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Autore Discussione: KATIA RICCARDI. - Baricco: "Il futuro è un piacere"  (Letto 2137 volte)
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« inserito:: Giugno 17, 2012, 09:47:56 am »

L'INCONTRO

Baricco: "Il futuro è un piacere" E i "barbari" invadono la piazza

Lo scrittore apre il viaggio della Repubblica delle idee con l'analisi di un presente che corre veloce, mutando, perdendo mediazioni e a volte profondità: "L'importante è continuare a raccogliere storie. E trovare un sistema per non smettere di narrare le storie"

di KATIA RICCARDI

BOLOGNA - Piazza Santo Stefano è stata invasa dai barbari. Arrivati a centinaia per il viaggio nel tempo raccontato da Alessandro Baricco. Una piazza di bellissimi invasori.
In bici, seduti, in piedi ai lati della strada, o per terra, con pizze, piadine, e sorrisi. E la Repubblica delle idee si è aperta così, con un racconto sul futuro, sul passato, sull'evoluzione e il cambiamento. Buchi neri nello spazio dove solo le parole, ancora, riescono a passare poi a descrivere, infine a fermare. Anche se per una sera, per poco più di un'ora.

Che quello di oggi non sarebbe stato uno "spettacolo", Baricco lo aveva ripetuto tante volte. Non voleva un palco da dove decantare frasi, ma uno spazio per lasciare uscire liberamente le ultime indiscrezioni sui barbari, i mutanti, quelli che, secondo lo scrittore, "respirano con le branchie di Google".

Uomini veloci, che corrono leggeri, in avanti verso un futuro che "deve essere un piacere", ha detto lo scrittore. "Non deve spaventare, ma essere compreso, studiato e poi narrato".
Perché i mutanti nella loro corsa barbarica lasciano indietro cose, pezzi di storia, tradizioni. "Quello che si sta perdendo nella corsa, è la mediazione", ha continuato Baricco.
Passando rapido da Google a Wikipedia, da Trip Advisor a Itunes. Oggi si comprano biglietti di viaggio online senza passare per le agenzie di viaggio, si fanno libri senza passare per le case editrici, politica senza partiti, e "preghiere senza passare dai sacerdoti". La mediazione muore, si disintegra e la corsa dei barbari diventa veloce, velocissima. Ma insieme alla mediazione si rischia di perdere profondità. E' il prezzo da pagare in cambio di una "follia democratica" in cui tutti sono in movimento, e tutti contano. E parlano, gestiscono, trovano un equilibrio in un'autonomia proiettata in avanti, ma che rischia di perdere le basi dalle quali proviene.

Non è sbagliato liberarsi di  "tutto l'armamentario mentale ereditato dalla cultura ottocentesca, romantica e borghese", saltare la mediazione riesce a essere "elettrizzante", ha spiegato lo scrittore. Che dal passato in piazza ha fatto arrivare note di epoche passate. Armonie meravigliose che in molti non riconoscono più. Solomon di  Georg Friedrich Händel, Le nozze di Figaro di Mozart, Amami Alfredo cantato da Maria Callas. E la piazza ha ascoltato, e i barbari hanno ricordato. Perché quelle note fanno parte di una civiltà che ora per essere 'multitasking' ha lasciato cadere pezzi, a rischio di una superficialità che, spiega lo scrittore "vorrei che non avesse più una connotazione di giudizio, ma che indicasse semplicemente una collocazione nello spazio". La mutazione Baricco ha cominciato a raccontarla proprio sulle pagine di Repubblica nel 2006, in una serie di articoli che poi sono confluiti in un libro:
I Barbari, appunto. Con Repubblica Baricco aveva raccolto pezzi e li aveva racchiusi in un saggio a puntate senza categorie o definizioni a cui appartenere. "Descrivevo una mutazione.
Devo guardare le cose e capirle, per poi raccontarle", continua.

"Quando ho iniziato a scrivere I Barbari l'annientamento delle mediazioni era un aspetto che non avevo ancora capito". Eppure resta l'altra faccia della mutazione, l'invisibilità di una casta che nello stesso tempo è un bene prezioso, artigianale, da difendere nel momento in cui consapevolmente si decide di perdere. Ma le idee sono nell'aria e qui a Bologna sono uno scopo. Per questo i mutanti sono arrivati in piazza Santo Stefano a centinaia. A prendere atto di sinfonie passate. E non per tornare indietro, ma per sapere come correre avanti nello stesso modo, forse ancora più velocemente. "Pensare il futuro per me è la cosa più importante. Non bisogna esserne spaventati ma decifrarlo, guardarlo da vicino, capirlo", ha concluso Baricco.
Che è restato sul palco seduto di fronte ai barbari e a volte, ascoltando la musica o mostrando le immagini della partita del '74 Uruguay-Olanda, ha chiuso gli occhi.
E ha continuato a descrivere. A raccontare, a unire punti di un presente già nel futuro e espanso in un mondo virtuale dove è la quantità a creare la qualità. Baricco si dà un compito. Quello di raccogliere storie e particolari. E ha citato Erodoto, le sue storie sui Persiani. Perché come lui tramanda note, favole, pensieri: "Non dobbiamo smettere di narrare quello che abbiamo alle spalle. Perché è ciò che siamo. Ce ne possiamo liberare, correre veloci, ma farlo con piacere. Perché il futuro sia piacere".

© Riproduzione riservata (14 giugno 2012)

da - http://www.repubblica.it/speciali/repubblica-delle-idee/edizione2012/2012/06/14/news/baricco_mutanti_barbari-37201877/
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