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Autore Discussione: SILVIO MINACCIA LA NOSTRA DEMOCRAZIA CON AZIONI DI GUERRA ...  (Letto 5793 volte)
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« inserito:: Marzo 12, 2013, 06:38:25 pm »

Manifestazione Pdl, l'affondo del Colle: "Rammaricato, serve responsabilità"

Dopo la manifestazione inscenata ieri fuori e dentro l'aula del Tribunale di Milano, Alfano e i capigruppo uscenti di Camera e Senato vengono ricevuti da Napolitano, che ribadisce l'indipendenza della magistratura e convoca il Csm.

Il leader dei 5 Stelle sul suo blog irride la protesta dei parlamentari pidiellini e appoggia i pm milanesi.

Bersani: "Ferita gravissima al tessuto costituzionale"


ROMA - "Sono rammaricato per la manifestazione senza precedenti del Pdl all'interno del Palazzo di Giustizia di Milano, ma adesso bisogna fare appello al comune senso di responsabilità". Con queste parole Giorgio Napolitano commenta l'incontro con la delegazione del Pdl, rappresentata dal segretario Angelino Alfano e i capigruppo uscenti di Camera e Senato Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, che, all'indomani della protesta inscenata fuori e dentro al tribunale di Milano, si è recata al Colle per esprimere la "preoccupazione del partito" circa vicenda giudiziaria che riguarda il Cavaliere.

Il Capo dello Stato, in una nota diffusa dal Quirinale, chiarisce che la delegazione del Pdl "è consapevole che io non posso interferire con il potere giudiziario". Da Alfano e i suoi, infatti, non c'è stata "nessuna richiesta di interenti impropri", ma solo "preoccupazioni di carattere politico-istituzionale per i recenti sviluppi delle vicende giudiziarie riguardanti il leader del loro partito e capo della loro coalizione". Napolitano ribadisce che "l'indipendenza della magistratura non può essere messa in discussione", e fa appello a un "comune e generale senso di responsabilità", auspicando un "immediato cambiamento di clima". E si è riservato di sviluppare più ampiamente "in un prossimo intervento le sue valutazioni", convocando al Quirinale il Comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura per un incontro.

Alfano definisce "schietto" l'incontro avuto con il Presidente della Repubblica che ha ascoltato "le nostre preoccupazioni" e confida nelle prossime "annunciate pubbliche valutazioni" del Capo dello Stato. Ma ribadisce che "il Pdl continuerà a difendere le ragioni di Berlusconi. E' in corso un tentativo di eliminazione per via giudiziaria del leader del centrodestra italiano che milioni di elettori hanno nuovamente scelto con un consenso che ha prodotto un sostanziale pareggio alle ultime elezioni".

L'azione dimostrativa dei parlamentari pidiellini è presa di mira da Beppe Grillo, che in un lungo post sul suo blog critica Berlusconi e i suoi mentre esprime la propria solidarietà per i magistrati di Milano. E consiglia al Cavaliere di fare come Bettino Craxi: "Berlusconi ha paura di fare la fine di Bottino Craxi - scrive il leader 6 Stelle sul blog - ma sarebbe invece la sua fortuna. In fuga sulle spiagge tunisine piene di Ruby senza la rottura di coglioni quotidiana dei suoi questuanti. Senza Ghedini, Alfano, Gelmini, senza Biondi, Gasparri, Cicchitto, Brunetta e soprattutto D'Alema Un paradiso terrestre. Si faccia condannare al più presto senza attenuanti e, prima dell'arresto, si dia alla latitanza. Ci guadagnerà in salute. Guarirà dall'uveite e gli italiani guariranno finalmente dall'orchite con cui li affligge da vent'anni". Mentre Vito Crimi, capogruppo "designato" al Senato, ha ribadito anche oggi che il Movimento cinque stelle dirà sì in Parlamento all'arresto del Cavaliere e alla sua ineleggibilità.

E anche il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, critica duramente il partito di Berlusconi: "Vedere un ex ministro della giustizia e la seconda carica dello stato andare ad occupare uffici giudiziari è sconvolgente - spiega al Tg2 - una cosa senza precedenti". Si tratta di "una ferita gravissima al tessuto costituzionale e democratico".

 
(12 marzo 2013) © Riproduzione riservata

da - http://www.repubblica.it/politica/2013/03/12/news/pdl_alfano_ricevuto_da_napolitano_cicchitto_la_politica_a_rischio-54369844/
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 12, 2013, 06:39:21 pm »



di GIANLUCA LUZI

Richiamo del Colle sull'assalto del Pdl


La richiesta di Alfano e dei due capigruppo del Pdl di essere ricevuti da Napolitano affinché intervenisse contro i magistrati che si occupano dei processi e delle inchieste su Berlusconi si è ritorta contro gli esponenti del partito del Cavaliere. Non solo il Capo dello Stato ha espresso senza incertezze il suo "rammarico" per la manifestazione inscenata davanti e dentro il Tribunale di Milano dai parlamentari pidiellini. Ma - come era ovvio e scontato - ha sottolineato che lui non interviene sulle inchieste e che l'indipendenza della magistratura non va messa in discussione. Alfano e i suoi hanno ripetuto che difenderanno il loro leader, ma è chiaro che la speranza di Berlusconi per un salvacondotto è miseramente naufragata. Grillo nel suo blog gli ha suggerito di prendere esempio da Craxi e rifugiarsi in Tunisia. Il capo del M5S ha espresso anche la sua solidarietà ai magistrati di Milano. L'unica tattica che resta a Berlusconi - ora che non può più costruirsi le leggi ad personam - è quella del rinvio permanente. Ma non potrà troppo a lungo rimanere ricoverato nella suite del San Raffaele. Prima o poi dovrà presentarsi in tribunale dove lo aspettano le sentenze Mediaset e Ruby. Mentre Napoli procede con l'inchiesta che lo vede sospettato di aver comprato il passaggio del senatore De Gregorio per far cadere l'allora governo Prodi. L'unica speranza di Berlusconi (una sua richiesta di arresto verrebbe votata anche dal Movimento 5 Stelle) è di rientrare nella trattativa per il Quirinale. E qui appare di nuovo il nome di Prodi quale possibile favorito alla carica di Capo dello Stato. Nome certamente poco gradito a Berlusconi che da lui è stato sconfitto due volte, ma che potrebbe avere il voto favorevole anche del M5S. Grillo ha sfidato Bersani a rinunciare al finanziamento dei partiti. E anche Renzi ha detto al segretario del Pd che sarebbe meglio farne a meno. Bersani ha risposto di essere disposto a considerare l'eventualità ma senza che la politica diventi una questione solo per milionari.

da - http://www.repubblica.it/politica/
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« Risposta #2 inserito:: Marzo 19, 2013, 05:45:06 pm »

Elezioni Politiche 2013
19/03/2013 - dopo il voto. lo scontro politico

Berlusconi “Se prendono il Colle è guerra”

Silvio ordina ai suoi una “mobilitazione permanente” sicuro che in Senato voteranno per il suo arresto

Amedeo La Mattina
ROMA

Il volume di fuoco è impressionante, da Armageddon. Tradisce il terrore di essere fatto fuori da tutto, con un pezzo di partito (silente) che ha difficoltà a seguirlo verso la bella morte. Berlusconi è consapevole di essere al duello finale, per la vita o per la morte. Attende oggi da Napoli la decisione sul rito abbreviato per il presunto «acquisto» del senatore De Gregorio. A Milano la Boccassini scalpita per condannarlo al processo Ruby e quindi avanti con un legittimo impedimento dietro l’altro. Dopo l’uveite, ieri ad esempio era a Roma con i suoi deputati e senatori per eleggere i capi gruppi e preparare tutti alla grande guerra quando verrà condannato e se il Pd dovesse fare asso pigliatutto: presidenza di Camera, Senato, della Repubblica e pure governo Bersani con i voti dei grillini. 

Ecco lo spettro che si aggira a Palazzo Grazioli. «Quelli, i grillini, anzi le cavallette, fanno finta di essere contro tutto e tutti, ma sono di estrema sinistra, dei No Tav, giustizialisti, ci odiano e pur di ammazzarci voteranno la fiducia a Bersani. Avremo il governo il più di sinistra della storia italiana e d’Occidente».

Assetto di guerra e non a caso è stato eletto capogruppo alla Camera il super-combattente Brunetta, mentre Schifani, sceso dalla poltrona istituzionale che gli stava a pennello, sarà costretto a indossare mimetica e anfibi. Ma per il Cavaliere i corvi rossi della politica e della magistratura non avranno il suo scalpo. «Vogliono arrestarmi, farmi fare la fine di Craxi, ma hanno sbagliato persona». Mescola sempre piano politico e giudiziario. Minaccia la sinistra. Se occuperà il Quirinale, sarà «un golpe», dopo aver piazzato un Pm sul più alto scranno di Palazzo Madama. E allora «battaglia nelle piazze e nel Parlamento. Consideriamoci in campagna elettorale, torniamo tra la gente», ha detto il leader Pdl che considera morta la proposta fatta da Alfano di sostenere un governo Bersani, purché si parli di come affrontare la situazione economica e di un candidato del centrodestra per il Quirinale. 

Colombe con ali legate, falchi in volo con gli artigli affilati. Tutti però terrorizzati che si stringa la tenaglia Pd e un pezzo di M5S: inghiotterebbe Berlusconi (e il suo partito) nelle sabbie mobili del Senato dove sono tutti pronti a votare l’ineleggibilità e la richiesta di arresto del Cavaliere, qualora arrivasse. Con molto ottimismo della volontà, il pontiere Paolo Bonaiuti definisce di apertura una nota dei gruppi parlamentari nella quale si dice che il Pd è «ancora in tempo per fermarsi e per cambiare strada prima che sia troppo tardi». Ma il resto della nota trasuda lessico anticomunista da anni ’50, tipico di Berlusconi e Brunetta: «Dopo settant’anni di invidia e di odio sociale nei confronti del ceto medio, di chi col lavoro, col sacrificio, col rischio di impresa ha saputo conquistarsi una posizione di benessere, la sinistra italiana non riesce a cambiare. Privi di ogni senso di responsabilità, indifferenti agli interessi generali del Paese, ciechi di fronte ai drammi delle famiglie e delle imprese, anziché aprirsi ad una collaborazione con i moderati, il Pd preferisce condannare l’Italia all’ingovernabilità, alla depressione economica». 

Sabato tutti a piazza del Popolo, accanto a Silvio contro la «magistratocrazia». Il capo è pronto «a un intervento al giorno in Parlamento, nelle piazze, ovunque...». E il vicepresidente del Csm, Michele Vietti giocando d’anticipo suggerisce a magistrati: «Di fronte agli attacchi moderate i toni». Ma per il Cavaliere è campagna elettorale permanente. Tanto il centrodestra secondo Silvio vincerà (i sondaggi gli dicono che il Pdl è sopra di 2,5 punti rispetto al Pd). E questa volta senza brogli. Sì perchè ieri è tornato a parlare di brogli elettorali, senza i quali il Pdl avrebbe vinto con 800 mila voti di scarto.

da - http://www.lastampa.it/2013/03/19/italia/speciali/elezioni-politiche-2013/se-prendono-il-colle-e-guerra-o82fngONgmJwA1FuiGye1J/pagina.html
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« Risposta #3 inserito:: Marzo 22, 2013, 06:23:19 pm »

 Consultazioni, Berlusconi torna in partita dopo il no di Grillo.

L'offerta a Napolitano: appoggio al Pd in cambio del Quirinale


"La nostra responsabilità è totale. Siamo a disposizione per un governo di coalizione che intervenga con misure per l'economia largamente condivise". L'offerta al capo dello Stato è stata recapitata, dopo che Grillo ha frantumato la strategia di Bersani, escludendo qualsiasi voto di fiducia a qualsiasi governo. Silvio Berlusconi è pronto a sostenere un governo "di scopo", col Pd. Che riapra la trattativa sul Quirinale. E che faccia rientrare il Pdl nel gioco che conta in una posizione di forza. E che grazie al potere contrattuale sul tavolo della politica consenta la grande resistenza alle procure.

Al termine dell'incontro con Giorgio Napolitano, l'ex premier recita lo spartito del leader responsabile, preoccupato per la crisi che morde il paese e che richiede un governo forte e autorevole con Bruxelles. E si dice disponibile a fare la propria parte: "Con Napolitano - spiega ai cronisti - abbiamo esaminato i risultati elettorali che presentano tre forze di pari entità. Abbiamo presente che una di queste forze non è disponibile a una collaborazione con le altre e quindi restano in campo Pdl e Pd, cui incombe la responsabilità di dare un governo al paese".

Governissimo, esecutivo di "scopo", governo del presidente. Prima ancora delle formule, conta la mossa con cui il Cavaliere prova a sparigliare. Adesso che è chiaro che Grillo non voterà nessun governo, neanche guidato da Grasso, e adesso che è chiaro che il tentativo di Bersani di guidare il suo "governo di cambiamento" è definitivamente franato, il Cavaliere sente che si riaprono margini di trattativa. Perché i voti, come i soldi, si contano e non si annusano. E senza il Pdl non c'è maggioranza possibile. E non è un caso che Berlusconi, fiutato che a questo punto la posizione di Bersani si indebolisce, fissa la "sua" base di partenza, ovvero il costo del suo sostegno parlamentare: "Già i presidenti di Camera e Senato sono stati indicati da una parte, e non è assolutamente pensabile che anche per quanto riguarda il premier e il presidente della Repubblica questa parte possa pretendere di avere tutto". Tradotto: finora il Pd ha giocato a fare asso pigliatutto. Ma ora delle due l'una: se propone un nome di "area" per palazzo Chigi allora il Quirinale tocca ai moderati.

Ecco il punto. Ora o si tratta su tutto - premier e Colle - oppure è stallo. Con le consultazioni che vanno avanti, un governo che non nasce, i mercati che assaltano l'Italia, e uno scenario di emergenza finché un nuovo capo dello Stato non riuscirà a sciogliere le Camere. E se mai si produrrà uno scenario per cui il leader del Pd continua a dire "mai col Pdl", allora, è il ragionamento di Berlusconi, le colpe del disastro se la accollerà lui. Perché un conto è la responsabilità, e il Cavaliere sente di averne tanta e di mostrarne ancor di più, un conto è chiedere sacrifici senza contropartite: "Non vogliono votare un governo con noi? - ragiona un azzurro di rango - Allora significa che si andrà avanti fino all'elezione del prossimo capo dello Stato e poi torniamo al voto, ma gli italiani capiranno chi sono i pazzi veri. Se non sono pazzi, si siedono a un tavolo e discutono con noi".

E oltre ai nomi su "chi" andrà a palazzo Chigi c'è una questione di sostanza, nel grande negoziato che si è aperto lontano da taccuini indiscreti. Il consenso del Pdl è certo legato alle colore politico dei nomi che verranno fuori. Ma è ancora più legato alla mission del nuovo governo. C'è un motivo se Berlusconi, all'uscita dello studio di Giorgio Napolitano, ha parlato molto di economia. Le condizioni vere del negoziato vero sono che nell'agenda non devono essere contemplati né il conflitto di interessi né l'anticorruzione. Su questa linea il Pdl è pronto a sostenere anche un governo composto da personalità "più amiche del centrosinistra", anche dal diavolo in persona, per dirla con i ben informati.

Consapevole che Bersani non accetterà mai il bacio della morte del Pdl, accettando il sostegno pur di andare a palazzo Chigi, Berlusconi ha comunicato a Napolitano che non ci sono veti su altre personalità, a partire da quel Pietro Grasso che il Cavaliere si è pentito di non aver votato come presidente del Senato, perché allora sì che sarebbe cambiato il gioco. Adesso un suo repentino trasferimento a palazzo Chigi eccita la fantasia dei trattativisti, perché a quel punto il Pdl potrebbe chiedere la presidenza del Senato, altro modo per favorire la trattativa sul Colle. Già, perché a questo punto, tra gli strateghi del Cavaliere in molti prevedono che il capo dello Stato non affiderà l'incarico a Bersani, visto che non solo mancano le condizioni politiche, ma la stessa logica, dopo il veto grillino durante le consultazioni.

Ora tocca a Napolitano, dunque. Che potrebbe indicare da subito un "esploratore" cui affidare la prima ricognizione. Nell'attesa, attorno al Cavaliere, le colombe hanno formato una sorta di cordone per placarne i bollenti spiriti in vista dell'adunata di piazza di sabato. E gli hanno chiesto di scrivere tutti insieme il discorso, e di calibrarne con prudenza le parole d'ordine. Basta un affondo sbagliato e salta tutto, in una giornata che potrebbe coincidere con i primi passi dell'esploratore indicato da Napolitano.

da - http://www.huffingtonpost.it/2013/03/21/consultazioni-berlusconi-torna-in-partita-dopo-no-di-grillo_n_2923268.html?1363870245&utm_hp_ref=italy
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« Risposta #4 inserito:: Marzo 24, 2013, 05:54:46 pm »


Sull'ineleggibilità di Berlusconi e il Quirinale

Pubblicato: 24/03/2013 09:45

Franco DeBenedetti

Perché tirarla fuori adesso? La tesi della ineleggibilità di Berlusconi è in circolazione da diciannove anni, è stata confutata in diritto, respinta in Parlamento, superata nell'urna. In 7 elezioni politiche, milioni e milioni di italiani hanno trovato il nome di Berlusconi sulla scheda, e circa la metà di loro l'ha votato: tirarla fuori oggi è come accusare Romita dei brogli nel referendum del 1946. Se fossero solo gli irriducibili sodali di Micromega, li si guarderebbe come gli orleanisti dei salotti du coté des Guermantes. Ma quando si legge che anche un personaggio come Luigi Zanda si è unito all'appello, vien da chiedersi: perché adesso? Perché una persona come lui, abbastanza moderata e molto navigata, appena nominato capogruppo del PD al Senato, si sente in dovere di aderire a una proposta così bislacca?

Che l'antiberlusconismo con l'elmetto sia il collante che tiene insieme "i vari riformismi", come li si chiama dall'epoca della gioiosa macchina da guerra, è risaputo: ma questo valeva quando c'era da convincere la sinistra del partito a votare personaggi un po' indigesti, non dovrebbe essere necessario col PD di Bersani, che nelle sue alleanze e nella sua dirigenza si presenta arcigno e compatto come un partito socialdemocratico vecchio stampo. E' per il timore provato con il recupero di un Berlusconi dato per spacciato? Ma chi la propone ben sa che la tesi è vacillante, e se il colpo va a vuoto, invece di piantare un chiodo nel cuore del vampiro e chiudere una volta per tutte la partita, si rischia di avvantaggiarlo.

Per ammorbidire i grillini? Questa, come la legge sul conflitto di interessi, è musica per le loro orecchie. Ma per loro la partita è delegittimare insieme "i due PdL", quello con e quello senza la l. Per funzionare la battaglia in parlamento devono condurla su entrambi i due fronti, colpendo entrambi, senza favori e senza preferenze.

Ma questo vale quando si devono approvare o bocciare le leggi in Parlamento, vale quando si vota la fiducia al governo: vale meno quando, nel segreto del "confessionale", si vota il nome del prossimo Capo dello Stato. Questa legislatura non durerà a lungo, invece chi va al Quirinale ci sta per 7 anni. L'obbiettivo della sinistra, intesa in senso lato, quella che ha il PD come sua espressione partitica, è di mantenere i reticolati a protezione della trincea che deve isolarli dalla specie antropologica berlusconiana. Per gli inventori dell' "inciucio", il pericolo da scongiurare a tutti i costi è che al Quirinale vada l'"inciucista" par excellence, Massimo D'Alema. Meglio Giuliano Amato, ma pur sempre un socialista, non si sa mai. Romano Prodi darebbe garanzie, ma considera molti come suoi nemici, così molti gli sono nemici, non è detto che passi. Bisogna evitare sorprese, trovare qualcuno che dia assoluta garanzia che la trincea non verrà smantellata.

E qui vien bene l'iniziativa di Micromega: tirata fuori dall'armadio, la vecchia questione dell'ineleggibilità è ottima per creare il clima in cui esaltare la maestà della legge e l'intangibilità della Costituzione, e quindi la richiesta di una persona che abbia questi riferimenti. Una persona fuori dal gioco politico per un clima antipolitico. Un PM alla presidenza del Senato è stata la prova generale, adesso si tratta di preparare la scena per la prima (e unica) rappresentazione. I nomi di Stefano Rodotà e di Gustavo Zagrebelski corrispondono perfettamente a questo profilo, non per nulla sono stati fatti per la prima volta proprio da Grillo. E allora li si faccia girare.

Sembrerà che sia per ammorbidire le posizioni dei grillini, per concedere loro qualcosa in cambio di un appoggio o di una non ostilità preconcetta al nascendo governo Bersani. In realtà è l'opposto: si tratta di ottenere quello che la loro antipolitica, il loro giustizialismo, offre gratuitamente. Se va bene, servirà a consentire a Bersani di staccarsi dalla riva e di iniziare il suo più o meno breve cabotaggio. Se va male, tra 20 giorni comunque si vota: per chi durerà 7 anni.

Che cosa poi succeda al Paese, come si riesca, con quella trincea che lo attraversa, a tirarlo fuori dal disastro in cui stiamo, è una questione che sembra non interessare.

da - http://www.huffingtonpost.it/franco-debenedetti/sullineleggibilita-di-ber_b_2942691.html?utm_hp_ref=italy&utm_hp_ref=italy
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« Risposta #5 inserito:: Maggio 09, 2013, 12:00:01 am »

le reazioni

Processo Mediaset, l'ira del Pdl per la condanna di Berlusconi: «Continua la persecuzione»

«Sentenza surreale». M5S accelera sull'ineleggibilità.

Grillo: «Si vede che lo faranno senatore a vita». Sel: «Dimissioni»



Silenzio e rabbia. Sono questi i sentimenti che Silvio Berlusconi ha provato subito dopo la sentenza dei giudici della seconda Corte d'Appello di Milano che, mercoledì pomeriggio, hanno confermato la condanna a 4 anni di reclusione per il Cavaliere (di cui tre coperti da indulto), accusato di frode fiscale nell'ambito del processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. Lui si è chiuso nel suo ufficio furente, chiedendo ai suoi collaboratori di non passargli nessuna chiamata. Tanta rabbia per quella che considera una sorta di «persecuzione» da parte della magistratura che vuole eliminarlo dalla scena politica. La strategia però resta la stessa: evitare che i suoi processi abbiano ripercussioni sul governo. I suoi sostenitori, uomini e donne del Pdl, invece si sono fatti sentire.

IL PDL - A cominciare da Renato Schifani, presidente dei senatori del Pdl, che ha parlato di «persecuzione giudiziaria» nei confronti del Cavaliere, «leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori». Sulla stessa linea anche Daniele Capezzone, coordinatore e dei dipartimenti del Pdl e presidente della Commissione Finanze della Camera, che ha descritto la vicenda come «surreale» e «assurda» la condanna. Dal canto suo Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, ha parlato di «accanimento disgustoso» e di «sentenza politica, anzi antipolitica, perchè colpendo lui si favoriscono i disegni disgregatori del nostro Paese». «L'ennesima prova di un uso politico sciagurato della giustizia che non aiuta il clima di pacificazione che dovrebbe instaurarsi tra le forze politiche», ha detto Mariastella Gelmini. Daniela Santanchè denuncia che «si tratta di una sentenza vergognosa e scellerata, indegna di un Paese civile» ma allarga lo sguardo al caso Mediaset: «Ieri qualcuno voleva impedire a Berlusconi di governare e pretendeva di sovvertire la volontà popolare degli italiani per via giudiziaria, oggi qualcuno sta operando per fare saltare il governo Letta e l'ipotesi di pacificazione nazionale».

M5S - «Che ti devo dire, si vede che lo faranno senatore a vita...». Con questa battuta Beppe Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle, ha commentato, con l'agenzia Ansa, la conferma della condanna per l'ex premier. Nel frattempo la capogruppo M5S alla Camera, Roberta Lombardi indica una direzione di marcia: «Ora si acceleri nella giunta per le elezioni del Senato, appena sarà costituita, sull'ineleggibilità di Silvio Berlusconi. Ci sono molte motivazioni per farlo. C'è una legge del '57 che viene disattesa e ora c'è questa sentenza, per quanto provvisoria, perchè bisognerà aspettare la Cassazione, che getta una bella ipoteca».

OPPOSIZIONE - «Confermata condanna a Berlusconi in appello per frode fiscale. Ora si dimetta», scrive su Twitter il capogruppo alla Camera di Sel Gennario Migliore.

Redazione Online

8 maggio 2013 | 22:01© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/politica/13_maggio_08/berlusconi-condannato-reazioni_b8b0d3ba-b807-11e2-b9c5-70879a266c65.shtml
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« Risposta #6 inserito:: Maggio 10, 2013, 12:00:43 am »

Condanna Berlusconi, il Pdl va in piazza: "Sabato a Brescia in difesa del Cavaliere"

Il partito si mobilita dopo la sentenza di Milano, mentre i suoi esponenti di prima fila continuano ad affermare che le vicende processuali del leader non influiranno sull'intesa di governo. Brunetta: "Accanimento giudiziario distrugge vita democratica". Anm: "Pericolosa delegittimazione".
Lombardi insiste: "M5S chiederà l'ineleggibilità di Berlusconi in Parlamento. Vediamo chi la voterà"


ROMA - Il Popolo della libertà scenderà in piazza sabato prossimo a Brescia "in difesa di Silvio Berlusconi".
La manifestazione, annunciata da una nota del partito, si terrà a Brescia alle 16 e vi parteciperà lo stesso leader del Pdl.


All'annuncio della manifestazione, come alle numerose esternazioni di esponenti del Pdl su "uso politico della giustizia" in merito alla sentenza di secondo grado che al processo sui diritti Mediaset ha confermato la condanna del Cavaliere a quattro anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici e alla richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Napoli per la "compravendita" di senatori, risponde una nota in cui l'Associazione italiana magistrati denuncia "espressioni violente e offensive", "delegittimazione" e ricorda l'invito del capo dello Stato a "evitare prese di posizione che ingenerino nei cittadini sfiducia nelle istituzioni". Il Movimento 5 Stelle insiste: "Votare in Parlamento l'ineleggibilità" di Berlusconi.

L'annuncio della manifestazione di Brescia giunge mentre dai vertici del partito continuano ad arrivare 'rassicurazioni' sul fatto che le vicende penali del Cavaliere non avranno impatto sull'intesa di governo. E' il pensiero, ad esempio, di Maurizio Lupi: "Non sarà una sentenza ingiusta a far cadere il governo - ha detto il ministro delle Infrastrutture alla Telefonata di Belpietro su Canale 5 - . Semmai sarà l'incapacità mia e di questo governo" ad affrontare e "risolvere i temi" più importanti dell'economia e della crisi.

Toni alti da una parte e rassicuranti dall'altra anche da Maurizio Gasparri: "La prosecuzione di un accanimento e la tentazione di chiudere per via giudiziaria una sfida politica che per via politica la sinistra non è riuscita a chiudere nei confronti di Silvio Berlusconi è una cosa inaccettabile - ha detto il senatore a Omnibus su La7  - e quindi non può non avere ripercussione sul dibattito politico e sui suoi protagonisti".

"Contestiamo un uso politico della giustizia che da molti anni sussiste con chiarezza - ha aggiunto Gasparri - ma ci teniamo a distinguere l'azione del governo dalle valutazioni che noi facciamo, per questo i ministri del Pdl del governo non hanno fatto dichiarazioni. Credo che questo sia una fatto significativo che rafforzi l'intenzione di Berlusconi di tenere separati i giudizi sul governo dal contesto, ma certamente sarei un ipocrita a negare che il contesto non possa finire per condizionare il clima politico".

Di "sentenze annunciate" fatte "sulla base di teoremi politico-giudiziari" parla Gregorio Fontana, del cordinamento nazionale Pdl: "Dai giudici di Milano è venuta l'ennesima conferma che la mobilitazione contro l'uso politico, e 'personalizzato', della giustizia non solo è legittima, ma è necessaria - dice Fontana - . Bene facemmo, dunque, a manifestare davanti al palazzo di Giustizia e altre manifestazioni, ovviamente, dovranno essere organizzate per sensibilizzare gli italiani contro l'accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi".

Secondo il neoeletto presidente della Commissione Ambiente al Senato, Giuseppe Marinello, "è evidente a tutti che contro Berlusconi da parte della magistratura di Milano manca qualsiasi serenità. Le sentenze di rito ambrosiano sembrano prestampate, con il chiaro intento di condannare un uomo politico che da 20 anni è l'indiscusso leader dei moderati italiani".

Il senatore Giancarlo Serafini si spinge fino a proporre di "raccogliere dieci milioni di firme contro la sentenza Mediaset, tanti quanti sono i voti che il presidente Berlusconi ha ottenuto nelle ultime elezioni politiche". Senza remore anche il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta: "La sentenza della corte d'appello di Milano contro Berlusconi rappresenta un accanimento giudiziario che finisce col distruggere la vita democratica in Italia".

Secondo Daniela Santanché, invece, "una parte della magistratura è ormai fuori controllo": "Il leader del centrodestra e il Pdl sono sotto attacco.
Dopo l'inconcepibile sentenza Mediaset, oggi arriva la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Berlusconi per un altro processo assurdo, quello sulla presunta compravendita di senatori, senza fondamento e prove, basato su accuse generiche. Non temano questi magistrati che avranno pane per i loro denti".

Anm: "Pericolosa delegittimazione dei magistrati". "L'Anm ancora una volta deve denunciare le dichiarazioni di numerosi esponenti politici e rappresentanti delle Istituzioni che commentano singole iniziative o decisioni giurisdizionali, delle quali oltretutto non sono note le motivazioni, utilizzando espressioni violente e offensive estranee a ogni legittimo esercizio del diritto di critica. L'Anm, nel rilevare che tali reazioni costituiscono pericolosa delegittimazione del ruolo della giurisdizione nella nostra democrazia, così come disegnato dalla Costituzione, auspica che vengano accolti i reiterati inviti del Capo dello Stato a evitare conflitti e prese di posizione in grado di ingenerare tra i cittadini sfiducia nelle Istituzioni della Repubblica". E' quanto si legge in una nota dell'Associazione Nazionale Magistrati.

Lombardi (M5S) insiste: "Ineleggibilità, vediamo chi la voterà". "Il Movimento 5 Stelle chiederà l'ineleggibilità di Silvio Berlusconi in Parlamento". Lo ribadisce su Facebook la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi, che lancia la sfida: " Vedremo chi la voterà". I Cinque Stelle chiederanno l'ineleggibilità in base alla "legge del 1957 per cui i titolari di una concessione pubblica e i rappresentanti legali di una società che fa affari con lo Stato non possono essere eletti e per la condanna di ieri in merito all'interdizione a pubblici uffici".
 

(09 maggio 2013) © Riproduzione riservata

da - http://www.repubblica.it/politica/2013/05/09/news/berlusocni_sentenza_gasparri-58396102/?ref=HRER2-1
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« Risposta #7 inserito:: Maggio 14, 2013, 05:52:58 pm »

Politica
13/05/2013 - intervista


Sabelli al Pdl: offensivo parlare di pacificazione

Noi non siamo in guerra




Il presidente dell’associazione dei magistrati replica dopo la giornata di sabato, Pdl e Cavaliere in piazza contro i giudici


Il presidente Anm: ormai vedo assuefazione ai loro attacchi

Guido Ruotolo
ROMA


Pone subito una questione diciamo di metodo: «La gravità della manifestazione di Brescia del Pdl non sta nella partecipazione di qualche ministro del governo Letta, o meglio non solo in tale partecipazione come denuncia il Pd, alleato di governo, quanto nei contenuti espressi dalla stessa».

Il presidente dell’Anm, l’Associazione nazionale dei magistrati, Rodolfo Sabelli, che pure ha un atteggiamento sempre molto misurato, sbotta dopo l’ennesima valanga di contumelie contro i magistrati pronunciate sabato da Silvio Berlusconi.

 

Presidente, sembra un fotogramma bloccato di un film che va in onda da 20 anni. Berlusconi che attacca certa magistratura e l’Anm che si chiude a riccio in una difesa dei magistrati... 

«Temo che l’assuefazione a queste affermazioni faccia perdere di vista la loro gravità e, dunque, faccia svaporare la collera, o meglio l’indignazione, di fronte a delle accuse gravissime e inaccettabili».

 

Ma scusi ieri il presidente Berlusconi si è paragonato ad Enzo Tortora ed è stato zittito dalla figlia del presentatore televisivo. 

«E’ un paragone fuori luogo. Certo, sabato non sono state pronunciate frasi come “la magistratura è un cancro, è peggio della mafia”, ma non per questo i concetti espressi sabato non devono essere pesantemente censurati. Possiamo mai subire senza criticarle affermazioni sui magistrati accecati dall’odio nei suoi confronti, invidiosi, che giudicano per convinzioni politiche? Noi abbiamo il dovere di ricordare ogni volta che i magistrati sono imparziali e applicano la legge».

 

Il fotogramma bloccato però è reale. «Siamo a una pericolosa delegittimazione del ruolo della giurisdizione nella nostra democrazia...». Concetti espressi dall’Anm l’altro giorno, che ricordano quelli di vent’anni fa, appunto. 

«Non è colpa nostra se ogni volta con la ripresa di processi che lo vedono coinvolto, Berlusconi spara a zero sulla giustizia con il solito campionario di offese e luoghi comuni contro i magistrati definiti faziosi e con la storia del pregiudizio. E’ vero, ogni volta sembra che ci troviamo punto e a capo, che anche noi riviviamo un deja vu. Ma dobbiamo, ripeto dobbiamo riaffermare il valore della legalità e della giurisdizione. In questo modo, noi non difendiamo i magistrati ma il ruolo della giurisdizione».

 

Le colombe sembrano ancora una volta sconfitte. Quali sono le condizioni dal vostro punto di vista per arrivare a una pacificazione? 

«È offensivo porre il tema della pacificazione perché lascerebbe intendere che ci sono due eserciti in guerra: quello della politica e quello della magistratura. Non è così. La magistratura non ha dichiarato guerra a nessuno. Ci sono invece esponenti politici, che sistematicamente da anni conducono una offensiva contro la magistratura fatta di contumelie e tentativi di “punizioni” attraverso modifiche legislative che rischiano di vanificare il controllo di legalità pur di garantire l’impunità a qualche imputato eccellente. Il processo è già in se stesso, con le sue regole e i gradi di giudizio, una forte garanzia».

 

Va bene, non parliamo di pacificazione ma di responsabilità. Che bisogna fare per uscire da questo cul-de-sac? 

«Fino a quando si continuerà a parlare di riforma dei giudici e non della giustizia, e sabato il presidente Berlusconi ha riproposto la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei giudici, non vedo grandi margini di manovra. Occorre una reazione corale a difesa della giurisdizione, occorrono decisi interventi di riforma per il contrasto alla criminalità e per l’efficienza della giustizia, occorre che tutti riscoprano la capacità di indignarsi. Ma le voci che si levano di fronte agli insulti che vengono rivolti alla magistratura, cioè ad una delle istituzioni dello Stato, spesso sono deboli e circoscritte, e questo è preoccupante». 


DA - http://lastampa.it/2013/05/13/italia/politica/sabelli-al-pdl-offensivo-parlare-di-pacificazione-noi-non-siamo-in-guerra-UBwioJDLj6K55SN1tHCILJ/pagina.html
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