SINISTRA DEMOCRATICA 2 (del dopo elezioni).
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Sinistra misteriosa e buffa
di Bruno Gravagnuolo
Picchia duro Dario Fo sul Pd, alla vigilia del remake di Mistero Buffo a Venezia. Girandole e sarcasmi per uno spettacolo con dentro gli «Zanni» di oggi: flessibili, disoccupati e disperati.
Ci sarà anche Ratzinger, dietro la sagoma di Bonifacio VIII. E sarà da gustare lo spettacolo. Sicché Fo sul Corsera anticipava battute ficcanti. Morettiane tipo: «Non c’è anima viva che oggi voglia dire qualcosa di sinistra». Oppure: «non hanno il coraggio di tirar fuori idee proprie e proposte chiare». E ancora: «per trovare la rotta occorre andare nella culla del capitalismo (da Obama)... Non resta che chiedere l’annessione agli Usa».
Cose da guitto? Che son senso comune però. E alle quali, sempre sul Corsera, replicava Cacciari da politico navigato: «Fo esagera». E, «il Pd ha fatto tanti errori, scegliendo una funzione di opposizione anziché di costruzione... si può recuperare, con programma forte e credibile e rinnovamento della classe politica». Già, miracolismo e pannicelli caldi in Cacciari. E confusione di concetti. Perché l’opposizione non si vede mica tanto. E poi il «programma forte» non è in contrasto con l’opposizione, anzi. La verità, piaccia o meno a Cacciari, comincia da una parola per nulla pacifica: sinistra.
È sinistra, benché moderata e riformista, il Pd? Metà dei fondatori non è d’accordo col definirlo di sinistra. Neanche in versione attenuata. E quale rinnovamento di «classe politica» può esservi, laddove su nodi chiave non v’è chiarezza né unità? Esempi: riforma istituzionale, bipolarismo, sistema elettorale, giustizia, laicità, politica estera, contratto nazionale del lavoro, famiglia europea. Una lista infinita. Fusione fredda? No, poltiglia di notabilati. Senza opzioni in conflitto esplicitate. Senza vita interna trasparente, di volta in volta sui temi cruciali. Vita interna, e radici larghe. Non caminetti, direttivi o gruppi parlamentari. Perché questo è un partito, e non altro. Per inciso, anche il Congresso venturo rischia di restare stregato da primarie scontate. Senza veri delegati, mozioni, confronti. Il vero mistero buffo? Eccolo, è tutto questo
bgravagnuolo@unita.it
04 febbraio 2009
da unita.it
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di Maria Luisa Boccia, Elettra Deiana, Isabella Peretti
A proposito di un manifesto del PD
“Berlusconi ancora una volta ha ingannato gli italiani.
Raddoppiati gli sbarchi degli immigrati clandestini”
Queste le poche orribili indecenti parole che abbiamo letto nei manifesti sui muri di Roma a firma Partito Democratico.
In tante siamo rimaste attonite e indignate.
Cosa si vuol far intendere?
Quasi fossero la peste del nostro tempo, con il governo Prodi gli sbarchi degli immigrati erano la metà di quelli attuali, mentre con Berlusconi sono raddoppiati: è una gara tra chi contiene il contagio?
Se volessimo esagerare, questo manifesto ci ricorda “la banalità del male” di Hannah Arendt, per la sua assurda allusività.
Poche parole, le nostre, per dire quelle verità che a sinistra tutti sanno, che nel Pd alcuni non ricordano più, che nella destra volutamente non vedono e non sentono.
Gli arrivi via mare e via terra nel nostro paese di persone che fuggono alle guerre, alle persecuzioni, o più semplicemente alla fame, crescono perché sempre più drammatiche sono le conseguenze della crisi mondiale e della cattiva politica, e tutto ciò indipendentemente dai tipi di governo.
Fuggendo stipati nei camion o nei gommoni, subendo le peggiori traversie, “forse” non hanno avuto la possibilità di seguire le impraticabili procedure della Bossi-Fini per non arrivare con il marchio dell’appellativo “clandestini”!. Marchio che nel linguaggio del governo e dei media mantengono, anche se molti di loro fanno appello al diritto d’asilo. Ma anche chi arriva con un visto d’ingresso, al suo scadere non riuscirà quasi mai a ottenere il permesso di soggiorno, e quindi ad evitare quel marchio.
Un marchio, sì, perché essere clandestini significa essere rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione, essere rimpatriati – in base a quegli accordi con paesi come la Libia che in cambio di tanti soldi italiani ricacceranno “i clandestini” nelle carceri del deserto – oppure essere destinati all’economia sommersa e talora all’economia criminale.
Sono le politiche governative che rendono clandestini gli immigrati, che li criminalizzano relegandoli ai margini dell’economia e della società: un razzismo di tipo istituzionale, che permea tutte le misure del cosiddetto “pacchetto sicurezza” ma anche alcuni comportamenti delle forze dell’ordine, del personale degli uffici e dei servizi; un razzismo istituzionale che si intreccia e fomenta nuove forme di razzismo popolare, fondate su stereotipi, pregiudizi, disinformazione. Il risultato è una miscela esplosiva, che sta producendo episodi brutali ogni giorno. Il risultato è una democrazia dimezzata, perché ogni forma di violenza e discriminazione è il contrario della democrazia; vogliono imporci una cittadinanza e quindi anche una società chiusa e esclusiva, in cui tutte, native e migranti, stentiamo a riconoscerci.
Siamo donne impegnate ogni giorno a contrastare gli intrecci perversi e pericolosi tra razzismo e sessismo, che tendono a dimostrare che "il mostro è fuori di noi": noi siamo civili mentre "loro" sono barbari e violenti, mentre sappiamo bene che la violenza contro le donne è un fenomeno di recrudescenza e possessività maschile trasversale che attraversa paesi culture religioni e strati sociali.
Proprio in questi momenti in cui riesplodono forme di “linciaggio popolare” contro quei violentatori che abbiano anche l’aggravante di essere stranieri, una politica antirazzista deve essere chiara e ferma, non dar luogo ad alcun fraintendimento come quei manifesti lasciano intendere, e che non corrispondono neppure al pensiero e alla storia di molti militanti e dirigenti dello stesso Pd.
da sinistra-democratica.it
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Il mio sogno resta una sinistra davvero unita
di Umberto Guidoni
Quando mi sono avvicinato al PdCI, cinque anni fa, l’ho fatto perché credevo nel progetto di rinsaldare la sinistra, in una strategia di costruzione di un centro-sinistra contrapposta alla destra berlusconiana, eversiva e pericolosa per il Paese.
Dopo che il Partito Democratico ha scelto la deriva moderata, rompendo con i partiti alla sua sinistra, ho pensato che questo progetto potesse svilupparsi almeno per costruire una forza unitaria in grado di controbilanciare, nella società, la sterzata centrista del PD e l’assenza di un riferimento politico per le forze del sindacato e del lavoro. Per questo ho aderito alla Sinistra Arcobaleno, pur non condividendone le forme e i connotati elettoralistici, sperando che le difficoltà e le resistenze delle diverse sigle si sarebbero superate col tempo.
Quello che non potevo immaginare è che, mentre ancora fumavano le macerie della lista Arcobaleno, Oliviero Diliberto, segretario di un partito nato per costruire una sinistra unitaria, liquidasse con un’alzata di spalle quell’esperienza, facendo appello ad un’unità dei comunisti tanto velleitaria quanto avventuristica.
La valanga dei consensi verso le destre ci ha consegnato un’Italia xenofoba, reazionaria e fondamentalista, su cui il governo Berlusconi sta facendo leva per scardinare le fondamenta dello Stato democratico, laico e solidale. Di fronte a questa offensiva, la cui virulenza è sotto gli occhi di tutti, in particolare nella cronaca di queste ore, l’unica risposta è mettere in campo un progetto di aggregazione delle forze sane del Paese, che si riconoscono nei valori della costituzione antifascista, nata dalla Resistenza, che si sono battute e vogliono continuare a farlo per rendere più giusta e includente la società italiana.
Non importa da quale esperienza provengano: comunista, socialista o ambientalista. Quello che conta è costruire insieme un progetto di trasformazione della società che sia capace di sfidare l’immobilismo del PD e di riconquistare, da subito, la mente e il cuore del nostro popolo e, in futuro, la maggioranza del paese.
Ho preso la decisione di non rinnovare la tessera e di uscire dal PdCI con il cuore pesante, sapendo che avrei lasciato tanti compagni di lotte, ma anche con la consapevolezza che avrei trovato altri compagni che, pur venendo da altre esperienze, sono intenzionati a percorrere insieme questa nuova strada, con gli stessi valori di sempre. L’aver preso una strada diversa dai compagni del PdCI non mi fa dimenticare che lo scopo principale di tutti noi è creare un mondo più giusto. Spero vivamente che queste due strade tornino ad intersecarsi perché sono convinto che solo se la sinistra sarà unita e sarà forte, pur con le sue diverse anime, sarà utile per il nostro popolo e potrà, davvero, cambiare questo Paese.
11 febbraio 2009
da unita.it
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