Bersani: «Grillo novello principe, discutere non è scambio di poltrone»
con un'analisi di Barbara Fiammeri
11 marzo 2013
Una vittoria spuntata, quella del Pd alle ultime elezioni, perché «Non siamo in condizione da soli di garantire un governo in questo Paese», ma «tanto meno gli altri, nemmeno gli altri. Abbiamo la difficile responsabilità di essere i primi senza poter essere i soli». La sintesi dell'impasse uscito dalle urne arriva dal segretario Pd, Pier Luigi Bersani, nel suo intervento all'assemblea degli eletti, nel corso della quale ha comunque ribadito la differenza del partito rispetto ai competitors: «Non ci conosciamo ancora, ma dobbiamo prendere decisioni, in un contesto alternativo. Altri hanno strutture di comando che guidano e guideranno i passi di questi giorni». Noi, ha sottolineato ancora, «abbiamo una struttura di partecipazione e siamo di fronte all'opportunità di dimostrare che una struttura democratica di partecipazione é utile al Paese».
La trasparenza, aggiunge Bersani, fa parte del dna del partito, replicando indirettamente alle accuse di scouting ai danni del M5S arrivate dai grillini: «Noi non abbiamo aperto diplomazie, non è in corso nulla di tutto questo. Noi vogliamo coltivare all'aperto una idea con la quale ci rivolgiamo al parlamento, con un programma alla luce del sole con il quale diciamo "adesso si può"». Noi - sottolinea ancora il segretario - non siamo qui a cercare deputati o senatori. Io non ci sto che venga messa in giro questa cosa».
Contro la proposta di un governo di cambiamento «arriveranno degli sbarramenti, a cominciare da chi pensa di tenersi libere le mani». Lo dice Pier Luigi Bersani all'assemblea degli eletti del Pd riferendosi a Beppe Grillo, «un novello principe in formazione» che «non è mai sazio».
«Vuol tenersi le mani libere e non per l'Italia, ma per qualcosa che si chiama potere. Noi, invece, facciamo l'inverso. Quel tanto di potere che abbiamo, lo mettiamo al servizio di questo Paese e cerchiamo una strada», sottolinea Bersani che se la prende anche con chi nel Pd «dice "con M5S neanche un caffè", perché è assurdo e poi sparge antipolitica a piene mani nella stessa pagina...».
In definitiva discutere con gli altri gruppi parlamentari delle cariche istituzionali, a partire dalle Presidenze delle camere, non può essere catalogato alla voce «scambio di poltrone», perché si tratta di «adempimenti istituzionali» che peraltro «non c'entrano nulla col governo». Secondo il segretario «c'è un limite alla produzione di macerie, perché ne abbiamo già tante». Poi, la spiegazione: «Bisogna assegnare le Presidenze delle Camere, gli Uffici di Presidenza, le presidenze delle Commissioni. Non voglio sentire che si parli di questo come di 'scambio di poltrone', perchè abbiamo degli adempimenti istituzionali».
Bersani indica la sua strada: «Attorno a questi temi istituzionali noi lavoriamo per una corresponsabilità. Siccome siamo la prima forza, abbiamo la responsablità e ce la dobbiamo prendere di incoraggiare elementi di dialogo che favoriscano una soluzione». E la proposta all'assemblea dei parlamentari democratici è questa: «Una piccola delegazione dovrà andare a registrare le intenzioni di altri gruppi per capire entro quali margini si può prendere una decisione, dove arriva la corresponsabilità degli altri, quali sono i margini di praticabilità».
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