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Autore Discussione: Roberto Saviano. La lezione di Walter il pastore  (Letto 4407 volte)
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« inserito:: Gennaio 31, 2013, 07:21:47 pm »

L'antitaliano

La lezione di Walter il pastore

di Roberto Saviano


Un uomo anziano, di montagna, malato di reni. E che quando arriva il suo turno per il trapianto, rinuncia. Per salvare una persona più giovane. Un gesto d'amore vero per la vita (versione integrale)

(28 gennaio 2013)

Trovo questa notizia sui giornali data come una delle notizie dell'Italia minore: dopo la politica, dopo gli esteri, dopo gli editoriali e i dibattiti. In realtà mi rendo conto che è la notizia più importante del giorno. Eppure non è stata data come tale. E' la storia di Walter Bevilacqua, un pastore. So poco di lui se non quel che raccontano le sue sorelle e che qualche cronista ha riportato. C'è la sua foto: un po' apostolico, barba lunga, stempiato, sguardo malinconico. Sembra un soggetto di de Ribera, lo Spagnoletto.

Walter Bevilacqua era un pastore in Val d'Ossola che ha vissuto tutta la sua vita allevando animali con i suoi cicli: l'alba, la notte, la primavera, l'inverno a decretare le logiche con cui vivere. Si ammala ai reni e inizia un calvario di dialisi, ma continua a lavorare. La sua unica salvezza è un trapianto perché le cose vanno sempre peggio. E un giorno arriva questa possibilità: arrivano i reni per lui. Ma quello che fa quest'uomo è rinunciarvi. Rinuncia ai reni perché non ha famiglia. Ha 68 anni e non ha figli. Vuole lasciarli a persone che hanno bambini, che hanno una famiglia, che sono più giovani.

BEVILACQUA SCEGLIE LA VITA e la morte per sé. E lo fa con la scelta di chi conosce le regole della natura, di chi ha visto queste regole: gli agnelli che nascono, il vecchio montone che si fa da parte quando non può dare più vita. Regole spietate e chiare della natura, che però lui affronta con coraggio poetico: quello della rinuncia, che forse la natura non conosce come scelta ma solo come istinto, dovere. Lui invece quella rinuncia la sceglie. In queste ore di dibattito elettorale sulla famiglia, Walter Bevilacqua è un uomo che con il suo gesto ha dato la definizione che più mi piace di famiglia. In realtà non ha pronunciato nessuna parola in tal senso. Ha solo agito e la sua azione non avrebbe fatto notizia se non l'avesse data il parroco del suo paese.

Walter ha dato la migliore definizione di famiglia perché si è fatto da parte perché la vita continuasse: per la vita, per far vivere meglio chi costruisce vita. Questa è la definizione di famiglia che forse più mi piace. Uomo-donna, donna-donna, uomo-uomo, single con figli, risposati, famiglie allargate: gruppo di persone che allevano la vita. Senza una codificazione precisa.

IL SUO GESTO l'ho voluto leggere così: mentre tutti cercano di codificare il bene per il bambino, il bene per la famiglia, c'è stato un pastore che si è fatto da parte senza neanche sapere a chi andassero i reni che erano per lui. Si è fatto da parte e basta in nome della vita. Non la sua quella di bambini che non conosce e non vedrà e che non sapranno mai chi ha permesso al loro padre o alla loro madre di vivere.

Quando la scelta individuale diventa coraggio per chi osserva questo coraggio; diventa motivo di comprensione. Io ho compreso attraverso la morte di quest'uomo, che rinuncia al trapianto pur sapendo di morire, quanto si possa amare l'esistenza del vivere al punto tale di riconoscere la propria vita già abbastanza, già con un cammino importante fatto. Un ragionamento coraggioso e profondo come solo un pastore poteva fare. Walter Bevilacqua mi ha insegnato qualcosa che ancora non avevo conosciuto e che forse ancora non ho compreso sino in fondo.

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da - http://espresso.repubblica.it/dettaglio/la-lezione-di-walter-il-pastore/2198992/18
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