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Autore Discussione: Guido Gentili. L'antispread non basta  (Letto 2292 volte)
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« inserito:: Settembre 08, 2012, 09:53:52 pm »

L'antispread non basta

Guido Gentili

05 settembre 2012

Che questo sia il momento più difficile e insidioso dai tempi dell'esordio del Governo Monti con il decreto "Salva-Italia"? La fiduciosa attesa dei mercati per l'altrettanto attesa svolta della Bce in chiave antispread che, a sua volta, attende con fiducia il "sì" della Corte costituzionale tedesca al nuovo fondo salva-Stati Esm, non deve trarre in inganno. E non solo perché la lunga catena dell'"attendismo fiducioso" è per sua natura facile a spezzarsi.

Per l'Italia questi sono giorni di fuoco, nonostante la ricorrente partita a scacchi di fine estate della politica nazionale suggerisca tempi (passati) ben più ordinari. In una manciata di giorni l'Europa, attraverso uno sforzo diplomatico interno che non ha precedenti e che vede il premier Mario Monti in una posizione di punta nella ricucitura dei diversi interessi in gioco, è chiamata a dare un seguito operativo alle conclusioni raggiunte con l'accordo politico di fine giugno sullo scudo antispread. Di tempo ne è passato da allora anche troppo e ora le chiacchere sulla governance continentale stanno a zero. Il nostro Paese, che per la serietà della sua politica di bilancio ha incassato ieri, dopo quella di Angela Merkel, la stima del presidente francese François Hollande, è in prima linea nella difesa di un'intesa che (nel caso dovesse presentarsi la necessità di far ricorso allo scudo) non si risolva in un contratto-capestro.

Tutto ruota attorno al concetto delle "severe condizionalità" richiamate dallo stesso presidente della Bce Mario Draghi. Fin dove possono spingersi, soprattutto nel caso di un Paese che come l'Italia sta rispettando gli impegni presi in Europa e i cui "fondamentali" non giustificano un così alto livello di spread tra BTp e Bund tedeschi?
Bankitalia ha calcolato un "sovraprezzo" di 200 punti dovuto all'effetto-contagio. Spread che a sua volta spezza in due il mercato del credito, col risultato che le imprese spagnole e italiane (già a corto di liquidità per i mancati pagamenti dello Stato) pagano circa il 60% di interessi in più di quelle tedesche mentre in Germania continuano ad affluire copiosi i capitali. Un'altra faccia dell'Europa divaricata nei fatti sotto il mantello della moneta unica la cui esistenza - Draghi lo ha detto chiaramente - si difende anche con gli acquisti di titoli sovrani da parte della Bce, che oggi non riesce a dispiegare in pieno la sua politica monetaria.

D'altra parte, la questione delle "severe condizionalità" chiama in causa i famosi "compiti a casa" di Roma, "necessari ma non sufficienti", come ha ripetuto Monti. Indispensabile, per cominciare, il rispetto alla lettera del cronoprogramma (che il Sole 24 Ore anticipa) sugli impegni attuativi delle riforme che l'esecutivo esamina oggi. Si apre insomma una nuova e delicata fase suggellata anche dall'incontro tra le imprese e il governo cui farà seguito, martedì prossimo, quello con i sindacati. L'obiettivo sta in una parola, crescita, senza la quale "più occupazione" resta un sogno e la stessa sostenibilità del debito pubblico torna a rischio, amplificando per questa via la stretta già molto pesante determinata dalla politica di risanamento.
Il governo chiede alle parti sociali uno sforzo per alzare i livelli di produttività, in modo da recuperare i tanti punti di competitività perduta negli ultimi 15 anni. Terreno di coltura della svolta sarebbe la contrattazione, con un ventaglio di soluzioni sul modello tedesco di qualche anno fa, i cui esiti positivi sono riscontrabili ancora oggi. A sua volta, il governo potrebbe accompagnare l'intesa tra le parti sociali con misure di sgravi fiscali. Un percorso difficile sul quale, oltre i rischi di un clima politico da campagna elettorale in corso, pesano le incognite di diverse impostazioni (anche all'interno del governo), a cominciare dalla contestata riforma del lavoro sulla quale le ricette delle parti sociali si dividono.

Eppure, non importa se a titolo di ritrovata "concertazione" o di "dialogo sociale", di produttività e crescita occorrerà parlare. E decidere, con una buona dose di coraggioso riformismo antiburocratico che a fronte di tagli di spesa riduca anche le tasse su chi produce. Altrimenti, la sola conquista dello scudo antispread non servirà a colmare i ritardi accumulati.

twitter@guidogentili1

da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-09-05/lantispread-basta-063517.shtml?uuid=AbjP9bYG
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