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Autore Discussione: Nicoletta Martelletto. CARLO DE BENEDETTI «Sos Italia, dove sono i leader?»  (Letto 1971 volte)
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« inserito:: Dicembre 08, 2012, 05:05:34 pm »

 «Sos Italia, dove sono i leader?»

CARLO DE BENEDETTI

23/11/2012


Colazione con il neo-ambasciatore tedesco a Roma. Per l'aperitivo invece è volato a Bassano, a palazzo Roberti, all'unica presentazione del suo saggio “Mettersi in gioco”, Einaudi, nell'affollata libreria delle nipoti Manfrotto, accompagnato dalla moglie Silvia.  Si è mosso da Vicenza l'editorialista Ilvo Diamanti, che per il gruppo L'Espresso traccia ogni settimana gli scenari socio-politici sull'Italia nel guado. Di tutte le presidenze, dopo aver lasciato anche la Cir ai figli, Carlo De Benedetti ha mantenuto solo quella del gruppo editoriale. Cosa che gli consente libertà assoluta di analisi e di tagliare panni. «All'ambasciatore che mi chiedeva chi deve conoscere in Italia, non ho saputo fornire nomi - è l'esordio - Alfano e Bersani non gli hanno fatto grande impressione, ero in imbarazzo a fargli un elenco. A questo Paese mancano leadership in tutti i campi». Il sociologo Diamanti introduce il testo: «De Benedetti individua cause e attori della crisi che stiamo vivendo. E lo trasforma in un dialogo sul futuro ispirato dalla visione disperata ma alla fine di speranza di Cormac McCarthy». E gli offre quindi il destro: «Vogliamo che sia un Paese solo per vecchi?». Risponde l'Ingegnere, 78 anni: «Infatti sono qui io a parlare... La verità è che attorno a noi tutto è cambiato e non ce ne siamo accorti. La geografia economica del mondo s'è spostato ad Oriente e ad Ovest, l'Europa ne ha goduto i benefici ma oggi paghiamo il prezzo della globalizzazione. E non vediamo orizzonte».

Ingegnere, una curiosità: lei pubblica con Einaudi che è di Berlusconi...
Me lo ha chiesto anche Ilvo, questa è una lectio che tenni a Torino in ambito economico e che l'Einaudi mi ha chiesto di trasformare in saggio per una collana piccola, Le Vele. Ho accettato e mi sono messo in gioco, a partire dal titolo.

La sua riflessione sull'economia che è andata altrove, in India, Cina, nelle Americhe rivela ammirazione per l'esperienza Usa.
Un Paese forte e pragmatico. Sono rientrato dagli States domenica: ho parlato con imprenditori e finanzieri che hanno sostenuto Romney. «Ha vinto Obama, e allora? Ora lavoriamo tutti per il Paese» mi hanno replicato. È un Paese dove i pilastri dell'economia non sono più il ferro e l'acciaio, ma sono Apple, Facebook, Amazon, l'algoritmo vincente di Google che capitalizza 10 volte la General Motors. È un Paese che nel 2017 sarà esportatore di energia, il loro problema e il nodo con i Paesi Arabi.

Di Obama che pensa?
Gli Usa sono la società delle grandi inclusioni e lui ne è il prodotto. Nel 2025 i bianchi diventeranno minoranza ma questo non significa - come in Europa - che si apra solo all'immigrazione di braccia: lì importano cervelli e si vede. Un matematico russo oggi va a Princeton, non a Milano. Qui in Italia chi arriva? Badanti e operai per le concerie. Il primo obiettivo di Obama sarà ridurre le diseguaglianze: l'1 per cento della popolazione possiede il 45 per cento della ricchezza, a causa di un sistema fiscale che ha estinto la classe media. La società non può stare insieme con un divario così grande. Obama si gioca tutto. A 55 anni smetterà di fare il presidente e lascerà un segno nella storia solo se saprà ridurre questo divario.

Noi in Italia invece...
Dobbiamo trovare una ragione per stare al mondo. Una volta erano la bellezza, l'arte, la letteratura, la creatività. Ma abbiamo trascurato anche quelle. Ho difficoltà a vedere in avanti... guardiamo la poli- tica, nel vuoto s'è infilato Grillo che non è di destra nè di si- nistra. Berlusconi ha rappresentato una speranza e su- scitato entusiasmo con una promessa rivoluzione liberale che non c'è mai stata. Rispetto ma compiango chi lo ha votato. 

Le primarie del Pd che movimentano la scena?
Nel Pd cinque in corsa ma nessuno ha il passo del leader.

Quindi non voterebbe nessuno.
Tifo Bersani, è serio, almeno ha esperienza, può dare più sicurezza e tranquillità.

Il suo premier ideale?
Aspiro ad un governo politico perchè penso sia normale in una democrazia andare al voto. Monti premier non è affatto incompatibile con un governo politico. Un premier deve avere la credibilità per rappresentarci, la capacità politica di delineare un orizzonte, di dire all'Italia cosa deve fare da grande. Monti ha restituito credibilità in 15 giorni, ha ristabilito il rispetto per le istituzioni, perfino la Merkel al terzo bilaterale ha detto stop perchè di economia sa troppo. Bene lui, non il suo governo.

Ai colleghi imprenditori alle prese con la crisi, che suggerisce?
Oggi c'è un' opportunità che quando io ho cominciato non c'era: creare imprese senza materiali partendo da idee. Io nel 1978 a Copertino venni portato nel garage dove Jobs e Bosniac montavano il primo Mac e mi chiesero un finanziamento:dissi che mi occupavo di cose serie e fu un grande errore. Oggi si possono creare imprese nel mondo virtuale e creare posti di lavoro così.

Il Senato approva il decreto salva direttori e il carcere per i giornalisti condannati per diffamazione. Si va verso lo sciopero.
Io dico che qualsiasi cosa che vada verso la limitazione della libertà d'espressione nell'informazione è un gravissimo errore. Questa lo sarà.

Nicoletta Martelletto

da - http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/179_interviste/435767_sos_italia_dove_sono_i_leader/
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