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« inserito:: Settembre 19, 2007, 04:40:55 pm » |
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Il regista e il comico avevano lavorato insieme per «Scemo di guerra»
Dino Risi: «Il film con Beppe? Era scarso»
«Era geloso di Coluche. Lasciò il set, tornò per la multa»
MILANO — «Ma perché, c’è qualcuno convinto che Beppe Grillo sia un bravo attore? Mava...Impossibile. Tra l’altro lui capì proprio durante le riprese del mio film che recitare non era pane per i suoi denti. E Coluche forse gli ispirò la strada alternativa: fare il capopopolo ». Dino Risi, a 91 anni, non si smentisce. Il regista risponde al telefono dalla sua casa in un residence nel centro di Roma, proprio davanti al Bioparco, dove vive solo, e felice. «Ormai è mia, senza il disturbo di parenti o amici e senza le noie del condominio». E anche se con il comico genovese non si vedono dai tempi di «Scemo di guerra» — il film del 1985 nel quale Risi diresse lui e il francese Coluche —, del «fenomeno Grillo», manco a dirlo, sa tutto. «Ho letto i giornali: parlano solo di lui».Aquella pellicola, invece, è legato il ricordo di un tragico flop: «Fu un insuccesso sia in Italia sia in Francia. Ma peccato, perché era molto carino, invece non fu capito. E pensare che il libro da cui fu tratto, "Il deserto di Libia" di Tobino, sceneggiato da Age e Scarpelli, è tra quelli che ho più amato...». Di quella regia, però, Risi conserva anche ricordi divertenti. Come del giovane esordiente Grillo: «Ragazzo bruttarello ma simpatico. Ai tempi era la giovane promessa dello spettacolo italiano.
Lo ammiravo per le cose che faceva in tv, e per questo lo scelsi. Però mai avrei immaginato che fosse così negato a recitare. Anche Beppe, a dire il vero, comprese presto che il cinema non era per lui. In compenso si capì subito che puntava a diventare personaggio, che aveva altre ambizioni. E forse, ripeto, fu proprio Coluche a ispirarlo: lui in Francia era già un idolo per tutti. Era considerato il castigatore dei politici, tanto che poi si candidò alla presidenza della Repubblica. Un personaggio strepitoso. Adoravo le sue cene nel palazzo di Parigi: c’era di tutto e di tutti, anche la pista di cocaina come segnaposto». Una simpatia, quella di Risi per Coluche, che indispettì proprio Grillo: «Già depresso perché ridotto al ruolo di spalla, Beppe a un certo punto si ingelosì del rapporto speciale che avevo con Coluche. E così, per ripicca, fece la mossa classica dell’attore indispettito: si diede malato. Per due mesi dovemmo sospendere le riprese. Finché qualcuno non gli fece sapere che se non fosse tornato avrebbe dovuto pagare una penale. Parola magica: da buon genovese si ripresentò sul set». Ma i due, racconta Risi, andavano molto d’accordo: «Grillo aveva un rispetto enorme per Coluche. Ne riconosceva la grandezza artistica». La carriera di Grillo, da quell’esperienza nel 1985, Risi l’ha seguita a distanza: «Un percorso interessante. La cosa che gli è riuscita meglio è la sua svolta antipolitica: è più attore oggi che fa politica di quando tentava di far l’attore. Credo guadagni un sacco di soldi, adesso.
Attenzione, però: non c’è niente di Grillo nel personaggio che interpreta». Per Risi, cioè, «il suo diventare un antipolitico non coincide con il vero Beppe. Ai tempi, non mi è mai sembrato uno interessato a questi temi, per intenderci ». Insomma, per Dino Risi il suo ex attore giovane è soprattutto uno furbo: «Ha capito cosa rende e se la sta inventando. Ha intuito che dire le cose da bar è un’attività redditizia. Niente di meglio per gli italiani, che aspettano sempre il capopopolo di turno. Ha fatto un po’, con maggior successo, quello che hanno tentato Celentano e tanti altri. Anche Umberto Bossi, se vogliamo. Ma state tutti attenti: Grillo non è pazzo, fa il pazzo».
Angela Frenda 19 settembre 2007 da corriere.it
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