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Autore Discussione: Maria Rosa Pavia. Termini Imerese, dopo la Fiat la svolta green  (Letto 2438 volte)
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« inserito:: Aprile 03, 2012, 05:27:14 pm »

RICONVERSIONI

Termini Imerese, dopo la Fiat la svolta green

Da materiale plastico per Panda e Punto a un tutore in bioplastica per la riforestazione dell’ecosistema marino


MILANO - Il cancello bianco chiuso per l’ultima volta il 24 novembre scorso ha rappresentato la fine di un’epoca per un paese di 30 mila abitanti. Il cancello è quello della Fiat, il paese è Termini Imerese. Nel frattempo, c’è chi non aspetta la manna dal cielo ma si rimbocca le maniche, a dispetto dello spirito fatalista tradizionalmente imputato ai siciliani. «Abbiamo cominciato a prefissarci obiettivi green quando si è avuta la certezza che la Fiat non sarebbe rimasta», così Fabio Montagnino, amministratore unico di Idea, azienda di Termini Imerese, ne spiega la svolta ecologista. Idea, di concerto con la Biosurvey, spin off dell’Università di Palermo, ha realizzato un tutore in bioplastica per la riforestazione dell’ecosistema marino. Fondamentale per l’incontro di queste realtà, il Consorzio Arca, incubatore d’impresa dell’ateneo palermitano, diretta dallo stesso Montagnino.

IL LEGAME CON LA FIAT - L’azienda, come quasi tutte quelle del circondario, aveva un destino economico legato a doppio filo con quello della Fiat. Lo stabilimento di Idea era prima sede della Fist che produceva componenti in materiale plastico prima per Panda e Punto e poi per la Lancia Y. Una storia aziendale partita negli anni Ottanta e poi entrata in crisi nei primi anni Duemila a causa della riduzione dei volumi di produzione da parte della Fiat. Entrata in liquidazione, la Fist è stata rilevata da Montagnino che, dal 2009, ha deciso di far evolvere
l’azienda affiancandosi a partner di ricerca nella logica del laboratorio industriale.

LA POSIDONIA OCEANICA - Il progetto in corso, prevede la realizzazione di un tutore in Mater-Bi per la piantumazione della Posidonia oceanica. Sebastiano Calvo, capo dell’unità di ricerca della Biosurvey spiega: «La Posidonia è una pianta marina che costituisce una sorta di foresta pluviale del Mediterraneo. Le sue praterie coprono dal 2 al 4 per cento della superficie del bacino, ma ospitano il 20% delle specie. Funge da nursery per pesci e animali marini nei primi stadi della loro vita». Oltre alla sua importanza per la fauna marina, la Posidonia protegge le coste dalle erosioni smorzando il moto ondoso. Inoltre contribuisce alla limpidezza delle acque, trattenendo eventuali detriti ed evitandone
l’emersione. In uno studio apparso alcuni anni fa su Nature viene valutato il valore economico dei servizi ecosistemici delle fanerogame marine (di cui fa parte la Posidonia) in 20 mila dollari per ettaro. Calvo precisa: «Questo valore è una media, nel caso della Posidonia deve essere aumentato di tre-quattro volte».

IL TUTORE - Il tutore è una sorta di stampella che aiuta la Posidonia oceanica ad attecchire nei fondali e agevola la dinamica naturale di sviluppo della prateria. Si tratta di una struttura a raggiera, simile a una stella, con un nodo centrale e sei braccetti su cui sono presenti pinzette per fissare meglio le talee. Fino a oggi venivano utilizzati sistemi di fissaggio invasivi in metallo o cemento. L’uso del Mater-Bi consente la decomposizione di qualche anno in mare, giusto il tempo che la pianta si fissi e possa procedere il suo ciclo vitale in maniera autonoma.

I PRIMI ESPERIMENTI - Le prime operazioni di riforestazione sono state condotte nello specchio d’acqua di fronte a Palermo. La Posidonia in questa zona è stata danneggiata dalla pesca a strascico e seppellita da depositi legati a dragaggi o scorie. In particolare, tra gli anni Cinquanta e Settanta, con l’espansione urbanistica selvaggia, il materiale di scavo veniva versato in mare. Nella zona di Vergine Maria, a Palermo, la piantumazione ha avuto un buon esito con la ripopolazione dei fondali: tra le piante di Posidonia, molti animali marini hanno trovato un ambiente ideale per le proprie uova. La prova più importante è attesa entro quest’anno nei fondali antistanti il petrolchimico di Augusta, in provincia di Siracusa. Non si tratterà solo di una riforestazione, ma anche del recupero di fondali alterati tramite interventi biologici: un’operazione di bioremediation. Il risultato collaterale sarà il recupero estetico del paesaggio sottomarino.

Maria Rosa Pavia
@mariarosapavia

2 aprile 2012 (modifica il 3 aprile 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

da - http://www.corriere.it/ambiente/12_aprile_03/termini-imerese-green-pavia_449399c4-7cdd-11e1-b9fa-a64885bf1529.shtml
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