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« inserito:: Settembre 26, 2007, 10:37:53 pm » |
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Se per l’ex pm la lotta all’evasione l’ha fatta Speciale...
Vincenzo Vasile
«La durata del governo non corrisponde sempre alla durata della maggioranza parlamentare e del Parlamento stesso; con questa legge elettorale sarebbe inutile andare a votare». Ah, sì? Antonio Di Pietro dixit ieri mattina conversando con una radio privata. E questo - comunque la si pensi - è l’esatto opposto di quel che va sostenendo gran parte della maggioranza cui l’ex pm partecipa (o dovrebbe partrecipare). Dove va, insomma, Antonio Di Pietro? Se lo chiedono innanzitutto, e con una certa ansia e insofferenza sempre più palese, i senatori dell’Ulivo. Che ieri hanno dovuto subire a collo storto la decisione obbligata della conferenza dei capigruppo di tornare a discutere (mercoledì prossimo) del cosiddetto «caso Visco».
Caso che, a giudicare dagli atti parlamentari, risulterebbe, in verità, assolutamente archiviato. Ma il fatto è che ancora una volta torna in gioco l’avvenire della maggioranza, che ha rischiato di andare sotto sulla Rai a palazzo Madama solo la settimana scorsa. Perché, come è noto, il centrodestra s’è inserito con la sua mozione di sfiducia contro Visco nell’autostrada che era stata aperta dall’ex pm con la sua confusa polemica con il viceministro del suo stesso governo. «I problemi al governo non arriveranno certo da noi», promette ora Di Pietro, ma non dice una parola su come voteranno i senatori dell’Italia dei valori. Mentre il capogruppo di Idv, Massimo Donadi, ha cercato ieri a un certo punto di rassicurare gli alleati, annunciando: martedì non voteremo le mozioni del Polo.
Il fatto è che ieri nella conferenza dei capigruppo è stato decisivo il comportamento degli uomini di Di Pietro: il gruppo, in linea con quanto già annunciato dal leader dell’Italia dei Valori, s’è trovato a sostenere la richiesta della Cdl del replay del dibattito in aula sulla vicenda. E ciò ha imposto alla maggioranza di votare a favore della proposta dell’opposizione, sicché la conferenza si è conclusa con un voto all’unanimità, che nasconde invece molte divisioni. Se non è zuppa, infatti, c’è pronto un piatto di pan bagnato: i dipietristi, anche se minimizzano le loro intenzioni riguardo al dibattito del 3 ottobre, aggiungono che porranno tuttavia oggi al vertice di maggioranza con Romano Prodi la questione delle deleghe del ministero delle Finanze; e siamo punto e daccapo, perché non si capisce di che parlino, visto che le deleghe sulla Guardia di Finanza furono già consegnate da Visco, «sospese» e prese in mano da Padoa Schioppa. Insomma, l’Idv dice: non lavoriamo per fare cadere il governo, però...
Il «caso Visco» - è questa la convinzione diffusa - nasconde ben altro. E il capogruppo dell’Ulivo, Anna Finocchiaro, non a caso spinge per un definitivo chiarimento con gli alleati del centrosinistra: dopo la dissociazione di Dini, la spinta crisaiola di Di Pietro non fa che acutizzare, infatti, lo stato di pericolosissima paralisi dei lavori parlamentari. Quello che è sbottato con le parole più dure è il ministro Pierluigi Bersani,che in vista del dibattito bis sul «caso Visco» ha commentato: «Un dibattito sul nulla!». «Dopo la bella discussione sulla Rai - ha ironizzato il ministro - eccone un altro. Mentre ognuno può vedere, da ogni lato dello schieramento politico, l’assoluta urgenza di sollecitare l’economia, il mercato e l’occupazione con una rapida approvazione del terzo pacchetto di liberalizzazioni in discussione al Senato». E invece la discussione sulle liberalizzazioni slitta, è sfumata, sacrificata sull’altare delle fibrillazioni della maggioranza.
Con la sua lettera al Corriere e la richiesta a Visco di un passo indietro, e adesso con le non chiare richieste di rimpasto organizzativo e conseguente taglio dei ministeri (a cominciare dal posto di Visco), l’ex pm sembra veleggiare, infatti, verso lidi politici piuttosto lontani. Il capogruppo di Forza Italia, Schifani, già lo invita a riflettere sul da farsi, e a varcare il Rubicone «entro mercoledì», insomma faccia franare la maggioranza, tanto perché sia chiaro di che cosa si parla. Da palazzo Chigi gli fanno sapere, invece, che si potrà parlare di «nuova organizzazione» del governo, solo dopo aver sciolto il nodo della legge elettorale. Ma non si capisce se un rinvio così vago possa tenere in piedi il quadro politico. Dalla presidenza del Consiglio si torna a difendere gli ottimi risultati della politica fiscale condotta da Visco. Però ormai c’è scarsa comunicabilità, da quando s’è scoperto che per Di Pietro la lotta all’evasione l’ha condotta il generale Speciale...
Pubblicato il: 26.09.07 Modificato il: 26.09.07 alle ore 9.07 © l'Unità.
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