L’unica, la sola, la sempiterna vittima
19 luglio 2014
Moni OVADIA
I cittadini dello Stato d’Israele in questi giorni sono vittime di una pioggia di missili che provengono dalla striscia di Gaza e vivono l’angoscia degli allarmi che li costringono a correre nei rifugi per evitare di essere colpiti. Fortunatamente, l’efficacia dei missili lanciati dall’ala militare di Hamas o di altri gruppi jihadisti o islamisti è molto limitata. Cionondimeno vivere sotto la minaccia di quelle armi ancorché poco efficienti non cancella la condizione di vittima e men che meno il sentimento di essere tale. I sostenitori delle ragioni di Israele sempre e comunque, senza se e senza ma, oggi come ieri, proclamano tuttavia che Israele sia vittima in ogni circostanza e qualsiasi cosa faccia, qualunque sia la politica praticata dal suo governo.
Non vedono altro, non vogliono che la loro fede sia neppure sottoposta al vaglio di disamine critiche. Per esempio, Gaza dopo l’evacuazione dei coloni ad opera di Ariel Sharon è stata ridotta a una gabbia sigillata, il suo territorio, le sue acque territoriali, i suoi confini, il suo spazio aereo sono sotto il controllo dell’esercito israeliano, le risorse idriche, l’energia elettrica è sotto il controllo delle autorità israeliane, i movimenti dei cittadini, persino la loro identità sono sottoposte al controllo di Israele, il flusso delle merci e di quali merci lo decidono sempre gli organi di controllo dello stato di Israele, la popolazione palestinese gazawi vive in una condizione infernale, sottoposta allo stillicidio di un assedio permanente, il numero delle sue vittime civili e innocenti dei ripetuti conflitti con l’assediante è pauroso… Chi è la vittima? Israele. Il popolo palestinese vive da quasi 50 anni sotto occupazione, le sue terre legittime secondo il diritto internazionale vengono espropriate, colonizzate, le sue topografie esistenziali vengono stravolte a favore dell’occupante, le sue case demolite o alienate, i diritti di proprietà negati per mezzo di leggi speciali, le colonie si espandono in continuazione, i suoi confini sono unilateralmente ridisegnati dall’occupante che non avendo una legge costituzionale non ha né dichiarato né definito i suoi confini. La popolazione palestinese subisce continue vessazioni come centinaia di migliaia di detenzioni amministrative senza processo ad opera dell’occupante che è potentissimo, la 4ª potenza militare al mondo… Chi è la vittima? Gli israeliani.
Ora, sarebbe un errore considerare ironicamente questo sentire vittimistico di un vastissimo numero ebrei in Israele e nella diaspora. Esso è alimentato dal formidabile propellente della immane tragedia della shoah. Lo sterminio degli ebrei è mille volte rivissuto, rimetabolizzato senza fine, usato strumentalmente da politici cinici e accolto dalla vile comunità internazionale occidentale come lavacro di un ignobile complesso di colpa espiato con impudicizia colonialista sulle spalle dei palestinesi a cui viene negata dignità e identità. Per questa ragione i governanti dell’Occidente non chiamano quelli israeliani al rispetto della legalità internazionale. Ma, sia chiaro, se il drammatico e micidiale circuito della vittimizzazione psicopatologica e insieme strumentale non viene superato con un grande progetto politico culturale promosso dalle istituzioni internazionali, non ci sarà mai pace.DA -
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