisognerebbe dire in cosa si differenzia.
Un paese invaso, una guerra di dominio, territori sottratti, una democrazia in pericolo, una propaganda continua che vorrebbe eliminare le sanzioni alla Russia, una propaganda pacifista che chiede di non sostenere né economicamente nè militarmente un paese alleato, un invito costante e pressante all'Ucraina a preferire una pace ingiusta.
Trump e Putin potrebbero essere entusiasti ad applicare il modello Vichy di Petain e stanno discutendo esattamente di come sancire " una pace ingiusta" convinti che sia però giusta. Almeno per loro.
Solo a differenza della Francia non esiste un Petain ucraino e oggi l'Europa è un continente che vuole la pace ma non quella ingiusta.
Come non la può volere l'Ucraina a meno di eliminare l'ipocrisia e chiamarla resa.
Il pensiero profondo di intellettuali come Zagrebelski non ci dicono cosa sia quella pace ingiusta, cosa contenga, cosa accadrà dopo.
Manca totalmente in cosa si dovrebbe concretizzare, con quali concessioni.
Non si domandano cosa pensano le altre milioni di donne ucraine oltre la sua ispiratrice.
Pace a tutti i costi allora dovrebbe valere sempre in ogni guerra e ogni conflitto.
Perché però non si rivolge l'appello a chi ha aggredito l'Ucraina?
Perché ogni spinta umanitaria, ogni volontà di pace non si rivolge a Putin chiedendo una pace che fosse ingiusta per lui?
Putin vorrebbe avere un Petain ucraino che subito firmerebbe una pace ingiusta.
Stupisce che il custode della Costituzione nata dalla resistenza non abbia capito che se i partigiani avessero preferito la pace ingiusta anziché nascondersi nelle città o salire in montagna per combattere il fascismo si sarebbero arruolati a Salò che in fondo era una sorta di Vichy italiana.
Il dramma, davvero è un dramma, è vedere tanti intellettuali utilizzare principi nobili e artifici dialettici per poi sostenere le stesse cose che stanno nella testa di Putin ieri e anche di Trump oggi.

da FB del 17 aprile 2025
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