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Autore Discussione: ALAIN ELKANN Sinclaire: "Sarkozy, virata a destra che svilisce la République"  (Letto 2143 volte)
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« inserito:: Aprile 29, 2012, 11:18:40 am »

ESTERI

29/04/2012 - L'INTERVISTA

Sinclaire: "Sarkozy, virata a destra che svilisce la République"

ALAIN ELKANN

Anne Sinclair, lei che è una nota giornalista francese pensa che François Hollande vincerà le elezioni?
«Hollande è il favorito, ma nulla è certo: restano ancora sette giorni».

I voti avuti da Marine Le Pen passeranno a Sarkozy?
«Tradizionalmente 60% dei voti del Front National vanno a destra, il 25% a sinistra e i rimanenti elettori si astengono. In questo caso non si sa. Sarkozy fa una corte spietata al Front National. Gli elettori di centro possono esserne scoraggiati. Personalmente penso che Marine Le Pen sostenga una disfatta di Sarkozy».

Perché questo?
«Lei vorrebbe una ricomposizione della destra. Secondo i sondaggi il 64% degli elettori di Sarkozy sono favorevoli a un accordo tra il Front National e Sarkozy nelle prossime legislative».

In campagna elettorale al primo turno Sarkozy era contro il Front National?
«Al primo turno la campagna elettorale di Sarkozy era già molto orientata verso destra. In ogni modo Sarkozy si contraddice ogni giorno. Non fa che citare la Germania come esempio, poi ha preso le distanze da Angela Merkel».

Che cosa pensano gli elettori di questi volta faccia?
«In Francia abbiamo la politica del tergicristallo: gli elettori dimenticano quello che si dice un giorno sull’altro, e i giornali e i media dovrebbero avere un ruolo importante per ricordare questo».

Come interpreta i risultati del primo turno?
«Sarkozy ha subito una lezione senza precedenti. Non è mai successo che un presidente in uscita è arrivato secondo al primo turno. Il risultato non è veramente un voto di adesione da parte dei francesi al partito socialista o un voto per Hollande o uno per la sinistra ma innanzitutto un voto di rigetto verso Nicolas Sarkozy».

Perchè questo?
«Lui ha deluso gli elettori con troppe promesse. La sua energia iniziale si è trasformata in agitazione e in seguito bisogna dire che la crisi economica ha avuto un ruolo importante. Se i francesi considerano che Nicolas Sarkozy incarna bene la funzione presidenziale non ha però dato loro l’impressione di proteggerli contro i misfatti della crisi».

Ma la Francia è a sinistra o a destra?
«La Francia è globalmente a destra. La sinistra è minoritaria. La sinistra deve dunque convincere una parte degli elettori di centro e di destra».

Ma lei come vede Hollande Presidente della Repubblica?
«Se è eletto, sarà come lui ha detto un presidente normale per distinguersi da un Presidente onnipresente nei media che annuncia ogni giorno delle nuove misure senza realizzarle sempre. Sarà interessante vedere se Obama e la Merkel saranno rieletti malgrado tutto. Se sono rieletti questo vuol dire che la crisi tocca quelli che non sanno governarla».

E come vive lei personalmente questa campagna elettorale che in realtà avrebbe potuto vivere molto diverso?
«La vivo come una giornalista e una giornalista è schizofrenica e fa astrazione dalla sua vita personale. Guardo Hollande e Sarkozy come una giornalista».

E come li guarda?
«Ho l’impressione di un Presidente che sta giocandole sue ultime carte e il suo comportamento verso il Front National dimostra la sua debolezza nei sondaggi. Hollande deve restare sereno ma nello stesso tempo combattivo e saper rispondere per non deludere i suoi elettori».

Ma se Hollande vince la politica europea cambierà?
«Per il momento i due candidati hanno fatto una campagna molto franco-francese senza tenere troppo conto della mondializzazione e dell’Europa. Io penso che Hollande cercherà di persuadere Merkel che la sola austerità non può bastare senza una politica di crescita. Questo è ciò che ha appena detto, ed è una novità, Mario Draghi, il Presidente della Bce (Banca Centrale Europea). Io penso anche che se Sarkozy sarà rieletto malgrado i suoi propositi di chiusura, la politica europea infine non cambierà molto. Tutto quello che sentiamo sono dei propositi di campagna elettorale».

Ma il potere di Marine Le Pen la preoccupa?
«Ha fatto un risultato molto superiore a quello del 2007 ma circa lo stesso che nel 2002. Il Fronte Nazionale oggi è meglio impiantato, radicato, nel mondo operaio e nelle campagne. Il Fronte Nazionale è forte, molto forte, ma non è in ogni caso la rivoluzione di cui ha parlato molto la stampa».

Il razzismo sta crescendo?
«Da una parte c’è l’elettorato xenofobo che ha paura degli ebrei e degli arabi. Ma c’è anche un elettorato disperato di gente che si sente abbandonata, esclusa, operai in grande maggioranza, classe media declassata. Sarkozy parla ai più duri, Hollande tenta di parlare agli altri. Non so quali saranno convinti».

E lei attraverso il suo sito Huffington Post?
«Noi non siamo di parte e dunque non chiediamo ai nostri lettori di votare per il tale o per il talaltro, ma noi siamo progressisti e combattiamo con tutte le nostre forze contro le idee estremiste. Io devo constatare personalmente che la campagna condotta da Nicolas Sarkozy mi stupisce, perché è la prima volta che la destra detta repubblicana in Francia adotta un discorso che mi pare malsano e non del tutto degno dei valori della Repubblica, sempre fragili e di cui una persona deve essere il garante: il Presidente della Repubblica».

Il suo sito Huffington va bene?
«Sì molto bene. Dopo tre mesi abbiamo un milione e settecentomila visitatori unici al mese non lontano dall’obiettivo che ci eravamo detti che avremmo dovuto raggiungere il prossimo dicembre. Credo che questo miscuglio tra riflessione, presa di distanza e hot news era una formula che non esisteva prima».

Lei ha pubblicato recentemente presso l’editore Grasset «21 rue de la Boetie» un libro di ricordi, di riflessioni su suo nonno e la sua famiglia.
«Ho cominciato due anni fa. È un libro molto personale: volevo ritrovare tutti gli aspetti della mia famiglia e soprattutto volevo rendere omaggio a mio nonno Paul Rosenberg un grande mercante d’arte i cui amici erano Léger, Picasso, Braque e Matisse. Volevo parlare del grande successo della sua galleria d’arte in rue de la Boetie prima di essere obbligato ad emigrare negli Stati Uniti e prima che il governo di Vichy non gli togliesse la sua nazionalità francese. Dunque il libro è anche una riflessione sull’identità francese».

Lei pensa che suo marito ritornerà alla politica, Anne Sinclair?
«Penso di no. Non è né la sua scelta, né la mia, né la sua preoccupazione in questo momento»

da - http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/452171/
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