L'OMAGGIO
"Senza Mafai siamo ancora più soli"
In rete il ricordo di lettori e militanti
Centinaia di messaggi sui social network e nei commenti postati su Repubblica.it. In tanti cercano nella sua bibliografia scritti e commenti.
Ricordano con lei D'Avanzo e Bocca: "Generazione di giornalisti che hanno dimostrato come raccontare il nostro Paese"
di CARMINE SAVIANO
La dolcezza, la passione, il "liberissimo pensiero". La critica, spietata, all'immagine femminile proposta dai mass media. E ancora: l'invito a oltrepassare la banalità, il già visto, a superare il disimpegno. L'abbraccio, commosso, a Miriam Mafai cresce di minuto in minuto. E migliaia di cittadini affidano alla rete parole di saluto per l'editorialista di Repubblica. Ricordandone i tratti del lavoro giornalistico, della passione politica, di quella biografia che intreccia tutta la storia dell'Italia repubblicana. "Addio Miriam, partigiana, scrittrice, voce autonoma della sinistra italiana".
E la rete restituisce frammenti, riflessi di una vita trascorsa a raccontare, analizzare, comprendere. "Eri intelligente, anticonformista. Spesso non condividevo le tue posizioni, ma era impossibile non stimarti". Il flusso dei commenti è ininterrotto: "La tua difesa a oltranza dei diritti civili mi ha ispirato", "Eri una grande donna e una splendida compagna. E la tua coerenza mi ha sempre attratto", "Hai contribuito con onestà alla crescita democratica del nostro Paese". Poi il ricordo di chi ha condiviso la stessa epoca, passioni e difficoltà: "Cara Miriam, sono un tuo coetaneo e nella mia vita vissuto le stesse tue cose, la stessa atmosfera, gli stessi travagli. Ti ho seguita nella tua notevole bibliografia. E ho compreso meglio i cambiamenti avvenuti nella nostra società".
I ricordi dei lettori lasciati su Repubblica.it sono decine. "Quando scompaiono
figure così alte ed esemplari della nostra storia repubblicana, il vuoto attorno a noi si amplifica enormemente e ci fa sentire ancora più soli". C'è chi ricorda l'impegno della Mafai per la condizione femminile: "Grazie anche al tuo lavoro abbiamo raggiunto risultati importanti nella società e nello Stato". E i paragoni con l'oggi, con lo stato in cui versa la classe politica e culturale del Paese, sono impietosi: "E' vero, ci si sente più soli: soprattutto se pensiamo alla tristezza dell'odierna classe politica, che non ha né arte ne parte, ed è esattamente all'opposto dei valori che hanno coltivato, per tutta una vita, persone come Miriam Mafai".
In tanti ricordano anche Giuseppe D'Avanzo, Giorgio Bocca, "quella generazione di giornalisti che con la Mafai hanno mostrato come analizzare e raccontare il nostro Paese". C'è tristezza: "L'Italia continua a spopolarsi di idee, voci libere e critiche, cervelli pensanti". E in tanti condividono sui social network proprio l'intervista di Giuseppe D'Avanzo alla Mafai, quel colloquio sul caso Moro, sul 16 marzo 1978, le parole della giornalista sugli "umori del compagno Pajetta", sul significato storico di quella fase della vita politica e civile del Paese.
Poi i militanti del Pd, che oltre a rilanciare le parole di Pierluigi Bersani - "Con Miriam Mafai se ne va una protagonista del nostro tempo" - ricordano l'impegno politico della giornalista. Dal Pci al Pds, fino alla direzione nazionale del Partito Democratico. Sprazzi di vita quotidiana: "Era una persona squisita. Ho avuto il piacere di parlarci e di discutere con lei in strada, dove la incontrai". Ancora: "La Mafai rappresentava la parte migliore della nostra politica. Quella che sapeva parlare alle persone. Quella che non si stancava mai di confrontarsi, di ascoltare, di dire la propria".
C'è chi ricerca le ultime parole della Mafai. E condivide una delle sue ultime interviste, quella rilasciata a Radio Radicale il 7 marzo di quest'anno. Le riflessioni sulla questione femminile e la disamina della situazione delle donne dopo l'era Berlusconi, quegli inviti rivolti al ministro Fornero: "Mi aspetto iniziative. Per esempio, perché non provvedere a realizzare asili nelle industrie e sui luoghi di lavoro?". Poi le parole finali di quell'intervista, quasi un saluto. "Adesso devo interrompere. Mi è stato proibito di affaticarmi. Fatemi gli auguri, dai!". E c'è chi pesca nella sua sconfinata bibliografia, riportando alla luce, per esempio, le parole, più che mai attuali, de "Il silenzio dei comunisti": lo scambio epistolare della Mafai con Alfredo Riechlin e Vittorio Foa. "Oggi il nostro compito è quello di guidare, correggere, civilizzare la globalizzazione. Un compito enorme che dobbiamo assumere anche nei confronti di quegli uomini, quelle donne, quei bambini che vivono ancora ai margini della civiltà".
(09 aprile 2012) © Riproduzione riservata
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http://www.repubblica.it/persone/2012/04/09/news/mafai_web-33025740/?ref=HRER2-1