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Autore Discussione: BRAHMA CHELLANEY - L'Iran nodo chiave per i rapporti Usa-India  (Letto 2297 volte)
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« inserito:: Luglio 27, 2012, 04:26:30 pm »

24/7/2012

L'Iran nodo chiave per i rapporti Usa-India

BRAHMA CHELLANEY*

Gli Stati Uniti hanno recentemente tolto il peso delle sanzioni contro l’Iran dalle spalle dell’India: le hanno garantito l’esenzione dalle sanzioni finanziarie correlate all’Iran in cambio di tagli rilevanti agli acquisti di petrolio iraniano. Tuttavia, l’Iran continua a gettare un’ombra su un aspetto per altri versi luminoso delle relazioni tra Usa e India.

Dal punto di vista indiano, l’Iran è un vicino importante con cui non può facilmente permettersi la rottura delle relazioni. In realtà, l’India sembra già chiusa geograficamente in un arco di Stati falliti o disfunzionali, e si deve confrontare con minacce esterne provenienti da quasi tutte le direzioni. Se l’India avesse aderito alla strategia di contenimento degli Stati Uniti contro l’Iran, avrebbe dovuto sopportare gravi costi strategici. Per cominciare, avrebbe perso l’accesso all’Afghanistan attraverso l’Iran, che è servito come via di transito per il consistente flusso di aiuti indiani a Kabul. Inoltre, il contenimento pregiudicherebbe gli interessi energetici dell’India. Pochi Paesi sono dipendenti dagli idrocarburi della regione del Golfo Persico come l’India, che importa quasi l’80% del suo consumo. L’Iran è il terzo maggior esportatore netto di petrolio al mondo (e possiede anche la seconda riserva di gas naturale del mondo), ed è una porta d’ingresso in posizione strategica per gli altri fornitori di energia in Asia centrale e Medio Oriente.

In passato Iraq e Iran erano i principali fornitori di petrolio dell’India. Ma il primo è caduto preda di una lunga occupazione degli Stati Uniti, e il secondo si scontra attualmente con l’embargo petrolifero guidato dagli Usa, progettato per strangolarlo finanziariamente. Come risultato, gli sforzi dell’America per dare effetto internazionale alla sua nuova legge per le sanzioni contro l’Iran costituiscono un doppio smacco per l’India.

In primo luogo, minaccia di sabotare la strategia indiana per la diversificazione dell’importazione, rendendola troppo dipendente dal potere delle monarchie petrolifere islamiste - tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar - che sono riuscite a cavalcare la primavera araba. In secondo luogo, un ulteriore isolamento dell’Iran renderà molto difficile all’India svolgere un ruolo più attivo in Afghanistan nel momento in cui gli Stati Uniti stanno accelerando il loro disimpegno militare, cercando di ritagliarsi un accordo con i talebani.

L’India, uno dei maggiori Paesi donatori dell’Afghanistan, non ha alcun corridoio contiguo a quel Paese e deve fare affidamento sull’Iran per l’accesso. Entrambi i Paesi condividono un obiettivo comune in Afghanistan - garantire che i talebani appoggiati dal Pakistan non tornino al potere. Se la situazione già instabile si deteriorerà dopo la fine delle operazioni belliche a guida Usa, l’India e l’Iran potrebbero essere costretti a ravvivare la loro cooperazione strategica degli Anni 90. Fu l’Alleanza del Nord, sostenuta da India, Iran e Russia, a rovesciare il regime talebano a Kabul alla fine del 2001 con l’aiuto della guerra aerea americana.

Oggi per gli Stati Uniti il contenimento dell’Iran è dettato da diverse considerazioni geopolitiche. Una è la necessità di neutralizzare il vantaggio strategico maturato dall’Iran con il rovesciamento da parte degli Stati Uniti di Saddam Hussein nel vicino Iraq - uno sviluppo che ha contribuito a dare potere alla maggioranza sciita dell’Iraq. Il presidente George W. Bush definì l’Iran parte di un «asse del male», ma la sua decisione di invadere e occupare l’Iraq ha beneficiato soprattutto l’Iran dominato dagli sciiti.

Inoltre, la geopolitica regionale contrappone la potente «mezzaluna sunnita», guidata da Turchia, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti alla «Mezzaluna sciita» sotto assedio Iran, Iraq, Siria e Libano. Gli Stati Uniti hanno approfittato di un’alleanza di lunga data con il blocco sunnita. Oltre ai vantaggi strategici, gli stretti legami dell’America con gli sceiccati del petrolio - che sono tra i titolari leader a livello mondiale di riserve di valuta estera - contribuiscono a puntellare il dollaro.

E’ su questo sfondo che il programma nucleare iraniano è venuto a simboleggiare le grandi tensioni geopolitiche alla base del confronto tra Stati Uniti e Iran. In effetti, la questione nucleare è servita a razionalizzare l’opposizione, con i leader iraniani che per il pubblico interno giocano la carta del nazionalismo nucleare e gli Stati Uniti che fanno leva sul pubblico internazionale insistendo sulla minaccia di proliferazione.

L’India dovrebbe cercare di svolgere il ruolo di onesto mediatore per disinnescare la minaccia delle ostilità militari, che molto probabilmente chiuderebbero la più importante rotta mondiale di esportazione del petrolio, lo Stretto di Hormuz (un pericolo che l’Iran ha detto essere implicito in un embargo petrolifero nei suoi confronti). Ma, lungi dall’essere in grado di svolgere il ruolo di ponte tra Stati Uniti e l’Iran, l’India è costretta a camminare sul filo del rasoio della politica, e il suo desiderio di tracciare un percorso neutro ha infastidito entrambe le parti.

Ogni volta che una delegazione indiana di un certo peso visita l’Iran, o viceversa, gli Stati Uniti avvertono l’India che ingraziarsi l’Iran «pone ostacoli» alla costruzione di un più stretto partenariato strategico. Sebbene, votando contro l’Iran in occasione delle riunioni del comitato direttivo dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica nel 2005 e 2006, l’India ha invitato ad adottare una rappresaglia sotto forma di cancellazione di un contratto molto favorevole di fornitura per 25 anni di 22 miliardi di dollari di gas naturale liquido.

La questione Iran, in effetti, si è trasformata in una cartina di tornasole diplomatica: l’India difenderà i suoi interessi strategici ed energetici nella regione, o sarà cooptata per servire gli interessi a breve termine del suo amico, gli Stati Uniti? Gli Stati Uniti, dal canto loro, devono conciliare la pressione sull’India legata all’Iran, destinata a proseguire, nonostante la revoca delle sanzioni, con l’imperativo di costruire con essa vincoli di difesa più stretti, dando così peso strategico al suo ruolo dichiarato di Paese chiave dell’Asia.

* Professore di Studi Strategici presso il Centro di ricerca politica di New Delhi è l’autore di: «Il colosso asiatico e l’acqua: il nuovo campo di battaglia in Asia».
Copyright: Project Syndicate, 2012. http://www.project-syndicate.org/

Traduzione di Carla Reschia

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10364
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