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POLITICA
IL RETROSCENA
Coronavirus e aumento dei contagi, Governo irritato con le Regioni: non facciano campagna elettorale
Non piace la provocazione del governatore campano De Luca che vorrebbe chiudere i confini. Preoccupazione per i nuovi casi ma niente lockdown in vista
Di Alessandro Trocino
Coronavirus e aumento dei contagi, Governo irritato con le Regioni: non facciano campagna elettorale shadow
ROMA A Palazzo Chigi si assiste con preoccupazione all’aumento dei contagi, non si minimizza ma non si prefigurano ulteriori misure draconiane per contenere il virus. A preoccupare di più è il climax di polemiche e di prese di posizioni che si sta registrando nelle Regioni. Un atteggiamento spiegato così: «C’è una campagna elettorale in corso e purtroppo alcuni governatori, invece di pensare alla sicurezza dei loro cittadini, pensano alle urne e al consenso che riusciranno a strappare».
Le terapie e i rischi
Il rapporto tra Regioni e governo centrale è stato messo a dura prova da quest’emergenza. Dopo il lockdown è arrivata la riapertura del 17 maggio e poi dal 3 giugno la libera circolazione tra le Regioni. Il decreto 33 del 16 maggio ha scolpito le regole che governano da allora la produzione e il rispetto delle norme anti Covid. Il governo effettua un monitoraggio nazionale e interviene in caso di allarme, le Regioni decidono i singoli provvedimenti in base al rischio locale.
Palazzo Chigi e il ministero della Salute seguono con attenzione l’evolversi della situazione. Si sottolinea che ancora che tutte le Regioni registrano un basso rischio e che resta moderato l’indice di saturazione delle terapie sub e intensive.
Dalla prima fase è decisamente migliorata anche la resilienza della rete sanitaria, che comprende il modello di prevenzione territoriale, i controlli e la disponibilità di locali per ospitare gli asintomatici. E l’Italia resta il Paese con il minor rapporto di positivi per popolazione.
Il rialzo dei contagi era atteso. Il business dell’estate, i viaggi all’estero e la voglia di divertimento hanno alzato la soglia di rischio. Ma al momento si esclude qualunque provvedimento di lockdown, sempre che la situazione non peggiori drasticamente. L’economia non potrebbe reggere un’altra chiusura totale. L’unica soluzione, si spiega, è aumentare il sistema dei controlli e dei tamponi.
Le discoteche
Ed evitare il gioco della campagna elettorale, che rischia di aumentare nervosismo. I ministri assistono con sconcerto e un po’ di irritazione all’accavallarsi di dichiarazioni che sembrano dettate da un’ansia di consenso e che spesso contraddicono i comportamenti passati. Francesco Boccia, ministro degli Affari Regionali, invita all’unità: «Solo se saremo uniti potremo continuare a essere il Paese che ha reagito con efficacia al diffondersi del contagio».
Le Regioni sono spesso andate in ordine sparso. Sulle discoteche, per esempio, Basilicata e Molise sono state tra le Regioni più rigorose. La Calabria le ha aperte e poi chiuse. Veneto ed Emilia le hanno aperte, per poi dimezzare la capienza, come la Sardegna che ha imposto la regola surreale del ballo a due metri di distanza. Fino a quando è arrivato lo stop del governo.
La scuola
Non piace per nulla l’idea del governatore campano Vincenzo De Luca di bloccare la circolazione interregionale. Bocciata come «idea da campagna elettorale», così come altre esternazioni di segno opposto di governatori che cavalcano la frustrazione per le restrizioni. Non è piaciuto neanche la contestazione di De Luca sull’assegnazione ai genitori del controllo della temperatura degli studenti. Quello della scuola resta un tema sensibile. Palazzo Chigi insiste nel rassicurare che la riapertura ci sarà, supportando il ministro Lucia Azzolina, che però ha fatto irritare il premier con il suo accenno al «boicottaggio» dei sindacati.
Francia e Germania
Quanto ai Paesi stranieri, finora si è evitato di ricorrere a misure drastiche verso i più grandi. Ne hanno fatto le spese la Spagna, perché con contagi fuori controllo, ma anche Grecia, Malta e Croazia, con situazioni non così allarmanti. Più difficile intervenire su Paesi come Francia e Germania, che portano in Italia molti turisti e che hanno un livello di suscettibilità, e di potere, molto superiore. Se la situazione dovesse precipitare, si potrebbe decidere per il tampone preventivo per ogni spostamento, ma queste misure dovrebbero essere concordate dalle diplomazie.
22 agosto 2020 (modifica il 22 agosto 2020 | 21:56)
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