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Autore Discussione: ANDREA TARQUINI. Messaggio ai governi  (Letto 2156 volte)
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« inserito:: Agosto 10, 2012, 12:53:37 pm »

IL COMMENTO

Messaggio ai governi

di ANDREA TARQUINI


BERLINO  - Mario Draghi sembra un uomo molto solo, costretto dall'insufficiente iniziativa dei leader politici ad assumersi lui un ruolo politico, e non solo di primo banchiere centrale, per salvare l'euro e l'Europa. L'osservazione che citiamo riassunta è del bravo Giovanni di Lorenzo, direttore di Die Zeit, nell'editoriale uscito ieri mercoledì su Repubblica, e sembra purtroppo confermata dagli allarmi lanciati dal rapporto mensile della Banca centrale europea. Al timone della Eurotower, "SuperMario" non deve combattere soltanto contro la linea del rigore dogmatico della Bundesbank. Affronta anche le lentezze dei governi europei davanti all'emergenza. Lentezze nella messa in opera dei fondi salvastato Fesf e Esm, lentezza nell'agire contro uno spread 'inaccettabile', lentezza nel soccorrere l'economia. Lentezza nel capire che il caso Italia sta diventando più serio.
   
Per questo, nel bollettino mensile Bce, è sottolineato quanto siano pericolose le rafforzate tendenze recessive, l'aumento della disoccupazione, specie tra i giovani, l'aumentato rischio di insolvenza per le imprese, soprattutto in Italia. Rigore e consolidamento dei conti, dice in sostanza Draghi, vanno accelerati, ma anche riforme per dinamizzare economia e mercato del lavoro, e misure a sostegno dell'economia reale e dell'occupazione. Ecco: il bersaglio non è più solo il dogmatismo Bundesbank, né la lentezza o esitazione di Angela Merkel, sottolineate anche da Tony Blair. No, ogni governo pecca per mancanza di fantasia e iniziativa, mentre la casa brucia, sembra avvertire Draghi. Con il giusto allarme lanciato nel bollettino, non si guadagnerà forse molte simpatie, né amici, né a Berlino, né a Parigi, Roma o Madrid. Eppure ha ragione: la sua Bce parla e lancia segnali come i grandi statisti che fecero l'Europa postbellica, gente pronta a dire verità scomode, disposta a imporre le scelte necessarie anche a rischio di perdere le prossime elezioni.

Certo, il presidente della Bce non affronta l'anno prossimo il responso del popolo sovrano, come dovranno invece fare Angela Merkel o Mario Monti (e i partiti che lo sostengono non senza riserve). Ma non per questo il monito della Eurotower è meno giusto o importante. E poi, via, da mesi e mesi i media più attenti, a cominciare dalle testate britanniche di qualità come The Economist, non sospetto di simpatie di sinistra, notano che 'the big danger is recession, not profligacy', cioè che il grande pericolo viene dalla recessione, non dalla tendenza alla spesa facile. SuperMario sicuramente legge attento ogni numero di The Economist, ma chissà quanti politici europei hanno tralasciato di leggerne qualche numero o qualche editoriale. Best wishes, mr. Draghi.

(09 agosto 2012) © Riproduzione riservata

 da - http://www.repubblica.it/economia/2012/08/09/news/punto_bce_berlino_tarquini-40672272/?ref=HRER1-1
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