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Autore Discussione: Sofia VENTURA. 'Montiani', la tattica per vincere.  (Letto 1704 volte)
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« inserito:: Agosto 04, 2012, 09:49:06 am »

Politica

'Montiani', la tattica per vincere

di Sofia Ventura

I sostenitori del premier lavorano a un sistema politico spersonalizzato, un'oligarchia di padroncini di partiti. Per questo vorrebbero tornare alla legge elettorale della prima Repubblica. Per evitare che nasca una leadership forte

(01 agosto 2012)

L'annuncio della ricandidatura di Berlusconi darà forse spazio alla rinascita della frattura tra berlusconiani e antiberlusconiani - e ciò dipenderà molto anche dal comportamento dei suoi avversari e dei media - inibendo quel poco di nuovo che oggi tenta di farsi strada nell'intricata foresta di una politica vecchia e inconcludente. Ancora non sappiamo come questa contrapposizione andrà eventualmente a sovrapporsi con l'altra, che oggi domina la scena politica, tra montiani e anti-montiani (nelle loro varie declinazioni). Ma sulla nuova ideologia del montismo vale oggi la pena riflettere, poiché essa costituisce uno degli indicatori più interessanti della debolezza della politica italiana.

IL "MONTISMO" infatti, anch'esso nelle sue diverse sfumature, assume il volto dell'adesione a un tentativo di intervenire sull'assetto economico-amministrativo e sul sistema di welfare del nostro paese ispirato da una visione di serietà e rigore e da principi liberali, che in Italia - nonostante le accuse che provengono dalle forze più arcaiche del paese, dell'imperversare di politiche "ultra-liberiste" - stentano a farsi strada. Ma le idee su come rivedere il rapporto tra politica, Stato ed economia in un'ottica liberale, idee anche più incisive e convincenti di quelle che informano l'azione del governo Monti, circolano ormai da molto tempo. Il problema è che non hanno gambe per camminare. I "montiani", dunque, si sono gettati sull'attuale esperienza di governo sperando di trovare un appiglio per dar loro forza, oltre che per acquisire un maggior peso nei rapporti di forza politici, come è il caso dell'area più liberale del Pd, imprigionata in un partito dove sono ancora forti l'impronta social-democratica e una visione ideologica del lavoro e dei rapporti economici. Il montismo, dunque, segnala l'assenza e/o l'estrema debolezza di un'offerta politica in grado di incarnare una nuova visione della società.

Al tempo stesso, esso mostra l'esistenza di due paradossi. Il primo deriva dalla debolezza dell'esecutivo sul piano della comunicazione. Il governo Monti - oltre ad apparire nella sua azione più timido di quanto ci si sarebbe aspettati - non sembra ancora in grado di proporre una narrazione efficace delle sue prospettive, limitandosi a spiegare che ciò che sta facendo serve per non andare a fondo, senza trasmettere una reale speranza per il futuro. I montiani, quindi, ereditano questa debole legittimazione e il loro tendenziale accodarsi, piuttosto che rilanciare, li condanna a un debole appeal tra i cittadini. Per fare politica, insomma, cercano legittimazione in una soluzione tecnica che non ha ancora saputo far propri gli strumenti della buona politica, che è anche buona comunicazione.
 
Il secondo paradosso riguarda i montiani doc, quelli che sostengono Monti "senza se e senza ma" e che si collocano al centro dello schieramento politico. Il gioco che stanno conducendo si regge, infatti, su una forte personalizzazione del loro punto di riferimento, Monti, considerato una carta essenziale per la ripresa del paese, anche in virtù della sua statura internazionale. Eppure - e qui sta il paradosso - sembrano lavorare per dar vita a un nuovo sistema politico spersonalizzato, acefalo, basato su una oligarchia di padroncini di partiti (e qui il paradosso nel paradosso) che decidono della nascita e della morte dei governi. A questo serve un sistema proporzionalizzato, a impedire agli elettori di individuare figure che si assumono, con la propria credibilità e un proprio programma, la responsabilità di governare e successivamente l'onere di sottoporre il proprio operato al giudizio degli elettori.

In altre parole, oggi sfruttano il leader Monti per costruire un sistema senza leader. Si pensi all'insistenza di Casini su soluzioni proporzionali per la legge elettorale e sull'idea (alquanto bizzarra) che le grandi coalizioni costituirebbero la situazione ideale per assumere decisioni rilevanti. O alle recenti parole di Gianfranco Fini, che ha proposto una grande coalizione con la scelta del premier dopo il responso delle urne.

PER CERTI ASPETTI , insomma, il berlusconismo e il montismo esprimono entrambi un profondo malessere della politica, un personalismo strumentale (in alcuni casi anche alla mera sopravvivenza politica), ben diverso da quella personalizzazione della politica che conoscono altre grandi democrazie e che si avvale di istituzioni forti, competizioni alla luce del sole e leader che hanno conquistato sul campo la loro credibilità.

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da - http://espresso.repubblica.it/dettaglio/montiani-la-tattica-per-vincere/2187748
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