La pazienza di Merkel è finita, un altro colpo alla Lingua tertii imperii e l'Austria agli austriaciPosta in arrivo
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Rep: | Bertolt: Cronache da Berlino
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Rep: Bertolt di Tonia Mastrobuoni
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Rep: Bertolt di Tonia Mastrobuoni
5 dicembre 2020
La pazienza di Merkel è finita
Si avvicina un Consiglio europeo difficile: il 10 e l’11 dicembre i leader europei cercheranno di risolvere il nodo del Recovery Fund e del Bilancio europeo, paralizzati dal veto di Ungheria e Polonia, finora irremovibili sulla questione della clausola dello stato di diritto. E questa settimana la pazienza di Angela Merkel, raccontano fonti vicine al dossier, è arrivata al limite. La cancelliera non ha alcuna intenzione di chiudere l’anno e il semestre di presidenza tedesca dell’Ue con un fiasco.
Una delle ipotesi in campo per superare l’impasse con il duo Orban-Morawiecki, avanzata apertamente anche dalla Commissione Ue, è quella di andare avanti a 25, negoziando un trattato a parte o ricorrendo alla cooperazione rafforzata per aggirare il "niet" dei riottosi dell’Est. Ungheria e Polonia ne uscirebbero male perché, saltando il Bilancio, l’Ue andrebbe all’esercizio provvisorio. E Budapest e Varsavia, beneficiari di generosi fondi europei, sarebbero costrette a fare a meno di montagne di soldi.
Ne abbiamo scritto per primi insieme ad Alberto D’Argenio, anche perché la partita del Fondo per la ricostruzione si incrocia con quella della permanenza del partito di Orban, Fidesz, nei Popolari europei. Il punto, in fondo, è che a causa della pandemia, la Germania non è riuscita a chiudere alcuni dossier su cui aveva previsto di fare sostanziosi progressi. Il semestre tedesco si conclude senza passi in avanti sul diritto d’asilo, sull’accordo sugli investimenti sulla Cina e con una grande incognita sulla Brexit. Colpa del virus. Ma a questo punto un eventuale fallimento sul Recovery è intollerabile, per Berlino.
Falcone e Borsellino, giudici dimenticatiUn ristorante di Francoforte appende alle pareti una gigantografia di Falcone e Borsellino e una di Marlon Brando nel “Padrino”. Maria Falcone, comprensibilmente, denuncia l’osceno accostamento dei due giudici barbaramente assassinati da Cosa Nostra e il capomafia del film di Francis Ford Coppola. Ma un giudice ignorante sentenzia che il ristorante ha ragione perché tanto in Germania nessuno sa chi siano Falcone e Borsellino. Eroi locali, secondo il giudice tedesco, mediamente ignoti agli avventori del locale. Un verdetto che la dice lunga non tanto sull’ignoranza del magistrato, quanto sul modo in cui è trattato il crimine organizzato in Germania: come il guaio di una minoranza, e non come un cancro che ormai permea la società tedesca.
Qui ho ricordato un po’ di dati e di fatti accaduti dopo l’evento che avrebbe dovuto aprire per sempre gli occhi alla Germania: il massacro di Duisburg. Una notte di agosto del 2007, Giovanni Strangio, membro dell’omonimo clan della 'ndrangheta, ammazzò davanti alla pizzeria “Da Bruno” sei membri della famiglia rivale. Al più tardi con quel barbarico omicidio di sangue, i tedeschi avrebbero dovuto capire che non solo la 'ndrangheta, ma la camorra e la mafia hanno varcato la frontiera dell’Italia da decenni. Il crimine organizzato infesta la società tedesca, fa affari con i ristoranti, l’immobiliare, il commercio, e opera in un paese che è un paradiso per il riciclaggio e non ha neanche leggi adatte, sufficientemente affilate, per contrastarlo.Lingua tertii imperiiIn Germania c’è da sempre una grande attenzione per la lingua. Perché dal geniale filologo Victor Klemperer, i tedeschi hanno imparato che i suffissi, le figure retoriche più ricorrenti, le espressioni ossessive, veicolano idee, modificano la realtà, creano consenso. E durante il nazismo, la lingua divenne un’arma micidiale per avvelenare la società. La “soluzione finale” resta ad oggi il più agghiacciante eufemismo della storia umana.
Ma una cosa che pochi tedeschi sanno è che il loro attuale alfabeto fonetico risale al 1934: il Reich non poteva consentire ai tedeschi di fare lo spelling con “S come Samuel” o “Z come Zacharias”. Cancellò il vecchio codice di Weimar, troppo ebreo per i feroci antisemiti hilteriani, e lo riadattò all’ideologia del regime. Finalmente sarà cancellato.
Riponete gli sci in soffittaAnche l’Austria, alla fine, ha ceduto. Dopo le dichiarazioni tonitruanti del cancelliere Sebastian Kurz e della ministra del Turismo Elisabeth Koestinger, quasi offesi per la richiesta di Italia e Germania di tenere chiusi gli impianti a Natale e Capodanno, Vienna ha introdotto regole talmente stringenti che sarà quasi impossibile sciare in Tirolo o nelle altre regioni austriache: quarantena obbligatoria di dieci giorni (con possibilità di fare il tampone soltanto dopo il quinto), e alberghi chiusi. Vale la pena appena di ricordare che proprio Ischgl, come vi avevamo già raccontato la settimana scorsa, divenne a marzo uno degli hot spot più pericolosi d'Europa.
Il cigno neroDue anni fa Chloé Lopes Gomes era arrivata a Berlino strafelice di aver superato le severissime selezioni per diventare una ballerina dello Staatsballett. Era la prima ballerina nera del prestigioso corpo di ballo dei tre teatri d’opera della capitale. L’intendente, lo svedese Johannes Öhman, aveva annunciato la fine della prassi di incipriare le ballerine per “Il lago dei cigni”. Ma la maestra di ballo di Chloé cominciò dal primo giorno a prenderla di mira con battute razziste e insistette perché lei si tingesse di bianco le braccia e il viso, per il famoso balletto di Ciaikovskij. A fine stagione, la ballerina di origini capoverdiane e algerine dovrà lasciare lo Staatsballett: il contratto non le è stato rinnovato. Per razzismo.
La Spd e le élite, i Verdi e la guerraAbbiamo già dato. E’ stata questa, in sostanza, la risposta che Norbert Walter-Borjans, leader della Spd, ha fornito al dibattito avviato sul nostro giornale sul significato della vittoria di Joe Biden per la missione centrista dei progressisti. Se la ricerca del “centro” vuol dire favorire le élite e tagliare fuori le ali estreme, com’è avvenuto in passato anche in Germania, Walter-Borjans pensa che sia sbagliato. In questa intervista esclusiva, il leader della Spd mi ha anche detto cosa può significare Biden per l’Europa e la Germania, dopo il disastro della presidenza Trump, e perché Olaf Scholz è un buon candidato per la cancelleria.
A proposito di sinistra, sulla Sueddeutsche Zeitung è apparsa questa settimana un’intervista importante alla leader dei Verdi, Annalena Baerbock. Gli ambientalisti hanno ottime probabilità di andare al governo, dopo le elezioni del 2021, come junior partner della Cdu/Csu. E il partito di massa più pacifista d’Europa si interroga già oggi, in un mondo sempre più permeato da tensioni geopolitiche e caratterizzato dalle palesi ambizioni espansionistiche della Cina, sulla traiettoria da intraprendere sul tema cruciale della difesa.
Baerbock rompe non pochi tabù, in questo colloquio con il quotidiano tedesco. Parla della necessità che si investa di più nel riarmo - “i fucili devono essere in gradi di funzionare” - risponde positivamente alla richiesta di Emmanuel Macron di rafforzare la sovranità europea nella difesa e di aumentare l’impegno della Germania nelle missioni all’estero - “non ci possiamo sottrarre” - e seppellisce anche la regola statutaria del suo partito che rifiuta missioni militari senza l’egida dell’Onu: “Un genocidio non può essere ignorato dalla comunità internazionale (…) Il diritto di veto (all’Onu) non può neutralizzare il diritto internazionale”. Un’intervista da leggere da cima a fondo.
Buona settimana e, come dicono i tedeschi, bleibt gesund!
Tonia
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