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Autore Discussione: Simona Ravizza. Tagli alla sanità privata, rischia la metà dei centri  (Letto 2196 volte)
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« inserito:: Novembre 17, 2012, 03:08:40 pm »

Le conseguenze della normativa sulla spending review

Tagli alla sanità privata, rischia la metà dei centri

Gli istituti convenzionati sotto gli 80 letti sono 257



MILANO - La geografia degli ospedali italiani è destinata a cambiare pesantemente. Così in queste ore gli assessori alla Sanità stanno facendo i conti. L'obiettivo è capire l'impatto dell'ultimo giro di vite del ministro Renato Balduzzi sull'offerta di cure a livello ospedaliero. All'ordine del giorno, infatti, non c'è solo la diminuzione di oltre settemila posti letto (sugli oltre 230 mila attuali) come previsto dalla spending review . In discussione c'è anche il rischio di chiusura per 257 ospedali privati accreditati (e, dunque, equivalenti ai pubblici per la gratuità delle cure). Sono quelli con meno di 80 letti. La loro estromissione dal sistema sanitario è prevista dalla bozza di regolamento sulla riorganizzazione della rete ospedaliera appena stilata dal ministro Balduzzi, di concerto con il ministro dell'Economia Vittorio Grilli. Nel documento («Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera») vengono definiti i criteri da adottare per attuare i tagli.

Adesso rischia di saltare, di fatto, la metà delle strutture private accreditate (in totale sono 406). La questione sarà affrontata la prossima settimana in Conferenza Stato-Regioni, la sede dove il Governo ascolta il parere di Governatori locali e assessori sui più importanti atti normativi di interesse regionale. Luigi Marroni, assessore alla Salute della Toscana, ammette: «È un tema estremamente delicato. Lo scenario che si apre andrà valutato attentamente. Il tentativo è di trovare una posizione comune da discutere con il ministro Balduzzi».

L'elenco delle strutture che rischiano di chiudere è stato elaborato dagli esperti di Quotidiano Sanità in collaborazione con l'Associazione italiana ospedalità privata (Aiop). Il grafico riportato in pagina fotografa quel che può succedere nelle principali città italiane. I dati, però, sono in aggiornamento continuo. Su Milano, per esempio, l'assessorato della Sanità prevede che le case di cura destinate a sparire siano quattro: la San Carlo, la Capitanio - entrambe entrate a far parte dell'Istituto Auxologico Italiano -, l'Istituto Stomatologico Italiano e la San Giovanni. La Capitanio, invece, non è inserita nella lista di Quotidiano Sanità -Aiop. Le differenze mostrano la difficoltà di reperire con certezza i dati sul numero dei letti accreditati. «Ma è corretto che un provvedimento tanto delicato non passi dal Parlamento? - si domanda Gabriele Pelissero, presidente dell'Aiop -. I criteri adottati per riorganizzare la rete di cure sono estremamente rigidi ed è come se mettessero in una gabbia di ferro il sistema ospedaliero. Non solo: da una prima valutazione del provvedimento per gli ospedali privati accreditati ci sarebbe una perdita di circa 10 mila posti letto e altrettanti posti di lavoro». Già sul piede di guerra c'è poi il governatore della Lombardia Roberto Formigoni che ha annunciato: «La Regione si batterà in ogni sede, a partire dalla conferenza Stato-Regioni, per cambiare i contenuti del decreto».

Il dibattito è aperto. In Conferenza Stato-Regioni ci saranno con ogni probabilità dei margini di trattativa con il ministro della Salute, Renato Balduzzi. Del resto, in base ai dati del Governo, in Italia ci sono troppi posti letto per malati in fase acuta, mentre mancano quelli di riabilitazione. Un'ipotesi allo studio potrebbe essere, allora, la riconversione dei primi nei secondi. Oppure l'unione di due o tre mini-strutture in una più grande. Una cosa, però, è certa: in gioco c'è la più importante riorganizzazione della rete ospedaliera da decenni.

Simona Ravizza

16 novembre 2012 | 9:07© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/economia/12_novembre_16/tagli-cliniche-private-ravizza_843e8cae-2fb2-11e2-9676-750af71025bf.shtml
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