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Autore Discussione: Madrid prepara una nuova stangata  (Letto 1674 volte)
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« inserito:: Marzo 31, 2012, 10:10:57 pm »

Esteri

30/03/2012 - primo piano

Madrid prepara una nuova stangata

Lo sciopero generale paralizza la Spagna.

Oggi il governo presenta una finanziaria da 30 miliardi

GIAN ANTONIO ORIGHI

Madrid


Una vittoria di Pirro per i duellanti, i sindacati e il governo popolare (centrodestra) del premier Rajoy.

Lo sciopero generale di 24 ore contro la riforma del mercato del lavoro, che ieri ha paralizzato la Spagna, ha segnato un indubbio successo per le due organizzazioni convocanti, il filo-comunista CC.OO e il filo-socialista Ugt. Ma non produce effetti politici. L’esecutivo, forte della sua maggioranza assoluta fino al 2015, ha già risposto che tira dritto per la sua strada. Però lo scontro sociale minaccia di inasprirsi dopo appena 100 giorni di governo. Oggi infatti arriva la Finanziaria 2012 e la stangata è stata calcolata in altri 30 miliardi. Non solo: nonostante le riforme, lo spread con i bund vola a 366 punti base (più 15% da dicembre).

La «huelga general» contro un restyling del mercato del lavoro che facilita e rende più economici i licenziamenti nel Paese d’Europa con il più alto tasso di disoccupazione (il 23%), appena l’ottava nei 36 anni del post-franchismo, è iniziata come sempre a mezzanotte, quando sono entrati in azione i «picchetti informativi», che di informazione ne rendono ben poca perché cercano sempre di impedire attivamente il boicottaggio dello sciopero, all’uscita dei mezzi pubblici.

È qui che si sono verificati i primi tafferugli con la polizia, presente in massa ovunque, che a Barcellona è stata costretta a esplodere proiettili di caucciù. A fine giornata, il bilancio è di 60 arresti e 6 feriti, tra cui uno grave a Vitoria, nei Paesi Baschi. Con i servizi minimi nei trasporti pattuiti alla vigilia tra i duellanti (e rispettati alla lettera: 40% voli internazionali, 35% metro e bus, 20% Tav), lo scontro sulla partecipazione è cominciato subito.

Alle 11 la direttrice di Politica Interna, Díaz, si vantava che avevano incrociato le braccia meno lavoratori che nella settima «huelga general», quella dello scorso settembre contro la stangata di Zapatero. Rajoy, che ha sempre sottolineato il diritto costituzionale di fare sciopero, parlava di «normalità totale». Per i sindacati, invece, la partecipazione media è stata del 77%, con 10 milioni di lavoratori in sciopero (costato 1 miliardo).

Per cercare di essere obiettivi, gli sfidanti hanno puntato su un dato neutro, il consumo di energia elettrica. Alle 9 del mattino, mentre la polizia presidiava mercati generali e centri commerciali dai «picchetti informativi», è scesa del 25% rispetto al precedente giovedì. Un evidente trionfo per i sindacati, che assicurano di aver paralizzato il 97% dell’industria e dell’edilizia, il 57% della pubblica amministrazione.

«Normalità e tranquillità - chiosava Rosell, presidente della Ceoe, la Confindustria locale -. Ci vogliono meno proteste e più proposte».

«Lo sciopero ha paralizzato il Paese. Non indietreggeremo nel nostro impegno affinché il governo convochi un tavolo per accettare la modifica di una riforma che arreca danni alla Spagna», ha tuonato Mendéz, leader dell’Ugt.

L’esecutivo, in un Paese in cui la concertazione venne rotta per la prima volta nell’88 dall’ex premier socialista González, ha risposto picche. «Il governo sta lavorando sulla sua principale preoccupazione, far uscire il Paese dalla crisi - ha ribattuto la ministra all’Occupazione, Bañez -. Siamo disposti a dialogare ma non cederemo sui punti fondamentali di una riforma inarrestabile e che creerà posti di lavoro».

I sindacati, appoggiati dall’opposizione di sinistra, socialisti e comunisti, cercano di far rinascere un dialogo sociale che, anche se volesse, l’esecutivo non si può permettere di concedere. Bruxelles vuole più riforme e che venga rispettato nel 2012 il rapporto deficit/Pil del 5,8%. Per raggiungere il quale, oggi, Rajoy presenta una Finanziaria «alla greca».

Non ci sono anticipazioni ufficiali, ma gli esperti stimano i tagli in altri 30 miliardi, il doppio della prima stangata di dicembre. Saranno congelati i salari pubblici, i budget dei ministeri si ridurranno del 15%, forse aumentano le tasse. In barba ai sindacati, infatti, Rajoy ha dalla sua uno «spread» unico per 4 anni, la maggioranza assoluta.

da - http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/448366/
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