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Autore Discussione: La Libia è la chance per Mosca di riavvicinarsi alla Ue  (Letto 2258 volte)
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« inserito:: Gennaio 17, 2020, 12:48:25 pm »

La Libia è la chance per Mosca di riavvicinarsi alla Ue

06:52, 15 gennaio 2020

Di Marta Allevato

Questa la chiave di lettura offerta da Makism Suchkov, direttore dell'edizione russa della testata Al Monitor

I colloqui intra-libici a Mosca, nonostante la mancata firma della tregua da parte di Khalifa Haftar, sono stati "produttivi" per la Russia: "Si è riusciti a uscire dall'impasse, ogni parte ha capito in modo concreto cosa vuole ottenere nei negoziati - e questo sarà importante per la Conferenza di Berlino - e il dossier libico è diventato il primo vero campo comune di cooperazione politica tra il Cremlino e l'Europa". Lo spiega in un commento all'AGI, Makism Suchkov, direttore dell'edizione russa della testata Al Monitor e analista dell'Ispi.

"Ho parlato con i rappresentanti russi che ieri hanno partecipato ai colloqui", ha riferito, "e ritengono che non sia stato uno sforzo inutile, soprattutto in vista dei negoziati di Berlino, perché ora anche gli europei capiranno meglio quello che succede concretamente". "Per Mosca", spiega l'analista, "sulla Libia c'è sicuramente l'interesse a recuperare i contratti persi dopo la caduta di Gheddafi e quello di sfruttare la possibilità di un riavvicinamento agli europei, soprattutto i tedeschi, con cui la cooperazione e' ferma al settore energetico sul Nord Stream 2".

"La Libia e la preparazione della Conferenza di Berlino", ha spiegato Suchkov, "rappresentano il primo vero tema per una cooperazione politica con la Ue". "La cosa che ora teme Mosca", ha concluso, "è che Haftar prima di Berlino cerchi di prendere Tripoli, facendo in questo modo saltare la Conferenza o trasformandola in un flop".

Da - https://www.agi.it/estero/libia_russia_germania_haftar_serraj-6881286/news/2020-01-15/

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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 17, 2020, 12:53:29 pm »

IN LIBIA RIDE BENE CHI RIDE DOPO L’ULTIMO. E FORSE A NOI CONVIENE

FLAVIO PASOTTI
15 gennaio 2020
   
L’Italia non può inviare in Libia armi e militari, come a petto gonfio e squarciagola sostiene qualcuno anche dai banchi della opposizione, né a sostegno di colui che fu il Capo del legittimo governo da noi diplomaticamente tenuto in piedi insieme alle Nazioni Unite né cambiando partito. Lo avremmo potuto fare in passato, e avrebbe avuto un senso, ma non se ne ebbe il coraggio (e non si ottenne un via libera internazionale, in modo particolare dai francesi); lo ha già fatto Erdogan prendendosi scena e vanto, io credo facendo di necessità virtù per la debolezza dei suoi alleati di Misurata e Tripoli. Il fallimento del vertice di Mosca era molto prevedibile: troppo clamore ingiustificato avrebbe avuto il risultato ottenuto da Putin e Erdogan, troppo costoso il prezzo di immagine e sostanza per gli europei, nessuna garanzia di sicurezza per l’Egitto e umiliazione troppo clamorosa degli emiratini da parte dei Fratelli Musulmani dell’aspirante califfo di Ankara. Una pace firmata in Svizzera è un conto, firmata a Mosca o Versailles con un garante turco era impensabile e questo è forse il primo errore di voracità commesso da Putin nel Grande Gioco Mediterraneo.
Meno male che anche i due, controparti e alleati (noi nella Nato siamo alleati di Erdogan e in qualche modo lo siamo in Libia ma Putin in Italia è un corteggiato amico da destra e sinistra e un apprezzato leader anche se sta con Haftar) commettono errori o cadono sugli sgambetti di Macron e dei sauditi: è evidente quanto convenga togliere ai due “democratici” leader di cui sopra l’importanza dello strumento militare e fare in modo che  i rifornimenti in armi e soldati dati ai loro proxy libici li inchiodino da potenze in grado di imporre una pace a potenze co-belligeranti e corresponsabili della situazione libica.  A quel punto solo chi si riesce a ritagliare una dimensione di mediazione diplomatica e politica “disarmata” recupererà un ruolo nella partita. Quindi per la prima volta l’irenismo italico derivato diretto dall’italico onanismo in politica estera e da una buona dose di inettitudine, di duplicità e di conoscenza del terreno potrebbe anche rimetterci in corsa per un ruolo da giocare in silenzio, evitando di strombazzare che siamo pronti a mandare soldati purché di pace purché col casco blu e purché comandati da noi: un filotto di tre obbiettivi che si ottiene di carambola giocata di fino, non con i tiracci ad usum twitter (ma Roma è la dimostrazione di un certo degrado della qualità della scuola italiana che non produce più quei cultori di Machiavelli o quei mercanti trasformati in nobili di Venezia il cui ruolo fu tante volte determinante in Europa, non ultimo per chiudere diplomaticamente la Guerra dei Trent’anni). Ricordiamoci pure che a Wafa Eni ha non pochi interessi e che proprio qualche giorno fa voci non confermate lasciavano trapelare che inviati dell’uno e dell’altro contendente abbiano giocato il futuro di Wafa che sta sul confine con il presidente algerino, gli uni chiedendo di passare da Algeri con le truppe e gli altri chiedendo di impedirlo ambedue dando in cambio quei giacimenti.
La pletorica conferenza di Berlino sarà un primo passo, tiriamo fuori il popcorn e mettiamoci tranquilli e all’erta perché questa non è cosa che si risolve in un fiat. E la divisione come possibile esito di quella Libia che noi inventammo ripristinando ora autonomia per Cirenaica e Fezzan oltre Tripoli non passa da geometri che tracciano righe rette nel deserto perché questo è già lo stato di fatto uti possidetis militare bensì  dal vero obbiettivo: la spartizione ufficiale dei diritti internazionali, degli accordi e dei dividendi del petrolio nonché delle attività finanziarie eredità di Gheddafi e ancora in essere depositati negli edifici della capitale in istituzioni che noi conosciamo molto bene anche perché ne abbiamo curato la presenza in Italia per trent’anni e più: Haftar sarà anche un generalissimo che vuole mettere la sua bandiera sul palazzo presidenziale ma tutti i sui collaboratori sanno bene quali sia il vero bottino…. E sulla sua spartizione e non su una scatola di sabbia si costruirà la pace. Chissà se riusciremo a infilare un piede nella porta…

Da - https://www.glistatigenerali.com/geopolitica/in-libia-ride-bene-chi-ride-dopo-lultimo-e-forse-a-noi-conviene/
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