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Autore Discussione: MONICA RUBINO.  (Letto 69356 volte)
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« Risposta #75 inserito:: Aprile 14, 2018, 06:07:10 pm »

Candidati trasparenti, parlare di corruzione ha aiutato Salvini e Di Maio a vincere le elezioni

L’associazione indipendente Riparte il Futuro anticipa a Repubblica i dati di uno studio che saranno presentati al Festival internazionale del giornalismo di Perugia

Di MONICA RUBINO
09 aprile 2018

ROMA - Sono 113 i parlamentari col "braccialetto bianco" eletti alle Politiche del 4 marzo. È questo il bilancio post elettorale della campagna di Riparte il futuro #CandidatiTrasparenti, che ha raccolto 403 adesioni di candidati di tutte le forze politiche. I quali hanno sottoscritto l'impegno a presentarsi agli elettori in maniera trasparente fornendo un curriculum con competenze e incarichi ricoperti, autocertificando il proprio status giudiziario, i potenziali conflitti d'interessi, la situazione reddituale e le fonti di finanziamento della campagna elettorale.
 
L'esito della campagna Candidati Trasparenti è dipeso molto dalle scelte te­matiche fatte dai media e dalle forze politiche durante la campagna elet­torale: come ha evidenziato anche Raffaele Cantone, presidente dell'Anac, la lotta alla corruzione è pressoché scomparsa dal dibattito pubblico pre-elettorale. Forse mai come in questa campagna elettorale ci si è dimen­ticati di quanto la corruzione continui a pesare sulla vita del nostro Paese, che, nonostante alcuni incoraggianti segnali di miglioramento, si conferma come uno dei più corrotti d'Europa (si veda la classifica annuale dell'indice di corruzione presentata da Transparency International). Tuttavia non tutte le forze politiche si sono comportate allo stesso modo: da un'analisi condotta da Riparte il Futuro - che viene anticipata a Repubblica ma che sarà presentata il 12 aprile al Festival internazionale del giornalismo di Perugia -  monitorando gli account Facebook delle liste che si sono presen­tate alle elezioni e dei loro leader, è emerso che le due forze che hanno guadagnato maggiori consensi sono anche quelle che hanno menzio­nato più spesso il tema corruzione. Ciò è vero per il Movimento 5 Stelle che sul proprio account ha parlato ben 26 volte di corruzione. La Lega lo ha fatto 11 volte mentre la terza lista che ha citato la corruzione su questo social network è stata Liberi e Uguali. Nello stesso periodo l'account Facebook del Partito democratico non ha menzionato neppure una volta il tema corruzio­ne così come quello di Forza Italia.
 
Per quanto riguarda i leader politici, in campagna elettorale Luigi Di Maio si è riferito alla corruzione ben 16 volte su Facebook, seguito da Pietro Grasso con 6 menzioni, Matteo Salvini 2 due volte, Matteo Renzi 1 sola volta mentre Berlusconi non lo ha mai fatto. Si potrebbe dire che parlare di corruzione ha pagato in termini di voti: gli elettori si sono dimostrati più sensibili al tema di quanto non lo siano stati i partiti e i media.
 
Ora Riparte il Futuro lancia la seconda fase dell'iniziativa. I deputati e senatori che indossano il braccialetto bianco - simbolo dell’iniziativa - dovranno rispettare l'impegno sottoscritto con l'adesione alla campagna, lavorando in Parlamento per una legge sulla trasparenza delle candidature.
 
© Riproduzione riservata 09 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/09/news/candidati_trasparenti_parlare_di_corruzione_ha_aiutato_salvini_e_di_maio_a_vincere_le_elezioni-193381867/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S2.5-L
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« Risposta #76 inserito:: Aprile 14, 2018, 06:13:14 pm »

Pd, Orlando: "Contratto di Di Maio poco credibile. Ma in democrazia nessuno è spettatore"
Il ministro della Giustizia uscente a Circo Massimo su Radio Capital: "No alla linea dei pop corn.
Collaborazione difficile con i cinquestelle. Al massimo si può convergere su singoli punti"

Di MONICA RUBINO
09 aprile 2018

ROMA - "In democrazia nessuno è spettatore specialmente quando ci si trova in una situazione difficile come la nostra". Il ministro della Giustizia uscente Andrea Orlando, ospite di Circo Massimo su Radio Capital, riflette sul posizionamento del Pd all'opposizione e commenta la linea di chi nel suo partito in questa fase vuol "prendere i pop corn" e stare a guardare: "Siamo tutti d'accordo sul fatto che l'esito delle elezioni è una collocazione all'opposizione, le possibilità di realizzare un percorso di governo serio sono remote. Ma opposizione significa cose diverse, una collocazione contemplativa o un ruolo attivo, sulla base di punti precisi che si possono realizzare. L'idea di stare a guardare mangiando pop corn non mi piace, in democrazia nessuno è spettatore".

Quanto alle trattative sul nuovo governo, Orlando ammette di avere "forti dubbi" sulle reali possibilità di un dialogo fra il Pd e i cinquestelle, dopo la recente apertura di Luigi Di Maio: "Non so se ci sono le condizioni" per un'intesa con il M5s sul governo, "partiamo da punti molto distanti tra loro. Mi pare molto difficile pensare a qualche forma di collaborazione se non convergere su singoli punti, come succede in democrazia. Ma credo che quello che rende poco credibile Di Maio è il fatto di dire: 'se c'è Salvini sto con Salvini se no mi rivogo al Pd'. Come se fosse indifferente l'elemento di merito".

INTERVISTA
Orlando: “Il Pd non deve temere il M5S. Ma Di Maio chiuda alla Lega”

Di GOFFREDO DE MARCHIS
In ogni caso per il Guardasigilli bisogna "apprezzare quando i toni cambiano, perché quelli usati contro il Pd in questi anni hanno avvelenato il dibattito e la vita pubblica. Che questo poi porti a fatti concreti è un altro discorso. Un conto è migliorare le modalità di dialogo, un altro è basarsi sui contenuti e non sui tatticismi".

L'ultima battuta è sull'assemblea del Pd in programma il 21 aprile: "Il partito prima deve provare a costruire una piattaforma programmatica, mi interessa poco se il segretario lo elegge l'assemblea o le primarie, basta che quando si arriva al Congresso sia stato fatto quel lavoro. Credo sia più semplice farlo attraverso l'assemblea che elegge un segretario, ma a patto che non sia un elemento di divisione".

© Riproduzione riservata 09 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/09/news/pd_orlando_radio_capital-193377244/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T2
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« Risposta #77 inserito:: Aprile 15, 2018, 12:21:13 pm »

Vitalizi, la via del Pd: "Rilanciamo la legge Richetti"

Alessia Rotta e Roger De Menech ripropongono la proposta di legge dem per applicare il sistema contributivo anche alle pensioni degli ex parlamentari.

Mentre i grillini proseguono sulla strada più breve della delibera dell'Ufficio di presidenza

Di MONICA RUBINO
11 aprile 2018

ROMA - I cinquestelle accelerano sull'abolizione dei vitalizi, uno dei loro cavalli di battaglia. E lo fanno per via interna, grazie all'autodichia, il potere di autoregolamentarsi della Camera. Il Pd prova a inseguire ma su una strada diversa, quella della legge ad hoc. E rilancia la proposta di legge Richetti, approvata dalla Camera nella scorsa legislatura e poi naufragata al Senato.
 
Oggi alle 13 avrebbe dovuto tenersi al Montecitorio una conferenza stampa sul tema con i  deputati dem Alessia Rotta e Roger De Menech, primi firmatari del provvedimento che potremmo chiamare "Richetti bis". Ma la presentazione è stata rimandata. In ogni caso la nuova-vecchia legge prevede il ricalcolo di tutte le pensioni con il metodo contributivo, estendendo il metodo applicato ai parlamentari dal 2012 in poi a tutti coloro che sono stati alla Camera e al Senato prima del 2012.
 
"È una legge che ha già passato in maniera positiva il vaglio della Camera nella scorsa legislatura  - spiega De Menech a Radio Radicale -  che riproponiamo perché c'è un fronte ampio del Pd che ritiene che questa sia una modalità non populista, non di pancia ma razionale per dare più autorevolezza alla politica. Non è una battaglia esclusiva, come vorrebbero far intendere i cinquestelle".
 
Lunedì, nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza, il pentastellato Roberto Fico ha dato mandato al collegio dei questori di avviare un'istruttoria e predisporre entro 15 giorni una proposta per il superamento del sistema dei vitalizi erogati agli ex deputati. Usando lo strumento della delibera di presidenza invece che quella della proposta di legge, scartata perché sarebbe finita nel mirino degli ex parlamentari e dunque a rischio di essere mandata davanti alla Consulta.
 
Un pericolo sottolineato anche dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, che commenta: "Bisogna riflettere e agire con delicatezza, cercando di salvaguardare i principi in una disciplina ragionevole. Il terreno è scivoloso".
 
Quanto al rischio di incostituzionalità,
De Menech conclude: "Il tema è aperto, se spieghiamo bene la nostra proposta agli ex parlamentari, agli organi e agli istituti di garanzia, secondo me tutti capiranno". 
 
 
© Riproduzione riservata
11 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/11/news/vitalizi_la_via_del_pd_rilanciamo_la_legge_richetti_-193566349/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P7-S2.5-T1
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« Risposta #78 inserito:: Aprile 25, 2018, 04:49:45 pm »

Berlusconi: "M5s pericolo per il Paese".
Salvini: "Contro governo tecnico pronto a tutto"
La senatrice di Forza Italia Ronzulli a Circo Massimo: "Tentativo fallito, basta così".
Orlando: "Il Pd deve riposizionarsi"

Di MONICA RUBINO
20 aprile 2018

ROMA - A poche ore dal colloquio di Elisabetta Casellati al Colle, per riferire al presidente Sergio Mattarella l'esito degli incontri "esplorativi" con i partiti, Silvio Berlusconi chiude le porte a qualsiasi altro spiraglio di trattativa con il M5s: "I cinquestelle sono un pericolo per il Paese, non sono un partito democratico. Sono il partito dei disoccupati. Mi sono un po' rotto a spiegare ancora queste cose agli italiani. Che hanno votato molto male", attacca dal Molise. Ed espone la sua idea di esecutivo: “Io penso a un governo di centrodestra che guardi al gruppo misto e ad alcuni esponenti del Pd: su questo punto la penso molto diversamente da Giorgia Meloni e Matteo Salvini".

Mentre Matteo Salvini che ha sorpreso tutti (compreso il Quirinale) con la sua "autocandidatura" al pre-incarico, dal Salone del Mobile di Milano si scaglia contro l'ipotesi di un governo tecnico: "Vi dico solo, e lo ribadisco, che ho la netta sensazione che ci sia qualcuno che vuole perdere tempo, che non vuole nessun governo per arrivare a un governo tecnico alla Monti, telecomandato da Bruxelles per spennare gli italiani. E per evitare questa fregatura io farò tutto il possibile".
Governo, Salvini. "In campo in prima persona per evitare la fregatura del governo tecnico"

"Basta così, il tentativo è fallito. Non si può continuare a prendere schiaffi in faccia - spiega la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli e fedelissima di Berlusconi a Circo Massimo su Radio Capital - l'apertura di Di Maio è durata meno di sette ore". E difende la posizione di Forza Italia: "Noi non abbiamo mai bluffato. Abbiamo sempre giocato a carte scoperte, chiedendo pari dignità all'interno della coalizione. Non si può mancare di rispetto a 5 milioni di persone che ci hanno votato".

Nega la possibilità di un appoggio esterno del suo partito: "Non faremo i portatori d'acqua né oggi né domani". Si dimostra infine scettica rispetto al "ci penso io" di Salvini, ma non crede che il leader leghista sia disposto a rompere l'unità del centrodestra: "Ci fidiamo di lui, ma in questo momento non vedo come riaprire trattative con i cinquestelle". Quanto alla prospettiva di nuove elezioni, afferma: "Ho rispetto per le decisioni del Capo dello Stato ma non sarebbe giusto per gli italiani tornare al voto". E sulla possibilità di un governo M5s- Pd conclude: "Nessuno tifa per questa ipotesi che non ci riguarda, ci siamo presentati agli italiani per governare non per andare all'opposizione".

APPROFONDIMENTO
L'ira del Colle: così è il gioco dell'oca
Di GOFFREDO DE MARCHIS

"Nelle prossime ore sapremo. Il partito deve posizionarsi" afferma intanto Andrea Orlando, esponente della minoranza Pd. "Se si chiude il tentativo di accordo in corso dobbiamo capire che profilo di opposizione fare. Se non si chiude bisogna capire come si sta nella fase nuova", conclude il ministro della Giustizia uscente a Omnibus su La7.

© Riproduzione riservata 20 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/20/news/centrodestra_m5s_flop_ronzulli_quirinale_casellati-194359528/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1
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« Risposta #79 inserito:: Aprile 25, 2018, 04:56:41 pm »


E ora a chi tocca? Fico, Salvini e Di Maio: tre nomi e tre scenari per uscire dall'impasse

Dopo il flop della mediazione di Casellati, la palla torna al Quirinale. Che potrebbe decidere di seguire la strada di un'intesa Pd-M5s e dare il mandato esplorativo a Fico

Di MONICA RUBINO
20 aprile 2018

ROMA - E adesso a chi tocca? Dopo 47 giorni di crisi e il flop delle trattative fra cinquestelle e centrodestra condotte con la mediazione della presidente del Senato Elisabetta Casellati, la palla torna nuovamente al Quirinale. Sarà il capo dello Stato a decidere a chi dare un nuovo mandato esplorativo (nel caso la scelta cada su un'altra figura istituzionale) o un pre-incarico a un leader politico per sondare la possibilità di trovare una maggioranza.
 
Se con il tentativo di Casellati è stata data la precedenza al centrodestra (che insieme ha preso più voti di tutti, il 37%), dal momento che la prima ipotesi in campo era quella di un esecutivo M5s con tutta la coalizione composta da Lega, Forza Italia e Fdi, adesso Mattarella potrebbe decidere di seguire l'altra strada. Ovvero quella di un esecutivo sostenuto da centrosinistra e cinquestelle.
 
In questo senso il candidato "naturale" per un mandato esplorativo sarebbe il presidente della Camera Roberto Fico. Che avrebbe il compito di cercare intese con Pd e anche con Leu (cui ha concesso in deroga un gruppo autonomo). Verificare, insomma, la praticabilità del secondo "forno", dopo qualche segnale di apertura mostrato anche da una parte dei democratici. Una strada, quest'ultima, che però potrebbe porre problemi all'interno del Movimento, riaprendo la rivalità fra Di Maio e Fico.
 
La sortita di Matteo Salvini, che nella notte ha dichiarato: "Ci penso io", quasi conferendosi un "auto-incarico", ha sorpreso anche il Colle, disposto a concedergli una chance solo di fronte a numeri certi. Ma Forza Italia mostra scetticismo. Una fedelissima di Berlusconi come Licia Ronzulli non vede come Salvini possa riaprire un dialogo con il M5s. A meno che il segretario del Carroccio non decida di rompere la coalizione di centrodestra e accordarsi con Di Maio per un governo Lega-cinquestelle. Il collocamento in politica estera di Salvini, inoltre, rappresenta per Mattarella una pesante controindicazione. Le posizioni filorusse, assunte dal leader della Lega in merito alla crisi siriana, stanno infatti creando preoccupazione fra gli alleati euro-atlantici.
 
Luigi Di Maio, che in politica estera ha più prudentemente riportato il Movimento dentro l'alleanza Nato, tenderebbe a rifiutare un suo coinvolgimento in questa fase esplorativa per il timore di bruciarsi. Tuttavia, se ricevesse il pre-incarico, insisterebbe per un'alleanza con la Lega da sola, senza Berlusconi.

© Riproduzione riservata 20 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/20/news/nuovo_governo_tre_nomi_e_tre_scenari-194363208/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S2.4-T1
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« Risposta #80 inserito:: Maggio 01, 2018, 12:13:25 pm »

Pd, Martina: "Impossibile guidare il partito in queste condizioni".
Cuperlo a Renzi: "In direzione si parli di elezioni"
Il segretario reggente: "Rischiamo l'estinzione".
L'esponente della minoranza dem a Circo Massimo su Radio Capital: "Un partito non decide la sua linea politica negli studi televisivi. Quando un leader perde, si fa da parte"

Di MONICA RUBINO
30 aprile 2018

ROMA - Dopo l'intervista di Matteo Renzi a Che tempo che fa ieri sera e la chiusura all'ipotesi di un governo con il M5S, un Gianni Cuperlo quanto mai appassionato si dice dispiaciuto e mortificato ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital e chiede scusa "per lo spettacolo" che il Pd sta offrendo.

Qualche ora dopo il segretario reggente Maurizio Martina insorge: "In queste ore stiamo vivendo una situazione politica generale di estrema delicatezza. Per il rispetto che ho della comunità del Partito Democratico porterò il mio punto di vista alla Direzione nazionale di giovedì, che evidentemente ha già un altro ordine del giorno rispetto alle ragioni della sua convocazione". Poi aggiunge: "Servirà una discussione franca e senza equivoci perchè è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema". E conclude: "Ritengo ciò che è accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l'estinzione".

"A questo punto - sottolinea Cuperlo a Radio Capital - la direzione di giovedì dovrebbe cambiare l'ordine del giorno, inserendo la preparazione di una nuova campagna elettorale: una cosa da far tremare le vene ai polsi".

 "La verità è che non ci sono i numeri - dice ancora l'esponente della minoranza dem -  ma la precondizione per avviare quel confronto sarebbe stato indice di compattezza del partito. Se una parte importante del Pd dice 'mai', allora sarebbe un atto di correttezza per il Paese evitare di perdere tempo". Quanto alla proposta di una legislatura costituente, Cuperlo afferma: "L'aveva già posta Franceschini, io nel mio piccolo avevo parlato di governo di scopo, non mi pare però che quell'idea abbia raccolto il consenso di altre forze politiche. A questo punto deve essere il presidente della Repubblica a trarre le sue conclusioni. Io penso che bisognerebbe non escludere che da qui a pochi mesi ci ritroveremo in campagna elettorale".

Per Cuperlo c'è però un tema di fondo da affrontare: che cos'é il Pd dopo l'uscita di ieri sera di Renzi. "Ancora una volta, dopo il risultato catastrofico del 4 marzo, noi non abbiamo discusso, abbiamo operato una sostanziale rimozione di quanto è successo". Poi attacca: "Un partito non decide la sua linea politica negli studi televisivi, convoca gli organi dirigenti. Ieri sera vedendo l'intervista dell'ex segretario ho provato un senso di dispiacere perché quella discussione avrei volto farla con lui nel luogo giusto, cioè la direzione del partito. E invece stiamo qui a commentare un'intervista attesa per ore come una finale di calcio. Così a politica si spegne, si spegne la vitalità di un partito".  E conclude: "Io vorrei capire cosa intendiamo per leader: Renzi ha fatto anche cose giuste, ma ha perso le sfide fondamentali che ha affrontato, il referendum e le politiche, portando il Pd al minimo storico. Noi perdiamo per i tuoi errori, non per le nostre critiche. Io posso aver anche sbagliato, ma tu perdi le sfide e quando un leader perde si fa da parte, come ha fatto Veltroni".

Sebbene non escluda un ritorno al voto, per Cuperlo "una legislatura che non ha la forza nemmeno di iniziare sarebbe il fallimento di tutti".

© Riproduzione riservata 30 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/30/news/pd_gianni_cuperlo_radio_capital-195163268/?ch_id=sfbk&src_id=8001&g_id=0&atier_id=00&ktgt=sfbk8001000&ref=fbbr
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« Risposta #81 inserito:: Maggio 02, 2018, 06:19:43 pm »

Pd, Martina: "Impossibile guidare partito in queste condizioni".

Franceschini: "Renzi irrispettoso, ora chiarezza” Pd, Martina: "Impossibile guidare partito in queste condizioni".
Il segretario reggente: "Rischiamo l'estinzione".

Il ministro dei Beni culturali: "Ex premier è un Signornò che diserta discussioni collegiali".

Gianni Cuperlo all'attacco: "Un partito non decide la sua linea politica negli studi televisivi. Quando un leader perde, si fa da parte".
L'ex leader del Partito democratico si difende: "Ho diritto e dovere di difendere le mie scelte"

Di MONICA RUBINO e PIERA MATTEUCCI
30 aprile 2018
ROMA - La misura è colma ed è grave quanto "accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l'estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società". Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, a poche ore dall'l'intervista di Matteo Renzi a Che tempo che fa, durante la quale l'ex premier ha espresso la definitiva chiusura all'ipotesi di un governo con il M5S, facendo intendere una sostanziale contrarietà all'avvicinamento tentato nelle ultime consultazioni dal suo sostituto, abbandona la sua caratteristica calma e insorge: "In queste ore stiamo vivendo una situazione politica generale di estrema delicatezza. Per il rispetto che ho della comunità del Partito Democratico porterò il mio punto di vista alla Direzione nazionale di giovedì, che evidentemente ha già un altro ordine del giorno rispetto alle ragioni della sua convocazione". E aggiunge: "Servirà una discussione franca e senza equivoci perchè è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema". Nonostante le tensioni, però, non pensa di lasciare il suo incarico: "Dimissioni? No, assolutamente. Il tema è un altro".

E’ arrivato nel Pd il tempo di fare chiarezza. Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un Signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più.

A lui fa eco il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, che evidentemente irritato scrive su Twitter: "È arrivato nel Pd il tempo di fare chiarezza. Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un Signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più".

Sulla stessa linea il ministro della Giustizia Andrea Orlando: "Ha ragione Martina, non si può tenere un partito in queste condizioni se si ha a cuore il suo destino", scrive su Facebook, ripercorrendo le tappe che hanno portato a questa situazione per arrivare a quanto sta succedendo in queste ore: "L'Assemblea Nazionale che avrebbe potuto fare chiarezza è stata rinviata per decisione della maggioranza. Conclusione: le urne si avvicinano, non c'è una linea né condivisa né maggioritaria, non si capisce chi dirige il partito. Nessuna discussione è stata fatta sulle cause della sconfitta che, peraltro, viene costantemente evocata.     È ragionevole pensare che senza una correzione ci ripresenteremo agli elettori con gli stessi limiti del 4 marzo".

Critiche dure per aver detto in tv quanto bisognava affrontare in direzione arrivano all'ex capo di Palazzo Chigi anche dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: "Se si vuole bene a un partito un leader ha mille occasioni per far valere un'idea o la sua linea. Se si va in tv, a poche ore dalla direzione, a fare uno show si genera solo caos e confusione. Questo dopo una lunga serie di sconfitte è molto grave. Il 10 giugno si voterà in centinaia di Comuni con sistema maggioritario. Ci sono migliaia di candidati che si stanno battendo per vincere e rischiano sempre di più l'isolamento. Una comunità non può consumarsi in questo modo."

Gli interventi da più parti del Partito democratico arrivano dopo che l'ex premier, Matteo Renzi, ha definitivamente escluso qualsiasi alleanza con il Movimento 5 stelle: "Dialogo sì - aveva detto ai microfoni di Fabio Fazio -, fiducia al Governo 5 stelle no".

Una giornata di attacchi ai quali l'ex leader Pd risponde in serata: "Sono stato eletto in un collegio. Ho il dovere, non solo il diritto, di illustrare le mie scelte agli elettori. Rispetto chi nel Pd vuole andare a governare con #M5S, ma credo sarebbe un grave errore", scrive su Twitter. E poi su Facebook: "Sono stato letteralmente inondato di messaggi, dopo la trasmissione di Fazio di ieri sera. Grazie ai tantissimi che mi hanno scritto. Ieri ho spiegato perché non sono d'accordo a un Governo Di Maio o a un Governo Salvini. Tocca a loro governare, se ne sono capaci. L'ho spiegato senza rancore, senza ripicche, senza polemiche: guardate il video che abbiamo caricato qui su Facebook stamattina per verificarlo coi vostri occhi. Qualcuno dei miei compagni di partito vorrebbe invece fare un Governo con il Movimento Cinque Stelle. Hanno una opinione legittima. Li rispetto. Ma non sono d'accordo con loro. L'ho detto. Era mio dovere farlo anche per rispetto a chi ci ha votato. Chi è stato eletto ha un obbligo di trasparenza verso i propri elettori. Rispetto per tutti, censura per nessuno: davvero tutti possono andare in TV tranne uno? Non scherziamo, amici. Continuerò ad ascoltare tutti e a dire la mia ovunque: in direzione, in assemblea, in Parlamento, sui social, in TV".

Le dichiarazioni di Renzi, oltre che ai colleghi di partito, non sono piaciute a Luigi Di Maio, che ieri aveva immediatamente risposto su Facebook, accusando il Pd di non riuscire a liberarsi dell'ex segretario dall'ego smisurato, e aveva annunciato per oggi delle novità.

E sono puntualmente arrivate: il leader M5s ha rivolto a Matteo Salvini un appello affinché insieme chiedano al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di tornare alle urne a giugno.

Un'ipotesi, quella del voto anticipato, che crea tensioni profonde all'interno del Pd, tanto che l'esponente della minoranza dem Gianni Cuperlo, la definisce "una cosa da far tremare le vene ai polsi". "A questo punto - ha detto nell'intervento a Radio Capital - la direzione di giovedì dovrebbe cambiare l'ordine del giorno, inserendo la preparazione di una nuova campagna elettorale. La verità è che non ci sono i numeri, ma la precondizione per avviare quel confronto sarebbe stato indice di compattezza del partito. Se una parte importante del Pd dice 'mai', allora sarebbe un atto di correttezza per il Paese evitare di perdere tempo".

La proposta di una legislatura costituente, dice Cuperlo, "l'aveva già posta Franceschini, io nel mio piccolo avevo parlato di governo di scopo, non mi pare però che quell'idea abbia raccolto il consenso di altre forze politiche. A questo punto deve essere il presidente della Repubblica a trarre le sue conclusioni. Io penso che bisognerebbe non escludere che da qui a pochi mesi ci ritroveremo in campagna elettorale".

Resta, per l'esponente dem, un tema di fondo da affrontare: che cos'é il Pd dopo l'uscita di ieri sera di Renzi? "Ancora una volta, dopo il risultato catastrofico del 4 marzo, noi non abbiamo discusso, abbiamo operato una sostanziale rimozione di quanto è successo". Poi attacca: "Un partito non decide la sua linea politica negli studi televisivi, convoca gli organi dirigenti. Ieri sera vedendo l'intervista dell'ex segretario ho provato un senso di dispiacere perché quella discussione avrei volto farla con lui nel luogo giusto, cioè la direzione del partito. E invece stiamo qui a commentare un'intervista attesa per ore come una finale di calcio. Così a politica si spegne, si spegne la vitalità di un partito".  E non usa mezzi termini verso l'ex segretario: "Io vorrei capire cosa intendiamo per leader: Renzi ha fatto anche cose giuste, ma ha perso le sfide fondamentali che ha affrontato, il referendum e le politiche, portando il Pd al minimo storico. Noi perdiamo per i tuoi errori, non per le nostre critiche. Io posso aver anche sbagliato, ma tu perdi le sfide e quando un leader perde si fa da parte, come ha fatto Veltroni".

© Riproduzione riservata 30 aprile 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/04/30/news/pd_gianni_cuperlo_radio_capital-195163268/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T2
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« Risposta #82 inserito:: Maggio 02, 2018, 06:30:18 pm »

Pd, guerra dei numeri in direzione.

Renzi: "Non usino pretesti per rompere". Scontro sul sito senzadime

I dem divisi alla vigilia della riunione del parlamentino. Il documento dei cento parlamentari renziani: "Niente conte". Giachetti: "Vedremo se Renzi avrà i voti".

L'ira di Martina e Franceschini sul sito senzadime.it. Che dopo la polemica cancella tutti i nomi

Di MONICA RUBINO
02 maggio 2018

ROMA - Niente "conte interne" alla direzione di domani: lo "stallo" politico è "frutto dell'irresponsabilità" di M5s e centrodestra; sì al confronto ma niente fiducia "a un governo guidato da Salvini o Di Maio". Sono questi i tre punti di un breve documento predisposto dai renziani sui quali da ieri è partita una raccolta di firme tra i parlamentari e i membri della Direzione del Pd. Al momento sarebbero state raccolte le firme di 77 deputati su 105 e 39 senatori su 52. Tra i firmatari anche i capigruppo Graziano Delrio e Andrea Marcucci.

Finora il manifesto dei "cento parlamentari" per il no ai cinquestelle - scritto da Lorenzo Guerini - era solo un avvertimento, un'arma di riserva a cui Matteo Renzi aveva alluso per evitare la conta domani in direzione. Matteo Orfini da un lato, e il "giglio magico" renziano dall'altro - ovvero Luca Lotti, Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi, Dario Parrini, Andrea Marcucci  - ne sarebbero i promotori. E invece il documento ha preso corpo, cominciando a circolare negli ambienti parlamentari, probabilmente perché nel frattempo gli equilibri interni sono apparsi più instabili del previsto. Come testimonia anche il deputato dem Roberto Giachetti, che questa mattina ad Agorà ha detto: "Il Partito democratico non è monolitico, può essere che Renzi non abbia la maggioranza in direzione".

"Abbiamo numeri importanti, altro che direzione sul filo", rispondono però fonti renziane precisando che sul documento sono state raccolte le firme di 77 deputati su 105 e di 39 senatori su 52. In totale, 120 firmatari su 209 componenti della direzione nazionale. Ma i sostenitori di Martina insistono: "I numeri sono altri". E infatti domani sono orientati a chiedere un voto sul mandato del reggente Maurizio Martina fino all'Assemblea nazionale. E Orlando commenta su Facebook, riferendosi al documento di Guerini: "La conta promossa dai capigruppo per non fare la conta ancora non si era mai vista". Delrio ribatte: "Nessuna conta interna, ma un appello all'unità". E Dario Franceschini, nel commentare il sito senzadime.it, che raccoglie le liste di componenti della direzione favorevoli e contrari alla trattativa sul governo con il M5s, afferma su Twitter: "Quando in una comunità politica alla vigilia di una discussione seria che riguarda il partito e il Paese si arriva a questo, c'è qualcosa di profondo che non va".

Dario Franceschini
@dariofrance
 Quando in una comunità politica alla vigilia di una discussione seria che riguarda il partito e il Paese si arriva a questo, c’è qualcosa di profondo che non va. http://senzadime.it/
13:24 - 2 mag 2018

Direzione PD: i favorevoli e i contrari all'accordo con il M5S
Il 3 maggio la Direzione Nazionale del Partito Democratico deciderà sull’accordo di governo con il Movimento 5 Stelle. In questa pagina raccogliamo l’orientamento di ogni singolo componente della...

Anche Martina critica l'iniziativa di matrice renziana: "Leggo di un sito che classifica i componenti della nostra direzione Pd sulla base delle opinioni espresse a proposito del confronto con il Movimento Cinque stelle. Siamo arrivati a questo? Voglio credere per tutti di no e mi aspetto che venga chiuso. C'è un limite che non andrebbe mai valicato". E di lì a poco il sito in questione ha cancellato tutti i nomi (qui di seguito un'immagine del sito prima dell'oscuramento delle liste).
Pd, guerra dei numeri in direzione. Renzi: "Non usino pretesti per rompere". Scontro sul sito senzadime

All'organo dirigente del Pd -  convocato domani a 50 giorni dall'ultima riunione, che sancì le dimissioni di Renzi da segretario e l'affermazione della linea dell'opposizione - spetta l'ultima parola sull'apertura o meno del dialogo con il Movimento 5 stelle, dopo la netta chiusura di Renzi. Un Pd che arriva all'appuntamento quanto mai diviso, nonostante il lavorio dei pontieri delle varie anime per ricucire gli strappi. Sulla carta i renziani godono di una maggioranza schiacciante che metterebbe al sicuro il loro 'niet' ad ogni ipotesi di trattativa. Ma la stessa area che fa riferimento all'ex segretario è percorsa da sentimenti diversi su questo tema, talvolta opposti. Per questa ragione il risultato non può considerarsi scontato.

• GLI EQUILIBRI IN DIREZIONE
La direzione replica i rapporti di forza usciti dall'ultima assemblea, tenutasi nel febbraio 2017. In quell'occasione, Renzi diede una forte impronta personale all'esecutivo Pd, ma lo fece presentandosi in tandem con Maurizio Martina e l'area che all'allora ministro dell'Agricoltura faceva capo, "Sinistra è Cambiamento". Martina, tuttavia, nel frattempo, è divenuto reggente del partito lasciando la maggioranza renziana e opponendosi alla linea aventiniana dell'ex segretario. Oggi, su 214 componenti, sono 103 i renziani duri e puri. Di questi, 18 sono i millennials - ragazzi nati a cavallo del secolo e quindi giovanissimi - nominati direttamente dal segretario e che a lui fanno capo. La maggioranza renziana può contare inoltre su 13 componenti vicini al presidente dell'assemblea, Matteo Orfini.

Gli esponenti della direzione che fanno capo a Maurizio Martina sono 19, gli orlandiani 23, altrettanti i franceschiniani, mentre i membri della direzione vicini a Michele Emiliano sono 13. Il 'partito dei governisti', favorevoli a un dialogo con M5s, conta quindi 78 componenti della direzione. A questi, tuttavia, vanno aggiunti quelli del cosiddetto 'partito dei ministri', formato da esponenti del governo Gentiloni determinati a dare "un contributo al Presidente della Repubblica", come si legge nella relazione votata il 12 marzo all'ultima riunione del parlamentino dem. I ministri presenti in direzione e favorevoli a percorrere la strada indicata da Mattarella e sedersi al tavolo con il Movimento 5 stelle sono almeno 5, ai quali si potrebbe aggiungere Delrio, computato fra i renziani. Va, infatti, sottolineato che l'appartenenza a questa o a quell'area non determina necessariamente il voto su un tema che coinvolge le sensibilità individuali, prima ancora che l'obbedienza al capo corrente.

© Riproduzione riservata 02 maggio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/02/news/pd_direzione_numeri_giachetti_renzi-195309822/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1
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« Risposta #83 inserito:: Maggio 14, 2018, 11:34:43 am »

Di Maio e Salvini da Mattarella nel pomeriggio. Ma senza il nome del premier

Al Colle separati: prima il M5s alle 16.30, poi la Lega alle 18. Nella notte non si è trovata l'intesa su nessuno. L'ipotesi che il leader cinquestelle rilanci la sua candidatura

Di MONICA RUBINO
14 maggio 2018

ROMA - La notte non ha portato consiglio a Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Che, in queste ore cruciali per la nascita del nuovo governo, continuano a trattare sul programma, senza però aver trovato ancora un'intesa sulla figura che potrebbe guidare il futuro esecutivo giallo-verde. Per questo, nel pomeriggio, saliranno al Colle per incontrare il presidente Sergio Mattarella, ma senza il nome del premier. Le due delegazioni andranno separate: il capo dello Stato ha convocato i cinquestelle alle 16.30 e la Lega alle 18.

Si riaffaccia pertanto l'ipotesi che il capo del M5s torni alla carica sulla sua candidatura. Sempre che il segretario della Lega, preso dalla disperazione, sia disposto a dargli il via libera. Al momento sembra difficile che nell'arco della mattinata i due riescano a trovare una soluzione. Sebbene il deputato della Lega Nicola Molteni dica ad Agorà che Di Maio e Salvini "presenteranno a Mattarella un solo nome, secco".

© Riproduzione riservata 14 maggio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/14/news/di_maio_e_salvini_da_mattarella_senza_nome_premier-196349442/
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« Risposta #84 inserito:: Maggio 15, 2018, 04:11:55 pm »

Governo in alto mare. Di Maio da Mattarella: "Abbiamo chiesto altro tempo, non facciamo nomi".
Poi tocca a Salvini. Il leghista: "Il leader M5S premier? No"

Al Colle separati, ma forse con un nome solo: ora i Cinquestelle, poi la Lega alle 18. In mattinata voci su candidati tecnici.

I grillini smentiscono ipotesi Sapelli. Resta in campo il giurista Conte. Ma la parola ora spetta al Quirinale

Di MONICA RUBINO
14 maggio 2018

ROMA - È durato poco più di mezz'ora il colloquio tra il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio e il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Dopo tocca al segretario della Lega, Matteo Salvini. "Con Salvini siamo d'accordo di non fare pubblicamente nomi" per il premier, ha detto Di Maio subito dopo il faccia a faccia con il presidente della Repubblica. "Abbiamo chiesto a Mattarella qualche altro giorno per poter chiudere definitivamente la discussione sui temi. Se parte questo governo, parte la Terza Repubblica". Il capo dei Cinquestelle è consapevole che il tempo stringe e che ci sono "scadenze internazionali che ci impongono di fare presto e noi vogliamo fare presto", ma per mettere a punto il contratto ci vuole ancora tempo: "Siamo d'accordo nel fare presto, ma siccome stiamo scrivendo il programma di governo dei prossimi 5 anni, per noi è molto importante farlo nel migliore dei modi". Ma i 'tempi supplementari' chiesti non servono solo per chiudere il contratto, ma anche a consultare gli iscritti al Movimento: saranno loro "a decidere con un voto online se fare partire il governo con questo contratto oppure no", precisa Di Maio.

Il quadro è ancora di incertezza. E, un'ora prima delle consultazioni al Colle, i due leade sono stati costretti a incontrarsi in un faccia a faccia alla Camera. Alla ricerca di un'intesa in extremis sul nome del premier. Le trattative vanno avanti anche sul piano del programma, con un nuovo tavolo tecnico a Montecitorio.

Restano i dubbi sul nome che sarà portato al Quirinale. I Cinquestelle hanno smentito l'ipotesi Sapelli. Salvini, a una domanda sul ritorno dell'opzione di Di Maio premier, ha risposto secco: "No". Poi si è sfogato su Twitter: "Ho dormito un'ora stanotte, ma ce la metto tutta".
Circola ancora un altro nome, quello del giurista Giuseppe Conte, area 5Stelle (era nel totoministri del Movimento). Ma bisogna aspettare la risposta del Colle.
 
POLITICA
Totopremier: Giulio Sapelli, il professore eclettico con cui Salvini sognava di laurearsi
Di ANDREA GRECO
L'ultimo totopremier. Tra i nomi di ipotetici premier 'tecnici' di area leghista circolati in mattinata anche quello di Giulio Sapelli, 71 anni, economista. Che si rifugia dapprima dietro un "no-comment", anche se ammette di gradire il programma stilato dalle due forze. Qualche ora dopo svela l'arcano: "Sì è vero, sono stato contattato. Se mi chiamano, sono pronto". E prova ad abbozzare anche una lista di ministri, indicando Siniscalco per l'Economia. Ma il M5s in seguito smentisce un suo coinvolgimento: "Non è il suo il nome che verrà portato al Colle". In area M5s invece il tecnico preso in considerazione potrebbe essere Giuseppe Conte, già individuato da Di Maio per coprire l'incarico di ministro della Pubblica amministrazione. Le quotazioni di Conte, peraltro, sarebbero in crescita.
 
POLITICA
Totopremier: Giuseppe Conte, il giurista che vuole disboscare la giungla della Pubblica amministrazione
Di LUCA PAGNI
 
Il tavolo tecnico. Nel pomeriggio è tornato poi a riunirsi, questa volta a Montecitorio, anche il tavolo tecnico del programma, per limare i termini della bozza del contratto, sebbene ci siano state pesanti divergenze su opere pubbliche, sicurezza e migranti.

Meloni: "Mai opposizione pregiudiziale". Sugli equilibri del futuro governo la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni chiarisce alla direzione del partito: "Non saremo in un esecutivo a guida Cinquestelle. Mattarella ha fatto una scelta politica nel non dare l'incarico al centrodestra che l'aveva chiesto". E aggiunge: "Voteremo sui singoli provvedimenti, valuteremo i singoli provvedimenti: non ci sarà mai da parte nostra una opposizione pregiudiziale", sottolineando che "lo scenario più angosciante è quello del governo tecnico, del governo calato dall'alto, il governo del presidente: non è assolutamente rappresentativo della volontà popolare". Poi ribadisce la fedeltà alla linea politica: "Mi vergognerei a buttare la mia storia e la mia persona per una poltrona da ministro".

Di Battista verso gli Usa. Intanto, in queste ore decisive, Alessandro Di Battista conferma la sua partenza per gli Usa il prossimo 29 maggio. Su Facebook, l'ex deputato 5 stelle, silente da giorni sul nodo premier e ministri dell'esecutivo nascente, ha postato ieri in tarda serata una foto che lo ritrae con il figlio Andrea insieme ad alcuni attivisti campani, compreso un neo deputato, mentre preparano i pacchetti delle bomboniere per il battesimo del figlio.  E in un'intervista rilasciata a "Accordi & Disaccordi", il nuovo talk show di approfondimento condotto da Andrea Scanzi e Luca Sommi in onda stasera sul Nove, Di Battista commenta la vicenda della colf di Roberto Fico: "Su questa roba non ci si può dimettere, però dovrebbe intervenire e riuscire a far capire alla propria compagna che bisogna sistemare questa questione. Non è che io abbia mai indagato i rapporti delle fidanzate...poi è evidente che una persona, e io l'ho sempre detta questa cosa, che ricopre un ruolo pubblico, non mi sto riferendo a Roberto Fico, ha il dovere non solo di essere onesto, ma anche di apparire come tale. Io durante la mia attività parlamentare, non ve lo nego, stavo molto, molto attento, e un cinquestelle deve stare ancora più attento, a qualsiasi cosa: fosse anche un semaforo o dove parcheggiare", aggiunge Di Battista.

 © Riproduzione riservata 14 maggio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/14/news/di_maio_e_salvini_da_mattarella_senza_nome_premier-196349442/?ch_id=sfbk&src_id=8001&g_id=0&atier_id=00&ktgt=sfbk8001000&ref=fbbr
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« Risposta #85 inserito:: Maggio 30, 2018, 11:42:13 pm »

Governo, Mattarella incontra Di Maio. Cottarelli ora al Colle.
La Lega: "Non ostacoliamo soluzioni per emergenze"
Il leader pentastellato è stato a colloquio con il presidente. Finora i Cinquestelle hanno detto no all'appoggio a un esecutivo tecnico. Anche il presidente incaricato è tornato al Quirinale per un "incontro informale".
Salvini: "Il capo dello Stato risolva l'impasse. Ci dia la data delle elezioni. Esecutivo politico con squadra già presentata".
Si affaccia l'ipotesi della "non-sfiducia" al premier incaricato. Castelli (M5S): "Stupisce il no di Savona al passo indietro"

Di MONICA RUBINO
30 maggio 2018

ROMA - In uno scenario di caos in cui si sommano tre crisi - politica, istituzionale e finanziaria - al Colle vanno in scena incontri che potrebbero rivelarsi decisivi. Tutti definiti "informali". Prima è stato ricevuto Luigi Di Maio per un colloquio con il presidente della Repubblica. Già ieri il leader 5Stelle aveva archiviato l'impeachment contro il Colle e rilanciato la proposta di ripartire da dove tutto si era interrotto, ovvero dal governo di Giuseppe Conte (rinunciando a Savona). Ma da Matteo Salvini era arrivata una sostanziale chiusura: "Di Maio riapre? Non siamo al mercato, al voto anche subito". Ora bisogna capire se i 5Stelle siano pronti a modificare la loro posizione, dando il via libera a un governo Cottarelli di tipo elettorale (con la formula della non sfiducia) o se stia tornando in pista l'ipotesi del governo gialloverde. Altro tassello importante del puzzle è l'arrivo al Colle del presidente incaricato, Carlo Cottarelli. Si parlava di un incontro imminente di Mattarella con Giancarlo Giorgetti, plenipotenziario di Salvini nella Lega, ma l'ipotesi è stata smentita dal Colle.

L'IPOTESI DEL GOVERNO GIALLOVERDE E LA VARIABILE SAVONA
Salvini stamattina si è rivolto al capo dello Stato: "Noi abbiamo provato a fare un governo, ma a Mattarella non va mai bene - dice parlando con i commercianti al mercato di Pisa, dove aveva in programma un evento elettorale - Non può dire no a quel ministro (Paolo Savona, ndr) perché è critico con l'Europa. Allora che cosa andiamo a fare? Allora ti arrendi. Il presidente ci spieghi come si esce dall'impasse". E conclude: "Al voto prima possibile, ma non a fine luglio". Poi annuncia: "La Lega domenica sarà in tutte le piazze italiane per chiedere l'elezione diretta del presidente della Repubblica, tanto fa quello che vuole lo stesso e allora tanto vale che lo eleggano i cittadini".  Nel pomeriggio a Sarzana (La Spezia) insiste: "Si beccano il programma e la squadra che abbiamo già presentato oppure facciano altro e ci facciano votare". Insomma, nessun passo indietro su Savona. Una posizione che irrita i Cinquestelle: "Stupisce che Paolo Savona, persona di grande spessore culturale e sensibilità politica, non abbia ancora maturato la decisione di fare un passo indietro", dice la parlamentare Laura Castelli, che è entrata anche nel totoministri del governo pentaleghista.

• L'IPOTESI DELLA "NON-SFIDUCIA"
Fonti del Carroccio chiariscono infine la posizione del partito sulla crisi di governo: "Non ostacoleremo soluzioni rapide per affrontare le emergenze ma ridiamo la parola agli italiani il prima possibile". E si profila l'ipotesi di una non-sfiducia a Cottarelli che porti il Paese al voto a settembre-ottobre. Possibilità che si intravede nelle parole del numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti: "C'è Cottarelli che sta tentando di fare il governo. Se i voti non ce li ha, dovremo studiare un percorso ordinato verso elezioni il prima possibile". Si tratterebbe cioè di astenersi, tutti, nel voto di fiducia all'ex commissario alla spending review, che potrebbe dunque partire come governo in carica, anche se con una sola decina di sì in Parlamento, e si impegnerebbe a mettere a punto una manovra snella per far poi svolgere elezioni anticipate in autunno.

Ma dai cinquestelle, che riuniranno i gruppi parlamentari in serata, arriva un netto no all'ipotesi di una "fiducia tecnica" a Cottarelli. A ribadirlo è lo stesso Di Maio: "Non sfiducia tecnica è una pratica da Prima Repubblica. O governo politico o voto". Lo stato maggiore del M5s valuta lo stop all'economista Paolo Savona per far partire Conte. Ma Salvini ripete a più riprese, nel corso della giornata: "O si parte con la squadra concordata o vince chi dice sempre no".

• COTTARELLI VEDE MATTARELLA
Intanto il premier incaricato Carlo Cottarelli è salito di prima mattina al Quirinale per un incontro informale con Sergio Mattarella. Poi, senza rilasciare dichiarazioni, è tornato al lavoro alla Camera (dove ha una stanza a disposizione). Dall'entourage del premier incaricato: "Durante l'attività del Presidente del Consiglio incaricato per la formazione del nuovo Governo sono emerse nuove possibilità per la nascita di un Governo politico. Questa circostanza, anche di fronte alle tensioni sui mercati, lo ha indotto - d'intesa con il Presidente della Repubblica - ad attendere gli eventuali sviluppi".

• RIFLETTORI PUNTATI SUI MERCATI
Mentre va avanti la trattativa, sui mercati si vive una giornata meno drammatica di quella di ieri. Persino gli Usa ci stanno monitorando. "Stiamo tenendo d'occhio l'Italia molto da vicino" ha detto la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders ai giornalisti a bordo dell'Air Force One. Mentre il portavoce della Commissione Ue fa sapere che "il presidente Juncker ribadisce la sua fiducia nell'Italia e in Mattarella".

• L'AGENDA INTERNA E INTERNAZIONALE
L'imperativo è fare presto, anche perché l'agenda italiana è fitta di impegni internazionali. L'8 giugno è in programma il G7 in Canada, il 10 giugno è la volta delle elezioni amministrative in 783 comuni, di cui 21 capoluogo di provincia e uno anche capoluogo di Regione (Ancona). Il 28 giugno ci sarà il Consiglio europeo e l'11 luglio il vertice Nato.

• L'APPELLO DELLA CEI
Anche dalla Conferenza episcopale italiana arriva un appello alla concordia e al dialogo. "Questo è il tempo grave della responsabilità. Mai come oggi c'è bisogno di rispettare la volontà popolare, che si è espressa liberamente il 4 marzo, e tutte le istituzioni civili, dalla più elevata, il Capo dello Stato, alla più rappresentativa, il Parlamento", scrive su Avvenire il cardinale Gualtiero Bassetti presidente della Cei. Nel pomeriggio la versione online dell'Osservatore romano, il giornale del Vaticano, pubblica un'intervento: "Scenario sempre più confuso".

• MANIFESTAZIONI 2 GIUGNO, PIAZZE TRANQUILLE
Dopo la rinuncia dei cinquestelle a procedere con la messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica, il capo della polizia Franco Gabrielli assicura che "non c'è nessun innalzamento, nessuna preoccupazione di piazze più o meno effervescenti" in occasione delle manifestazioni del 2 giugno. Il presidente della Camera Roberto Fico fa sapere che non parteciperà alla manifestazione M5s del 2 giugno alla Bocca della Verità.

• LE ALTRE FORZE
Se ieri, a sorpresa, Giorgia Meloni ha messo sul piatto la disponibilità di Fdi ad appoggiare un nuovo tentativo di governo giallo-verde, Silvio Berlusconi è tornato oggi a riunire a Palazzo Grazioli lo stato maggiore di Forza Italia per fare per fare il punto sull'ipotesi della fiducia tecnica a Cottarelli.

© Riproduzione riservata 30 maggio 2018

Da - http://www.repubblica.it/politica/2018/05/30/news/trattativa_m5s_lega_cottarelli_colle-197707709/?ch_id=sfbk&src_id=8001&g_id=0&atier_id=00&ktgt=sfbk8001000&ref=fbbr
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« Risposta #86 inserito:: Marzo 22, 2019, 11:24:15 pm »

Ecco "Piazzaweb", la sfida digitale del Pd di Zingaretti al modello Rousseau: "Partecipazione vera

Lotta alle fake news, una task force sui flussi social e una piattaforma per coinvolgere i militanti. Entro aprile una giornata di mobilitazione per dare vita al nuovo "digital party"

Di MONICA RUBINO
14 marzo 2019

Rivoluzione digitale in arrivo per il Pd. Il segretario Nicola Zingaretti ha in mente un'operazione a tappe per potenziare la presenza del partito sui social. E superare il modello partecipativo del M5s con una nuova piattaforma web alternativa a Rousseau, che sta rivelando via via tutti i suoi limiti.
 
Il primo passo per il neosegretario dem è il costante monitoraggio dei flussi di informazione, con una task force di "sentinelle dei social", impegnate a smascherare troll, fake news o notizie virali montate ad arte. E, se è il caso, contrattaccare. La seconda tappa sarà la creazione di una "Piazzaweb social", un vero e proprio "ecosistema digitale" dove le persone possono dialogare, scambiarsi informazioni, aprire comitati, organizzare iniziative. Un modo concreto, insomma, per far discutere le persone e "aprire" il partito, rendendolo modernamente inclusivo.

La deadline è il mese di aprile, entro il quale Zingaretti ha intenzione di organizzare una giornata in cui chiamare a raccolta tutti quelli che vogliono dare una mano a creare il nuovo "digital party". Una mobilitazione aperta a tutti, con lo scopo di aggiornare il modello partecipativo del Pd alle modalità e ai sistemi della comunicazione contemporanea. L'esempio a cui guardare non è nostrano ma si trova oltreoceano, ed è quello del partito democratico Usa.

Il monitoraggio costante dei flussi è "un'operazione molto utile dal punto di vista politico" secondo Dino Amenduni, consulente di comunicazione politica e socio di Proforma, l'agenzia barese che negli ultimi anni ha lavorato a molte campagne elettorali del centrosinistra. "Il capitale contemporaneo dei politici è la reputazione - spiega Amenduni - quindi Zingaretti fa bene a tenere d'occhio eventuali procedure di disinformazione nei confronti suoi o del Pd, nate in Italia o all'estero".

Allo stesso tempo però, l'esperto sottolinea l'urgenza di avviare in parallelo anche due altre azioni: "La prima questione riguarda la produzione dei contenuti, coerenti con la linea politica che si intende adottare. È fondamentale alimentare il dibattito anche creando contraddizioni nella maggioranza".

Ma c'è una terza questione ancora più urgente, ossia quella del coinvolgimento dei militanti: "Il Pd ha una lunga tradizione di partecipazione che passa dai circoli sui territori", continua Amenduni. Ossia una rete "fisica" già esistente, composta dalle migliaia di militanti che già durante la campagna congressuale hanno fatto sentire la loro presenza, ma che adesso va potenziata anche nel mondo digitale. "Nel frattempo - sostiene l'esperto - il mito della partecipazione su Rousseau sta scemando, perché oramai è chiaro che non si tratta di un posto in cui si costruiscono le politiche pubbliche insieme ma dove si vanno a ratificare decisioni prese altrove. Il Pd ha pertanto una grande occasione di superare il M5s sul piano della partecipazione: tutto sta a capire come includere le persone nelle scelte, in maniera continuativa e con regole stabili".

In questa fase, fanno sapere dallo staff di Zingaretti, qualsiasi esperienza che possa andare nella direzione dell'avanzamento tecnologico del Pd è ritenuta molto utile - come ad esempio anche la piattaforma di blockchain "HackItaly" del deputato dem Francesco Boccia, messa a disposizione del partito durante le primarie -  perché bisogna recuperare il gap digitale con il M5s con qualsiasi mezzo.
 
L'approfondimento quotidiano lo trovi su Rep: editoriali, analisi, interviste e reportage.
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© Riproduzione riservata
14 marzo 2019

Da - https://www.repubblica.it/politica/2019/03/14/news/pd_zingaretti_rivoluzione_digitale-221514432/?fbclid=IwAR1adsBU7tuyPNp3Hl2chOuR1TnpMKuGa5LuxePbjk4kDbnlAz6Kz-t-dPI
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