Il percorso di Enzo Jannacci
E «l'ateo laico molto imprudente» si è avvicinato alla «via di Dio»
Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle Opere: una storia privata
Si definiva ancora così, «ateo laico molto imprudente», e poi però andava oltre, in quell'intervista al Corriere del 6 febbraio 2009 che segna la prima traccia pubblica nel percorso privato di Enzo Jannacci verso la fede. Parlava di Eluana Englaro e diceva che no, lui non avrebbe mai interrotto le cure, e sembrava una posizione controcorrente: lui il medico-cantante «ateo laico» che la pensava come le gerarchie ecclesiastiche. E invece no, c'era qualcosa di più; attraverso il pensiero su Eluana e sul dramma di suo padre stava venendo in superficie la sensibilità nuova dell'artista. Quel giorno la spiegò così, con parole semplici e profonde, con un filo d'ironia che già virava al malinconico: «In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi impossibile anche solo l'idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».
È un'immagine fondativa, quella carezza, nella sensibilità religiosa di Jannacci. Ieri Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle Opere, ha letto un brano delle Scritture durante il funerale. E poi al Corriere ha raccontato: «Con Enzo siamo stati molto amici negli ultimi anni, in forma riservata. E anche il suo percorso di avvicinamento alla fede è stato molto privato, intimo e personalissimo». Con qualche significativa apparizione pubblica, come quella al meeting di Comunione e liberazione a Rimini nel 2009, dove Jannacci ha presentato il suo cd antologico The best. E quella mattina, in un'altra intervista, all'Avvenire, aveva raccontato della sua «via per arrivare a Dio». Da quei giorni si è cominciato a parlare di un suo avvicinamento proprio a Cl, e legati al movimento sono anche i due canti che hanno accompagnato le esequie di ieri, Qui presso a te e Romaria. È lo stesso Vittadini però a spiegare che «il percorso di Enzo non è stato in alcun modo incasellabile, né da strumentalizzare».
Jannacci lo ha raccontato soprattutto con un'immagine, un breve racconto che potrebbe essere il soggetto di una delle sue canzoni: «Ero piccolo, mi trovavo su un tram a Milano, c'era un signore che era talmente stanco che il braccio gli cadeva, una, due, tre volte. Portava gli occhiali, ma da povero. Da povero operaio. Per una frenata gli caddero quegli occhiali. Io ero indeciso se raccoglierli o meno, così nell'esitazione sono andato oltre, verso il tranviere. Quando mi sono girato, quell'uomo aveva di nuovo gli occhiali ed era sveglio. Aveva un'altra faccia, come se avesse ricevuto una carezza. Amo credere che sia stato Lui. Ora, sono passati anni: ho capito il significato della fede».
Gianni Santucci
3 aprile 2013 | 17:23© RIPRODUZIONE RISERVATA
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