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Autore Discussione: Vittorio Da Rold. Competitività, all'Europa serve uno sforzo corale  (Letto 2001 volte)
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« inserito:: Gennaio 31, 2013, 12:01:48 am »

Competitività, all'Europa serve uno sforzo corale

di Vittorio Da Rold

27 gennaio 2013


Ritrovare la competitività. Questa è la parola d'ordine che più è risuonata nei dibattiti e nei convegni dedicati all'Europa al World Economic Forum di Davos. Appelli e moniti al Vecchio Continente sono giunti da ogni quadrante del mondo istituzionale e finanziario planetario. Da Angel Gurria, segretario generale dell'Ocse, a Christine Lagarde, direttore generale dell'Fmi, al premier britannico David Cameron che ha tuonato contro l'Europa che sta perdendo posizioni nella classifica mondiale del dinamismo economico.

Un'Europa che si va impoverendo è fonte di inquietudine globale. Immancabile il richiamo anche dei primi della classe del Vecchio Continente. «Ogni giorno, ogni paese europeo, compresa la disciplinata Germania, deve lavorare sulla competitività altrimenti non si sopravvive nella globalizzazione. La crescita non è il risultato di indebitamento o deficit spending ma di riforme strutturali», ha detto il brillante Guido Westerwelle, ministro degli Affari esteri di Berlino all'Open Forum di Davos. «Noi europei dobbiamo puntare su istruzione, scienza e ricerca: gli investimenti nel futuro. È giunto il momento in cui l'Europa si deve rendere conto che non è più al centro del mondo; per mantenere il nostro stile di vita e la nostra libertà dobbiamo lavorare insieme ogni giorno rafforzando tutti la nostra competitività».

«Mirare alla modifica delle voci del bilancio europeo, togliendo almeno 30 miliardi di euro dall'agricoltura a favore di investimenti in innovazione, energie rinnovabili, infrastrutture digitali», ha suggerito Philipp Rösler, vice cancelliere tedesco e ministro della Tecnologia, al seminario Ridare energia all'Europa.

«Completare il mercato unico europeo anche nel settore energetico e dell'agenda digitale», ha sottolineato a sua volta Olli Rehn, vice presidente e commissario agli Affari economici e monetari della Ue.

La situazione è grave: nel 2012 l'Europa a 27 è stata superata nel Pil pro-capite dalla Corea del Sud, paese asiatico a più recente industrializzazione, come evidenzia uno studio del Wef reso noto a Davos opportunamente intitolato Rebuilding Europe competitiveness. Senza contare sempre rispetto al Pil-pro capite la divergenza iniziata a metà degli anni 90 rispetto agli Stati Uniti dopo i decenni di avvicinamento iniziati subito dopo la Seconda guerra mondiale. I punti più deboli dell'Europa sono «l'efficienza del mercato del lavoro, l'innovazione tecnologica, la formazione e l'istruzione superiore».

Addirittura, secondo il rapporto Wef, le economie dei Brics hanno perfomance competitive simili ai paesi dell'Europa del Sud in aree quali l'innovazione, l'efficienza del mercato dei prodotti e fanno meglio nei mercati finanziario e del lavoro. Il guaio è che in questi paesi i salari sono significativamente più bassi e questo rende più difficile per l'Europa del Sud attirare gli investimenti esteri e competere sulla base dei costi. Quello che balza all'occhio è dunque nuovamente il divario tra Europa del Nord e quella del Sud, divario di prosperità e competitività, che è al cuore di molti problemi della crescita del Vecchio Continente come sottolineano i guru di Davos.

«Sulla competitività europea i problemi sono ben identificati, gli europei sanno cosa devono fare, ci sono delle azioni da intraprendere a livello europeo, ad esempio in materia di servizi, di tecnologia, di brevetti europei, per la ricerca, mentre ci sono delle cose che invece sono fatte meglio a livello nazionale perché non tutti hanno gli stessi problemi. Solo con le riforme strutturali si aumenterà dell'1% il potenziale di crescita europeo, purtroppo come l'Italia sa bene, ci sono dei gruppi che resistono alle trasformazioni necessarie», riassume Pascal Lamy, direttore generale dell'Organizzazione mondiale del commercio a margine del Wef. Se il recupero di competitività europea deve essere uno sforzo corale, deve passare da un maggior coordinamento politico a cominciare dall'eurozona. Come conclude Martin Schulz, presidente dell'Europarlamento: «Abbiamo un'unica moneta, una sola Banca centrale ma 17 governi, ci vuole maggiore integrazione politica».


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da - http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-01-27/competitivita-europa-serve-sforzo-140645.shtml?uuid=Abdi2bOH
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