LA-U dell'OLIVO
Novembre 23, 2024, 01:28:42 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: Follini: «Manca una regia politica, non si può vivere alla giornata»  (Letto 3237 volte)
Admin
Utente non iscritto
« inserito:: Ottobre 01, 2007, 05:04:43 pm »

Follini: «Manca una regia politica, non si può vivere alla giornata»
Federica Fantozzi


Dall’Udc al Pd. Pentito di dove è approdato, senatore Marco Follini?
«Sono arrivato fin qui ben consapevole delle difficoltà a cui andavo incontro, che poi sono una parte delle difficoltà della politica e del Paese. Non mi aspettavo un cammino facile, ma resto convinto delle opinioni di allora e di oggi che sono le stesse».

La Finanziaria è, da una parte, il solito assalto alla diligenza forse ancor più variegato; dall’altra, il vero banco di prova per la risicata maggioranza. Come finirà?
«Mettiamo le cose in fila. Intanto c’è da registrare il varo di una Finanziaria che io ritengo minimalista ma positiva. È una mano tesa verso il Paese, quest’anno non c’è la necessità di essere arcigni come lo scorso. Nella manovra c’è un ragionamento redistributivo e grande attenzione a questioni sociali vecchie e nuove, alle fasce più deboli ma anche al ceto medio e alle imprese. Può aumentare il consenso del governo».

Davvero? Ce n’è bisogno.
«Non vorrei urtare la suscettibilità del popolo di sinistra ma questa Finanziaria ha tratti interclassisti».

Lei in un’intervista al Corsera ha dettato l’agenda al premier suggerendo una crisi pilotata con addirittura la data delle dimissioni. il 9 gennaio...
«Il mio punto di vista continua a essere quello. La Finanziaria è una freccia all’arco del governo. Ma il problema di Prodi è la gestione politica delle difficoltà della maggioranza. Continuo a non vedere una regia politica. E sconsiglio di vivere alla giornata proponendosi solo la sopravvivenza».

Manca una regia da parte di Prodi?
«Non solo. Un ministro importante mi ha detto: manca la figura del segretario della Dc, di un leader che cerchi di tarare meglio l’equilibrio su cui si regge il governo. Oggi il problema è la strategia di medio-lungo periodo..».

Scusi, ma Prodi si è posto come il «facilitatore», il mediatore tra i partiti, la cerniera della coalizione. Se questa figura manca significa che ha fallito?
«No, Prodi fa bene come capo del governo. Manca però l’equilibrio politico che un tempo assicuravano i grandi partiti e che forse in futuro assicurerà il Pd ma oggi c’è un vuoto».

Colpa della legge elettorale?
«Colpa di interessi piccoli che prevalgono su quelli grandi. Poi la legge elettorale dà una robusta mano alla frammentazione, e il Pd è la risposta. Ma il Pd è l’ossatura robusta di una coalizione più larga. Quale partito e quale coalizione è un fatto di cui dovremo discutere dopo il 14 ottobre».

Questo ricorda le rutelliane alleanze di nuovo conio. Dato il contesto, non le sembrano frasi pericolose?
«Pericolosa è la realtà, non le parole che la descrivono. Tra i difetti del bipolarismo c’è che per tutti le alleanze vengono prima dei progetti e persino delle idee. I contenitori si riempiono di un arco variegato di forze. Anziché “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, d’ora in poi bisognerà scegliere l’identità e poi allearsi. Capisco che questo ragionamento sfiori l’eresia, ma tra gli eretici mi pare che ora ci sia anche Veltroni».

Eppure, c’è chi vede in questa insistenza una sorta di vis jettatoria verso la maggioranza in carica.
«La legislatura durerà quello che durerà. Speriamo a lungo. Ma intanto è bene che il Parlamento si prepari, che tutti ci prepariamo. La CdL sogna le elezioni a occhi aperti, per noi non deve essere un incubo ma neppure una rimozione».

Perché non ha esposto le sue considerazioni al premier in una conversazione privata anziché con un’intervista?
«Io non ho la lingua biforcuta, in privato non dico cose più sdolcinate che in pubblico. Ho rappresentato una difficoltà e la mia idea per venirne a capo: il punto non è il mezzo ma il messaggio».

In questo clima, può venire il sospetto che lei si sia fatto latore di un messaggio per conto di qualcun altro. È così?
«Guardi, il premier è oggetto di un tira e molla quotidiano e di pressioni più forti del dovuto. Con me, invece, rischia parole aspre ma mai insidie e nessun contrattualismo».

Ecco: l’insidia viene dal centro o da sinistra?
«Viene dalla distanza tra l’uno e l’altra, dal trattino troppo lungo che separa i due, dall’arco troppo esteso che può spezzarsi in più punti. L’idea che il programma fosse un mastice sufficiente è stata un po’ frettolosa. Il mastice deve essere il progetto di partito e di coalizione per la prossima legislatura».

Se cade Prodi, ci sono le urne o un governo istituzionale?
«Sono convinto che l’equazione crisi uguale voto abbia una forza oggettiva. Io, da parlamentarista, sono un estimatore dell’altra ipotesi. Per me si forma un altro esecutivo, non si va dagli elettori sbandierando i propri vessilli. Ma l’altro scenario, che non condivido è più forte. Lo evocano, con diverse ragioni, Prodi, Fassino, Berlusconi, Veltroni».

E se la crisi si risolvesse in un taglio dei ministri?
«Non sono un fautore del rimpasto, ma se si arrivasse fin lì direi che ridurre ministri e sottosegretari sarebbe un atto di buona educazione e il minimo che si possa fare».

Sarebbe anche un atto risolutivo?
«È una parola grossa».

Prima che l’Unione ritirasse la mozione sulla Rai in Senato, lei aveva annunciato che non l’avrebbe votata. Perché?
«Il Parlamento non può dire all’azienda cosa deve fare e quali sono le sue competenze. Come ex membro del CdA non l’avrei accettato. Il rischio è introdurre tra i due soggetti un meccanismo improprio. Non ho tenerezza nè particolare apprezzamento per questa gestione, ma i principi sono al riparo da simpatie. Con un’altra legge si elegga in modo migliore un nuovo CdA spero migliore».

Come sono i suoi rapporti con l’Udc, da cui se ne è andato polemicamente, e con Casini? Evoluzioni o rimpianti?
«Evoluzioni nessuna. Rimpianti nessunissimo. Se poi la politica si mettesse in moto anche dalle loro parti, ne sarei solo contento. Per ora sono costretto ad annotare il silenzio di fronte a Bossi e osservo che il primum vivere ha ridotto la più recente filosofia dell’Udc ai minimi termini».


Pubblicato il: 01.10.07
Modificato il: 01.10.07 alle ore 8.34   
© l'Unità.
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!