Israele ha raggiunto in parte gli obbiettivi, ma ha subito anche molti colpi dai miliziani
Tunnel, imboscate esplosive (e sviste) Missione incompiuta contro Hamas
L’esercito ha sottovalutato le nuove tattiche del «fantasma» Deif
Di Guido Olimpio
Si spara e si cerca di definire la «vittoria» con i risultati ottenuti. Israele è convinto di aver neutralizzato i tunnel «noti». Questione di 24 ore, è la promessa. Il premier Netanyahu è apparso in tv per rivendicare i successi. Fonti militari sostengono che Hamas avrebbe perso nei combattimenti oltre 800 miliziani. Consistenti anche la riduzione dei razzi: almeno un terzo dei circa 10 mila a disposizione non esistono più. Per questo sarebbe diminuito il lancio degli ordigni a medio raggio. Si è anche parlato di un’intercettazione dove Mohamed Deif, alias il fantasma, capo dell’ala militare, avrebbe segnalato difficoltà. Capiremo se è davvero così, spesso gli annunci di missione compiuta si sono rivelati prematuri. Certamente Hamas ha sofferto colpi pesanti ma è riuscita anche a darne, come dimostrano gli oltre 60 soldati israeliani uccisi. Un numero che sommato ad un’analisi preliminare dovrebbe indurre lo Stato maggiore a un profondo riesame. Senza dimenticare che, dopo ogni campagna, Hamas ha rimesso in piedi il suo apparato migliorandolo.
Intanto i tunnel. Non sono stati una sorpresa. Tutti ne erano consapevoli. Ma - come ha rivelato l’intelligence Usa - a Tel Aviv non si attendevano un reticolo così ampio: sofisticati, estesi per chilometri, costruiti in cemento, con biforcazioni e uscite multiple. Ora i generali ammettono: li abbiamo sottostimati nonostante già un rapporto del 2006 ne indicasse la pericolosità. Lo Shin Bet e l’Aman, il servizio segreto militare hanno fornito la «fotografia» precisa? Solo in parte. Eppure sapevano che Hamas aveva impiegato oltre mille minatori divisi in squadre da 8 a 16, con turni di otto ore ciascuno per realizzare gallerie in grado di arrivare in territorio israeliano. Con una di queste hanno raggiunto la postazione di Nahal Oz, dove hanno ucciso 5 soldati.
Quest’ultimo episodio farà discutere a lungo. Un video di Hamas lo ha documentato. I guerriglieri, travestiti da soldati, sono sbucati dalla derivazione di un tunnel la cui sezione principale era stata distrutta. O si pensava che lo fosse. I mujahedin si sono avvicinati ad un piccolo complesso dominato da una torretta. Nessuno li ha fermati. I militari di guardia si sono fatti sorprendere. Le immagini hanno mostrato come gli uomini di Hamas siano entrati da un cancello lasciato aperto ed abbiano fatto fuoco sul nemico che dormiva. Dal filmato si ricava il sospetto che la routine delle posizioni attorno a Gaza possa essere talvolta pericolosa: ti abitui, perdi la «sensibilità» e viene meno lo stato d’allerta. Sui media israeliani gli esperti hanno parlato di «problema di disciplina» unito ad una colpevole disattenzione. E’ però anche vero che proprio questo tipo di installazioni fisse sono il bersaglio preferito di formazioni di insorti. Gli israeliani lo hanno imparato a loro spese durante l’occupazione della fascia di sicurezza nel Libano sud, quando i loro bunker erano presi di mira dai missili Hezbollah.
Sempre nell’azione a Nahal Oz i miliziani hanno cercato di catturare un soldato. Questo introduce un punto chiave. In ogni guerra ci sono dei prigionieri. Ma Israele, dopo ripetuti scambi con i palestinesi, ha finito per dare un valore spropositato a questo tipo di perdita concedendo un grande vantaggio all’avversario. Per Hamas basta prenderne uno ed è già una vittoria. Comprensibile che non si voglia abbandonare nessuno sul campo di battaglia. Però è stato un errore - storico - accettare il baratto o quantomeno presentare la prigionia come un incubo da evitare ad ogni costo.
Dal singolo alle macchine. A Gaza l’Idf non può sfruttare in pieno la sua capacità di manovra e neppure la superiorità aerea. Proprio il predominio del cielo ha costretto Hamas a lavorare sottoterra sviluppando capacità non comuni. Mohamed Deif ha creato piccole unità - i Morabitun - che hanno osservato a lungo le direttrici d’attacco usate dagli israeliani in passato. E lungo queste rotte hanno piazzato ordigni letali, come i barili-bomba da 80 chili nascosti sotto il terreno. Almeno 15 soldati sono stati falciati da queste trappole. Altre imboscate «esplosive» sono state piazzate nelle abitazioni, minate dalle fondamenta fino al tetto, con variazioni che hanno stupito i pur allenati genieri. Situazioni emerse a Jenin nella seconda intifada e a Falluja, in Iraq. Anni di insurrezioni in tutto il Medio Oriente hanno permesso di sviluppare tecniche non sempre contemplate dai manuali degli eserciti.
Deif, figura ormai leggendaria, semiparalizzato, privo di un occhio e sfigurato dopo essere sfuggito a quattro attacchi, ha studiato a fondo. Imitando gli Hezbollah, i suoi Murabitun hanno impiegato razzi controcarro contro edifici occupati dagli israeliani. L’esercito è stato attirato nei centri abitati, dove Hamas ha lasciato uomini pronti a saltare fuori da altre gallerie. Sono stati loro ad attivare cariche, a sparare razzi, a tentare azioni suicide rendendo complessa l’avanzata. Scontri seguiti dai pesanti bombardamenti israeliani costati la vita a oltre 1600 civili palestinesi.
Le spie del fantasma hanno tenuto d’occhio le aree all’esterno di Gaza dove di solito gli israeliani concentrano le proprie forze. Quindi hanno passato le coordinate alle batterie di mortai. E diversi militari sono stati raggiunti dal tiro preciso. Era accaduto anche in Libano, nel 2006.
Storie dimenticate in fretta, anche perché non c’erano molte alternative. E’ stato il «teatro» a fissare le condizioni di un conflitto dove a pagare il costo più alto sono stati gli innocenti. Ma anche questa non è purtroppo una novità, almeno in Medio Oriente.
3 agosto 2014 | 10:42
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