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Autore Discussione: PAOLO BARONI. Una Regione bancomat per i politici  (Letto 2242 volte)
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« inserito:: Luglio 19, 2012, 09:56:44 pm »

18/7/2012

Una Regione bancomat per i politici

PAOLO BARONI

Rischiamo di diventare la Grecia d’Italia» ha denunciato tre giorni fa il presidente della Confindustria regionale, Ivan Lo Bello. Mentre la Corte dei Conti nella sua ultima relazione puntava il dito contro l’aumento delle spese, salite ancora dell’1,5% nel 2011 a quota 19,56 miliardi mentre le entrate scendevano del 13% a quota 15,7.

Com’è possibile tutto questo? Spese pazze, assunzioni senza logica e senza controllo (4590 solo nel 2011, quando la crisi era più che conclamata), sprechi a non finire. A cominciare dalle indennità che si sono assegnati i politici: il presidente Lombardo guadagna la bellezza di 15.600 euro al mese (10.290 come consigliere, più 5290 di indennità di carica), in pratica seimila euro in più del lombardo Formigoni che governa una regione col doppio della popolazione siciliana, ben il doppio dei colleghi di Piemonte e Sardegna.

Per i 90 consiglieri dell’Assemblea regionale lo stipendio raggiunge i 9257 euro netti al mese. Nemmeno gli impiegati se la passano male: uno stenografo di palazzo d’Orléans può infatti arrivare a guadagnare 6295 euro al mese, per non dire del segretario generale dell’Assemblea che viaggia oltre i 13 mila e del segretario generale aggiunto che di euro ne guadagna circa 11 mila al mese.

Singolare è il caso della «Commissione per la qualità della legislazione» che lavorando appena dieci minuti al mese dal 2008 ad oggi ha assicurato ai nove deputati che ne fanno parte circa 250 mila euro di indennità aggiuntive (3 mila euro al mese solo per il presidente).

E poi ci sono i benefit: indennità e diarie ricchissime, auto blu (117 la Regione e 17 l’Assemblea regionale in gran parte di grossa cilindrata) e telefonini a gogò. Un vero e proprio Bengodi che non finisce di crescere: ancora ad aprile la Regione Sicilia ha infatti assunto altri 157 autisti, 55 nuovi sorveglianti di musei e circa 30 «camminatori». Ovvero commessi di piano destinati a spostare da un ufficio all’altro le pratiche degli assessori.

E così l’organico della Regione, che a fine 2011 raggiungeva le 20.288 unità (28 mila se si considerano le società controllate) continua a lievitare. Anche coi dirigenti non si scherza: sono 1835 (ben 192 a disposizione di Lombardo), in pratica uno ogni 8,4 dipendenti.

Il più grande carrozzone d’Italia in realtà è un convoglio infinto di enti e società, una trentina quelle controllate direttamente dalla Regione, compreso il Maac, il consorzio che da 28 anni (ventotto!) cerca di costruire il mercato agroalimentare di Catania, e ovviamente fino ad ora non ci è riuscito ma ha già bruciato 28 milioni di euro. E ancora: Sicilia Patrimonio Immobiliare ha un presidente che guadagna più di 105 mila euro all’anno: è stata costituita nel 2006 per vendere palazzi dismessi della Regione ma in sei anni non ha effettuato alcuna operazione. Anche la sanità non è da meno.

In questo campo non solo la spesa continua a salire al punto di fare conquistare alla Sicilia il primo posto per prestazioni sanitarie inappropriate e inadeguate e le prime posizioni per i costi della farmaceutica e dei servizi sanitari. Ma anche qui la giostra delle assunzioni la fa da padrona. Emblematico il caso del 118: per gestire 256 ambulanze negli ultimi anni sono stati infatti assunti 3360 autisti, il doppio dei dipendenti del 118 di tutte le altre regioni d’Italia. Un po’ come è successo per i forestali: in Sicilia sono circa 30 mila, dieci volte di più di quelli della Lombardia e molta ma molta meno montagna da controllare.

Dietro lo schermo dell’autonomia in questi anni la Sicilia ha, insomma, potuto fare quello che voleva: ora non è più possibile, perché giunti a questo punto ne va della stabilità dei conti dell’intero Paese. Occorre fare il punto ed affrontare ahinoi anche quest’altra emergenza.

Il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo è il più pagato d’Italia, il suo stipendio sfiora i 16 mila euro al mese, netti s’intende. Ricchissimi e coccolatissimi anche i 90 (novanta!) consiglieri regionali – pardon, deputati – che forse proprio in virtù di questo titolo godono delle stesse indennità di quelli che siedono Montecitorio. In più, auto di servizio e stuoli di assistenti, gettoni di presenza vari e telefonini distribuiti a pioggia. Come quelli assegnati nel 2001 e che nel 2008, tre anni dopo la fine della legislatura, non erano ancora stati restituiti: erano 700, destinati a deputati, collaboratori e amici, con credito praticamente illimitato. Non solo la Sicilia è la Regione col più alto debito del Paese, oltre 21 miliardi, ma è ovviamente anche quella con più dipendenti, 22 mila. Pagatissimi anche loro, roba da far rabbrividire, visto che i loro stipendi assieme alle altre spese di funzionamento (e agli assegni di oltre 16 mila pensionati dell’ente) arrivano ad assorbire l’80% del bilancio dell’ente lasciando solo le briciole a progetti e investimenti.

Una Regione usata come un bancomat dai politici, ecco cos’è la Sicilia di oggi giunta ad un passo dal crack.

da - http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10344
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