Con LA TRACCIA IRREGOLARE Costola Indipendente del MONITORE si farà altro.

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Con LA TRACCIA IRREGOLARE Costola Indipendente del MONITORE si farà altro.

LA TRACCIA IRREGOLARE.
Moniti per il Futuro.

Un esempio: Prezzolini non fu uno sconfitto (come in fondo lui si riteneva) perché visse da IRREGOLARE la storia, mentre la viveva.
Il motto "non me la bevo", che fu anche di Montanelli oggi non aiuterebbe noi, immersi nelle falsità più o meno “bestiali”, nel cambiamento della società che vogliamo anche se soltanto nella parte da approfondire migliorandola, senza travestimenti partitocratici?
Un anticomunista che avversa l’antifascismo, come fu Prezzolini, non ispira una riflessione concreta tutt’altro che conservatrice?

Noi che si vuol cambiare dall’interno del Sistema, il Capitalismo e il Mondo della finanza, oggi nella melma perché colpevoli di aver trascurato la borghesia sana e profittato dell’ingiustizia del moderno colonialismo,

oppure che vogliamo recuperare l’ambiente prima che i Predoni lo massacrino del tutto, uccidendoci come la pandemia,

Noi che vogliamo cercare di far capire che il Male che ci affligge a causa del potere, ottenuto manipolando le menti delle popolazioni, è arrivato al punto che anche persone colte non si accorgono di essere cadute nella schiavitù di un Regime di dittatura dolce.

Noi possiamo affrontare, insieme, queste storture che con molte altre vessazioni ci hanno rubato la serenità tipica di noi Italiani?

Possono, dicevo, essere queste alcune delle missioni da compiere come Tracciatori IRREGOLARI di percorsi e progetti alternativi al pantano di oggi.
Possono queste azioni di democrazia applicata attirare il consenso sano di menti libere da bandiere settarie, sempre maledettamente divisive?

Se ne parlassimo (scrivessimo) sarebbe già un passo verso un futuro migliore e più giusto.
ggiannig


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Tràccia
Vocabolario on line

tràccia s. f. [der. di tracciare] (pl. -ce).

– 1. Segno lasciato nel terreno, su una superficie o in altro ambiente, da qualcosa che vi passa sopra o attraverso, che vi poggia con forza: le t. del carro sul terreno, degli sci sulla neve; la t. dell’aratro, il solco; fumiga la traccia Del ferro aperta alle seminagioni (D’Annunzio); fare la t., aprire una t. nella neve, aprirvi un cammino. Più genericam., striscia, segno di forma lineare: la lumaca lascia la sua t. sui muri; il proiettile disegnò una t. luminosa nell’aria.

- 2. a. Ognuna delle orme lasciate dai passi di uomini e di animali: seguire le t. di qualcuno, seguirne le orme, e fig. emularne l’esempio. b. In zoologia e nel linguaggio venatorio, qualsiasi indicazione della presenza e del passaggio della selvaggina sia sotto forma di orme sul terreno sia costituita dall’odore o sentore ivi lasciato o dalla presenza di resti alimentari, deiezioni, di sangue o altri segni: cercare la t. o le t. della lepre, del cinghiale, di un branco di starne; t. fresca, svanita, falsa, di corsa o di fuga, vecchia, recente, fredda; t. a occhio, quella che si vede, t. a naso, quella che i cani sentono con l’olfatto; essere sulla t., riferito a cani e cacciatori, come anche seguire, segnare, perdere, ritrovare la t. o le tracce. Alcune delle espressioni dell’uso venatorio si adoperano in senso fig., con riferimento a indagini poliziesche o a ricerche d’altro genere: la polizia è sulle t. dell’assassino; hanno seguito a lungo una falsa t.; andare in traccia, mettersi sulle t. (di una persona o di una cosa), andarne in cerca (cfr. rintracciare). c. estens. Segno di qualsiasi genere: c’erano tracce di sangue; piccola quantità residua che dà indizio di uno stato precedente: sulla parete rimangono ancora tracce di affreschi; non ne resta traccia, è scomparso completamente; nella sua voce non c’era t. d’irritazione. In partic., nelle analisi chimiche, sostanza in tracce, sostanza di cui si sono rinvenute quantità minime, non dosabili con il metodo analitico seguito. d. Segno visibile, o, anche, non materiale, che rimane come documento, testimonianza, eco o ricordo di un fatto, di una situazione, di una condizione: nel paese si vedevano ancora le t. del passaggio dell’esercito nemico; le t. rimaste nella lingua italiana della dominazione longobarda; aveva evidenti nel viso le t. della sbornia della sera prima; i patimenti avevano lasciato profonde t. nel suo volto (o nel suo spirito); è una città ormai decaduta ma che conserva ancora alcune t. dell’antica grandezza; in psicanalisi, t. mnesica (o mnestica), il modo con cui un evento viene registrato nella memoria; in senso fig. e generico: è scomparso (o se n’è andato dal paese, ha lasciato la famiglia, ecc.) senza lasciar traccia di sé.

- 3. Con usi partic.: a. Disegno preparatorio di un dipinto, e spec. di un affresco (chiamato anche graffito). b. Disegno schematico di una struttura da costruire. c. Serie di appunti, schema in cui sono succintamente annotate le linee generali di un argomento da svolgere, di una trattazione orale o scritta: gettare giù la t. di un discorso, di una relazione; farsi la t. di un articolo. Nel linguaggio scolastico, l’argomento (anche come semplice enunciato del tema) che l’alunno deve svolgere in un compito scritto. d. letter. Cammino, percorso, in quanto rimangono sul terreno le orme del passaggio: Onde la t. vostra è fuor di strada (Dante); All’incalzante scalpito Della zampa, che caccia Polve, e sassi in sua t. (Foscolo); quindi, perdere la t., smarrirsi: Onde ’l vago desir perde la t. (Petrarca). e. poet. ant. Schiera di gente che procede in fila: Del [= dal] vecchio ponte guardavam la traccia Che venìa verso noi da l’altra banda (Dante).

- 4. Nel linguaggio scient.: a. In matematica, t. di una retta, nella geometria descrittiva, il punto d’incontro della retta con il quadro (o con un altro piano di riferimento); analogam., t. di un piano, retta di intersezione del piano con il quadro. Nel calcolo delle matrici, t. di una matrice quadrata, la somma degli elementi della sua diagonale principale. b. In botanica, t. fogliare, ognuno dei fasci conduttori che, provenendo dal fusto, innervano le foglie.

- 5. Nel linguaggio tecnico: a. T. sonora, in cinematografia, la registrazione magnetica o ottica dei suoni sulla colonna sonora. Nei registratori magnetici, t. magnetica, sinon. di pista magnetica; per estens., ciascuno dei brani musicali che compongono un CD; più in generale, in informatica, ognuna delle partizioni in cui sono suddivisi i dischi a lettura ottica, i floppy disk, i CD-ROM o i dischi rigidi. b. In edilizia, piccola scanalatura praticata in una parte muraria allo scopo di incassarvi un cavo, un tubo, ecc.; impianto sotto traccia, impianto elettrico per costruzioni civili o industriali in cui i singoli conduttori, contenuti in un tubo di plastica, sono coperti dall’intonaco che riveste il muro. c. In fisica nucleare, t. di una particella, qualunque insieme di segnali (elettronici, fotografici, ecc.) che permettono di ricostruire la traiettoria della particella, per es. per misurarne la deflessione in un campo magnetico. d. Segnale ottico che appare sullo schermo fluorescente di uno strumento: t. oscillografica.

Da treccani.it

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Jouhatsu (蒸発)

Il nuovo termine del nostro lessico tematico giapponese è jouhatsu (蒸発), letteralmente “evaporazione” (il verbo “evaporare” si scrive jouhatsu-suru,  蒸発する), cioè le persone che spariscono e non si fanno più trovare per anni. Se ci pensate, si dice più o meno così anche in italiano: “Non l’hanno più trovato, è come se fosse evaporato”. Tuttavia, il termine più appropriato in italiano è “svanire”, che ha un sapore diverso da quello giapponese; anzi, l’assenza di sapore, dato che l’evaporazione lascia dei residui, mentre lo svanire no.
Chi sono, allora, gli “evaporati” in Giappone? Di solito sono quelli che non reggono più la pressione della società, gli impegni, le regole, le gerarchie, e decidono di scomparire, darsi alla macchia, andare da un’altra parte (del Giappone) e rifarsi una vita. O quelli che si vergognano molto per un licenziamento, un matrimonio fallito, una dipendenza, una vita condotta in modo disordinato e disonorevole.

Attenzione, quelli che scompaiono quasi sempre non lo fanno da soli: ci sono delle aziende che aiutano queste persone a scomparire in modo discreto. Le aziende si occupano di quelli che vengono chiamati “traslochi notturni“.“traslochi notturni“. Altra bella immagine, ma è una libertà del traduttore della Bbc: in giapponese si dice yonige-ya (夜逃げーや) che vuol dire (agenzia per la) “fuga di notte”.
Fanno “volare via” la gente: gli spostano le cose (la parte del trasloco) ma si occupano anche della rilocalizzazione, di trovare nomi alternativi, identità false ma plausibili, storie che aiutino uno straniero a rifarsi una vita in un altro contesto, ma sempre all’interno del Giappone.

Non si va romanticamente a vivere in montagna o in qualche atollo, però.
Si finisce invece in un quartiere abbandonato alla gestione della mafia giapponese o in una delle piccole cittadine fuori dal radar, fatte per i paria e i senza casta, vivendo di lavoretti più o meno legali, pagati per contanti e avendo a che fare con un sistema sanità informale da ambiente criminale. Si evapora ma non si scompare: si va altrove, un po’ più in là, a sopravvivere, vivendo d’espedienti.

La polizia sostanzialmente non interviene, a meno che non ci siano incidenti o crimini, perché in Giappone la privacy delle persone è difesa in maniera ossessiva, rendendo la scomparsa un po’ più facile. L’unico modo che quelli rimasti hanno per scoprire cosa è successo a chi scompare è assumere un investigatore privato, cosa che apre tutto un altro giro di considerazioni e valutazioni, inclusa (per noi) la differenza culturale che ha l’investigatore privato nella società giapponese rispetto alla nostra. Materia per altri lemmi tematici.

La pratica di fare jouhatsu è nata negli anni Sessanta ed è il modo con cui si è cristallizzato un concetto altrimenti non sostenibile dagli individui nella cultura tradizionale giapponese: fuggire da un matrimonio infelice o dalla sofferenza e disonore di un divorzio. Con lo scoppio della bolla degli anni Ottanta e il crash finanziario dell’economia giapponese che ne è seguito, fare jouhatsu è diventato il modo per rendere socialmente accettabile quello che da noi sarebbe l’atto di licenziarsi e lasciare il lavoro. Noi sogniamo di aprire il ciringuito sulla spiaggia, l’AirB&B in Toscana o il locale hipster in centro a Milano, loro che non si potevano licenziare o perdere il lavoro, senza un buon motivo (non certo la felicità) dovevano inventarsi una via di uscita. Diversa dalla strada tradizionale per uscire dagli obblighi sociali, che un tempo sarebbe stato il suicidio.

Evaporare è divenuta un’alternativa più ragionevole e al tempo stesso comprensibile per tutti. A pensarci bene, è una versione meno tossica e più vitale della pratica dell’hikikomori (“ひきこもり” oppure “引きこもり”), letteralmente “staccarsi e stare in disparte”, cioè gente che scappa dalla società chiudendosi letteralmente e fisicamente in se stessa, cioè chiudendosi fisicamente in casa, o meglio, nella propria stanza dalla quale non esce più.

Si capisce allora la vitalità positiva dell’evaporare. È un atto comprensibile, a condizione però di rispettare un altro tabù sociale: così come non si parla di suicidio, in Giappone non si parla pubblicamente neanche di jouhatsu.

Da - https://www.ilpost.it/antoniodini/2021/06/09/jouhatsu-%e8%92%b8%e7%99%ba/

Admin:
Chi e quanti sono gli "EVAPORATI" Italiani?

Inoltre, quella parte di Popolazione che si lascia dominare da false news,
da attacchi ingiustificati ad altri considerati "nemici",
dalla fatalità della violenza soprattutto alle donne,
ed altre nefandezze in circolazione in Italia, si possono considerare degli Evaporati ancora presenti sul posto?

ciaooo

Admin:
Il modernismo di Papini e Prezzolini: Benedetto Croce e il dibattito critico.

StudiaFacile | Sapere.it
Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
16 giu 2021, 09:05 (1 giorno fa)
a me

https://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/letteratura-italiana/il_novecento_/a2_benedetto_croce__e_il_dibattito_critico/Il-modernismo-di-Papini-e-Prezzolini.html
 

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