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« inserito:: Marzo 16, 2008, 12:38:35 am » |
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La Ferilli e i precari nel film in arrivo «Tutta la vita davanti»
Sabrina la pasionaria
Spogliarellista e tata per la tv Kapò nel call center di Virzì «Questa è un'Italia ingiusta»
ROMA — Ci sono tante donne oggetto del desiderio. Sabrina Ferilli è un soggetto del desiderio, è lei che desidera qualcosa, che partecipa, il calcio, la politica: viva la Roma, abbasso Berlusconi. Sabrina la rossa, pasionaria che s'indigna, punta il dito, prende posizione. Chi lavora con lei dice: è la primadonna della versatilità. È come un treno che si ferma a tutte le stazioni: dalla leggerezza all'impegno. Sabrina spogliarellista di notte e tata di giorno nella fiction Anna e i cinque che sta girando per Mediaset; Sabrina che galvanizza il branco di disperate di un call center, e lei lo è più di tutte, nel film Tutta la vita davanti di Paolo Virzì che Medusa fa uscire il 28 marzo. «Le musichette motivazionali, gli autoconvincimenti, gli atteggiamenti da kapò che ha il mio personaggio? Virzì dice che siamo assolutamente fedeli alla realtà ». Non vuol essere un film di denuncia eppure denuncia una realtà che riguarda i 75 mila giovani assunti nei call center. «La disperazione è verticale, è sconvolgente perché è un non mestiere e quelli sono non lavoratori. Lavorano essendo precari, è una contraddizione immensa, lo specchio di questo momento sociale». Cast ricco, con Sabrina, Massimo Ghini, Isabella Ragonese, Micaela Ramazzotti, dentro anche Elio Germano venditore di un robottino e Valerio Mastandrea sindacalista d'assalto volenteroso e sfigato.
Perché specchio della società? «Il call center è l'emblema di una certa gioventù, dell'estraniazione totale rispetto a contenuti, principi e battaglie, è un flash sul nuovo di oggi, che è più vecchio dell'uomo con la clava; è nuovo rispetto a ieri solo perché non si conosce ». Dicono che lì solidarietà e sindacato non esistono, che i colleghi sono tutti nemici fra loro... «Non è solo cinismo, convivono col sopruso, con l'ingiustizia. Non è una commedia, ti alzi dalla sedia che sembra ti abbiano dato un pugno nello stomaco ». I call center sono il simbolo della flessibilità... «La flessibilità spesso è una truffa. Ma, intendiamoci, senza di essa è impossibile dare un taglio alla disoccupazione. È che non ci può essere solo quello. Oggi non credo, ma l'America degli anni '50 era un modello di libertà, mentre ora importa valori ed esporta ingiustizie. La flessibilità è un dramma: Hillary Clinton nella campagna elettorale parla di posti fissi, non più di flessibilità selvaggia, curioso che sbandieri un nostro valore. Ma è altrettanto vero che negli Usa c'è il blocco del conto in banca se non paghi le multe, c'è la responsabilità oggettiva del cittadino e non la figura astratta del politico che risolve ogni cosa. In Italia io pago il 40 per cento dei miei incassi per sanità, scuola e via dicendo, però non ci torna indietro nulla. Allora se devo avere l'ospedale pubblico gratis che non funziona, preferisco la sanità privata». E cosa si aspetta dal suo candidato premier Veltroni rispetto al precariato? «Una netta inversione. Sono fiduciosa, lui sa fare da tramite fra chi sta come me e chi guadagna 500 euro al mese. Non perseguita la gente con le tasse come fa certa sinistra. Chi vincerà le elezioni? Per scaramanzia non lo dico. Spero che vinca il nuovo». Mai stata precaria? «No, vengo da una famiglia che mi ha aperto il cervello rispetto alla capacità di partecipare attivamente nella vita. Il call center non è un mestiere. Anche se spesso è una scelta obbligata». All'origine della sua mancata maternità, c'è la considerazione che in Italia ai nostri figli offriamo un mondo bloccato? «Non è un mondo bloccato ma ingiusto, e nell'ingiustizia non si vive bene. I ragazzi che riescono ad affermarsi sono una minoranza, per arrivare devi avere soldi da investire, non hai pari opportunità. Non me ne frega niente dei computer e del progresso tecnologico se non è un mondo libero. Questo è un film sullo stato di diritti nel nostro Paese». All'estero non c'è l'Eden: ha visto «In questo mondo libero» di Ken Loach? «Straordinario, la protagonista produce eppure viene licenziata da un momento all'altro, nominata come se fosse al Grande fratello. In genere, se sbagli paghi. Lei non sbaglia. Ma paga». Scusi la digressione: se la Roma vince lo scudetto che s'inventa stavolta? «Certo dopo lo strip tease al Circo Massimo è dura... Tanto è un'eventualità che non si pone. Lo scudetto è già sulle maglie dell'Inter. A meno che non ci risentiamo tra due o tre partite, hai visto mai...».
Valerio Cappelli 15 marzo 2008
da corriere.it
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