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Autore Discussione: Casa, diecimila famiglie aspettano un alloggio: in Veneto ci sono quasi 8 mila..  (Letto 7234 volte)
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« inserito:: Agosto 29, 2024, 12:00:57 am »

Mi viene segnalato da conoscenti che, in provincia di Vicenza, ai parenti di ricoverati in ospedale viene chiesto di andare ad assisterli, sia  dar da mangiare a pranzo, sia a cena e ad assisterli per la notte.

Sono fatti isolati o nuovi provvedimenti regionali a seguito dei provvedimenti del governo Meloni?

Mi date conferme e notizie, in posta privata, grazie.
ggg
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 21, 2024, 05:37:55 pm »

LA SANA INFORMAZIONE CORRE SUL WEB

Zaia tira le somme: 2017 super anno di lavoro. 2018 all’insegna dell’autonomia
REGIONANDO, LA REGIONE SI RACCONTA,TERRITORIO  - 22 DICEMBRE 2017

di Giorgio Gasco *
Pedemontana, Pfas, ospedale di Padova (“sarà un punto di eccellenza per tutta Italia”), lotta al dissesto idrogeologico, contenimento del consumo del suolo e soprattutto autonomia. Sfogliando all’indietro l’agenda dell’anno che sta per concludersi, Luca Zaia promuove sé stesso e tutto “il dream team”, il gruppo di assessori schierati alle sue spalle mentre fa il bilancio 2017 come prologo ai tradizionali auguri di Natale agli operatori dell’informazione. “E’ stato un anno proficuo – lo definisce il governatore del Veneto – un super anno di gran lavoro”. Seguono ringraziamenti a “tutti i miei principali collaboratori, cioè gli assessori, ma anche tutti i lavoratori della Regione, perché è stato un lavoro di squadra”. Doveroso, così lo definisce, il ricordo “dei veneti che quest’anno ci hanno lasciato”. Elenca: Gloria Trevisan, 26 anni di Camposampiero, Marco Gottardi, 27 anni di san Stino di Livenza, e Luca Russo, 25 anni di Bassano, vittime nel rogo del grattacielo di Londra e dell’attentato in Catalunya, “il il mio pensiero va a loro e alle loro famiglie”.
BILANCIO – Anche quest’anno “ce l’abbiamo fatta prima del 31 dicembre”, commenta soddisfatto Zaia. Infatti, i conti per il prossimo anno sono stati completati giovedì notte con il voto del Consiglio regionale, dopo una maratona di tre giorni. E anche in questa occasione, annuncia ufficialmente Zaia, “lo abbiamo fatto con una contabilità regionale unica nel suo genere”. Traducendo: ancora una volta “da quando sono presidente della Regione, non c’è stata imposta alcuna addizionale Irpef. Non vogliamo mettere le mani in tasca ai veneti: durante la crisi, piuttosto che raccogliere soldi e reinvestirli con i tempi della pubblica amministrazione è meglio lasciare un miliardo e 159 milioni di euro l’anno nelle tasche deinostri cittadini”. E promette che “il Veneto sarà tax free fino al 2020” quando scadrà il suo secondo mandato da governatore.
In tema di conti economici, il vicepresidente e assessore al Bilancio, Gianluca Forcolin, conferma che nella manovra restano i 60 milioni discrezionali in capo alla Giunta regionale, “non sono molti ma in periodo di vacche magre sono assolutamente importanti”. Nel documento si tiene conto di alcune poste fondamentali: il governo ha assegnato 50 milioni alle scuole paritarie e “noi garantiamo i 31 milioni come l’anno scorso e quello precedente per consentire il loro funzionamento”. La manovra conferma anche 25 milioni alla formazione professionale, viene aumentata da 20 a 21 milioni la cifra a disposizione per le attività e le funzioni degli oltre 570 lavoratori forestali del Veneto, “per i quali – spiega l’assessore – si è trovata finalmente una definizione della collocazione dal 1° gennaio prossimo in Veneto Agricoltura dopo anni di limbo in cui non sapevano neppure se riuscivano a percepire lo stipendio durante l’anno”.
PEDEMONTANA – “Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo concordato in sinergia con tutti gli enti preposti possibili: governo, Avvocatura dello Stato, Corte dei conti, Anticorruzione. E, nonostante le cassandre ancora una volta abbiamo dimostrato che i nani politici, così ci hanno definito, hanno saputo affrontare di petto questa partita e chiuderla, portando a casa un’opera strategica, che altrimenti, incompleta, sarebbe stata la nostra Gioia Tauro”. Il progetto della superstrada, la cui realizzazione è già avviata, ha avuto una gestazione complicata in un confronto, particolarmente acceso iniziato alla fine del 2016, sull’asse governo-Veneto- costruttori. Dopo la revisione dei flussi di traffico (previsti in eccesso, all’inizio) e una migliore definizione delle responsabilità e dei finanziamenti e l’attribuzione diretta alla Regione della responsabilità sul progetto, si è arrivati alla quadratura del cerchio con il ricorso al mercato finanziario. L’impresa di costruzioni Sis, controllata dalla famiglia piemontese Dogliani, ha emesso bond per 1,5 miliardi avvalendosi della collaborazione della Jp Morgan. L’operazione è stata ben accolta da finanziatori europei che ha dato risposta positiva permettendo l’incasso della consistente cifra per completare i 94,5 km di superstrada a 4 corsie fra Vicenza e Treviso. Una boccata d’ossigeno, cercata e ottenuta da Zaia, che ha evitato ai contribuenti veneti un’addizionale Irpef da 300 milioni per il 2018. Ora, lo conferma lo stesso governatore “i cantieri procederanno spediti ed è prevedibile che già il prossimo anno si possano aprire al traffico alcuni tratti, in attesa del completamento previsto nel 2020”.
Sullo sfondo resta un’altra opera che il Veneto chiede insistentemente al confinante Trentino. Proprio per chiudere il cosiddetto cerchio, occorre completare la Valdastico verso Nord. Zaia: “Si è deciso che sia una superstrada? Allora si faccia, così il traffico proveniente a Est potrà raggiungere più facilmente il Brennero separandosi a Vicenza da quello che va verso Milano”-
PFAS – Argomento spinoso, oggetto di scontro con il governo che accusa la Regione Veneto di aver adottato un metodo di profilassi pericoloso per la salute dei cittadini. Il governatore non fa sconti: “E’ un tema che abbiamo affrontato di petto, con determinazione, a volte, come nel caso dei limiti, sostituendoci al governo (abbiamo speso 3 milioni per coinvolgere laboratori di analisi) che è mancato. E anche in questo siamo diventati punti di riferimento per il resto d’Italia”. Con dati alla mano il leghista si sente di dire che “oggi garantiamo non solo acqua pulita nella ‘zona rossa’, ma lavoreremo anche perché le batterie di filtri, che potranno individuare anche fino a nanogrammi di sostanze pericolose, siano montate in tutto il Veneto”.
AUTONOMIA – Nonostante la profonda diffidenza e distacco dimostrati dal governo, ora sono avviate le trattative che fanno seguito al referendum dell’ottobre scorso per l’attribuzione al Veneto di maggiori forma di autonomia. I tavoli governo-Regione procedono e entro la fine della legislatura (a marzo prossimo si vota per le elezioni politiche) le parti dovrebbero siglare una pre-intesa. Per ora si sta trattando dell’attribuzione di responsabilità al Veneto su sanità, sicurezza sul lavoro, rapporti con la Ue, ambiente, istruzione. All’appello, insiste il governatore “mancano altre 18 materie. Tutto deve essere chiaro e certificato per evitare che coloro che verranno dopo Gentiloni si sognino di cambiare le carte del gioco”. Come giudicare il cambio di marcia da parte del governo che ora pare accelerare per concludere la trattativa? “E’ passato il concetto del rispetto per i due milioni e mezzo di veneti che hanno votato al referendum. Rispetto da parte mia e anche da parte del sottosegretario agli Affari Regionali, Gianclaudio Bressa, che ringrazio”.
OSPEDALE DI PADOVA – Dopo anni di tira e molla, sostanzialmente in casa leghista tra Zaia e l’ex sindaco Massimo Bitonci, è stato finalmente raggiunto un accordo tra la Regione e l’attuale primo cittadino Sergio Giordani del Pd. Con l’operazione, dal valore di un miliardo, Padova avrà due ospedali, un “doppio polo” con pari dignità: l’ospedale cittadino resterà quello di via Giustiniani con 900 posti letto attorno al policlinico, alla nuova Pediatria e a una nuova torre delle emergenze (con il pronto soccorso) e a Padova Est il polo della ricerca e della didattica, con altri 900 posti letto e le attrezzature per le cure più innovative. Obiettivo di Zaia: “Ridisegnare la logistica sanitaria del Veneto diventando modello per il resto d’Italia”. Da dove verrà fuori il miliardo necessario per la costruzione? “Ovviamente dalle casse dello Stato – risponde il governatore – E’ già pronta la lettera da spedire a Palazzo Chigi, con il riferimento dell’articolo della legge che prevede l’esborso per questi progetti”.
DISSESTO E PATRIMONIO – Zaia ha anche fatto il bilancio della vendita di immobili da parte della Regione. Partendo dal concetto “non siamo immobiliaristi”, il governatore ha annunciato che ammonta a 16,5 milioni la cifra incassata dalla cessione a seguito di 5 gare d’asta. Un lavoro faticoso, causa un sistema farraginoso “assai lontano da quello adottato in Usa nel quale si aggiudica il bene in un’unica convocazione evitando così rialzi e ribassi del prezzo”. Quando al contrasto del dissesto idrogeologico, procedono i cantieri aperti dopo la disastrosa alluvione del 2010. Zaia: “ Abbiamo chiuso il cantiere del bacino di laminazione di Caldogno (4 milioni spesi), siamo partiti a Trissino, in viale Diaz a Vicenza, alla Colombaretta e saremmo partiti anche a Pra’ dei Gai, se non fosse stata aperta la busta del bando per i lavori prima del tempo. In più sono partite la progettazione e i lavori per il bacino del Piave. E possiamo dire di essere l’unica amministrazione ad aver messo a bilancio 20 milioni per una serie di partite legate alla messa in sicurezza del territorio, tant’è che, se si ripresentasse una pioggia come quella dell’alluvione, oggi Vicenza non avrebbe più gli stessi problemi”.

Da - https://timermagazine.press/2017/12/22/zaia-tira-le-somme-2017-super-anno-di-lavoro-2018-allinsegna-dellautonomia/
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« Risposta #2 inserito:: Novembre 26, 2024, 12:04:01 pm »

Casa, diecimila famiglie aspettano un alloggio: in Veneto ci sono quasi 8 mila edifici sfitti

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« Risposta #3 inserito:: Dicembre 03, 2024, 12:11:37 am »

Veneto, le paure dell’industria meccanica: «Crisi peggiore rispetto al 2009. Aziende ferme in attesa di Trump»

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« Risposta #4 inserito:: Dicembre 09, 2024, 10:12:06 am »

Casa, diecimila famiglie aspettano un alloggio: in Veneto ci sono quasi 8 mila edifici sfitti
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« Risposta #5 inserito:: Dicembre 20, 2024, 03:31:55 pm »

Allarme per il futuro occupazionale in Veneto - La Piazza Web

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« Risposta #6 inserito:: Dicembre 23, 2024, 05:38:32 pm »

•   Sport
•   Giovedì 19 dicembre 2024
Cos’è questa storia della pista da bob negli Stati Uniti per le Olimpiadi di Milano-Cortina
È il piano B ufficiale, ma gli organizzatori dicono che non servirà e che quella di Cortina sarà pronta per tempo

In questi giorni è uscita la notizia che la Fondazione Milano-Cortina, che si sta occupando dell’organizzazione di Olimpiadi e Paralimpiadi invernali del 2026, ha individuato la pista di Lake Placid (nello stato di New York) come luogo alternativo per le gare di bob, skeleton e slittino, nel caso in cui dovessero esserci problemi nei lavori per la pista di Cortina. Secondo il programma le gare dovrebbero svolgersi a Cortina, nella pista che sta venendo restaurata dopo diversi ritardi e controversie legate all’impatto ambientale dei lavori, all’utilizzo che ne verrà fatto dopo le Olimpiadi e al costo di 81,6 milioni di euro, considerato molto elevato.
Proprio per questi iniziali ritardi il Comitato olimpico internazionale, che diverse volte aveva fatto sapere di essere contrario al rifacimento della pista di Cortina e di non essere convinto che i tempi saranno rispettati, ha chiesto agli organizzatori di indicare comunque un piano B: Lake Placid, appunto. L’impianto statunitense ha già ospitato i Giochi olimpici invernali nel 1932 e nel 1980 e l’anno prossimo ospiterà i Mondiali di skeleton, ed è quindi già pronto; chi lo gestisce inoltre lo metterebbe a disposizione gratuitamente per Milano-Cortina, scrive il Wall Street Journal.
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Dalla Fondazione Milano-Cortina confermano che Lake Placid offriva le migliori condizioni economiche e organizzative e per questo motivo è stata scelta come sede alternativa, ma dicono anche che quasi certamente non sarà necessaria, perché il rifacimento della pista di Cortina starebbe rispettando i tempi. Simico, la società che si occupa della costruzione degli impianti per le Olimpiadi, ha detto che ne è stato completato il 67 per cento. A marzo è programmato il primo collaudo completo della pista con atleti e Comitato olimpico.
L’ottimismo sarebbe invece un po’ ingiustificato secondo Marina Menardi, presidente del Comitato Civico Cortina: «Si stanno sbilanciando molto, ma se uno si fa un giro dalle parti del cantiere si chiede come sia possibile che tra un paio di mesi la pista sia finita», dice. Finora hanno ghiacciato 36 metri su 1.650 e, racconta Menardi, solamente per costruire la curva Cristallo, una delle più grandi, ci hanno messo circa un mese: «Ci sono parti della pista che devono ancora cominciare a costruire». Se i tempi non verranno rispettati, agli organizzatori non resterebbe che spostare le gare negli Stati Uniti.

I lavori per la pista di Cortina in una foto del 13 dicembre 2024 (La Voce di Cortina)
C’è il fatto, non trascurabile, che Lake Placid si trova a più di 6mila chilometri di distanza dall’Italia. La Federazione internazionale di bob e skeleton (IBSF) censisce sedici impianti attivi nel mondo, dieci dei quali in Europa. Il più vicino all’Italia è quello di St. Moritz, al confine con la Svizzera, che però secondo la Fondazione avrebbe necessitato di alcuni interventi per essere pronto come piano B; evidentemente anche gli altri, per esempio quello di Innsbruck in Austria, non davano le garanzie e la convenienza proposte da Lake Placid.
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Fu scartata invece sin dall’inizio l’idea di ripristinare, come piano A, la pista di Cesana Torinese, costruita per i Giochi di Torino 2006 e attualmente in disuso, anche se sarebbe costato molto meno (circa 10 milioni di euro in tutto) che rifare la pista di Cortina. È stata la politica in particolare, più che gli organizzatori dei Giochi, a insistere molto per il rifacimento della pista di Cortina, nonostante il parere contrario di molti residenti e associazioni. La pista di Cortina fu inaugurata nel 1923 e venne utilizzata per le Olimpiadi invernali del 1956; l’ultima volta era stata usata nel 2008, poi lo scorso anno è stata di fatto demolita: nello stesso posto, ma su un’area più grande dell’originale, si sta costruendo quella nuova, che nei piani di chi ci sta lavorando sarà moderna e spettacolare.
Rifare la pista di Cortina invece che quella di Cesana Torinese era ovviamente preferibile per gli organizzatori per il fatto che Cortina è sede ufficiale delle Olimpiadi, Torino no. Gli amministratori locali (tra cui il governatore del Veneto Luca Zaia) si erano molto spesi per cercare di programmare più gare ed eventi possibili a Cortina. Ma un’altra motivazione era anche la maggior tradizione della zona per gli sport come il bob o lo slittino, e quindi l’idea che in futuro la presenza di un impianto da quelle parti darà nuovi stimoli a sport che attualmente in Italia hanno in tutto una cinquantina di tesserati.
Anche su questo però Menardi è piuttosto scettica: «È un’opera che non ha nessun futuro, non c’è un piano», dice, ricordando che intanto hanno disboscato molto per far spazio ai lavori e definendo l’ingente utilizzo di cemento «uno scempio».

Da - https://www.ilpost.it/2024/12/19/pista-da-bob-milano-cortina-olimpiadi-2026-stati-uniti-lake-placid/?utm_source=firefox-newtab-it-it
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