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Autore Discussione: Juncker gela Roma e Parigi sul suo piano: «Non ho denaro fresco, se vogliono...  (Letto 3590 volte)
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« inserito:: Dicembre 14, 2014, 11:04:17 pm »

Juncker gela Roma e Parigi sul suo piano: «Non ho denaro fresco, se vogliono contribuire...»

Di Vittorio Da Rold
12 dicembre 2014

Dopo la gaffe sulle elezioni in Grecia Jean-Claude Juncker ha mandato un segnale forte a Roma e Parigi. «Io non ho denaro fresco», ha detto il presidente della Commissione Ue a Norimberga, intervenendo al congresso del partito della Csu, il partito di maggioranza in Germania. Ma se gli Stati vogliono contribuire con risorse nazionali al fondo sono benvenuti, ha aggiunto. «Lo dico ai romani e ai parigini, a cui tutto questo non basta».

Una frase che, seppur depurata dal fatto che si trovava di fronte a un pubblico di tedeschi conservatori, è sembrata una risposta indiretta a quanto detto a Roma dal nostro ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervenuto a un convengo della Febaf. Nell'Unione europea «bisogna fare presto» per la realizzazione del piano Juncker, «perché la crisi non cessa, non se ne esce», ha detto Padoan. «Ci vogliono parecchi mesi - ha detto Padoan - perché il piano diventi operativo e rischiano di essere tanti. Ma qui scatta il ruolo della Bei», ha concluso Padoan.
 
Insomma una frase sibillina quella di Juncker a Norimberga che raffredda quanto meno le aspettative di chi, pur facendo le riforme strutturali, attende il rilancio degli investimenti in chiave europea che non toccano così gli equilibri contabili dei deficit nazionali.

Ma Juncker ha sorpreso anche sul fronte greco con una pesante “gaffe”. Il presidente della Commissione Ue, è entrato a gamba tesa nel dibattito politico interno di Atene lanciando un duro e insolito avvertimento sul fatto che potrebbero crearsi nuovi problemi se i greci voteranno in modo «sbagliato». Chiara l’allusione all’ipotesi di una possibile vittoria dei radicali di sinistra di Syriza alle probabili elezioni anticipate di febbraio.

Il neopresidente della Commissione europea, ha sottolineato subito dopo in una precisazione resa davanti ai microfoni dell’emittente pubblica austriaca Orf che non stava cercando di immischiarsi nella vita politica greca, ma ormai la frase era stata detta. In generale, i funzionari della Commissione Ue sono molto prudenti nei giudizi verso i Paesi partner per evitare suscettibilità, reazioni o peggio, accuse di interferenza, ma in questo caso le osservazioni di Juncker sono andate molto al là delle normali consuetudini usate dalla Commissione europea.

Molti commentatori hanno giudicato un boomerang le dichiarazioni dell’ex premier lussemburghese che arrivano in un quadro molto teso ad Atene dove il primo ministro greco Antonis Samaras sta cercando di trovare i voti che gli mancano per raggiungere la soglia necessaria all'elezione del presidente della Repubblica ed evitare elezioni anticipate ad alto rischio. Il capo del governo di Atene ha bisogno di trovare 25 deputati che sostengano il candidato dell'esecutivo, Stavros Dimas, un ex commissario europeo.

In Grecia è l'esecutivo a proporre il nome del candidato alla carica di presidente e i deputati sono chiamati a esprimersi su quel nome: in questo caso, il governo di coalizione di Samaras ha avanzato la candidatura dell'ex commissario europeo Dimas. A meno di una settimana dal primo turno elettorale, però, i conti ancora non tornano. «Non abbiamo il numero (di voti, ndr) richiesto», ha riconosciuto un membro dell'esecutivo, Gerasimos Giakoumatos.

Tutti gli osservatori escludono un'elezione del presidente al primo turno, il 17 dicembre prossimo, o al secondo, il 23. In queste due occasioni la maggioranza richiesta è di due terzi dei voti, 200 deputati sui 300 del Parlamento. Con un totale di 155 parlamentari (127 conservatori e 28 socialisti), la maggioranza di Antonis Samaras avrebbe bisogno di altri 25 voti per raggiungere la soglia dei 180 sì, pari ai 3/5 del totale richiesti alla terza e ultima votazione, fissata il 29 dicembre.

In caso di mancata elezione anche al terzo turno, sarà sciolto automaticamente il Parlamento e saranno convocate elezioni legislative anticipate. In questo momento, il gruppo radicale di sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, anti-austerity e con richieste di riduzione del peso del debito che viaggia al 177% del Pil per 330 miliardi di euro, si presenterebbe come grande favorito per la vittoria. Syriza chiede di ridurre il peso del debito in un contesto che vede il Paese nei primi undici mesi mettere a segno un attivo primario di bilancio di 3,5 miliardi di euro con un costo sugli interessi del debito pari a 7 miliardi all’anno.

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DA - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-12/juncker-gaffe-elezioni-grecia-non-votate-modo-sbagliato-150232.shtml?uuid=ABvT9mPC
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