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Autore Discussione: Nicola Guarino. In Italia l’incompetenza al potere.  (Letto 2153 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Giugno 03, 2018, 10:46:09 pm »

In Italia l’incompetenza al potere.

Par Nicola Guarino - 23 mai 2018
 
“Ogni fatto reale, per quanto obbedisca a proprie, immutabili leggi, ci appare quasi sempre incredibile e inverosimile. E quanto più è reale, tanto più talora ci appare inverosimile”.
(Fédor Dostoevskij – L’Idiota)

Quando il vento del populismo sarà passato sull’Italia della ripresa economica, costruita negli ultimi quattro anni, non resterà nulla. Ma il peggio è che usciremo dalla tormenta devastati, probabilmente molto più depressi e poveri. Isolati in Europa, dove la diffidenza monta verso il governo dei populisti di Salvini e Di Maio. Ci troveremo persi e probabilmente con una dittatura alle porte, che diverrà la nostra unica e tragica certezza.

Colpisce la sottovalutazione generale con cui nel paese si sta lasciando la via libera ad un governo che con il suo « contratto » vuole bloccare ogni opera di modernizzazione, che nella migliore delle ipotesi vuole sostituire il diritto e dovere al lavoro con penose forme assistenziali, che vuole esacerbare il conflitto sociale con la flat tax che sarà utile solo ai ricchi e che nello stesso tempo vuole drammatizzare il conflitto culturale nelle città, con la sua aperta ostilità contro gli immigrati. Che vuole oscurare le conquiste e il primato della scienza in nome di pregiudizi fondati sull’ignoranza e la paura come nel caso vaccini, che nelle forme e nella sostanza sta facendo carta straccia della nostra Costituzione. In altri tempi, un popolo di indignati sarebbe già sceso in piazza contro questa prospettiva che invece si fa sempre più reale tra l’educato sconcerto, se non i sorrisi compiaciuti di gran parte dei media, a cominciare dal servizio pubblico.

Pupo e puparo
Di Maio e Giuseppe Conte
In queste ore, l’unico argine a tanto disastro è stato il presidente della Repubblica Mattarella, che in un quadro di delegittimazione della politica e di sfiducia verso tutte le istituzioni, sembra essere l’ultimo ostacolo credibile all’incompetenza al potere.

Occorre essere chiari. Questo governo nasce non per disegno divino e nemmeno per l’imposizione di carri armati mossi da volontà golpiste. Questo governo nasce dal suffragio universale, dal voto libero degli italiani, un voto che non è stato offuscato da alcun imbroglio, da nessun errore. La vittoria del centro destra e in particolare della Lega di Salvini e lo straripante successo grillino sono stati voluti dagli italiani.
Si sono messe due forze “antisistema” al potere in Italia, due forze sostanzialmente antieuropee, malgrado la frettolosa corsa europeista delle ultime ore di Di Maio, solo per assicurarsi la poltrona di capo del governo.

Già l’Europa. Anche su questo punto occorre fare chiarezza. L’Europa ha moltissimo da farsi perdonare, e sarebbe l’ora che le istituzioni europee si svegliassero e cominciassero ad avere più coraggio, ma l’Europa non è una matrigna cattiva che desidera fare del male ai suoi figli. Occorre fermare questa retorica antieuropea che è stata alimentata irresponsabilmente dai populisti ed ancora più irresponsabilmente dai media.

Senza tema di smentita occorrerebbe ricordare che senza l’euro e l’Europa oggi l’Italia sarebbe al fallimento, in svendita, contesa sui mercati dalle più potenti multinazionali americane ed asiatiche. Oggi quando si vota, si dà conto anche all’Europa politica di cui siamo parte. Noi contribuiamo economicamente per la prosperità delle istituzioni europee che hanno creato grandi spazi per lo scambio economico, commerciale e culturale. Come noi ci risentiamo quando l’Europa su alcuni temi, penso all’emigrazione, non sa fare fronte a politiche ostruzionistiche e contrarie alle stesse disposizioni europee, cosi che in alcuni paesi dell’est si è permesso la chiusura delle frontiere, cosi non possiamo tacere sulle ambiguità e sull’incompetenza di questo futuro governo italiano che era arrivato a chiedere il taglio di 250 miliardi del nostro debito, come se i mercati fossero una concessionaria della BCE.

Con chiarezza bisogna dire che il voto in ciascun paese non è più, ma da tempo, una questione privata di quel paese. Dobbiamo ricordare che oltre alla Costituzione italiana si deve obbedienza ai trattati internazionali, che non possono essere sventolati solo quando fa comodo.

In Italia finanche i populisti, nella loro follia, non arrivano a proporre l’uscita dall’Europa e, se cosi è, non ci si può stupire se l’Europa voglia mettere becco nelle nostre cose come in quelle degli altri paesi. L’Italia è parte dell’Europa come la Campania è parte dell’Italia.

La vittoria dell’incompetenza che oggi suscita ilarità da operetta (l’ultima trovata è stato proporre un semisconosciuto che si chiama Conte, come capo del governo, che ha presentato un curriculum da millantato credito, se è vero che da New York a Berlino fino alla Sorbona di Parigi arrivano smentite sui suoi pretesi titoli accademici, mentre emergono inquietanti storie su sue posizioni antiscientifiche, come quelle a favore delle cure con stamina che sono state smentite da tutto il consesso medico, come una truffa), domani susciterà tragedia, e gli inquietanti segni sono già avvertiti nello scricchiolare della Borsa di Milano, dalle impennate dello Spread che, ad ogni colpo, lasciano decine di milioni di euro sul terreno.

Un dramma voluto certo dagli italiani, l’abbiamo detto, ma che avrà effetti perniciosi. Con la chiusura di industrie come l’ILVA di Taranto, senza alcun piano di rilancio del territorio proponibile in tempi brevi, o come nell’inutile ed ideologica chiusura delle TAV (non solo la Lione Torino, ma anche il tratto per Marghera e quello per Genova), che comporterà non solo una perdita spaventosa sotto il profilo economico, determinando una perdita di posti di lavoro, ma anche la rottura con un nostro storico alleato, la Francia.

Cerasa Occorre su questo punto anche capire le ragioni di questa vittoria populista. Certo la politica, quella vera, ci ha messo del suo, ma è anche vero che l’antipolitica è stata coltivata per venti anni nello sterile confronto berlusconismo/antiberlusconismo che ha suscitato solo nausea nei cittadini. Il populismo, specie quello grillino, come spiega bene il professore Antonio Da Empoli nel suo: “La rabbia e l’algoritmo”, ha saputo adattare di volta in volta in modo ectoplasmatico, per non dire liquido, come ricordava Bauman, la rabbia montante nel paese adattandolo attraverso un algoritmo, che pedissequamente adatta la linea politica populista dei grillini al sentimento della massa dei cittadini. Non è importante essere europeisti o antieuropeisti, dipende dalle ondate di umore della massa.
Si può essere pro o contro gli immigrati a seconda dell’emozionabilità della gente, a seconda dei bambini siriani annegati in mare o se due immigrati hanno stuprato una giovane italiana. Cosi essere o meno per avere tutti le armi e concedere ampia libertà di uso, dipende dal sentimento del momento e la cosa grave è che i media hanno montato e speculato a più non posso, creando un’area crescente di rabbia e frustrazione che spesso va al di là dei meriti dei politici e del Paese.

Claudio Cerasa, nel suo recente: “Abbasso i tolleranti”, segnala come da una parte la risposta a questa saga del rancore e della rabbia, sono state smussate parole politically correct, senza reagire con giusto furore ad una campagna che tende ancora ad occultare la realtà dei fatti a favore di post-verità che hanno gettato discredito su tutte le nostre istituzioni e sulla politica in genere che nella sua credibilità è scesa a livelli mortificanti. Secondo un recente studio del Censis, l’83% degli italiani non crede più nella politica e l’80% non crede che la democrazia sia necessaria.

Cerasa ricorda che negli ultimi 10 anni il brand “Made in Italy” è cresciuto del 153% ed è il terzo al mondo superato solo dal brand “Coca Cola” e dalla “VISA”, ma qualcuno ha sentito questa notizia? In realtà per settimane si sono sentite notizie, risultate false miranti, come nel caso di Renzi o della Boschi, a screditare quel reale rinnovamento politico che si stava affermando. Le vicende Consip, per il padre dell’ex sindaco di Firenze, come le presunte questioni su Banca Etruria e il padre della Boschi sono risultate delle bufale gigantesche, tanto è vero che la magistratura ha archiviato. Eppure su questo, tollerati con silenzio, i media e gran parte della stampa ha battuto per mesi, insinuando ogni sfiducia nei cittadini.

Si è portato avanti un gioco al massacro condotto spudoratamente da Lega ed M5S, ma non mancano pregresse responsabilità da parte di altri soggetti politici, che ci ha portati sulla china orrida della delegittimazione di tutto e tutti, dalla politica nelle sue istituzioni parlamentari e governative, alle istituzioni scolastiche che hanno perso ogni rigore e valore con professori che vengono smentiti, sbeffeggiati, quando non addirittura picchiati, che ha portato diffidenza verso tutti e tutto riducendo il paese ad uno stato di stordimento, rabbia e frustrazione. Si è arrivati ad uno Stato senza Stato. Per decenni la politica è stata solo delegittimazione reciproca, fino a screditare, colpire e ridicolizzare anche qualsiasi sincero tentativo di cambiare, modernizzare e normalizzare il paese. In questo senso l’acme si è avuto con il successo dei no al referendum costituzionale che, scevro da ogni valenza politica o personale, sarebbe stato un grande passo avanti per la nostra repubblica.

Delegittimazione dopo delegittimazione le persone si sono chiuse nel proprio privato spesso riempito di un sordo rancore, di angosciose paure, nelle proprie nevrosi senza costruire un comune senso di patria, senza cogliere neanche quei segnali di ripresa economica e sociale che pure c’erano.

Si è arrivati all’assurdo di porre alla presidenza del governo uno sconosciuto munito di un curriculum sostanzialmente falso e che non ha nessuna esperienza politica, solo per poterlo telecomandare meglio dai vertici delle Lega e dei 5 Stelle, dopo aver sostenuto per anni che il popolo doveva essere sovrano ed essere rappresentato al governo da uno scelto con il voto.

Fascisti
Salvini e Le Pen
È l’ora di dire che la politica è una cosa seria e che non si può guidare il futuro di un paese senza un’adeguata cultura politica, che il governo italiano oggi, ma da tempo non deve dare conto solo agli italiani ma anche all’Europa e agli europei e che è del tutto legittimo che di fronte a tanta incompetenza le istituzioni europee ed i cittadini europei manifestino le loro inquietudini?

La sinistra può ancora essere un faro in tanta tempesta, ma può esserlo solo se si lascia lo snobistico ed irritante “politically correct’. È l’ora di rispondere alle post-verità con la realtà, di dire pane al pane e vino al vino, di reagire alla fiera dei sogni dei populisti, con la forza delle idee e delle proposte. Di rispondere all’incompetenza e all’ignoranza (vedasi la questione vaccini o le cure con stamina, tanto gradite al proposto Conte) con la competenza e la forza della scienza e del suo divenire.

Occorre formare ed informare un popolo, che si è perso, con un uso responsabile della televisione e di tutti i mezzi di comunicazione. Perché l’ora è grave e se molti non l’hanno ancora capito, fortunatamente Mattarella, dall’alto della sua saggezza e del suo essere autentico politico, l’ha capito bene. L’unica certezza è il nostro Capo di Stato che in queste ore conferisce l’inevitabile mandato al semisconosciuto Giuseppe Conte, avviando quella che giornalisticamente è stata chiamata la terza repubblica, siamo sicuri che lui resterà vigile per il rispetto della Costituzione ed in difesa dei cittadini e della Repubblica.

Nicola Guarino

Da - https://altritaliani.net/in-italia-lincompetenza-al-potere/

Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 19, 2018, 04:31:22 pm »

INTERVISTA Armando Siri.

I Cir sono un’occasione per mostrare che l’Italia è solida e può assorbire le necessità di finanziamento con l’emissione di titoli di Stato
«Paese autonomo sul debito grazie al risparmio privato»
«L’obiettivo dei Cir è quello di dimostrare che il nostro Paese ha una solida dotazione di risparmio privato, e se vuole ha la possibilità di puntare ad assorbire in modo autonomo le proprie necessità di finanziamento con l’emissione di titoli di Stato». Armando Siri nel governo Conte è sottosegretario alle Infrastrutture, ma in questi mesi è stato anche in prima fila nella definizione del programma economico della Lega. Con il lavoro di costruzione dei conti individuali di risparmio, che ha portato avanti insieme a fiscalisti di primo piano e con un confronto con alcuni dei principali istituti di credito, unisce i due terreni. Perché i Cir puntano a offrire un nuovo prodotto per i piccoli risparmiatori, ma anche a creare una forma di finanziamento aggiuntiva per i progetti infrastrutturali che saranno collegati a ogni emissione dei Btp potenziali sottostanti dei Cir.
Quando debutteranno i Cir?
A inizio 2019, regolati dalle norme che inseriremo nel decreto fiscale collegato alla manovra.
Le prime bozze di decreto, circolate nel fine settimana, però non ne parlano.
Sono in corso gli ultimi confronti tecnici su alcuni dettagli della disciplina, ma l’indirizzo del governo è chiaro e l’impianto, il senso e gli obiettivi della misura sono integralmente confermati.
Il primo obiettivo è quello di spingere il risparmio delle famiglie su titoli italiani. Ma è una buona idea, proprio mentre la tensione sui nostri bond aumenta sì i rendimenti, ma suona anche un allarme sulla sostenibilità della finanza pubblica?
Ma l’investimento delle famiglie porta proprio nella direzione opposta a questi allarmi, che tra l’altro sono infondati. Riportare nei portafogli italiani i Btp li sottrae alle oscillazioni della speculazione.
Quindi l’idea sarebbe di riportare tutto il debito in mani domestiche?
L’obiettivo iniziale è quello di dare un segnale di fiducia degli italiani sulla solidità del proprio Paese. E in prospettiva puntiamo sicuramente ad assorbire una quota importante dell’ammontare di debito ancora in mano a investitori stranieri.
Ma l’uscita di fondi esteri che si è registrata negli ultimi mesi non denuncia il problema opposto? E non ci pensa da sola a riportare in Italia il debito?
È un meccanismo diverso. L’uscita di investitori stranieri, che pure non ha riguardato grosse somme, è assorbita in genere dagli investitori istituzionali italiani, che sono però sottoposti a forti pressioni regolatorie dagli organismi di vigilanza. Le famiglie ovviamente non hanno questo problema. E rappresentano anche un argine anti-spread.
In che modo?
Lo spread si muove con le vendite, ma i piccoli risparmiatori sono tradizionalmente cassettisti e tengono il titolo fino alla scadenza, condizione peraltro indispensabile per avere deduzione ed esenzioni fiscali. E giustamente si fideranno, come noi, della solidità di uno Stato di cui sono parte integrante, che nella sua storia non è mai venuto meno al pagamento di un debito. Le fregature ai risparmiatori sono arrivate da Lehman e da altri “campioni” del mercato. Non certo dai titoli di Stato, che anzi fino a una ventina di anni fa erano l’investimento tradizionale delle famiglie.
Certo, anche perché c’erano interessi stellari che non hanno fatto bene ai nostri conti, e che non sono paragonabili a quelli di oggi nemmeno dopo gli ultimi mesi complicati.
Ma ovviamente i tempi sono cambiati. Adesso l’investitore preferisce essere allineato a rendimenti ordinari di mercato in cambio della sicurezza che i suoi soldi sono tutelati. E i Cir offriranno questa tutela con in più un trattamento fiscale di favore, e la possibilità di partecipare a una scommessa collettiva su un Paese in cui si lavora insieme per il futuro.
Ma gli sconti sull’acquisto di titoli italiani non vanno contro le regole fiscali Ue?
Prima di tutto l’investitore acquista un conto individuale, di cui il Btp è il sottostante. E poi questi soldi avranno una destinazione specifica, perché saranno dedicati alle opere pubbliche indicate dal governo a ogni emissione. E non è certo possibile finanziare la costruzione di una strada o la ristrutturazione di una scuola in Italia acquistando Bund tedeschi.
Il tetto individuale a 3mila euro all’anno nasce da preoccupazioni degli operatori?
Abbiamo riscontrato grande interesse e collaborazione, e abbiamo accolto i loro suggerimenti per evitare di alterare l’equilibrio con gli altri strumenti di risparmio. Al debutto, i Cir saranno ovviamente una sperimentazione. Ma penso che nel giro di un paio d’anni si possa andare a regime rivedendo questi tetti all’investimento.

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Gianni Trovati

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