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Autore Discussione: Alessandro Alviani. Piena fiducia nelle riforme L’Italia può farcela senza aiuti  (Letto 2201 volte)
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« inserito:: Ottobre 01, 2012, 03:09:35 pm »

Economia e finanza

01/10/2012 - intervista

“Piena fiducia nelle riforme L’Italia può farcela senza aiuti”
 
Hoyer, il presidente della Bei: se Monti resterà dopo le elezioni tanto meglio

Alessandro Alviani
Berlino

L’Italia non ha bisogno di chiedere aiuti, se Mario Monti deciderà di restare dopo le elezioni «tanto meglio». Lo spiega a La Stampa il presidente della Banca europea per gli investimenti, il tedesco Werner Hoyer, nella sua prima intervista a un giornale italiano dalla sua nomina, a inizio anno. Lo incontriamo a Berlino a margine di un convegno dell’Aspen Institute Italia.

 

Herr Hoyer, a che punto della crisi ci troviamo? 

L’Europa si è già lasciata il peggio alle spalle?

Siamo nel mezzo del superamento della crisi più profonda che l’Europa abbia visto dalla Seconda guerra mondiale. Sarà una strada lunga, chiunque punti a soluzioni rapide si sbaglia. Sono però convinto che le basi poste siano quelle giuste e che siamo sulla strada giusta.
Non dobbiamo però dare l’impressione che questa strada non sia dura, il che tra l’altro vale per tutti, anche se ovviamente riguarda in modo particolare i Paesi in cui la pressione a fare le riforme e ad aumentare la competitività è maggiore. È qualcosa che dovrebbe essere riconosciuto anche nei Paesi che al momento stanno economicamente meglio.

 

Quanto sarà lunga ancora questa strada? 

Non possiamo esprimerlo in un numero di anni, ma ho l’impressione che i primi dati fondamentali mostrino che la direzione è quella giusta. Nell’economia il 50% si basa sulla psicologia: se le persone hanno la sensazione che non stiamo prendendo solo delle misure a breve termine, bensì che uniamo tutto ciò a una visione su come dovrà presentarsi l’Europa nel lungo periodo, allora conquistiamo anche la loro fiducia.
Quando si tratta di stabilire un nesso tra integrazione economica e integrazione politica Italia e Germania sono, tra i Paesi più grandi, quelli più vicini l’uno all’altro. 

 

Il che spesso non viene visto, se consideriamo certi commenti dall’Italia... 

Dall’Italia e dalla Germania. Credo che tutti potrebbero soppesare meglio le loro parole.

 

Questo vale sia per i politici italiani che per quelli tedeschi? 

Questo vale per tutti. Tutti sono sottoposti alla tentazione dei calcoli di politica interna, ma non è necessariamente d’aiuto farsi guidare da essi quando si ha una tale affinità e la chance di trovare una soluzione ai problemi agendo insieme. 

 

Si riferisce a dei politici in particolare? Secondo l’ex premier Silvio Berlusconi non sarebbe una tragedia se la Germania lasciasse l’Eurozona. In che misura delle dichiarazioni simili sono d’aiuto in questa situazione? 

Ripeto: questo vale per tutti i politici in tutti i Paesi dell’Unione europea. Inoltre non corrisponde al modo in cui interpreto il mio mandato immischiarmi nel dibattito di politica interna dei singoli Paesi membri. Da parte mia posso ribadire che credo fermamente al progetto europeo e considero essenziale agire in modo avveduto in una situazione simile, che senza dubbio è molto difficile e richiede grossi sacrifici. 

 

Pochi giorni fa il governo italiano ha annunciato che quest’anno e il prossimo la crescita sarà più debole e il deficit più alto di quanto previsto finora. Come giudica la situazione dell’Italia? 

Quando, a causa dell’andamento economico, il prodotto nazionale non sale bensì scende, il deficit aumenta per via della minore velocità di reazione dei bilanci pubblici. Questa è una conseguenza logica. Non è bella e bisogna contrastarla, ma non è una catastrofe, se la si mette in relazione a quello che in Italia è stato affrontato dal governo di Mario Monti con grandissima decisione e ammirevole coraggio. Non ho dubbi che Monti porterà avanti questo cammino delle riforme, che è anche un cammino di innovazione del Paese, dell’economia e dell’industria. pertanto mi concentro sui trend di lungo periodo e non sulle battute d’arresto nel breve periodo, che purtroppo ci sono sempre.

 

Quindi è fiducioso sulle chance di successo degli sforzi di riforma dell’Italia? 

Sì, sono molto fiducioso.

 

Monti non esclude un secondo mandato. Che ne pensa? 

Chi guiderà l’Italia lo decidono ovviamente e per fortuna solo i cittadini italiani. Per questo non conta la mia visione delle cose. Sono però molto contento che, qualunque sarà la decisione che prenderà, Monti lascerà di sicuro un Paese in buono stato. Se vorrà continuare a guidarlo lui e se il popolo italiano gli darà il mandato per farlo, tanto meglio. In ogni caso suppongo che non scomparirà dall’elaborazione dei destini dell’Italia, bensì si chiederà in quale posizione ricoprirà questo ruolo. È una fortuna per l’Italia e per l’Europa saperlo lì dov’è.

 

Crede che la Spagna debba presentare adesso una richiesta di aiuti tramite l’ESM? 

Su questo la Banca europea degli investimenti non può dare consigli ai suoi azionisti, i governi nazionali. Credo che dovremmo contrastare la stigmatizzazione legata spesso alla presentazione di una richiesta, che fa sì che alcune richieste che sarebbe meglio avanzare non vengano avanzate. In tal modo non voglio esprimermi sul caso concreto, usare le possibilità create col Trattato sull’ESM non è però nulla di indecente e nulla che dovrebbe creare problemi a casa o all’estero.

 

Ciò vale anche per l’Italia? 

Non vedo nessuna necessità di parlare adesso dell’Italia. 

 

Il che significa che l’Italia uscirà dalla crisi con le sue sole forze? 

L’Italia ha delle condizioni strutturali così forti che penso non sia probabile che, sul suo cammino delle riforme, chieda questi aiuti. 

 

Il programma di acquisto dei bond deciso dalla Bce viene criticato soprattutto dalla Germania. 

Mi meraviglio che nel mio stesso Paese alcuni che sottolineano sempre l’indipendenza della Banca centrale europea – cosa che faccio anch’io – critichino la Bce proprio ora che ha agito in modo indipendente. Trovo che il consiglio direttivo della Bce abbia preso una decisione coraggiosa, che ovviamente deve fare i conti con le legittime argomentazioni contrarie, ma alla fine è stata necessaria perché, secondo me, la politica l’ha lasciata da sola. Se la politica avesse approvato negli ultimi 10-15 anni tutti i progetti di riforma di cui abbiamo già discusso a Maastricht non sarebbe stato necessario. Prendo molto sul serio la paura dell’inflazione in Germania, è giusto che la Bce si impegni a combattere l’inflazione, ma al tempo stesso ha anche il compito di fare in modo che la moneta comune continui a esistere anche tra 5, 10, 20 anni. Secondo me ha fatto fronte a questo compito con una politica molto intelligente, che però sarà efficace solo se gli Stati membri utilizzeranno effettivamente il tempo che abbiamo guadagnato. Draghi ci ha dato un po’ di ossigeno, che dobbiamo usare per creare con impegno le condizioni quadro per diventare più competitivi. 

 

Sul tema della vigilanza bancaria europea la Francia chiede di agire velocemente, mentre la Germania invita a procedere con più accuratezza e lentezza. Su quale fronte si schiera? 

Dovremmo dedicarci velocemente all’accuratezza. Abbiamo bisogno di tutte e due, non possiamo fare altrimenti. In concreto la questione è molto complessa: la Bce in futuro dovrebbe vigilare su tutte le banche e assicurarsi a tal proposito l’aiuto delle banche centrali nazionali, ma poi all’improvviso si nota che ci sono banche centrali nazionali che non padroneggiano la vigilanza degli istituti, perché non l’hanno mai fatto, mentre in altri Paesi non è affatto un problema: in Germania ad esempio la Bce e la Bundesbank potrebbero collaborare anche su questo punto, lo si può ben immaginare. Bisogna quindi offrire soluzioni molto differenziate, ma soprattutto soluzioni che consentano anche agli altri Paesi che non sono membri dell’Eurozona di partecipare. Bisogna affrontare questi problemi con cura, tuttavia abbiamo rapidamente bisogno della vigilanza bancaria. Credo che dobbiamo opporci con urgenza alla frammentazione e all’isolamento dei mercati finanziari nazionali, perché se consentiamo una tale frammentazione l’Europa perde dinamicità e potenziale di crescita e temo che siamo già verso questa strada. Per questo la regolamentazione bancaria rientra tra i progetti prioritari. 

 

Bisognerebbe estendere la vigilanza della Bce a tutte le oltre 6.000 banche in Europa? 

È una discussione condotta in modo molto controverso tra i ministri delle Finanze, che alla fine porterà però anche a una conclusione pragmatica. Credo che la questione verrà appianata molto velocemente. 

 

Quali misure concrete ha avviato la Bei per aiutare l’Europa a uscire dalla crisi? 

A luglio i capi di Stato e di governo hanno deciso di suggerire ai ministri delle Finanze un aumento di capitale della banca, che presumibilmente sarà approvato dai governatori. In tal modo sarà possibile un volume aggiuntivo di investimenti in Europa che potrebbe arrivare fino a 180 miliardi di euro nel giro di tre anni. Si tratta di un grande passo in avanti.

 

La Bei ha recentemente annunciato di voler aiutare la Grecia con un contributo fino a 750 milioni di euro. Quanto ci vorrà affinché l’economia greca si rimetta in piedi? 

La Grecia è il caso più difficile nell’Unione europea, perché lì, accanto agli enormi sforzi che la popolazione si sta assumendo, abbiamo a che fare con una particolare debolezza nelle strutture amministrative e nell’implementazione degli aiuti finanziari nell’economia reale. Per questo l’accordo concluso recentemente con la Grecia – e noi siamo di gran lunga il sostenitore più forte dell’economia reale greca – punta proprio ad aiutare le piccole e medie aziende. In Germania ad esempio si sottovaluta quante piccole e medie imprese greche ci siano che hanno molto successo sui mercati internazionali. Queste imprese al momento corrono il rischio di non avere più accesso ai crediti. 

 

A proposito di difficoltà nell’accesso ai crediti: il problema c’è anche in Italia. Siete attivi anche per contrastare un credit crunch? 

In Italia abbiamo a che fare con un sistema bancario forte ed efficiente e con partner bancari grandi ed efficienti, con cui collaboriamo in modo straordinariamente stretto.

 

Assisteremo in Grecia a un secondo haircut o a un terzo pacchetto di aiuti? 

Avrei sbagliato mestiere se speculassi su questo punto. È importante che il governo greco conquisti la fiducia e il sostegno della popolazione per il suo coraggioso programma di riforme e possa rafforzare in tal modo la fiducia sui mercati internazionali. Il resto sarebbe adesso una speculazione. 

 

Crede che nei prossimi anni l’Eurozona continuerà ad avere 17 membri? 

No, non credo, credo che l’Eurozona avrà più membri.

 

La domanda ovviamente è se ne avrà di meno... 

Rispondo con un chiaro no. Non diventeranno di meno, bensì di più. 

 

Quando si affronta il tema della lotta alla crisi spesso si parla, soprattutto da parte tedesca, di consolidamento di bilancio più riforme strutturali. In questi giorni molte persone sono scese in strada dalla Spagna alla Grecia contro queste politiche. 

È importante che i politici che esigono sacrifici dalla popolazione siano convinti del fatto che quanto richiedono ai cittadini sia davvero giusto, sensato e necessario. Essere convinti della propria politica è la migliore possibilità per coinvolgere le persone. Questo Monti lo fa in maniera eccellente, mi augurerei che fosse così ovunque in Europa. Ma oltre a ciò è importante non cadere nella trappola di definire l’Europa soltanto dal punto di vista finanziario, economico e commerciale: l’Europa è un grandissimo progetto politico, non dobbiamo perdere di vista questa visione. 

 

Comprende le critiche che arrivano da più parti alla Germania? Vede anche degli errori commessi dal governo tedesco in questa crisi? 

Credo che il governo tedesco dia un contributo enorme e positivo per risolvere i problemi in Europa. Se devo criticare qualcosa, allora il clima complessivo della discussione che ci permettiamo in questo momento. Il dibattito è poco sostenuto da una grande convinzione di base per
l’Europa, dobbiamo spiegare meglio il progetto europeo, dobbiamo trasmettere alle persone una nuova narrativa per l’integrazione europea e stimolare tanto l’intelletto, quanto le emozioni. Si tratta non da ultimo anche di come noi europei potremo affermarci in un mondo globalizzato.

 

Dove vede i i maggiori rischi per i prossimi anni? 

I pericoli più grandi risultano probabilmente sempre da possibili choc esterni. Al momento siamo molto orientati in senso eurocentrico e dovremmo guardare anche oltre il nostro orticello. Se dovessero emergere problemi di natura economica in uno dei più importanti Paesi emergenti, o in un grande partner in Asia o America del Nord, questo avrà enormi ripercussioni sull’Europa. Questi sono i più grandi rischi che provengono dagli choc esogeni. Poi ci sono i rischi che derivano dalle turbolenze interne: quelle politiche le vedo nel rischio che non facciamo abbastanza per rafforzare l’accettazione del progetto politico dell’Europa presso i cittadini; quelle economiche e di politica dell’innovazione nel fatto che si potrebbe mancare di usare effettivamente il tempo guadagnato per riformare le nostre economie e migliorare le strutture statali.

da - http://www.lastampa.it/2012/10/01/economia/l-italia-non-ha-bisogno-di-aiuti-ho-piena-fiducia-nelle-riforme-IXgCh3iJZGg1OLogcHtZqL/index.html
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