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Autore Discussione: F. Cundari. La rivolta antipolitica che unisce liberisti e anticapitalisti...  (Letto 2068 volte)
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« inserito:: Aprile 08, 2013, 06:44:28 pm »


La rivolta antipolitica che unisce liberisti e anticapitalisti su Il nuovo che è avanzato

Autore: Francesco Cundari

Data: 2013-03-13


Mentre molti di noi non avevano ancora smesso di domandarsi che fine avrebbe fatto la democrazia italiana, con un intero gruppo parlamentare teleguidato da un signore che parla di terza guerra mondiale nel 2020, un intero gruppo parlamentare che nelle Camere siede già da una quindicina d’anni marciava sul tribunale di Milano, teleguidato da un signore che prevedeva un milione di posti di lavoro in più nel 1994, meno tasse per tutti nel 2001 e la cura del cancro nel 2008.

Ipnotizzati dai surreali videomonologhi dei nuovi deputati e senatori a 5 Stelle, molti di noi continuavano a interrogarsi cupamente sulle sorti del Parlamento, mentre l’onorevole Domenico Scilipoti, che in Parlamento è già alla seconda legislatura, guidava fieramente il corteo milanese.
In questi vent’anni l’Italia ha conosciuto molte forme di antipolitica, come la manifestazione del Pdl contro la magistratura ci ha prontamente ricordato. Anche da parte di spezzoni della magistratura e dei media, come ci ha ricordato l’ultima udienza del processo Del Turco, dove la «prova regina» si è rivelata una clamorosa patacca, e ben poco è rimasto di quella «montagna schiacciante» di indizi che nel 2008 ne aveva giustificato l’arresto, l’isolamento, i 28 giorni di carcere, con tutti i principali giornali a sostenere e romanzare in ogni modo le ipotesi accusatorie.

Il grillismo non rappresenta una novità così radicale, in Italia, né sul piano politico né sul piano culturale. Per grillismo e berlusconismo verrebbe voglia di riprendere l’antico adagio marxiano secondo cui la storia si ripete sempre due volte, la prima in forma di tragedia e la seconda di farsa. Ma in questo caso non scommetteremmo sull’ordine di apparizione.
Eppure entrambi, grillismo e berlusconismo, sono stati a lungo e saranno ancora vezzeggiati, alimentati, adulati, da quegli ambienti della finanza, della cultura e del giornalismo liberale che pur di ostacolare la sinistra sarebbero capaci di chiamare in soccorso il più inverosimile dei cavalieri (e infatti già due ne hanno regalati all’Italia).

Questa è la terza e la più radicale forma di antipolitica conosciuta dal nostro Paese: l’antipolitica degli ottimati, dei tecnici, di
quell’aristocrazia del denaro – e non di rado anche del sangue, a giudicare dal numero di cognomi procapite – che da anni alimenta tutte le più violente campagne contro i partiti e i sindacati, la politica e lo Stato, riuscendo così a distogliere la collera popolare dai suoi privilegi, per scaricarla preventivamente su chiunque possa mai sognarsi di metterli in discussione.

Ma se scartassimo in blocco come antipolitica il centrodestra berlusconiano, il centro montiano e il radicalismo grillino, se ne potrebbe concludere che l’unica politica ammissibile sia quella del centrosinistra guidato dal Pd. Questo modo di ragionare non sarebbe però che una quarta forma di antipolitica, fondata anch’essa, come tutte e tre le precedenti, sull’idea che alla fin fine vi sia una sola ricetta di governo valida, una sola verità accettabile, una sola linea di riforma possibile, responsabile, credibile.

L’antipolitica – proprio come la politica – non è e non potrà mai essere identificata in un solo partito. È al tempo stesso un’ideologia, una cultura, uno stato d’animo. Uno spirito condiviso che in Italia unisce il fondamentalismo liberista del professor Luigi Zingales e
l’antistatalismo anarcoide di Beppe Grillo, il tribuno televisivo e il magistrato di grido, il banchiere e il no-Tav, l’accademico e il buffone.

Forse, nell’Italia di oggi, è semplicemente lo spirito dei tempi. Tempi cupi, certo, che però spetterà ancora e sempre alla politica cambiare.

da - http://il-nuovo-che-e-avanzato.com.unita.it/politica/2013/03/13/la-rivolta-antipolitica-che-unisce-liberisti-e-anticapitalisti/
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