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Autore Discussione: Addio Renato Nicolini inventore dell'Estate Romana  (Letto 2718 volte)
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« inserito:: Agosto 05, 2012, 07:35:22 pm »

Addio Renato Nicolini inventore dell'Estate Romana

Fu assessore al Comune di Roma e a quello di Napoli e il suo nome resta legato alla rinascita culturale della capitale dopo il terrorismo e gli anni di piombo. Fu architetto, professore e intellettuale scapigliato. Lo soprannominarono il "re dell'Effimero" ma il suo modello culturale reinventò le città estive. Simone, uno dei cinque figli: "Era un'artista prestato alla politica, imperdonabile che il Campidoglio se lo sia perso per vent'anni"

di SIMONA CASALINI
 
E' morto Renato Nicolini, ex assessore del Comune di Roma, celebre per aver inventato l'Estate romana. Architetto, intellettuale e professore scapigliato, era nato a Roma il 1 marzo del 1942. Era malato da tempo, stamani ha avuto problemi respiratori. Dopo gli anni bui degli anni di piombo, riportò in piazza la Cultura. A dare notizia della morte, su Twitter, è stato Stefano Di Traglia, portavoce del segretario del Pd, Bersani. Una delle ultime  battaglie civili di Nicolini, il no al progetto di discarica accanto a Villa Adriana.

Se n'è andato proprio nei giorni caldi della sua Roma d'estate, quella che fece riscoprire allegra, luminosa e amica ai suoi concittadini dopo gli anni di piombo. Dal 1976 al 1985 s'inventò la leggerezza di tornare in piazza, l'effimero per uscire dal clima buio. Negli anni in cui erano sindaci a Roma Carlo Giulio Argan ( e disse: "Senza un Argan non sarei mai diventato assessore dell'effimero"), Luigi Petroselli e Ugo Vetere. Dieci anni di Cultura e di estro, con lui, l'assessore comunista poco più che trentenne che si presentava sui palcoscenici col cappello di carta da muratore e i riccioli vaudeville. Dal 1983 fu anche deputato per tre legislature prima del Pci e poi del Pds. Raccontò poi di aver stracciato a un certo punto la tessera del Pd, nel suo blog parlava di una certa damnatio memoriae da parte
delle ultime giunte romane di centrosinistra e l'incarico di professore a Reggio Calabria sembrava un esilio dorato, poi però si iscrisse di nuovo al partito e provò a candidarsi, sostenuto dai tanti amici di sempre, alla carica di primo cittadino.

E' morto nella sua casa romana a Trastevere e, nonostante la malattia, è rimasto attivo fino alla settimana scorsa nel suo lavoro di docente ordinario presso l'università di Reggio Calabria, curatore del Teatro dell'Università e nei suoi molti impegni culturali e politici. Da Veltroni a Zingaretti, da Fabrizio Cicchitto ad Alemanno, il cordoglio è bipartisan per quell' "uomo rivoluzionario dalle infinite passioni"

La sua città d'estate, trentacinque anni fa? Era come una tavolozza di iniziative: qui il cinema, là il teatro, lì accanto la rassegna solo per bambini, e i poeti a Castel Porziano, e il cinema di Massenzio col Napoleon applaudito da Jack Lang, e i Balli intorno al laghetto di Villa Ada e la riapertura agli spettacoli pubblici dello stadio dei Marmi, e la "riscoperta" degli spazi di Cinecittà, e concerti, e balletti e festival di luci e le feste di ferragosto. La "sua" Roma da assessore irregolare - come mai se ne erano visti nella Capitale, città che usciva dalle giunte democristiane degli scandali e dei sacchi urbanistici - era un gran contenitore di "cose colorate e allegre", un po' come venne descritta da uno dei manifesti ufficiali, un variopinto e surreale Colosseo che strabordava di oggetti buffi, che chiamava al sorriso.

Su quelle Estati, Nicolini ci scherzava anche. Scadenzando le nascite dei suoi figli. "Ottavia nata nell'anno di Massenzio, Cecilia nel '93 in piena campagna elettorale, Giovanni nel '97 ancora elezioni e anno del ritorno a Roma e poi l'altro, Simone che è come un quinto figlio... ognuno ha una sua collocazione". Ed è proprio il figlio Simone a dire anche qualcosa di dolce e di amaro nel giorno della morte: "Mio padre era un'artista prestato alla politica. Attraverso essa ha cominciato a fare cultura. E' imperdonabile che la sua città abbia perso 20 anni di Renato Nicolini. Mio padre doveva e poteva essere sfruttato meglio dalle risorse politiche del Campidoglio".

Lui, l'inventore dell'Effimero romano che fece scuola in tutte le altre città d'Italia - e anche del breve rinascimento napoletano col sindaco Bassolino, quando gli venne in mente di offrire dei baci Perugina "comunali" per San Valentino e intitolare una rassegna da ridere o da piangere "Secondigliano? Fegato sano" - spiegava il perchè con semplicità. "In fondo sono stati anni di gioco. Mi piaceva far sentire i giovani e gli abitanti delle periferie più degradate parti integranti della città. Così entravano nella Basilica di Massenzio da protagonisti e non da esclusi come accadeva per l'Auditorium di Santa Cecilia". A Roma ancora si perdeva. "Non guido la macchina, giro molto a piedi ed è una città che solletica il mio lato surrealista. Arrivo sempre tardi agli appuntamenti perchè lungo il cammino trovo sempre qualcosa che mi incuriosisce".

Nella parentesi napoletana portò - anche lì - una ventata di freschezza: scrisse "Napoli, angelica Babele" e a voce diceva che la città era come "un inferno abitato da angeli". Trasformò in trash art la spazzatura per le strade, raccontò come avvenne l'investitura da parte di Bassolino. "Me ne stavo tranquillo all'università di Reggio Calabria quando arrivò la sua telefonata: "Senti, io sono un po' pazzo... ma so che tu lo sei più di me...". Si convinse, spiegò Nicolini, soprattutto per una frase del programma del sindaco: "Ricostruire come dopo una guerra... Ricominciare dall'infanzia".

Lunedì la camera ardente in Campidoglio. Nella Sala della Protomoteca, dalle 9 e per tutto il giorno. Reazioni commosse come un fiume in piena, lo piange tutta quella certa Roma che fu rossa, onesta e sognatrice. E voleva anche divertirsi un po'.

(04 agosto 2012) © Riproduzione riservata

da - http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/08/04/news/morto_renato_nicolini_inventore_dell_estate_romana-40343452/?ref=HRER1-1
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