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Autore Discussione: Franco Marini "Il Pd ha perso credibilità"  (Letto 2835 volte)
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« inserito:: Aprile 27, 2013, 05:29:29 pm »

 Quirinale 2013: Franco Marini parla a in Mezz'ora: "Il Pd ha perso credibilità" e spara a zero su Renzi: "Troppa ambizione lo porterà fuori strada"

Pubblicato: 21/04/2013 15:16 CEST  |  Aggiornato: 21/04/2013 15:59 CEST

Franco Marini



"Il Pd è un partito allo sbando deve recuperare credibilità, l'ha persa tutta" Adesso che un inquilino al Quirinale c'è e che si può abbandonare la prudenza, Franco Marini rompe il silenzio. E alla trasmissione in Mezz'ora confessa la sua delusione per ciò che è accaduto sulla sua candidatura: "Fatto volgare e ingiusto".

Pronuncia un durissimo "jaccuse" nei confronti del partito che ha fondato: "C'è un dilagare di opportunismo che ha toccato il Pd, è la malattia del partito. Io sto accusando tutta la dirigenza del partito". Un gruppo dirigente che - secondo Marini - non conosce il proprio partito e non riesce a governarlo. Il vero problema secondo Marini è il dilagare delle correnti: "Si sono rafforzati più i potentati che una idea larga di partito".

Potentati che hanno causato prima la sua "caduta": "Si è votato per me quando si è arrivati alla fine di un processo politico di intese anche con il Pdl, ma dentro il Pd c'era gente che voleva Grillo e non voleva neanche sentire parlare della destra". Il problema - secondo Marini - è che il cambio di strategia, cioè cancellare l'accordo con il centrodestra e puntare su Prodi non ha risolto niente: "Mi aspettavo dei no su di me - ha sottolineato - ma non su Prodi. Hanno detto di no a un segretario che è stato costretto a cambiare strategia e nemmeno di fronte a questo si sono fermati".

Per Marini il problema è stata anche la mancanza di discussione e di passaggi con votazioni. "Quando una dirigenza avverte un dissenso politico - ha detto - c'è un modo solo per uscirne: votare. In ogni grande organizzazione democratica si fa così così si forma una maggioranza e un'opposizione".

Sul futuro del Partito Democratico l'ex Presidente del Senato spiega: "Ora nel Pd "Siamo in una fase pre-congressuale ma in assemblea e direzione non è che si può azzerare tutto: c'è il vice segretario Letta e credo che possa esserci lui oppure un gruppo". A Lucia Annunziata che gli chiedeva dell'ipotesi di una divisione in due gruppi Marini ha replicato che "la discussione che si aprirà non potrà lasciare tutto come sta, può darsi si accenda un dibattito perché avverto differenti visioni politiche sotto la cenere, ma è bene che la cenere si levi".

Marini risponde poi a Renzi che aveva definito la sua candidatura un dispetto all'Italia: "L'ambizione lo porterà fuori strada" si dice preoccupato per il presente del Pd: "E' un partito allo sbando, deve recuperare credibilità, l'ha persa tutta", racconta come la sua candidatura fosse legata alla strategie delle larghe intese. Strategie che torna ora, visto il probabile insediamento di un governo di larghe intese.

Su futuro governo la posizione dell'ex segretario Cisl è chiara: " "Bisogna fare un governo politico, che può avere anche l'esperto e intellettuale dentro, purché sia un esecutivo politico".

da - http://www.huffingtonpost.it/2013/04/21/quirinale-2013-marini-par_n_3126974.html?utm_hp_ref=italy
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 27, 2013, 05:39:42 pm »

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Pd, Marini: “Dilaga l’opportunismo. Renzi ha un’ambizione sfrenata”

L'ex presidente del Senato intervistato a "In mezz'ora": "La mia candidatura l'ha costruita il partito, non l'ha indicata Berlusconi.

Ma il dramma è nato non sul voto per me, ma per Prodi. La debolezza tocca anche gli ex comunisti. Si sono allargati i potentati.

Il sindaco di Firenze? Se non si modera finisce fuori strada"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 21 aprile 2013


Più informazioni su: Elezione Presidente della Repubblica, Franco Marini, Matteo Renzi, PD, Pier Luigi Bersani, Presidente della Repubblica.
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Un partito dove si sono rafforzati più i potentati che non un’idea larga di partito, dove c’è un dilagare di opportunismo e di ambizioni, a partire da Renzi che dovrebbe “moderarsi”. La diagnosi dello stato di salute del Partito Democratico è di Franco Marini, il primo candidato proposto dal centrosinistra per il Quirinale e il primo a essere bruciato per non aver raggiunto i due terzi dell’assemblea del Parlamento in sede congiunta. Rosy Bindi ha definito quanto accaduto sulla sua pelle come inaccettabile. Lui, intervistato da Lucia Annunziata a In mezz’ora, rafforza queste parole: è “più che inaccettabile”, dice, è stato “volgare e ingiusto”. “La mia candidatura – spiega - l’ha costruita il partito che ha capito come fosse necessario aprire un dialogo con una parte importante del Paese in un momento di crisi così grave. Sono esperto di queste cose, probabilmente gli emissari dei due partiti si saranno visti tante volte”. Dall’altro lato “la cosa non l’ha indicata Berlusconi”. Che il suo nome fosse stato scelto dal Cavaliere, ha aggiunto, “è un’altra cosa inaccettabile che viene fuori da un chiacchiericcio di partito chi voleva sabotare questa cosa”.

“Io sono stato vittima del mio partito allo sbando” insiste. Durante il programma l’ex presidente del Senato ha lanciato dure accuse contro il partito e il gruppo dirigente. A una domanda della Annunziata sulle varie “rottamazioni” che ci sono state nel partito, da D’Alema a Veltroni, Marini ha replicato puntualizzando che i due, invece, “sono dentro e sono anche attivi e hanno preso parte al lavoro di questi giorni”.

Ma secondo l’ex presidente del Senato “il dramma non è nato quando Marini ha avuto 521 voti, ma quando Bersani, per questo non governo del partito, ha deciso di cambiare strategia e ha chiamato Prodi dall’Africa e lui è stato bruciato”. La mia candidatura ”era legata a una strategia che torna ora”, visto che “Napolitano ora non ha spazi per dire cose diverse dal fare intese anche con il Pdl, non le chiamiamo larghe intese, chiamiamole medie intese…”.

Quanto al partito “il Pd deve recuperare credibilità, l’ha persa tutta e non so come ci si possa sedere accanto a interlocutori e leggergli negli occhi” la domanda se si possono fidare. A Lucia Annunziata che gli chiedeva se fosse ancora del partito ha risposto di sì: “Io – ha aggiunto – sono uno di quelli che dal ’95 ha fatto la scelta del centrosinistra”. Il partito “ora forse è al passaggio più difficile”, deve recuperare credibilità. “Se si lasciano accumulare le varie differenze – prosegue - poi questo viene a galla in momenti come la votazione su di me o Prodi. Nel partito è rottura, non c’è solidarietà. La debolezza strutturale tocca anche gli ex comunisti che non sono più quelli che ho conosciuto io. Oggi di questi non tiene più nessuno. Chi ha votato contro Prodi non lo so. Ma Bersani è meno colpevole di altri. Lui non gestisce le cose da solo. Bisogna contarsi quando si prendono decisioni politiche”.

Da qui l’analisi del ”dilagare di opportunismo che ha toccato il nostro partito”. Un opportunismo che “tocca larghissimamente il gruppo dirigente”. E’ un “partito dove si sono rafforzati più i potentati che una idea larga di partito”. E Renzi? “E’ uno che ha un livello di ambizione sfrenata, a volte parla e non si sa quello che dice, cerca solo i titoli sui giornali. Se non modera questa ambizione finisce fuori strada”.

da - http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/21/pd-marini-dilaga-lopportunismo-renzi-ha-unambizione-sfrenata/570864/
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