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Autore Discussione: DANIELE MARINI Insoddisfatti, egoisti e venali. Gli italiani si bocciano da soli  (Letto 2935 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Agosto 03, 2017, 05:49:39 pm »

“Insoddisfatti, egoisti e venali”. Gli italiani si bocciano da soli
Pochi riconoscono ai concittadini solidarietà e altruismo: ad accentuare la visione negativa sono la lunga crisi economica e la sfiducia nella politica.
I risultati del sondaggio Community Media Research per La Stampa


Pubblicato il 31/07/2017

DANIELE MARINI*

Gli italiani si guardano allo specchio e l’immagine che vedono riflessa non ha un profilo positivo. Sia chiaro, parliamo di rappresentazioni sociali, con una narrazione che non sempre corrisponde alla realtà. Anzi. Conosciamo bene, anche dagli episodi di cronaca, quanto la popolazione sia capace di gesti di solidarietà, di vicinanza a chi soffre e di costruzione di reti di coesione. Dai cosiddetti «angeli del fango» alla protezione civile, dalle molteplici espressioni del volontariato ai vigili del fuoco, dai semplici aiuti «dona-1-euro» via sms alle ong e alla cooperazione sociale. 
 
L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma già questi esempi raccontano come nel nostro Paese sia vivido un capitale sociale che oggi non è ancora conteggiato nel Pil, ma genera una ricchezza (sociale e indirettamente economica) fondamentale per il tessuto collettivo e per la crescita. 
 
I tratti principali 
Nonostante questo, se gli italiani si guardano allo specchio non sembrano riconoscere simili fattezze. Fanno risaltare, invece, i tratti meno positivi. La ricerca di Community Media Research, in collaborazione con Intesa Sanpaolo per La Stampa, tratteggia in modo evidente questa dissonanza cognitiva: una polarizzazione fra la realtà e l’immaginario collettivo. Così, nel complesso, due sono le caratteristiche prevalenti sottolineate dagli italiani di se stessi: il non essere mai soddisfatti (24,6%) e un interesse prevalente ai soldi più che alla cultura (24,2%). Dunque, da un lato un sentimento malmostoso, un «mal-pancismo» perenne attraversa gli animi dei connazionali. Dall’altro, la propensione strumentale, un’attenzione più alle dimensioni materiali che a quelle immateriali. Se a questi due caratteri aggiungiamo che la terza caratteristica è l’essere egoisti (17,5%) possiamo tranquillamente affermare che la maggioranza vede nei connazionali tratti negativi. 
 
Più residuali sono altre caratteristiche segnate da valenze positive. La laboriosità è un aspetto riconosciuto complessivamente da un quinto dei rispondenti (lavoratori 17,5%, imprenditori 2,4%). L’altruismo e la solidarietà sono virtù identificate solo dal 5,2%, al pari dell’autonomismo (5,3%). Da buon ultimo, viene la religiosità (3,3%), esito che dice molto sui processi di secolarizzazione che hanno interessato anche il nostro Paese. 
 
Tale immagine, però, non è omogenea sul territorio nazionale, ma conosce significative differenziazioni che rimarcano alcuni stereotipi tradizionali. L’aspetto della laboriosità è un carattere riconosciuto più nel Nord del Paese (Nord Ovest 21,7%; Nord Est 21,1%), meno nel Centro (13,5%) e nel Mezzogiorno (12,8%). Seppure minoritari, l’altruismo e la solidarietà appaiono più presenti nel Nord e nel Centro piuttosto che nel Mezzogiorno. Dove, invece, prevale un orientamento materialistico e privatistico. Il Nord Est si caratterizza, a sua volta, per uno spirito più autonomista (12,5%) rispetto alla media nazionale (5,3%) e dove l’elemento della religiosità ha ancora un peso relativo (Nord Est 5,6%, Italia 3,3%).
 
L’immagine degli italiani, dunque, non è omogenea, ma conosce diverse sfumature determinate dal capitale sociale territoriale, dalle tradizioni culturali, dalle opportunità che la società e l’economia locale offrono. Nel complesso, però, si tende a sottolineare più gli aspetti negativi e deteriori, piuttosto di quelli positivi. Questo è un vezzo italico e ha diverse motivazioni. Sicuramente c’è un meccanismo psicologico di fondo: proiettare sugli altri vizi propri è un modo per liberarsi la coscienza. Certamente, una transizione economica e soprattutto politica (che sembra interminabile) non consente di gettare una luce positiva sul mondo che ci circonda. Così pure, di conseguenza, la scarsa fiducia nelle istituzioni e la disillusione verso la politica nostrana non aiutano a vedere negli altri tratti positivi. Inoltre, la prolungata operazione di destrutturazione operata da privati, attori collettivi e istituzionali (tangenti, corruzioni), piuttosto che dai mezzi di comunicazione, non aiuta a costruire un ambiente sociale positivo. 
 
L’idea di futuro 
Non da ultimo viene l’assenza di un progetto del futuro del Paese, di una cornice simbolica e valoriale in grado di tenere assieme i diversi pezzi di società ed economia verso una direzione condivisa. In mancanza di un’identificazione forte nel proprio Paese, risultiamo più diffidenti nei confronti degli altri, ne esaltiamo i caratteri meno positivi. Il risultato di tutto ciò è uno scollamento e una dissociazione fra la realtà e l’immaginario collettivo. Ci dipingiamo peggio di quello che siamo. E poiché le rappresentazioni sociali influiscono sulla realtà più di quanto quest’ultima non faccia nei confronti dell’immaginario, rischiamo di imprigionarci all’interno di un circuito perverso. Se non possediamo un orgoglio nazionale cui appellarci, almeno cerchiamo di costruire una narrazione dell’essere «diversamente italiani».
 
*Università di Padova 

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Da - http://www.lastampa.it/2017/07/31/societa/insoddisfatti-egoisti-e-venali-gli-italiani-si-bocciano-da-soli-8vmq0IncV2Ym7UZUVsFMoL/pagina.html
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