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Autore Discussione: CODY, il bambino con le protesi che cura i veterani  (Letto 6019 volte)
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« inserito:: Novembre 06, 2012, 04:48:21 pm »

La storia

Cody, il bambino con le protesi che cura i veterani

Ha 11 anni, sogna le Paralimpiadi. Visita i soldati rimasti mutilati in guerra che dicono: «Il suo sorriso è contagioso»


Kevin McCloskey è un veterano dell'Afghanistan. Una bomba esplose sotto il suo mezzo, maciullandogli le gambe, provocandogli ustioni, riempiendogli di schegge un occhio. Lauren, la sua fidanzata, vide un bimbo in tv. Correva. E sorrideva. Non aveva gambe, solo due piccole protesi. Cercò i genitori, Tina e Mike: «Vorrei che incontrasse Kevin». Fu così che Cody, il bimbo texano con le protesi che corre felice, e Kevin, l'eroe di guerra tornato a casa con le stampelle, si incontrarono. «Mi ha visto e ha detto: "Ciao, sono Cody". E ha cominciato a ballare». Sulle lame delle protesi. Era il suo modo per dirgli: «Ehi, puoi farlo anche tu!».

Cody McCasland aveva 7 anni, ora ne ha 11. Nato prematuro con una rara sindrome, gli hanno amputato le gambe quando aveva 15 mesi. Poi, anni da incubo: operazioni e blocchi respiratori. Lui e le protesi: non c'è sport che non abbia provato. Con un sorriso che fa innamorare. In acqua dai nove mesi, fra i 3 anni e i 6 saliva sui cavalli o giocava a baseball e calcio. Corre, salta, partecipa a minitriathlon, usa l' handbike . Soprattutto, nuota: «Il mio sogno è la Paralimpiade di Rio». Una sua foto, con lui in pista, le sue protesi e il suo sorriso meraviglioso lo ha fatto diventare una star della rete. «So che ispira gli altri e questo mi onora»: Tina, allora insieme a Mike, non gli ha mai precluso nulla, in primo luogo lo sport, alla stessa maniera della sorellina Callie.

Cody con il colonnello Tim KarcherDopo l'incontro con Kevin, Cody ha cominciato ad andare nei Veterans Administration Hospital, dove ci sono soldati rimasti paraplegici, non vedenti, amputati. Un giorno era al Brooke Army Medical Center. C'era il colonnello dei Marines Tim Karcher, veterano di Afghanistan e Iraq. Aveva perso le gambe per una bomba vicino a Sadr City: «Cody è stato indimenticabile». C'erano marines di due metri che hanno superato mille volte la morte. Anche lui sa cosa vuol dire essere vicino a morire. «Mi chiamo Cody» e iniziava a ballare e correre. Parla di ciò che vive. Per questo quei soldati gli credono. « Be strong, never give up , siate forti, mai arrendersi». Sa farli sorridere. «I soldati vedono Cody correre e quel suo sorriso è contagioso», spiega Tina. Vuole diventare medico: «Per far stare meglio gli altri e aiutarli a non soffrire».

Fra pochi giorni partirà per l'Italia. Sabato sarà a Roma, in Vaticano, per ricevere il Premio Sciacca. «Conosco l'Italia: al Colosseo c'erano i gladiatori e in Vaticano c'è il Papa». Come la mamma, Cody ha fede: «Credo in Dio e so che mi aiuta a superare i momenti duri». Tina sa quel che Cody ispira: «Sono stupita dell'effetto che ha sugli altri, è così giovane. È una benedizione anche per la mia vita e non vedo l'ora di vedere quel che Dio ha pianificato per lui».

Claudio Arrigoni

5 novembre 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/salute/disabilita/12_novembre_05/cody-bambino-protesi_c6a95880-271f-11e2-a3d0-4a01526cb6a5.shtml
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 06, 2012, 04:55:09 pm »

Il COMMENTO

L'entusiasmo e l'esempio

La lezione di un ragazzino

Quel sorriso di convince e ispira ad andare avanti


Una persona che ispira altri è tanto più efficace quanto meno sente di incarnare questo ruolo. Ognuno deve fare la propria strada: questo diventa il racconto di come affronta la vita. Mi dicono: sei un modello per tanti. Può darsi, ma io non mi sento tale, anche se posso capire di essere a volte un punto di riferimento. È capitato anche a me. Nei momenti difficili della mia riabilitazione, altri con i miei problemi sono stati per me fonte di ispirazione, da loro ho tratto insegnamento e forza. Un conto era sentire il primario spiegare cosa potevo fare con le protesi, un altro ascoltare una persona che su quelle protesi ci sta e le usa. È molto più coinvolgente.

Il primario alla fine del lavoro toglie il camice e va a casa, l'altro al massimo toglie le protesi per dormire. Conta capire le abilità. Se ciò che ti fa star male è la semplice idea di non avere gli stessi «attrezzi» degli altri, diventa difficile uscirne. Se il problema è invece pensare di non poter raggiungere gli stessi obiettivi, allora cambia la prospettiva. Se poi qualcuno ti mostra come andare dal punto A al punto B in altra maniera, indicandoti come, tu capisci di poterlo fare, pur con «attrezzi» diversi. E se certe possibilità che tu hai ti sono mostrate con un sorriso, come quello di Cody, questo ti aiuta ad avere entusiasmo. Un ragazzino che vive la propria vita con semplicità, studia i problemi per andare avanti e lo fa divertendosi è incredibilmente valido per ispirare il prossimo. Non sente su di sé nessuna responsabilità particolare. Vive la sua vita. In maniera e con soluzioni magari eccezionali perché la sua stessa vita è eccezionale, cioè fuori dalla norma. Il sorriso ti convince. Sembra che ti dica: ehi, non è così difficile. E l'entusiasmo ti porta ad andare avanti, fare di più. Ogni giorno di più.

Alex Zanardi

5 novembre 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/salute/disabilita/12_novembre_05/zanardi-entusiasmo-lezione-ragazzino_5d891486-2728-11e2-a3d0-4a01526cb6a5.shtml
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