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Autore Discussione: Roberto Colella. L'Africa comprata dai cinesi e nessuno ne parla in occidente.  (Letto 2055 volte)
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« inserito:: Giugno 16, 2015, 11:17:05 pm »

L'Africa ha bisogno dell'Occidente, non può farcela da sola

Pubblicato: 16/06/2015 14:56 CEST Aggiornato: 18 minuti fa

Roberto Colella

Troppi ormai gli africani che decidono di scappare dall'immenso continente nero per raggiungere anche le nostre coste. La politica del ventre, ossia la corruzione dei leader, l'accaparramento delle ricchezze da parte di pochi privilegiati spesso segnati da forti legami con l'Occidente, il fallimento della decolonizzazione, i traumi ricevuti dalla violenza della storia, hanno condotto l'africano medio a vivere costantemente nella paura e nell'insicurezza.

Il ripiegamento sul clan a volte corrisponde al bisogno di sopravvivere in questo clima difficile. Malgrado ciò, gli africani non sono fatalisti e in molti si battono per un'Africa migliore e democratica a cominciare da quello che sta succedendo nella zona dei Grandi Laghi o nel Corno d'Africa. Bisogna però ripartire dal limitare i conflitti in Africa, in tutte quelle zone da cui partono i rifugiati. Senza la pace non è possibile immaginare nulla oltre il caos, la fuga e il sacrificio delle popolazioni inermi. Le guerre d'Africa sono numerose, complesse, spietate come tutti i conflitti ma con una componente di violenza sui civili che lascia senza parole. Si tratta di guerre combattute quasi unicamente con armi leggere ma con un costo di vittime elevato.

Va ricordato che i confini in Africa sono stati tracciati dalle ex potenze coloniali a Berlino alla fine dell'Ottocento e che la fragilità dello Stato in Africa, così come il suo difficile tragitto verso la democrazia, deve molto ai modelli europei. Per troppi anni, proprio l'Occidente è intervenuto senza timore con pressioni politiche e interventi militari; oggi invece, proprio nel periodo dell'ingerenza umanitaria, si chiede agli africani di fare da sé appaltando il continente alle sole organizzazioni umanitarie.

È così che i conflitti africani vengono considerati una questione secondaria della politica europea ma anche internazionale. Non vanno certo tralasciate le responsabilità di tanti leader africani che spesso in maniera più che irragionevole trascinano i loro popoli in guerre lunghe e sanguinose. Bisogna quindi riformulare una politica internazionale per l'Africa e vanno prese misure per pacificare e ridurre al minimo possibile i conflitti esistenti e non fomentare ulteriori guerre o generarne delle nuove.

La diplomazia occidentale deve trovare la strada per coinvolgersi in modo nuovo nella politica africana e non lasciare la responsabilità alle sole organizzazioni regionali africane. Fino a oggi l'idea principale era che l'Africa si può risollevare solo se si adatta alle leggi del mercato globale. Tale tesi si basa sul cosiddetto "consenso di Washington" in cui non c'è differenza di natura tra economie povere ed economie industrializzate. Ma è un errore, visto che si presuppone che i paesi poveri siano già sviluppati in potenza. La crescita, che pure c'è, riguarda solo dei settori ben delimitati dell'economia e non ha effetti trascinanti. Da tempo i settori dell'energia e delle materie prime sono saldamente collegati al mercato globale senza che questo abbia conseguenze sulla massa delle popolazioni. Alcuni sostengono che la spiegazione va cercata nella corruzione delle leadership continentali. Ma allo stesso tempo è altrettanto vero che non ci sono corrotti senza corruttori. Occorre quindi ripensare alle basi dottrinali stesse per delle nuove sinergie. È oggi una delle sfide più importanti per ripensare all'intera Africa.

Da - http://www.huffingtonpost.it/roberto-colella/africa-non-puo-farcela-da-sola_b_7593068.html
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