Il surplus tedesco sotto accusa
A.Me.
17 febbraio 2013
MOSCA. Dal nostro inviato
Il G-20 chiede ai Paesi con i conti con l'estero in surplus di «espandere le fonti interne di crescita» e, se in passato le attenzioni dei partner si erano rivolte soprattutto alla Cina, a Mosca, secondo diversi partecipanti alla riunione, le pressioni si sono concentrate soprattutto sulla Germania, che è al centro degli squilibri globali, ma anche europei e, nel parere di molti, non sta facendo abbastanza per trainare le altre economie fuori dalla recessione. Un ruolo di locomotiva che Berlino rifiuta.
L'attivo dei conti con l'estero tedeschi ha superato nel 2012 il 6% del prodotto interno lordo, che è considerato normalmente un livello insiderabile e illustra come il modello tedesco resti basato sull'export a scapito della domanda interna. I rappresentanti tedeschi a Mosca hanno risposto alla loro maniera, cioè che stanno già facendo tutte le cose giuste, ma uno studio dell'Ocse, pubblicato in occasione del G-20, evidenzia che con alcune misure la Germania potrebbe aumentare la propria crescita e sostenere quella altrui. «Tutti i Paesi, anche quelli in surplus, hanno sottoscritto il comunicato», osserva lapalissianamente il vicepresidente della Banca centrale europea, Vitor Constancio.
Il ribilanciamento degli squilibri globali è passato finora dalla compressione della domanda nei Paesi in deficit, ha osservato qui a Mosca alla vigilia del G-20 il sottosegretario al Tesoro Usa, Lael Brainard, e non dal rilancio della domanda nei Paesi in surplus. Secondo una fonte monetaria di alto livello del G-7, la rappresentante di Washington e quelli di altri Paesi hanno ripetuto lo stesso concetto nelle riunioni a porte chiuse, sottolineando che in questo modo nelle economie costrette a tagliare la domanda si aggravano la recessione, la disoccupazione e lo stato dei conti pubblici. «Il surplus della Germania è troppo alto - dice la stessa fonte - la loro risposta è che gli aumenti salariali in corso dovrebbero essere sufficienti a rilanciare già quest'anno la domanda privata. Questa, a loro modo di vedere, sarà la chiave dell'aggiustamento. Se i consumi stanno tenendo, gli investimenti però non crescono. Comunque, riequilibrare l'economia fra export e domanda interna non è un obiettivo della politica economica, ci hanno detto i tedeschi».
Secondo il vicesegretario generale e capo economista dell'Ocse, Pier Carlo Padoan, «il tema del ribilanciamento è sempre stato presente nel G-20. Forse ora il focus si è spostato su Paesi diversi. L'aggiustamento per ora è stato asimmetrico. Certamente, a 5 anni dall'inizio della crisi, finché la domanda non viene riequilibrata, l'economia globale continuerà a crescere meno di quanto potrebbe. E per ora rimane debole». L'adozione di politiche per il riequilibrio della domanda, sostiene Padoan, «non dovrebbe esser visto dai Paesi in surplus come una punizione, ma come un fatto positivo per la loro stessa crescita».
L'Ocse è da tempo critica nei confronti dei bassi investimenti dell'economia tedesca e delle mancate liberalizzazioni della Germania. «La nostra raccomandazione a Berlino - afferma Padoan - è di adottare politiche molto più attive di liberalizzazione dei mercati dei prodotti e specialmente nel settore dei servizi, dove le barriere alla concorrenza limitano la crescita della produttività. Sarebbe un bene per la Germania e per il resto d'Europa».
Il rapporto "Going for Growth" diffuso qui a Mosca chiede la deregolamentazione dei servizi professionali, molto più alta che nella media dei Paesi industriali, e il ripensamento dell'adesione obbligatoria alle «camere delle professioni». Lo studio sostiene anche che la tassazione è eccessivamente sbilanciata sulle imposte dirette e che il cuneo fiscale andrebbe ridotto. L'Ocse chiede anche la rimozione degli ostacoli all'impiego a tempo pieno della manodopera femminile. In Germania molte donne lavorano, ma per un numero limitato di ore nel caso delle madri e delle donne sposate. Una proposta avanzata dal Governo in vista delle prossime elezioni, con un occhio all'elettorato conservatore bavarese, va
esattamente nella direzione opposta, di pagare di più le neo-mamme perché stiano a casa.
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