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Autore Discussione: Con LA TRACCIA IRREGOLARE Costola Indipendente del MONITORE si farà altro.  (Letto 5807 volte)
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« inserito:: Giugno 16, 2021, 04:03:37 pm »

Con LA TRACCIA IRREGOLARE Costola Indipendente del MONITORE si farà altro.

LA TRACCIA IRREGOLARE.
Moniti per il Futuro.


Un esempio: Prezzolini non fu uno sconfitto (come in fondo lui si riteneva) perché visse da IRREGOLARE la storia, mentre la viveva.
Il motto "non me la bevo", che fu anche di Montanelli oggi non aiuterebbe noi, immersi nelle falsità più o meno “bestiali”, nel cambiamento della società che vogliamo anche se soltanto nella parte da approfondire migliorandola, senza travestimenti partitocratici?
Un anticomunista che avversa l’antifascismo, come fu Prezzolini, non ispira una riflessione concreta tutt’altro che conservatrice?

Noi che si vuol cambiare dall’interno del Sistema, il Capitalismo e il Mondo della finanza, oggi nella melma perché colpevoli di aver trascurato la borghesia sana e profittato dell’ingiustizia del moderno colonialismo,

oppure che vogliamo recuperare l’ambiente prima che i Predoni lo massacrino del tutto, uccidendoci come la pandemia,

Noi che vogliamo cercare di far capire che il Male che ci affligge a causa del potere, ottenuto manipolando le menti delle popolazioni, è arrivato al punto che anche persone colte non si accorgono di essere cadute nella schiavitù di un Regime di dittatura dolce.

Noi possiamo affrontare, insieme, queste storture che con molte altre vessazioni ci hanno rubato la serenità tipica di noi Italiani?

Possono, dicevo, essere queste alcune delle missioni da compiere come Tracciatori IRREGOLARI di percorsi e progetti alternativi al pantano di oggi.
Possono queste azioni di democrazia applicata attirare il consenso sano di menti libere da bandiere settarie, sempre maledettamente divisive?

Se ne parlassimo (scrivessimo) sarebbe già un passo verso un futuro migliore e più giusto.
ggiannig


« Ultima modifica: Giugno 17, 2021, 11:04:05 am da Admin » Registrato

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« Risposta #1 inserito:: Giugno 17, 2021, 11:00:39 am »

Tràccia
Vocabolario on line

tràccia s. f. [der. di tracciare] (pl. -ce).

– 1. Segno lasciato nel terreno, su una superficie o in altro ambiente, da qualcosa che vi passa sopra o attraverso, che vi poggia con forza: le t. del carro sul terreno, degli sci sulla neve; la t. dell’aratro, il solco; fumiga la traccia Del ferro aperta alle seminagioni (D’Annunzio); fare la t., aprire una t. nella neve, aprirvi un cammino. Più genericam., striscia, segno di forma lineare: la lumaca lascia la sua t. sui muri; il proiettile disegnò una t. luminosa nell’aria.

- 2. a. Ognuna delle orme lasciate dai passi di uomini e di animali: seguire le t. di qualcuno, seguirne le orme, e fig. emularne l’esempio. b. In zoologia e nel linguaggio venatorio, qualsiasi indicazione della presenza e del passaggio della selvaggina sia sotto forma di orme sul terreno sia costituita dall’odore o sentore ivi lasciato o dalla presenza di resti alimentari, deiezioni, di sangue o altri segni: cercare la t. o le t. della lepre, del cinghiale, di un branco di starne; t. fresca, svanita, falsa, di corsa o di fuga, vecchia, recente, fredda; t. a occhio, quella che si vede, t. a naso, quella che i cani sentono con l’olfatto; essere sulla t., riferito a cani e cacciatori, come anche seguire, segnare, perdere, ritrovare la t. o le tracce. Alcune delle espressioni dell’uso venatorio si adoperano in senso fig., con riferimento a indagini poliziesche o a ricerche d’altro genere: la polizia è sulle t. dell’assassino; hanno seguito a lungo una falsa t.; andare in traccia, mettersi sulle t. (di una persona o di una cosa), andarne in cerca (cfr. rintracciare). c. estens. Segno di qualsiasi genere: c’erano tracce di sangue; piccola quantità residua che dà indizio di uno stato precedente: sulla parete rimangono ancora tracce di affreschi; non ne resta traccia, è scomparso completamente; nella sua voce non c’era t. d’irritazione. In partic., nelle analisi chimiche, sostanza in tracce, sostanza di cui si sono rinvenute quantità minime, non dosabili con il metodo analitico seguito. d. Segno visibile, o, anche, non materiale, che rimane come documento, testimonianza, eco o ricordo di un fatto, di una situazione, di una condizione: nel paese si vedevano ancora le t. del passaggio dell’esercito nemico; le t. rimaste nella lingua italiana della dominazione longobarda; aveva evidenti nel viso le t. della sbornia della sera prima; i patimenti avevano lasciato profonde t. nel suo volto (o nel suo spirito); è una città ormai decaduta ma che conserva ancora alcune t. dell’antica grandezza; in psicanalisi, t. mnesica (o mnestica), il modo con cui un evento viene registrato nella memoria; in senso fig. e generico: è scomparso (o se n’è andato dal paese, ha lasciato la famiglia, ecc.) senza lasciar traccia di sé.

- 3. Con usi partic.: a. Disegno preparatorio di un dipinto, e spec. di un affresco (chiamato anche graffito). b. Disegno schematico di una struttura da costruire. c. Serie di appunti, schema in cui sono succintamente annotate le linee generali di un argomento da svolgere, di una trattazione orale o scritta: gettare giù la t. di un discorso, di una relazione; farsi la t. di un articolo. Nel linguaggio scolastico, l’argomento (anche come semplice enunciato del tema) che l’alunno deve svolgere in un compito scritto. d. letter. Cammino, percorso, in quanto rimangono sul terreno le orme del passaggio: Onde la t. vostra è fuor di strada (Dante); All’incalzante scalpito Della zampa, che caccia Polve, e sassi in sua t. (Foscolo); quindi, perdere la t., smarrirsi: Onde ’l vago desir perde la t. (Petrarca). e. poet. ant. Schiera di gente che procede in fila: Del [= dal] vecchio ponte guardavam la traccia Che venìa verso noi da l’altra banda (Dante).

- 4. Nel linguaggio scient.: a. In matematica, t. di una retta, nella geometria descrittiva, il punto d’incontro della retta con il quadro (o con un altro piano di riferimento); analogam., t. di un piano, retta di intersezione del piano con il quadro. Nel calcolo delle matrici, t. di una matrice quadrata, la somma degli elementi della sua diagonale principale. b. In botanica, t. fogliare, ognuno dei fasci conduttori che, provenendo dal fusto, innervano le foglie.

- 5. Nel linguaggio tecnico: a. T. sonora, in cinematografia, la registrazione magnetica o ottica dei suoni sulla colonna sonora. Nei registratori magnetici, t. magnetica, sinon. di pista magnetica; per estens., ciascuno dei brani musicali che compongono un CD; più in generale, in informatica, ognuna delle partizioni in cui sono suddivisi i dischi a lettura ottica, i floppy disk, i CD-ROM o i dischi rigidi. b. In edilizia, piccola scanalatura praticata in una parte muraria allo scopo di incassarvi un cavo, un tubo, ecc.; impianto sotto traccia, impianto elettrico per costruzioni civili o industriali in cui i singoli conduttori, contenuti in un tubo di plastica, sono coperti dall’intonaco che riveste il muro. c. In fisica nucleare, t. di una particella, qualunque insieme di segnali (elettronici, fotografici, ecc.) che permettono di ricostruire la traiettoria della particella, per es. per misurarne la deflessione in un campo magnetico. d. Segnale ottico che appare sullo schermo fluorescente di uno strumento: t. oscillografica.

Da treccani.it
« Ultima modifica: Giugno 17, 2021, 11:04:35 am da Admin » Registrato

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« Risposta #2 inserito:: Giugno 17, 2021, 11:27:37 am »

Jouhatsu (蒸発)

Il nuovo termine del nostro lessico tematico giapponese è jouhatsu (蒸発), letteralmente “evaporazione” (il verbo “evaporare” si scrive jouhatsu-suru,  蒸発する), cioè le persone che spariscono e non si fanno più trovare per anni. Se ci pensate, si dice più o meno così anche in italiano: “Non l’hanno più trovato, è come se fosse evaporato”. Tuttavia, il termine più appropriato in italiano è “svanire”, che ha un sapore diverso da quello giapponese; anzi, l’assenza di sapore, dato che l’evaporazione lascia dei residui, mentre lo svanire no.
Chi sono, allora, gli “evaporati” in Giappone? Di solito sono quelli che non reggono più la pressione della società, gli impegni, le regole, le gerarchie, e decidono di scomparire, darsi alla macchia, andare da un’altra parte (del Giappone) e rifarsi una vita. O quelli che si vergognano molto per un licenziamento, un matrimonio fallito, una dipendenza, una vita condotta in modo disordinato e disonorevole.

Attenzione, quelli che scompaiono quasi sempre non lo fanno da soli: ci sono delle aziende che aiutano queste persone a scomparire in modo discreto. Le aziende si occupano di quelli che vengono chiamati “traslochi notturni“.“traslochi notturni“. Altra bella immagine, ma è una libertà del traduttore della Bbc: in giapponese si dice yonige-ya (夜逃げーや) che vuol dire (agenzia per la) “fuga di notte”.
Fanno “volare via” la gente: gli spostano le cose (la parte del trasloco) ma si occupano anche della rilocalizzazione, di trovare nomi alternativi, identità false ma plausibili, storie che aiutino uno straniero a rifarsi una vita in un altro contesto, ma sempre all’interno del Giappone.

Non si va romanticamente a vivere in montagna o in qualche atollo, però.
Si finisce invece in un quartiere abbandonato alla gestione della mafia giapponese o in una delle piccole cittadine fuori dal radar, fatte per i paria e i senza casta, vivendo di lavoretti più o meno legali, pagati per contanti e avendo a che fare con un sistema sanità informale da ambiente criminale. Si evapora ma non si scompare: si va altrove, un po’ più in là, a sopravvivere, vivendo d’espedienti.

La polizia sostanzialmente non interviene, a meno che non ci siano incidenti o crimini, perché in Giappone la privacy delle persone è difesa in maniera ossessiva, rendendo la scomparsa un po’ più facile. L’unico modo che quelli rimasti hanno per scoprire cosa è successo a chi scompare è assumere un investigatore privato, cosa che apre tutto un altro giro di considerazioni e valutazioni, inclusa (per noi) la differenza culturale che ha l’investigatore privato nella società giapponese rispetto alla nostra. Materia per altri lemmi tematici.

La pratica di fare jouhatsu è nata negli anni Sessanta ed è il modo con cui si è cristallizzato un concetto altrimenti non sostenibile dagli individui nella cultura tradizionale giapponese: fuggire da un matrimonio infelice o dalla sofferenza e disonore di un divorzio. Con lo scoppio della bolla degli anni Ottanta e il crash finanziario dell’economia giapponese che ne è seguito, fare jouhatsu è diventato il modo per rendere socialmente accettabile quello che da noi sarebbe l’atto di licenziarsi e lasciare il lavoro. Noi sogniamo di aprire il ciringuito sulla spiaggia, l’AirB&B in Toscana o il locale hipster in centro a Milano, loro che non si potevano licenziare o perdere il lavoro, senza un buon motivo (non certo la felicità) dovevano inventarsi una via di uscita. Diversa dalla strada tradizionale per uscire dagli obblighi sociali, che un tempo sarebbe stato il suicidio.

Evaporare è divenuta un’alternativa più ragionevole e al tempo stesso comprensibile per tutti. A pensarci bene, è una versione meno tossica e più vitale della pratica dell’hikikomori (“ひきこもり” oppure “引きこもり”), letteralmente “staccarsi e stare in disparte”, cioè gente che scappa dalla società chiudendosi letteralmente e fisicamente in se stessa, cioè chiudendosi fisicamente in casa, o meglio, nella propria stanza dalla quale non esce più.

Si capisce allora la vitalità positiva dell’evaporare. È un atto comprensibile, a condizione però di rispettare un altro tabù sociale: così come non si parla di suicidio, in Giappone non si parla pubblicamente neanche di jouhatsu.

Da - https://www.ilpost.it/antoniodini/2021/06/09/jouhatsu-%e8%92%b8%e7%99%ba/
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« Risposta #3 inserito:: Giugno 17, 2021, 11:48:08 am »

Chi e quanti sono gli "EVAPORATI" Italiani?

Inoltre, quella parte di Popolazione che si lascia dominare da false news,
da attacchi ingiustificati ad altri considerati "nemici",
dalla fatalità della violenza soprattutto alle donne,
ed altre nefandezze in circolazione in Italia, si possono considerare degli Evaporati ancora presenti sul posto?

ciaooo
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« Risposta #4 inserito:: Giugno 17, 2021, 03:40:06 pm »

Il modernismo di Papini e Prezzolini: Benedetto Croce e il dibattito critico.

StudiaFacile | Sapere.it
Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
16 giu 2021, 09:05 (1 giorno fa)
a me

https://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/letteratura-italiana/il_novecento_/a2_benedetto_croce__e_il_dibattito_critico/Il-modernismo-di-Papini-e-Prezzolini.html
 
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« Risposta #5 inserito:: Giugno 19, 2021, 01:07:06 pm »

Arlecchino Euristico.

L'Europa come l'Italia hanno necessità di una Élite di eccellenza che indichi la direzione di ogni attività futuribile e ne guidino il percorso.
Dalla sanità, al mondo del lavoro, all'informatica, al commercio e industria, ecc. ecc.

Ogni improvvisazione mediatica data in pasto alla ComunitàGregge deve essere evitata.
Il - Panem et circenses - lasciatelo ai politicanti di basso rango oppure ai politici ritardatari.

Al vertice di ogni Progetto deve esserci un "condottiero" che di ogni azione deve indicare obiettivi e segnalare risultati visibili all'Opinione Pubblica.

L'Opinione Pubblica deve conoscere gli obiettivi previsti dal governo in carica e avere la possibilità di consultarne i progressi.

Io su fb del 18 giugno 2021
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« Risposta #6 inserito:: Giugno 19, 2021, 07:41:24 pm »

LA TRACCIA IRREGOLARE

LA TRACCIA IRREGOLARE è una mia idea-iniziativa in cui si tratterà di Società, di Politica e Varia Umanità con l'intenzione di porre quesiti e ipotizzare prospettive, cercando di distaccarsi dall’insanabile Pantano Partitocratico, Populista, Sfascista e Mafioso in cui siamo immersi oggi, … ma non da oggi.

La suddetta “intenzione” è IMMAGINARE panorami sociali Differenti da quelli attuali ed elaborandoli secondo una nostra insindacabile valutazione, farne Comunicazione-Provocazione ai nostri lettori attingendo spunti e stimoli dal giornalismo d’inchiesta (Report e altri simili se ci saranno), da affidabili e impegnate fonti locali o semplici testimonianze (compreso la Vox Populi), per trarne ispirazione e stimolare approfondimenti ai/dai lettori.

Non tanto per scoprire altarini e tabernacoli del passato o quelli di oggi, quanto per essere in grado di IMMAGINARE in quale futuro questo paese potrebbe CAMBIARE in positivo partendo da ciò che ci impone il dover Risorgere, sia dalla Pandemia non ancora superata, sia da quanto e cosa ci offrirà il Governo Draghi e i suoi tecnici, dopo ciò che hanno dimostrato e fatto già intravedere dai primi loro modi di agire.

Avere consapevolezza su cosa ci è indispensabile per saper agire in concretezza, anche con pesanti e giusti provvedimenti interni ma soprattutto, nei rapporti, nelle proposte e nelle sollecitazioni da portare in Europa, nel Mondo e condividerle con i PAESI DEMOCRATICI Occidentali.

Perché TRACCIA IRREGOLARE.

TRACCIA perché non abbiamo la capacità e la possibilità, da indipendenti, di approfondire le varie questioni che possiamo solo sfiorare.
Anche se non ci neghiamo a collaborazioni qualificate, con scopi CONDIVISIBILI limpidi o per lo meno leggibili che volessero andare, ATTRAVERSO noi, ad approfondire le questioni che i Cittadini hanno il diritto di conoscere per rendersi consapevoli del loro destino.

IRREGOLARE perché, restando nei limiti Costituzionali della nostra Democrazia, si vuole essere indipendenti nelle nostre opinioni e liberi nelle eventuali prese di posizione pubbliche, senza dover subire le resistenze e le avversità che il Caos partitocratico imporrà per ostacolare il cambiamento.
Occorrerà andare oltre le regole, le abitudini e le malefatte in vigore, per cambiarle, RISPETTANDO quelle della Costituzione.
Ad essere “REGOLARI” oggi si corre il rischio di costrizioni, inquadrature fuorvianti inadatti all'agire nel fare bella comunicazione, anche la più semplice e superficiale, troppe sarebbero le regole imposte (come quelle farlocche oggi visibilissime in Tv e nella carta stampata) che noi pochissimi e indifesi, non saremmo capaci di svolgere senza contrasti e che NON VOGLIAMO SVOLGERE” sotto tutela.

Una Traccia Irregolare è spesso un pensiero fugace, ispirato dalla realtà vissuta o raccontata, che viene visto, letto, ma si deve raccogliere per farne un discorso compiuto.
Su Facebook di miei post in queste condizioni, ce ne sono e ce ne sono stati un centinaio (senza quelli censurati oppure fatti sparire dal Sistema FB).  

Agiremo ne LAU, forse continueremo ad essere soltanto letti, senza mai tornare ad un vero e proprio FORUM.
Ne LAU resteranno le cose scritte che per evitare ci vengano portati attacchi distruttivi o ci si faccia cattive manipolazioni, da parte di testate sfasciste che ci hanno copiati da anni, (quelli firmati da Arlecchino) tutte le nostre pagine sono messe di continuo in un nostro archivio.

Lo scritto rimane e può essere un seme benefico per chi li vorrà leggere anche in futuro.
Più saranno i "seminatori" più sarà la possibilità di dare alla gente la serenità dell'esserne consapevoli.

ggiannig  
Italia - 19 giugno 2021
« Ultima modifica: Luglio 05, 2021, 11:11:33 am da Admin » Registrato

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« Risposta #7 inserito:: Giugno 21, 2021, 10:09:25 am »

Gianni Gavioli
Amministratore

Alcuni di noi (pochissimi come al solito) stanno già lavorando alla rivista che vorremmo nel gruppo: - LA TRACCIA IRREGOLARE -

I Vecchi sono il passato, di tracce ne hanno viste molte ma nessuna ha saputo vedere razionalmente il FUTURO di questo Paese.

La nostra Rivista vuole raccogliere voci che sappiano indicarlo con libero pensiero Irregolare.

Traccia Irregolare perché pur accettando partecipazioni Differenti accoglierà soltanto testi liberi da settarismo di ogni tipo.
Neppure la tifoseria calcistica troverà spazio nella Traccia Irregolare.

ggiannig
PS: Scrittori volontari SocialCulturali cercasi.

Messo su Fb oggi 16 giugno 2021
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« Risposta #8 inserito:: Giugno 26, 2021, 11:06:30 pm »

Giovanni Giovannetti
USTICA 27 GIUGNO 1980

Davvero lo Stato repubblicano «veglia al mantenimento dell’ordine pubblico, alla sicurezza dei cittadini, alla loro incolumità̀», come recita il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza? Anni di doppia osservanza, di stragismo e di altre operazioni inconfessabili sembrano semmai affermare il contrario. Basti l’esempio del DC9 Itavia che, in volo da Bologna a Palermo, il 27 giugno 1980 viene abbattuto con modalità̀ terroristiche, tra Ponza e Ustica, da aerei militari appartenenti a nazioni nostre alleate: delle 81 persone a bordo (77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio) nessuno sopravvive. Parliamone.

In "Ustica & Bologna" (Nave di Teseo, 2020) Paolo Cucchiarelli scrive che quell’aereo recava a bordo un carico clandestino di trenta grammi di uranio arricchito destinati alla Libia (per questo motivo, il DC9 civile era scortato da un Mig libico) oltre a undici barre di uranio da destinare, in Pakistan, via Tripoli, alla costruzione della bomba atomica panislamica, finanziata dalla Libia e dall’Arabia Saudita. Gli Stati uniti sanno del programma nucleare islamico, ma al momento il Pakistan rappresenta un argine all’espansionismo sovietico in Oriente (nel 1979 l’Unione sovietica ha occupato l’Afghanistan) e lasciano fare. Aggiungeremo che a quel tempo la Libia è decisivo partner della famiglia Agnelli nel cda della Fiat (il leader libico Mu’ammar Gheddafi detiene il 13 per cento del suo pacchetto azionario) e fornisce all’Italia quasi il 50 per cento del suo fabbisogno energetico. Sempre in quegli anni – e sono anni di accordi sottobanco tra il governo italiano e alcuni movimenti armati palestinesi –, Tripoli coltiva il progetto di un missile capace di colpire molti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e in particolare Israele. Come si capisce, la «contraddittoria se non schizofrenica» politica estera italiana di allora (sono parole dell’ex vice capo del Sisde Vincenzo Parisi) non può̀ che irritare Israele e i suoi alleati, nonché́ ampi settori del governo degli Stati uniti e della Francia (due Paesi che, non meno dell’Italia, intrecciano temerari rapporti commerciali sottobanco con Tripoli). Stati uniti, Francia e Israele: si è mai seriamente fatto pressione sui governi di questi Paesi per agguantare la verità su Ustica? Sulla corresponsabilità̀ di Israele, in "The Other Site of Descripton" (1994, inedito in Italia), Victor Ostrovsky – un ex ufficiale del Mossad, il servizio segreto israeliano – scrive che i Servizi israeliani «hanno avuto parte nell’abbattimento di un aereo solo quando era in gioco la sicurezza dello Stato di Israele»; e fa proprio l’esempio «dell’aereo italiano (che si pensava trasportasse uranio) nel 1980, che ha causato la morte di ottantuno persone».
Di conseguenza, il DC9 Itavia sarebbe stato deliberatamente abbattuto da aerei stranieri in territorio italiano a mo’ di avvertimento (alla componente filolibica e filopalestinese della pubblica amministrazione italiana) con una complessa e criminale azione militare e terroristica affidata alle “strutture parallele”. Americani, francesi e israeliani avrebbero dunque architettato un attacco non ortodosso, condotto in modo tale che fosse poi malagevole risalire ai veri responsabili, come in effetti è avvenuto. I militari italiani e in particolare i vertici dell’Aeronautica lo sanno (capo di stato maggiore della difesa è l’ammiraglio Giovanni Torrisi, P2) ma per molto tempo fingono di non sapere, accreditando verità̀ politiche di comodo.
Il messaggio politico lanciato a Ustica cadrà nel vuoto; stando a Parisi, viene allora ripetuto con la bomba fatta esplodere un mese dopo alla stazione di Bologna (e un terzo attentato pare fosse nelle intenzioni in Abruzzo, al laboratorio nucleare fisico sotto il Gran Sasso).
Una fosca presenza sembra infatti accomunare l’abbattimento dell’aereo di Ustica alla bomba bolognese del 2 agosto 1980: è la sagoma in controluce del Secret Team, una Cia nella Cia, la sua componente più oltranzista. Per Ustica, il Secret Team – affiancato dal Service d’action civique (Sic) francese e dal Mossad israeliano – avrebbe assoldato piloti mercenari a bordo di Mig 21 sotto falsa bandiera; per Bologna avrebbe pagato i neofascisti italiani dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar). I quattrini, passando per una banca svizzera, arrivano al capo della P2 Licio Gelli e da lì, parrebbe, a Gilberto Cavallini, Nar, poi condannato in primo grado all’ergastolo per la strage di Bologna. Qualcosa di simile (soldi Cia o comunque americani ai Nar, via P2) emerge nella filigrana delle ultime indagini che la Procura generale di Bologna ha condotto sulla strage in stazione dell’agosto 1980.
A fronte di tanto cinismo e omertà rimangono quelle 166 vite bruciate in poco più di un mese tra Ustica e Bologna. E se la morte di questi nostri concittadini rimane tuttora senza verità sui reali mandanti, e dunque senza giustizia, lo si deve in gran parte alle compromissioni, ai depistaggi e ai silenzi di uno Stato italiano che, invece di proteggerli, come sarebbe stato suo dovere, ha semmai inteso proteggere gli stranieri assassini, in virtù di superiori quanto inconfessabili mercanteggiamenti internazionali. Sono logiche dure a morire: in anni recenti, valga qui ricordare la rinuncia dello Stato italiano a pretendere verità e giustizia sull’assassinio, in Egitto, di Giulio Regeni.
Ma se uno Stato si mostra incapace di affermare il rispetto della sua sovranità nazionale, se rinuncia a dare protezione ai suoi cittadini e cittadinanza al principio di verità e di giustizia, è la credibilità dello Stato stesso, il suo prestigio e autorità ad arretrare, rendendo l’Italia sempre meno “rilevante” sul piano internazionale.
E tutto questo, si diceva, rimane in parte attuale, poiché la cinica stagione dello stragismo, quei lutti e complicità e mandanti istituzionali, pesa tuttora come tenebra oscura a fronte di un potere e una politica indifferenti all’etica, rinchiusi in partiti-chiesa invasivi al punto da essersi nel tempo sostituiti alle persone – unico soggetto razionale e morale, direbbe Roberta De Monticelli – allontanandosi sempre più dal dettato costituzionale. Sì, poiché se il bene ultimo di ogni democrazia è la libertà individuale, la necessaria disciplina dei diritti e dei doveri non può che trovare nella Costituzione le sue regole; Costituzione che va difesa applicandola – e non solo con letture alla moda sulle pubbliche piazze – in opposizione a chi la vorrebbe riscrivere con intenti autoritari e con accenti reazionari, come già era nelle intenzioni della P2.

Giovanni Giovannetti, “Malastoria”, pp. XVII-XX)

Da Fb oggi 26 giugno 2021.
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« Risposta #9 inserito:: Luglio 09, 2021, 02:02:10 pm »


Non l'unica ma la vera ragione del separatismo regionale mascherato da autonomia:

1)   predare più risorse dal contesto generale nazionale, non per concedere più servizi o diminuire le tasse ai cittadini, ma soltanto accaparrarsi più soldi possibile per il proprio feudo e conseguente casta locale.
2)   Spostamento del posizionamento del triveneto da occidente a oriente con motivazioni antieuropee

ciaooo

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Il cattolicesimo e il comunismo ci hanno sacrificato sull'altare del SIAMO TUTTI UGUALI, per abusare di noi come individui e come massa o gregge che dir si voglia!
Invece NO!
Siamo tutti diversi o differenti tra noi, sino a quando non ce ne renderemo conto, non potremo SCEGLIERE con consapevolezza a chi dare il potere di usarci per i loro fattacci particolari.
Dobbiamo leggere di un membro (anomalo) del governo che amoreggia con Urban, di altri che si bisticciano per burla per rincorrere il consenso di tifosi del nulla, non riusciamo neppure più a commentare le rinsecchite sinistre che, da 120 anni ci fanno del Male nella loro incapacità secolare di progettare un SOCIALISMO DI GOVERNO.

Allora Cari Concittadini, sforziamoci di riprendere in mano il nostro cammino di Diversi per diverse ragioni e come dice l’ottimo BERSANI facciamo che “”le differenze siano ricchezza sociale e annulliamo la tragedia delle Ingiustizie””!
ciaooo

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« Risposta #10 inserito:: Luglio 12, 2021, 10:06:26 pm »

LO SBLOCCO DEI LICENZIAMENTI E LA COAZIONE A RIPETERE GLI ERRRORI

Alla parola “licenziamento collettivo”, subito scatta il riflesso pavloviano: sindacati, partiti e istituzioni, invece di rimboccarsi le maniche per ricollocare i lavoratori coinvolti presso le imprese che cercano e non trovano, li incoraggiano a erigere le barricate e ad aggrapparsi con le unghie e coi denti alla struttura che sta chiudendo.

Intervista a cura di Valérie Segond, pubblicata (in lingua francese) su Le Figaro il 30 giugno 2021 – In argomento v. anche il fondo di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della Sera due giorni dopo, Lavoro, l’eccezione italiana.

Quale è la parte dei dipendenti che è interessata dallo sblocco dei licenziamenti?
In linea teorica, tutti i lavoratori dipendenti sono interessati, perché il blocco oggi (e ancora per due giorni) vieta qualsiasi licenziamento di natura non disciplinare. Però in pratica i dipendenti che corrono davvero qualche rischio di essere licenziati dal 1° luglio sono solo quelli di aziende in crisi, che devono ridurre il personale o addirittura chiudere.

Non arrivo a capire se questo tocca ad una grande parte dei dipendenti. Quali sono le stime dei dipendenti a rischio di essere licenziati?
Le stime che per lo più si leggono in questi giorni vanno dai 200mila ai 400mila. Ma c’è anche chi sostiene che veramente a rischio di licenziamento siano meno di 100mila.
C’è allarme per il rischio di imminenti licenziamenti collettivi da parte di alcune multinazionali.

In un Paese in cui operano 20.000 multinazionali, con una occupazione complessiva che si misura in milioni di persone, dovrebbe considerarsi fisiologico che, dopo un anno e mezzo di blocco dei licenziamenti, si apra qualche procedura di riduzione del personale con qualche centinaio di persone coinvolte.

Invece?
Appena si sente parlare di licenziamenti collettivi, subito scatta il riflesso pavloviano: sindacati, partiti e istituzioni, invece di rimboccarsi le maniche per riconvertire e ricollocare i lavoratori coinvolti presso le molte imprese che offrirebbero prospettive occupazionali eccellenti e non trovano la manodopera che cercano, li incoraggiano a erigere le barricate e ad aggrapparsi con le unghie e coi denti alla struttura che sta chiudendo.
Però, in genere, nel passaggio alla nuova occupazione si verifica una perdita di retribuzione, in genere fra il 15 e il 25 per cento.
Sì, ma anche quando questo si verifica si tratta per lo più di una perdita temporanea, destinata a essere riassorbita nel giro di tre o quattro anni. E comunque potrebbe essere compensata con un wage subsidy a carico della gestione della Cassa Integrazione, con un costo molto inferiore a quello dell’integrazione a zero ore per anni, che costituisce solitamente la sorte dei lavoratori in queste crisi occupazionali.

Le piccole imprese non possono licenziare fino al 31 ottobre…
Ma possono godere della Cassa integrazione incondizionata.

Secondo Lei, il blocco è stato vantaggioso per l’occupazione oppure ha avuto più impatti negativi sulle assunzioni?
Penso che sia stata una scelta sbagliata: come in tutti gli altri Paesi europei, sarebbe stata sufficiente la Cassa integrazione incondizionata e gratuita: nessuna impresa licenzia, avendo a disposizione questo ammortizzatore sociale.

Il blocco dei licenziamenti non ha impedito la distruzione di un milione di posti.
Non lo ha impedito per nulla: ha avuto solo l’effetto di collocare tutto il peso dell’indispensabile aggiustamento industriale sui peripheral workers, prevalentemente donne e giovani, che fanno registrare la quota maggiore di contratti a termine e di collaborazioni autonome continuative.
C’è una stima sull’effetto del blocco dei licenziamenti sulle assunzioni? Ha impedito di creare nuovi posti secondo Lei?

È molto difficile stimare l’impatto del blocco sulle assunzioni. Però è certo che esso ha un effetto di addormentamento del mercato del lavoro: è un po’ come mettere le persone in freezer. Si riduce molto la propensione delle persone a cercare la nuova occupazione. Nel frattempo, le imprese cercano personale che non trovano.

Da - https://www.pietroichino.it/?p=59212
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« Risposta #11 inserito:: Luglio 30, 2021, 05:33:14 pm »

Perché i tribunali virtuali possono minacciare la giustizia

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« Risposta #12 inserito:: Ottobre 08, 2021, 09:18:52 pm »

Voglio che sia riconosciuta la mia dignità, di protagonista, turbata e soppressa, a seguito delle vostre pretese assurde e sciocche NON SONO UNA AZIENDA!


RIDATEMI l'agibilità libera e la democratica visibilità della mia Pagina Facebook chiamandola IL MONITORE DISSIDENTE.


Dopo di che sono pronto alla migliore collaborazione (oggi vi serve!)


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« Risposta #13 inserito:: Ottobre 26, 2021, 12:38:38 pm »

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