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Autore Discussione: Günter GRASS, l'indignazione a senso unico.  (Letto 3356 volte)
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« inserito:: Aprile 09, 2012, 11:03:10 am »

Polemiche

Grass, l'indignazione a senso unico

Una poesia contro lo Stato d’Israele, accusato di minacciare la pace nel mondo


Günter Grass è sempre stato un magnifico pierre di se stesso. Per decenni ha incarnato nella Germania occidentale la figura ieratica dell'antifascista intransigente e senza macchia, occultando tuttavia la sua giovanile adesione volontaria al corpo speciale delle Waffen SS. E in questi giorni, infiammato d'indignazione anti-israeliana, ha curato sin nei minimi dettagli la pubblicazione di una poesia contro Israele, scegliendo con fredda strategia di marketing le testate da cui lanciare la sua invettiva brechtiana per contrastare una grande Menzogna («Non taccio più»).

Grass ha così deciso di consegnare in contemporanea alla «Süddeutsche Zeitung» («Die Zeit» l'aveva rifiutato), a «El País», a «Repubblica» e a «Politiken» in Danimarca il suo furente j'accuse contro lo Stato ebraico, indicato come la principale minaccia mondiale per la pace a causa delle sue bombe atomiche, e contro la Germania in procinto di fornire di sottomarini lo Stato d'Israele. Sotto accusa è «l'affermato diritto al decisivo attacco preventivo che potrebbe cancellare il popolo iraniano», giacché «si presume», declama Grass, che Teheran stia per portare a termine la «costruzione di un'atomica». «Si presume»: vuol dire che la «presunzione» potrebbe non essere vera? Vuol dire che non è vero che l'Iran di Ahmadinejad stia costruendo l'atomica per annientare «l'entità sionista», come è stato più volte e sempre più minacciosamente proclamato?

Per Grass l'Iran non è una «minaccia», lo è solo Israele. A capo di Teheran c'è, scrive, «un fanfarone». E i «fanfaroni» sparano assurde stupidaggini, non atomiche sullo Stato degli ebrei da annientare. L'indignazione di Grass si ferma qui. Non s'indigna per chi raffigura gli ebrei come «maiali da sgozzare». Non s'indigna se alla corte di Ahmadinejad si riunisce con meticolosa puntualità l'internazionale dei negazionisti, che considerano Auschwitz un'invenzione dei sionisti per legittimare il loro Stato. Queste per lui sono mere «fanfaronate», non pericolose come la fornitura di armi della Germania a Israele.

Grass è molto scaltro e nei suoi versi ha l'accortezza di formulare, per prevenirle, le accuse che certo gli verranno rivolte. C'è il rischio che gli dicano che un tedesco, dopo l'enormità della Shoah, deve maneggiare con molta cura parole e argomenti sul sionismo e su Israele? Ecco allora Grass: «Poiché dal mio Paese, di volta in volta toccato da crimini esclusivi...». Gli potranno dire che non sta bene che un volontario delle Waffen SS possa pronunciare simili accuse contro lo Stato ebraico? Ed ecco ancora Grass: «Pensavo che la mia origine, gravata da una macchia incancellabile...». C'è forse la percezione che la veemenza polemica nei confronti dello Stato d'Israele e l'indulgenza minimizzatrice per l'antiebraismo violento di Ahmadinejad possano alimentare il sospetto di una vena antisemita camuffata da oltranzismo antisionista? Ecco ancora una volta Grass: «Il verdetto "antisemitismo" è d'uso corrente».

Due carri armati dell’esercito israeliano al confine con la Striscia di Gaza, da cui le forze armate dello Stato ebraico si sono ritirate nel settembre 2005 (foto Ap/Tsafrir Abayov)Due carri armati dell’esercito israeliano al confine con la Striscia di Gaza, da cui le forze armate dello Stato ebraico si sono ritirate nel settembre 2005 (foto Ap/Tsafrir Abayov)
Il guaio è che le accuse che Grass si premura di smontare in anticipo sono tutte tremendamente fondate. Chi ha aderito alle Waffen SS dovrebbe essere più prudente nei suoi giudizi. Nel 2006 lo stesso Grass pronunciò su un quotidiano israeliano parole che sembravano dettate da un tormento autentico. «Io so quali ferite il simbolo delle SS, il termine SS, riapra nella memoria di molti degli abitanti d'Israele e devo accettare che la doppia S sarà per me il marchio di Caino fino alla fine dei miei giorni». Per Grass «il marchio di Caino» dev'essere diventato un segno sbiadito. Possibile che le minacce iraniane e il reiterato proposito di costruire la bomba atomica per annichilire lo Stato d'Israele non inducano Grass a ricordare l'odio antiebraico che dominava quella doppia S?

E anche l'accusa di antisemitismo «d'uso corrente». D'uso corrente, purtroppo, non è l'accusa, ma proprio l'antisemitismo. Nella propaganda antisionista dei Paesi musulmani moderati ed estremisti, che negano il diritto stesso dello Stato d'Israele ad esistere, la distinzione tra «ebreo» e «israeliano» è semplicemente scomparsa. L'obiettivo sono gli ebrei, nei Paesi islamici in cui le tv trasmettono sceneggiati ricavati dai Protocolli dei savi anziani di Sion . Possibile che tutta l'indignazione di Grass sia indirizzata sugli armamenti dello Stato d'Israele, mai sull'antisemitismo, «d'uso corrente», che in Europa inneggia alla strage di bambini ebrei a Tolosa? E infine sui «crimini esclusivi» della Germania. Certo, quel passato non può passare facilmente e Grass non si può permettere di fare ironie su un tema incandescente come l'appoggio che il popolo tedesco diede alla politica di annientamento degli ebrei in Europa. Non basta una poesia per nascondere tanta insensibilità.

Pierluigi Battista

5 aprile 2012 | 15:14© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/cultura/12_aprile_05/battista-grass-indignazione-senso-unico_d0f75b50-7f1f-11e1-a959-e67ffe640cb1.shtml
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 17, 2012, 12:07:17 pm »

Cultura

12/04/2012 - polemica

Grass: Israele usa con me i metodi della Ddr

Il Nobel tedesco replica alle autorità di Tel Aviv che l'hanno dichiarato "persona non gradita"

ALESSANDRO ALVIANI
Berlino

L’ ondata di critiche che si è abbattuta su quei suoi versi in cui definiva Israele «una minaccia per la pace nel mondo» non ha scalfito la vena polemica di Günter Grass. Anzi: lo scrittore premio Nobel per la Letteratura rilancia e lo fa con un paragone «politicamente scorretto» nell’odierna Repubblica federale. La reazione di Israele, che lo ha dichiarato persona non grata, ricorda i metodi tipici della Ddr, la defunta Germania dell’Est, e soprattutto della Stasi, l’onnipresente polizia segreta tedesco-orientale, ha scritto Grass sulla Süddeutsche Zeitung . Il ministro degli Interni israeliano Eli Yishai sullo stesso piano di Erich Mielke, il famigerato numero uno della Stasi? «Finora - argomenta Grass nel commento, intitolato “Allora come oggi” - mi è stato vietato per tre volte l’ingresso in un Paese. Ha cominciato la Ddr, su ordine di Mielke, che alcuni anni dopo annullò sì il divieto, ma ordinò di intensificare le misure di spionaggio nei miei confronti, classificandomi come un “elemento sovversivo” La seconda volta è stata nel 1986, quando la Birmania vietò l’ingresso a me e a mia moglie, ritenendo la nostra visita “indesiderata”». «In entrambi i casi è stata seguita la prassi tipica nelle dittature», nota Grass. «Adesso è il ministro degli Interni di una democrazia, lo Stato d’Israele, che mi punisce col divieto d’ingresso e la motivazione addotta per la misura coercitiva da lui ordinata ricorda - nei toni - il verdetto del ministro Mielke». «Tuttavia - continua - così non potrà di certo impedirmi di tener vivo il ricordo dei miei numerosi viaggi in Israele, un Paese a cui mi sento ancora inscindibilmente legato». La Ddr non c’è più, conclude Grass, ma il governo israeliano, in quanto potenza atomica di dimensioni incontrollate, si sente arbitrario e non ha recepito finora nessun richiamo. «Soltanto la Birmania lascia germogliare una piccola speranza», è la sua caustica chiusura.

Si tratta della prima reazione di Grass alla decisione di Israele di vietargli l’ingresso sul proprio territorio. Ed è una reazione destinata a riaccendere le polemiche che vanno avanti incessanti da mercoledì scorso, da quando, cioè, l’autore del Tamburo di latta ha pubblicato su alcuni quotidiani europei la poesia Quello che deve essere detto , in cui accusava Israele di rappresentare con la sua potenza nucleare un pericolo per la pace nel mondo, in quanto prepara un attacco preventivo contro l’Iran, e criticava la vendita a Gerusalemme, da parte della Germania, di sottomarini capaci di trasportare missili nucleari. Immediato lo scontro tra Grass, accusato di antisemitismo, e Israele che non solo ha chiesto di ritirargli il Nobel (pronto il no dell’Accademia svedese), ma gli ha anche chiuso la porta. Una mossa, quest’ultima, biasimata persino da quanti non condividono una virgola della poesia: Grass «non ha capito niente», tuttavia il bando deciso da Gerusalemme «non va bene, assolutamente no», ha detto a La Stampa lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua.

Intanto il neopresidente tedesco Joachim Gauck prepara la sua prima visita ufficiale in Israele, su invito di Shimon Peres. Il viaggio, che si terrà a breve, sarebbe stato concordato prima delle polemiche suscitate da Quello che deve essere detto . Sarà un’occasione per far posare il polverone sollevato «con l’ultimo inchiostro» dall’ottantaquattrenne Grass.

da - http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/449879/
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