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Autore Discussione: ALFONSO PECORARO SCANIO Sarò il primo premier verde  (Letto 3199 volte)
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« inserito:: Giugno 19, 2007, 10:46:20 pm »

INTERVISTA SENTIMENTALE / ALFONSO PECORARO SCANIO
Sarò il primo premier verde
di Stefania Rossini

La famiglia. L'amore. Le battaglie ecologiste. L'impegno di governo. Il ministro si confessa a tutto campo.

Spiega il suo progetto per il futuro. E coltiva un sogno 


Alfonso Pecoraro Scanio ha gli occhi accesi di chi sta al mondo con vigile baldanza. Alto e vigoroso, un forte viso mediterraneo, tratta se stesso con naturale benevolenza e gli altri con il dovuto sospetto. È cordiale, loquace, quasi espansivo mentre non smette di misurare l'interlocutore e accordare il racconto di sé all'esigenza del momento. Politica e sesso? Nessun problema. Famiglia e religione? Sono i temi del giorno. Ecologia e governo? Tutta roba mia. Esibizionismo e presenzialismo? Nessuno è perfetto. Non c'è argomento che lo trovi incerto. Del resto, per il primo politico che dette notizia senza imbarazzi della propria plurivalente sessualità, un'intervista sentimentale è un esercizio di stile.

L'incontro, che si svolge nel salotto carico di stucchi di un grande albergo romano, si snoderà così tra voluti slanci partenopei e piccole prudenze istituzionali, lasciando la sensazione che questo giovane ministro di 48 anni ha tutta l'intenzione di fare ancora parecchia strada. In fondo alla quale c'è addirittura un sogno da premier.

È così? Si vede già a fare il premier?

"Più di molti aspiranti che ci sono in giro. Ma ora sono un leale sostenitore ed estimatore del mio primo ministro. Anche se questo mi mette in controtendenza".

Anche lei fa dello spirito sul governo che traballa?

"Anzi, ne sono addolorato. Viviamo in un clima avvelenato che rende difficile fare progetti alla distanza. Però finora me la sono cavata. Lo sa che l'ultima Finanziaria è la più verde della storia repubblicana?".

Una sensibilità ecologista poco spontanea. Anche i verdi sono indispensabili alla stabilità.

"È il motivo per cui vale la pena stare nella coalizione, anche perdendo voti come sempre ci capita in questi casi. Con il 5 per cento facciamo cose che, stando fuori con il doppio dei voti, non ci sogneremmo neanche. Ma non si conoscono, perché questo Paese ama solo il gossip".

Qui le può dire...

"Lotta alle ecomafie, difesa del suolo, demolizione degli ecomostri, incentivi per l'energia solare, bonifiche...".

Si fermi o rovina la sua fama di 'uomo del no'. No al tunnel, no al Ponte, no alla Tav...

"Guardi che io dico no soltanto alle porcherie. Penso che il Ponte sullo stretto sia un imbroglio e che questo sia un Paese dove si vogliono soprattutto opere gigantesche e spesso inutili. Una cosa utile che costa poco non interessa a nessuno. Ma io sono un vero riformista e sono pronto a scontare anche l'impopolarità".

A proposito di impopolarità, come si sta da ecologisti su quella montagna di rifiuti campani?

"Si sta infuriati, disgustati, come uno che da dodici anni ripete che l'appalto alla grande impresa del Nord è una schifezza, un'enorme balla. Altro che Totò e la fontana di Trevi!".

Ma com'è che non vi dà mai retta nessuno? Eppure i verdi sono sulla piazza da più di vent'anni.

"Noi abbiamo sempre ragione, ma dopo dieci anni. Mucca pazza, nucleare, cambiamento climatico. Forse abbiamo una vista troppo lunga per la sensibilità del tempo. Poi c'è anche il fatto che per certe persone i verdi sono stati un autobus per andare altrove".

A chi si riferisce?

"A Francesco Rutelli, soprattutto. Non è una critica: è un fatto. Ma io sono stato tra i fondatori e non mi sposto da qui".

Anche perché ormai è il padre-padrone del partito. Di lei dicono che è il Mastella verde?

"Peccato che io non ho mai dovuto chiedere il voto personale a nessuno. Peccato che prendo i voti d'opinione che vengono dalla tv. Peccato che scelgo le persone per merito e che non ho mai fatto una raccomandazione a nessuno. Ho persino parenti stretti che sono disoccupati".

Beh suo fratello è un ex calciatore che ora fa il senatore.

"Vede la mentalità democristiana? Contagia pure lei. Mio fratello Marco ha lasciato lo sport da tempo. Per dieci anni ha fatto l'assessore comunale e provinciale ad Ancona. Si è fatto le ossa da solo. È vero che per un periodo mi sono occupato di lui. Ma era tanto tempo fa, quando diventai di colpo un capofamiglia".

Come mai?

"Un brutto tumore da fumo si portò via mio padre e io mi ritrovai con un'enorme responsabilità a 22 anni. Aiutato da un collega di papà, presi il suo posto nello studio legale e continuai a guadagnare per tutti. Ma non mollai la passione politica che, a quell'età, era già ben radicata".

Ha avuto la solita educazione alla politica negli anni del liceo?

"Diciamo che lì mi sono allenato molto. Stretto fra neofascisti e marxisti leninisti, fondai una specie di lista indipendente che stravinse le elezioni nella scuola. Era il 1975, ma la politica mi era già familiare da tempo. Veniva dal senso di giustizia di mio nonno esattore delle tasse, dalla cultura umanista di mio padre, ma soprattutto dalle vacanze estive dell'infanzia".

Sta per raccontarmi un apologo ecologico?

"Macché. Le parlo di quelle vacanze lunghe e languide che cominciavano a giugno e finivano a ottobre, con tutta la famiglia che si trasferiva nel Parco nazionale del Cilento. In quei pomeriggi assolati affinavo la mia antipatia per le cose storte. Avevo 10-12 anni e inventai un giornalino per chiedere che si facesse il Parco marino di Santa Maria di Castellabate. Vuol sapere come finisce?".

Sentiamo.

"Finisce solo adesso, dopo 35 anni. È curioso e quasi commovente che io, da ministro dell'Agricoltura sia poi riuscito a fare un provvedimento per la tutela della pesca e ora, da ministro dell'Ambiente, stia per realizzare l'area marina protetta che volevo da bambino".

Ministro, dica la verità: lei si piace tanto?

"Se mi guardo intorno, specie nel contesto politico, mi trovo mediamente decoroso. Perché me lo chiede?".

Perché non perde l'occasione di esibirsi. Sa che la chiamano il Fiorello dell'Unione?

"Questa non l'avevo mai sentita, ma sono contento, lo considero un complimento. Da quando sono ministro cerco di non mostrarmi troppo in tv, anche se tutti dicono che buco lo schermo. Io credo molto nel giuramento che ho fatto alla Repubblica, nel valore delle istituzioni. Ma c'è una cosa che non riesco a nascondere".

Che cosa?

"L'amore per la vita, tutta, compreso il sonno. Le otto ore che dormo ogni notte sono anch'esse tempo di vita. Servono a stare bene nella testa e nel corpo".

Lunghi sonni, ma solitari. Non le si attribuiscono compagnie.

"Queste sono cose private".

Certo, ma lei non è tipo che si nasconde. Ricorda quando si dichiarò bisessuale?

"Brutta definizione, che non ho mai pronunciato. In realtà, in occasione del World Pride a Roma nel 2000, dissi che ero per la libertà sessuale, senza distinzioni. Concetto più largo, meno etichettato. Soltanto 'la Stampa' di Torino ne capì il senso. Infatti ci fece un titolo a nove colonne, che spero non si ripeta più, sennò vuol dire che mi hanno assassinato".

Proviamo con 'multisessuale'?

"Ancora non ci siamo. Io penso di essere semplicemente un uomo mediterraneo, che sente in sé la tradizione greco-romana, senza la repressione dei secoli a venire. E non parlo del Medio Evo, ma dell'Ottocento puritano che ha imposto il controllo sulla vita sessuale delle persone".

'Indistinto' le piace di più? Fa pensare ai film di Almodóvar, ai generi che si confondono.

"Così va bene, Almodóvar è grande. Toglie scandalo alla normalità dei comportamenti. Del resto, quando ne parlai a casa, molti anni prima di dirlo pubblicamente, mio fratello osservò: 'Caspita, così hai il doppio delle possibilità!'".

Veramente questa è una celebre battuta di Woody Allen.

"Davvero? Comunque era ben trovata".

Anche sua madre la prese bene?

"Certo. Intorno ai 25 anni avevo scoperto che si poteva desiderare e fare anche altro e mi sembrò carino dirlo subito a mia madre e ai fratelli. Erano abituati alle mie fidanzate e si abituarono a tutti i miei amici, uomini e donne. Del resto ho sempre detto che se decidessi di sposarmi, lo farei con una donna, semplicemente perché vorrei dei figli".

Lei si dice cattolico. Come se la cava con la fase piuttosto omofoba della Chiesa?

"È un brutto momento. So però che molti esponenti cattolici, anche importanti, soffrono di questa involuzione che alla Chiesa della solidarietà ha sostituito quella dell'intolleranza. I tempi sono cambiati e l'Italia dovrà prima o poi porsi il problema di seguire la sensibilità dei cittadini".

La sorte dei Dico non sembra andare in questa direzione.

"E pensare che mi sembravano un compromesso al ribasso. E invece alla fine dovrò difenderli. Fosse solo per smentire tutti quei politici ipocriti, anche di area cattolica, che mi prendono da parte e mi dicono: 'Si fa ma non si dice, anzi non si Dico'. E si sentono pure spiritosi".


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Onorevole Furore
 
1959 Alfonso Pecoraro Scanio nasce a Salerno il 13 marzo, primogenito di Giuseppe, avvocato, e di Ileana Petretta, maestra elementare. Ha due fratelli minori: Marco, prima calciatore poi senatore, e Francesca, giornalista.

1964-77 Bambino precoce, viene iscritto alla primina. Seguono medie e liceo classico al Tasso di Salerno, dove comincia a interessarsi di politica con i radicali.

1981 Si laurea in giurisprudenza con 110 e lode e una tesi in Diritto pubblico comparato. Il padre muore improvvisamente e Alfonso prende il suo posto nello studio legale. Farà l'avvocato per dieci anni.

1985-91 è eletto consigliere comunale verde al Comune di Salerno, dove farà anche l'assessore. In seguito sarà consigliere comunale e provinciale a Napoli e alla regione Campania. Intanto è il coordinatore dei Verdi europei

1992 A 33 anni, viene eletto per la prima volta alla Camera, dove torna in tutte le successive legislature. Da allora vive tra Roma e Napoli

1993-99 Si fa conoscere come ambientalista e come uomo fantasioso. Va spesso in tv a parlare di politica, ma canta anche a Sanremo e balla alla trasmissione 'Furore'.

2000 Con il governo Amato diventa ministro dell'Agricoltura, primo esponente verde al mondo a ricoprire questa carica.

2001 Vince una battaglia interna al partito e diventa presidente dei Verdi, carica che gli viene riconfermata anche cinque anni dopo.

2006 Dal 17 maggio è ministro dell'Ambiente del governo Prodi. Giornalista pubblicista, ha anche scritto due libri, entrambi a quattro mani.
 
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