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Autore Discussione: Laura SERAFINI - Lo sbarco degli stranieri e il labirinto delle scalate  (Letto 3967 volte)
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« inserito:: Giugno 13, 2007, 12:16:35 pm »

12 giugno 2007

 Lo sbarco degli stranieri e il labirinto delle scalate
di Laura Serafini


All'inizio c'erano soltanto due banche, una con sede a Roma, Bnl, e l'altra a Padova, Antonveneta. Tutte e due avevano nel capitale gruppi bancari stranieri, ma con partecipazioni inferiori al 15%, e dunque non di controllo, perché la convinzione dell'allora governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, era che bisognasse garantire l'"italianità" degli istituti di credito nazionali. La lunga stagione delle scalate bancarie comincia proprio da qui. Dalla pressione che gruppi esteri, in particolare della banca olandese Abn Amro (presente in Antonveneta), cominciano a fare nell'estate del 2003 presso le sedi dell'Unione europea perché siano abbattute quelle consuetudini, prive di fondamento giuridico, che chiudono agli stranieri il mercato italiano. In Bnl la situazione è un po' diversa: lo spagnolo Bbva non ha ambizioni immediate di conquista ma l'urgenza di assicurarsi il controllo della banca romana si pone quando alcuni immobiliaristi, sino ad allora sconosciuti, cominciano a rastrellare il capitale della banca romana.

Patti e contropatti
Il Bbva prima stipula un accordo di sindacato con Generali e l'imprenditore Diego Della Valle. Ma la risposta, nell'estate del 2004, è la nascita di un contropatto guidato dall'imprenditore ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone e partecipato da Danilo Coppola, Giuseppe Statuto, Vito Bonsignore, i fratelli Lonati (soci del finanziare bresciano Emilio Gnutti in Hopa), in cui in seguito entrerà anche Stefano Ricucci. Non ci vuole molto a riconoscere tra i soci del contropatto gli stessi protagonisti che di lì a qualche mese affiancheranno il numero uno della Banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, nella scalata che quest'ultimo tenterà di fare ad Antonveneta per ostacolare le mire espansionistiche di Abn Amro. Nella primavera del 2005 sia la banca olandese che il Bbva lanciano offerte di acquisto rispettivamente su Antonveneta e Bnl. I contenuti delle intercettazioni trapelati ieri riflettono uno spaccato del ruolo giocato dalla politica nella vicenda della banca romana. Sono le stesse intercettazioni disposte dalla procura di Milano nell'estate del 2005 e attraverso le quali si seppe del famoso bacio in fronte che Fiorani vorrebbe dare al governatore Fazio per il via libera ottenuto all'Opa di Bpi. Ma i contenuti delle telefonate di Piero Fassino, Massimo D'Alema e Nicola Latorre con Giovanni Consorte, allora presidente di Unipol, restituiscono l'immagine di una politica un po' guardona e tifosa piuttosto che realmente interventista. Consorte entra nella partita di Bnl dopo che Caltagirone & C. avevano cercato di coinvolgere, senza successo, un partner bancario (come la Banca popolare di Verona e Novara) per contrastare l'Ops del Bbva. Ai Ds sembra molto importante in quel momento poter fare affidamento su una banca "amica": il Monte de' Paschi, azionista di Bnl, non si rivela in quell'occasione uno strumento malleabile. La banca senese si era già scontrata più di una volta con i "niet" di Fazio, che non voleva cedere la Bnl "ai comunisti". In realtà non è malleabile nemmeno Consorte, che sembra più impegnato a costruire il proprio disegno di potere che a compiacere la politica, alla quale racconta quello che gli fa comodo.

Il ruolo di Unipol
Sta di fatto che nella primavera del 2005 Unipol comincia ad aumentare la presenza nel capitale di Bnl fino a raggiunge circa il 14%: la strategia è quella di creare un fronte in grado di bloccare una certa quota del capitale di Bnl e solo in seguito lanciare un'offerta di acquisto. Facendo perno sulle cooperative, su banche estere come Deutsche Bank, Csfb, Nomura, Consorte arriva a controllare circa il 42% di Bnl. Ci sono poi partner, come la Bper, che pur non entrando in quell'accordo, si impegnano a non consegnare i titoli agli spagnoli. Il 18 luglio, giorno in cui arriva l'accordo della cordata formata da Consorte con Caltagirone & C. per rilevare il 24% di Bnl in loro possesso, il Bbva sa che i suoi rivali possono controllare il 50,1% della banca, per cui la loro offerta è nei fatti naufragata. È proprio la modalità prescelta da Consorte per scalare la banca a innescare le inchieste delle procure di Roma e Milano: prima cerca di assicurarsi attraverso accordi parasociali il controllo di gran parte del capitale della banca e solo dopo, quando scatta l'obbligo di legge, si prepara a lanciare l'Opa obbligatoria. Un percorso molto simile a quello scelto da Fiorani per Antonveneta.
Nei colloqui che Consorte ha con i politici, in primis Fassino che il 5 luglio lo chiama per informarsi prima di incontrare il presidente di Bnl, Luigi Abete, si capisce che il presidente di Unipol non sta raccontando tutto e rivela di volta volta particolari di cui l'interlocutore sembra non percepire appieno la portata. Ad esempio, l'annuncio a Fassino di un accordo raggiunto con Bbva per rilevare il controllo di Bnl Vita. Consorte aveva sin dall'inizio dichiarato che l'interesse di Unipol era difendere quella joint venture assicurativa con Bnl, di cui possedeva il 50%. Ma quando parla con il segretario ds di quell'intesa, che per gli spagnoli implicava la rinuncia di Consorte a scalare Bnl, Unipol aveva già costruito gran parte dell'impianto societario e finanziario che gli avrebbe consentito, dopo l'accordo del 18 luglio, di lanciare un'Opa da 4,2 miliardi su Bnl.

da ilsole24ore.com
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