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Autore Discussione: ALFANO COSA ASPETTI AD AGIRE PER FERMARE I FASCISTI?  (Letto 3851 volte)
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« inserito:: Dicembre 13, 2013, 06:22:43 pm »

Cronache
12/12/2013

Forconi, proteste da Roma a Ventimiglia
Alfano: “Politica non cavalchi protesta”

Quarto giorno di mobilitazione del movimento che sta scuotendo il Paese.
Il vicepremier alla Camera: «Elementi di estrema destra nelle manifestazioni»



Quarto giorno della mobilitazione dei «forconi». E la protesta non si placa. «Nelle prossime ore valuteremo la risposta adeguata al voto di fiducia a Letta: da tutta Italia andremo a Roma e ci riprenderemo lo Stato», ha detto ieri pomeriggio dal palco in Piazza Castello, a Torino, Danilo Calvani, uno dei leader del Movimento 9 dicembre. «Sono solo una piccola minoranza, non rappresentano il Paese», ha replicato a distanza il premier Enrico Letta. 

Il vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nell’informativa alla Camera sulle proteste dei forconi parla di rischio di «deriva ribellistica» e ha parlato di infiltrazioni di «formazioni di estrema destra che hanno fin da subito manifestato l’intenzione di appoggiare la protesta, e poi hanno aderito alle manifestazioni».

«C’è stato un fronte violento che ha violato le leggi: comprendiamo il disagio sociale, ma al tempo stesso non abbiamo esitazione nel dire che intendiamo difendere la libertà e la sicurezza dei cittadini». «Il governo - continua il vicepremier - sa da che parte stare». «Il gesto di alcuni agenti di togliersi il casco - ha aggiunto - è stato strumentalizzato» e «leggerlo come un gesto di sostegno alla protesta è arbitrario e irrispettoso verso gli stessi agenti».

LIGURIA 
Ma la protesta non si ferma. E minaccia il blocco del Paese. Un gruppo di manifestanti ha bloccato questa mattina, poco prima delle 7, l’accesso alle frontiere mettendo di traverso alcune auto lungo la statale Aurelia. Il blocco nella zona della rotonda della frazione Latte, a Ventimiglia. Il traffico bloccato, i mezzi non possono raggiungere né la frontiera di Ponte S.Ludovico né quella di Ponte S.Luigi. I manifestanti hanno annunciato si sposteranno anche verso la barriera autostradale della A10. 

TORINO 
Dopo tre giorni di blocchi e manifestazioni oggi la situazione a Torino e provincia sembra tranquilla. Ci sono alcuni presidi del movimento dei Forconi in città e nei paesi limitrofi in cui si distribuiscono volantini ma senza intralcio alla circolazione stradale. Le forze dell’ordine dalle prime ore del mattino stanno monitorando l’allestimento dei mercati cittadini e gli ingressi della grande distribuzione. 

ROMA 
Quella dei Forconi, ha affermato Marino, «è una protesta che nasce da legittime preoccupazioni generate dal profondo disagio economico che il Paese continua a vivere». Detto ciò, ha proseguito il sindaco, «sì, sono preoccupato per Roma. Perché è molto facile, come accaduto in passato, che in manifestazioni che esprimono con grande determinazioni un disagio si inseriscano persone violente che trasformano una protesta legittima in una situazione di pericolo per la popolazione e per la città». Marino ha però sottolineato come «Roma è la capitale, e deve quindi necessariamente ospitare le manifestazioni di carattere nazionale».

VENETO 
Mantiene presidi lungo le strade in una decina di località nel Veneto il movimento dei “forconi”, causando un forte rallentamento del traffico, specie in prossimità dei caselli stradali. Un gruppetto di manifestanti si è portato stamani davanti alla sede di Equitalia a Mestre (Venezia) dove, una delegazione è stata ricevuta dal direttore. La situazione, per il momento è tranquilla. Rimangono i disagi per gli automobilisti. A partire nella zona industriale di Padova, a ridosso del casello della A13, a Monselice (Padova) dove una ventina di aderenti stanno distribuendo volantini. Una quarantina invece sono presenti a ridosso del casello di Vicenza Ovest con conseguenti rallentamenti, specie sulla tangenziale. Idem al casello di Montecchio Maggiore (Vicenza) dove i manifestanti sono una trentina, stesso numero che si registra al casello di Portogruaro (Venezia) e a quello di Treviso, dove una serpentina di mezzi viaggia a passo ridotto sulla tangenziale verso la città. Al casello di Conegliano non è segnalato alcun disagio nonostante la presenza al presidio di una ventina di persone. Massiccia invece la presenza - un centinaio - al casello di Soave (Verona) che, a differenza dei giorni scorsi non ha subito finora la chiusura. Rallentamenti a Marghera, sulle strade adiacenti alla zona industriali, ma per uno sciopero dei lavoratori della Fincantieri. 

TOSCANA 
Un corteo di circa 150 partecipanti alla protesta dei forconi sta attraversando il centro storico di Firenze. Il corteo, che dovrebbe sciogliersi nei pressi della stazione di Santa Maria Novella, è aperto da uno striscione tricolore con la scritta «Oggi più che mai questa è una bandiera rivoluzionaria». Nessun simbolo di partito e tanti tricolori e slogan contro Renzi, Letta e Alfano nella sosta del corteo davanti alle sedi del Consiglio regionale e della prefettura dove è stato intonato l’inno d’Italia. Dai megafoni anche messaggi alle forze dell’ordine: «I poliziotti sono nostri amici, ci faranno strada»

DA - http://www.lastampa.it/2013/12/12/italia/cronache/i-forconi-vogliono-bloccare-le-frontiere-e-avvertono-presto-andremo-a-roma-UeIbTdC80I0U3UyKx2OWBM/pagina.html
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 13, 2013, 06:23:53 pm »

Forconi, scoppia il caso antisemitismo.

Gattegna: "Basta, parole deliranti"

Il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane risponde alle parole di Zunino: "Dichiarazioni alimentate dai più violenti e biechi stereotipi che offendono la coscienza democratica e la memoria di chi morì a causa dell'ideologia nazista"

ROMA - "Le deliranti affermazioni sull'Italia 'schiava dei banchieri ebrei' e le successive giustificazioni formulate dal portavoce del Movimento dei Forconi, Andrea Zunino, danno il senso di un disagio che si fa sempre più profondo e richiamano, senza alcun pudore e vergogna in chi le ha pronunciate, un periodo storico caratterizzato da morte, violenza, negazione dei diritti più elementari". Lo sottolinea il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, riferendosi all'intervista su 'Repubblica' in cui il leader dei Forconi ha affermato tra l'altro: 'Vogliamo la sovranita' dell'Italia, oggi schiava dei banchieri come i Rotschild: è curioso che 5 o 6 tra i più ricchi del mondo sono ebrei, ma è una cosa che devo approfondirè.

"Zunino -rileva Gattegna- si alimenta dai più violenti e biechi stereotipi antisemiti per offendere non soltanto la memoria di milioni di individui che in nome dell'ideologia nazista trovarono la morte tra le più atroci sofferenze ma soprattutto l'intelligenza, la coscienza democratica e la maturità di quella popolazione italiana le cui istanze si propone di rappresentare, evidentemente in modo inadeguato, nella strade e nelle piazze di tutto il paese".

© Riproduzione riservata 13 dicembre 2013

http://www.repubblica.it/politica/2013/12/13/news/forconi_scoppia_il_cao_antisemitismo_gattegna_basta_parole_deliranti-73481890/?ref=HRER1-1
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« Risposta #2 inserito:: Dicembre 13, 2013, 06:32:05 pm »

Cronache
11/12/2013 - retroscena

Forconi, il Viminale preoccupato “Non si capisce con chi parlare”
Oggi la tensione potrebbe spostarsi nella Capitale. Alfano va in Parlamento

Andrà in Parlamento, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per riferire sugli scontri di Torino, le occupazioni dei binari dei treni, i presidii degli snodi di traffico, caselli, rotonde, piazze. E poi sulle saracinesche costrette a rimanere abbassate. E su una protesta che a macchia di leopardo si sta estendendo con il passare delle ore. Intere città assediate, come Andria, Trani, Barletta.

Intanto, dopo aver convocato un vertice con le forze di polizia, il ministro Alfano ieri sera è andato al Tg3 per ribadire che «non sarà consentito che le città vengano messe a ferro e a fuoco». Che «la legge va rispettata e la democrazia garantita».

Siamo al secondo giorno, anzi stiamo entrando nel terzo della protesta ed è come se invece di scemare per stanchezza la presenza dei cittadini sulle strade, questa presenza si alimenti con nuova linfa. Sempre di più una Babele di sigle, associazioni, forze politiche, ultras stanno riempiendo il catino della protesta. 

Adesso gli strizzano gli occhi ai Forconi anche Grillo e Berlusconi. Questa «strumentalità» certo non aiuta a raffreddare il clima, e questo infastidisce lo stesso Viminale. Qualsiasi manifestazione di gruppi, lavoratori di una fabbrica o cittadini contro Equitalia ormai a tutti gli effetti vengono considerate come promosse dai Forconi.

Per tutto il giorno si era temuto il peggio. Il Viminale seguiva con preoccupazione il bollettino di guerra lanciato da improbabili leader della protesta. Uno in particolare, Danilo Calvani, di Pontinia, Latina, si era spinto ad annunciare che sarebbero state rese note «iniziative eclatanti», che se il governo otterrà la fiducia in Parlamento, milioni di italiani avrebbero occupato la Capitale.

Insomma, si era temuto che oggi il movimento volesse assediare il Parlamento. Per questo il ministro aveva convocato al Viminale i responsabili delle forze dell’ordine mentre, per rassicurare sulla tenuta dell’ordine pubblico, faceva sapere che altri contingenti di uomini avrebbero raggiunto Torino.

Ma con una inusuale smentita a mezzo stampa, il fondatore dei Forconi, Mariano Ferro, faceva sapere che non era giunto ancora il tempo di andare a Roma, e che semmai il problema andrà posto nei prossimi giorni. 

Da una decina di giorni il Viminale si stava preparando alla protesta. Direttive e ordinanze avevano il compito di «dissuadere» i promotori dal prendere iniziative radicali come i blocchi stradali. Bruciavano ancora quelle due settimane di paralisi che i Forconi avevano inflitto alla Sicilia, due anni fa. 

Le informazioni dell’intelligence puntavano alla Sicilia, a Torino (dove avrebbero partecipato alla protesta anche i militanti di Fratelli d’Italia), e al Nord est. E segnalavano la partecipazione degli ultrà del Catania, dell’Atalanta e del Brescia (di sicuro a Torino hanno partecipato agli scontri anche gli ultrà del Toro e della Juve). Oltre a Forza Nuova e a Casa Pound.

Tutte previsioni azzeccate. Solo che in Sicilia è stato usato il pugno di ferro, nel senso che è stata vietata dalle questure qualsiasi forma di assembramento, mentre altrove sono stati consentiti presidii con trattori e tir. Con il risultato che i Forconi sono rimasti a casa mentre dalla Puglia al Veneto, dalla Liguria al Piemonte la cronaca ci ricorda che gli autisti di tir, camion o auto sono stati costretti a lunghissimi rallentamenti, code o addirittura blocchi.

Con l’aggiornamento dei presidi e l’attività di raccolta di informazioni il quadro che sta emergendo è che il fiume della protesta conosca una biforcazione. Da una parte c’è il «movimento» che segue le indicazioni del Coordinamento del 9 dicembre 2013. Un coordinamento che ha tenuto in queste settimane riunioni in giro per il Paese. Ma l’altra ansa del fiume è quella che si alimenta dello spontaneismo dei protestatari, dei militanti delle sigle del radicalismo di destra (Forza Nuova, Fratelli d’Italia, Casa Pound, Movimento sociale europeo), degli ultrà. E quest’ansa di fiume non è governabile. Al Viminale ne sono consapevoli. Convinti che al di là di Torino e Genova, al di là di qualche disagio degli automobilisti, «alla fine non è successo nulla». Sarà anche vero. Ma perché allora si guarda con timore ad oggi, alle possibili convocazioni di manifestazioni nella capitale?

Da - http://lastampa.it/2013/12/11/italia/cronache/forconi-il-viminale-preoccupato-non-si-capisce-con-chi-parlare-yaNkh2L6eGPzMji5R9RScI/pagina.html
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« Risposta #3 inserito:: Dicembre 17, 2013, 12:08:45 pm »

Quello specchio deformante che ingigantisce le proteste di pochi
Non è un fenomeno di massa: a Torino nel giorno clou c’erano non più di duemila persone



Che botta di fortuna. L’espressione era più colorita, comunque il concetto è quello. Mentre camminava in una Torino deserta alla ricerca del portone della sede di Equitalia da assediare, non lo trovava e allora decideva di deviare verso il Consiglio regionale ma poi si fermava davanti al palazzo del Comune, Andrea Zunino continuava a ripetere il concetto mentre parlava al telefonino con un altro capo della protesta dei Forconi. Il leader piemontese avrebbe poi incontrato discreti problemi a spiegare il suo Pantheon personale, nel quale alloggia il primo ministro ungherese Orbàn, non esattamente un sincero democratico, e le sue frasi per nulla originali sui banchieri ebrei che dominano il mondo, eterna premessa che prelude all’antisemitismo, non importa se dichiarato o meno.

Ma in quel momento, su quel punto, fortuna e persino maiuscola, aveva ragione lui. Come ottenere la massima visibilità con il minimo sforzo, questo potrebbe essere il titolo. Ci siamo dimenticati, in molti hanno di fatto voluto farlo, dei numeri, che nelle manifestazioni di piazza hanno sempre il loro peso, vedi a ogni corteo il solito minuetto sulle cifre fornite dalla questura. A Torino, divenuta a sua insaputa capitale della rivolta, nel giorno di massima pressione della protesta, contando anche ultrà di Juventus e Toro, c’erano al massimo duemila persone. Non fosse stato per i sassi e i lacrimogeni che volavano, in piazza Castello si sarebbe potuto fare anche una partitella a pallone, che di spazio ce n’era.

Questo non è un dettaglio da poco. Le dimensioni contano. Nello specchio deformato dell’Italia di oggi, è sembrato che il Paese fosse scosso dall’onda di un movimento di massa, che tale ancora non è. L’elemento decisivo per l’ascesa alla notorietà dei Forconi è stato il metodo. Minacciare il barbiere di corso Francia di tagliargli la gola con il rasoio che aveva in mano, circondare e prendere a spintoni il ragazzo del bar di via Alfieri che sta uscendo con il vassoio in mano per portare i cappuccini negli uffici di fronte, impedire insomma alla gente di andare a lavorare, di muoversi liberamente. Si è trattato di questo. Adesso che la protesta conosce una piccola tregua forse è il caso di dire che non se ne è parlato abbastanza, del metodo. L’esplosione mediatica dei Forconi ha canonizzato la protesta contro lo Stato sanguisuga, presentando spesso la gente in piazza e i loro portavoce come martiri del sistema. Il prezzo da pagare a questa narrazione è stato lo scarso rilievo dato ai problemi, eufemismo, provocati alla stragrande maggioranza degli altri cittadini. Eppure anche il metodo è importante, almeno dovrebbe esserlo, perché in questi giorni si è assistito a uno spiraglio del Medioevo prossimo venturo, a una sorta di homo homini lupus al ribasso, io sto male quindi anche tu devi soffrire. «Stiamo diventando sempre più cattivi» diceva sconsolato il barbiere di corso Francia. Aveva ragione anche lui. Sono stati brutti giorni per un paio di principi importanti della nostra convivenza civile, del nostro stare insieme, da comunità, e non da insieme di singoli individui.

«Siamo contro tutti e contro nessuno» gridava un altro dei capi. Non è casuale che un sondaggio del Tg3 stabilisca che l’ottanta per cento degli italiani non ha capito il senso della protesta. In questa vaghezza si è colto solo il senso di un individualismo proprietario, antipolitico e antisindacale, una specie di spontaneismo che autorizzava il via libera a ogni pulsione, a ogni rancore. Il vuoto si riempie sempre, è una legge di natura. Così, sotto parole d’ordine in contrasto tra loro, è stato possibile che pezzi del nostro ceto medio sempre più proletarizzato, titolare ormai solo di un odio generalizzato e senza speranza di futuro, abbiano fornito relativa massa d’urto a una protesta nata e gestita all’interno della destra estrema più residuale, come dimostrano le scoperte e anche gli arresti degli ultimi giorni.

L’asso nella manica di questo casino neppure troppo organizzato è stato proprio l’indeterminatezza, la pura esibizione di un disagio. C’è un implicito ricatto morale nel protestare perché si sta male senza una rivendicazione precisa: dissentire o stare dall’altra parte è quasi impossibile. E poi sono purtroppo tanti quelli che stanno male, che fanno fatica. Così l’effetto della pesca a strascico è garantito, i media non possono ignorare il fenomeno, che in questo modo si gonfia, occupa più spazio di quanto ne abbia sulla mappa del Paese, genera una empatia quasi d’obbligo. E così oscura evidenti indizi del fatto che i Forconi, almeno come si sono palesati finora, non sono la soluzione, ma fanno parte del problema. Che fortuna, davvero. Fino a quando politici irresponsabili, vedi alla voce Beppe Grillo, decideranno di cavalcare questo grumo indistinto, c’è speranza. In attesa che arrivi davvero un’Alba, magari dorata, a portarci via tutti, noi e loro.
15 dicembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Imarisio

Da - http://www.corriere.it/cronache/13_dicembre_15/quello-specchio-deformante-che-ingigantisce-proteste-pochi-aef61506-65a4-11e3-95f1-73e6b5fcc151.shtml
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