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« Risposta #2 inserito:: Agosto 06, 2008, 11:12:47 pm » |
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Governo: Medaglia d’oro all’ipocrisia
Paolo Soldini
Chi di spada ferisce... Imke Duplitzer è un’ottima campionessa di spada, medaglia d’argento in squadra ai giochi di Atene nel 2004, e medaglia di bronzo ai campionati mondiali del 2006. A trentatré anni, l’atleta di Karlsruhe è famosa, in Germania, non solo per i suoi meriti sportivi, ma anche per le sue prese di posizione in materia di diritti civili. Lesbica dichiarata, da anni si batte per il riconoscimento delle unioni di fatto e della dignità delle donne omosessuali. Il che non ha impedito a un «prestigioso» sito web italiano di scambiarla ieri per un uomo. Ma non è questo il punto.
Il punto è che la signora Duplitzer è una persona seria, che quando ha annunciato che non parteciperà alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Pechino e ha invitato i telespettatori a fare zapping ha fatto una cosa seria. Discutibile, magari, ma seria. Nient’affatto serio, ma (ahinoi) ridicolo e penoso, è invece il balletto parapolitico che, in suo nome e a sua insaputa, la presa di posizione di Imke ha prodotto in Italia. A due giorni e qualche ora dall’apertura dei Giochi, il capogruppo al Senato della Pdl e il ministro della Gioventù hanno improvvisamente sentito divampare nei propri cuori ex missini e ancora aennini il fuoco di una irrefrenabile indignazione: facciamo come la Imke; ovvero, nella esitante prosa di Gasparri, «un gesto simbolico, che dovrebbe invitare tutti a riflettere su quei princìpi fondamentali, Pace, Libertà e Democrazia, che non possono essere messi in secondo piano». La fu segretaria dei giovani di An Giorgia Meloni era, all’inizio d’accordo pure lei, poi, nella migliore tradizione del suo schieramento, ha scoperto che in fondo in fondo basterebbe anche che gli atleti «indossino qualcosa di simbolico» o parlino «di valori quando sono intervistati (sic)». Ora, che a Maurizio Gasparri stiano a cuore «quei princìpi fondamentali, Pace, Libertà e Democrazia» è un fatto che ci consola e che, a suo modo, è pure abbastanza inedito. Non ci pare, infatti, che la sua storia politica sia particolarmente imbevuta di Pace, Libertà e Democrazia.
Ma tant’è: in un Paese il cui governo manda i militari per le strade delle città e vuole prendere le impronte ai bambini rom consola che qualche volta, almeno, ci si ricordi che esistono “princìpi fondamentali” (per gli altri, ovviamente, e sempre che non siano immigrati clandestini). Resta il dubbio sui motivi per cui l’onere di tenere alti i valori debba essere scaricato sulle spalle degli atleti e non su quelle di coloro ai quali in tutto il mondo si è chiesto di decidere, ovvero quelle dei rappresentanti degli stati e degli uomini politici. Qual è il problema? Gasparri e e la signorina Meloni non hanno il coraggio di rivolgersi a Silvio Berlusconi, che a Pechino ha inviato ufficialissimamente il suo (proprio suo) ministro degli Esteri? Pensano - o hanno pensato prima che la Meloni ricevesse l'ordine di fare marcia indietro - che i diritti del Tibet debbano essere difesi da spadaccini, corridori, maratoneti, ginnasti, velocisti e compagnia sportiva piuttosto che da chi ha il titolo, la delega e, eventualmente, il dovere di farlo? Armiamoci e partite, come denuncia l’esecrabile Bossi che, reduce da un fantasmagorico campionato mondiale delle “nazioni non riconosciute” cui partecipava anche il Tibet, ha avuto almeno la sincerità di denunciare che gli sembra «un po’ ipocrita andare fino là e poi non sfilare». D’altronde - ha precisato sibillino - «io non sono per le mezze misure, ma più per le misure dirette». Che cos’è? L’annuncio che ci sono trecentomila fucili bergamaschi pronti a sparare su un miliardo e passa di cinesi in nome dell’indipendenza del Tibet, o almeno del federalismo, o almeno del federalismo fiscale, o almeno di un canale nella tv pubblica di Pechino? Il problema è che l’ipocrisia, a volte, fa pessimi scherzi alla ragione. E la demagogia ne fa ancora di peggiori. E l’ipocrisia più la demagogia sposate alla debolezza di pensieri e princìpi ne fanno di orrendi. Ah, se la povera Imke sapesse... «Gasparri? Nein Danke».
Pubblicato il: 06.08.08 Modificato il: 06.08.08 alle ore 12.07 © l'Unità.
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